«Fra le cose belle che le vacanze apportano, specialmente alla gioventú, è l'incontro di nuove amicizie. Incontro che noi auguriamo a quanti accolgono il nostro auspicio di buone e felici vacanze nel Signore. Chi non sa, infatti, quanto siano numerose in questo tempo le occasioni d'incontro tra persone, in precedenza tra loro sconosciute ed estranee? E non è vero, ancora, che al giorno d'oggi questa possibilità si è accresciuta ed è diventata quasi abituale e comune, grazie allo sviluppo dei mezzi di comunicazione, che consentono di spostarsi con rapidità da un luogo all'altro, e di superare i confini, per l'addietro angusti, dei propri luoghi d'origine?

Sono incontri, di cui anche a Noi giunge l'eco; ne abbiamo, anzi, una prova diretta in tanti di voi qui presenti. Ebbene, Ci è cosí proposto questo nuovo tema da considerare in ordine alle vacanze, l'opportunità cioè che esse offrono per quella relazione tanto umana e tanto spirituale, che si chiama l'amicizia. Si realizzano nuovi incontri; si intrecciano nuove conoscenze, diverse da quelle consuete della scuola, della professione e della stessa parentela. E Noi siamo ancora tanto idealisti da pensare che l'amicizia, nel senso vero e severo della parola, sia non solo ancora possibile, ma si trovi, altresí, in condizioni adeguate per felici sviluppi.

Ma che cos'è l'amicizia? E questo un tema che si presta a molteplici considerazioni, come dimostra l'interesse che tanti scrittori fin dall'antichità gli hanno riservato. Potremmo ricordare, ad esempio, il famoso oratore romano Cicerone, che al "de amicitia" dedicò un trattato. Per lui il primo presupposto è che non si dà amicizia se non tra buoni, ed essa stessa "non è altro che un accordo perfetto su tutte le cose divine ed umane, accompagnato da benevolenza e da amore".

Accanto a questo alto esempio di sapienza pagana, come dimenticare tuttavia la superiore sapienza, che è inerente ed immanente alla Parola ispirata di Dio? Accenniamo almeno alle affermazioni luminose del Siracide sulla "preziosità" dell'amico fedele. Poi, dobbiamo ricordare il "comandamento nuovo" di Gesú, che trasforma e sublima l'amicizia in amore fraterno, in quanto ci impegna ad amarci gli uni gli altri com'Egli stesso ci ha amati; Egli che non volle piú chiamare servi i suoi apostoli, ma li chiamò e li volle suoi amici, giunse a proporre e ad auspicare per loro la comunione piena, cioè l'unità di vita: "Che tutti siano una cosa sola, come tu, o Padre, sei in me, ed io in te". Qui siamo davvero al vertice di una umanamente impensabile ed irraggiungibile altezza. Qui l'amicizia, già consumatasi in amore, viene a sfociare in una mistica identità, che si modella sull'inesprimibile relazione trinitaria tra il Padre e il Figlio, nello Spirito.

Ed ora, quasi ridiscendendo da questa altezza, vogliamo concludere almeno che l'amicizia crea un'armonia di sentimenti e di gusti, che prescinde dall'amore dei sensi, ma invece sviluppa fino a gradi assai elevati, ed anche fino all'eroismo, la dedizione dell'amico all'amico. Noi crediamo che gli incontri anche casuali e provvisori delle vacanze diano occasione ad animi nobili e virtuosi per godere di questa relazione umana e cristiana, che si chiama l'amicizia. Essa suppone e sviluppa la generosità, il disinteresse, la simpatia, la solidarietà e specialmente la possibilità del mutuo sacrificio. Sarà facile, pura, forte l'amicizia se sarà sorretta ed alimentata da quella tipica e sublime comunione d'amore, che un'anima cristiana deve avere con Cristo Gesú. Vi accompagni la Nostra Apostolica Benedizione».

 

 

 

Cfr. Insegnamenti di Paolo VI, XVI, LEV 1978, 570-571.