Sunt hii qui sequuntur agnum quocumque abierit, hii empti sunt ex hominibus
primitiae Deo et agno (Ap 14,4)

 

 

 Albo d'Oro

 

 

Nella guerra 1915-1918 i sacerdoti richiamati in servizio furono 2.200, con un'alta percentuale di volontari, di cui:

102 caduti in combattimento, 747 deceduti per causa di servizio, 795 feriti,

3 decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare, 108 decorati di Medaglia d'Argento al Valor Militare,

258 decorati di Medaglia di Bronzo al Valor Militare.

 

Nella guerra d'Africa (1935-1936) i sacerdoti mobilitati furono 306, in massima parte volontari, di cui:

3 caduti, 2 decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare, 1 decorato di Medaglia d'Argento al Valor Militare,

5 decorati di Medaglia di Bronzo al Valor Militare, 6 decorati di Croce al Valor Militare.

 

Nel secondo conflitto mondiale (1940-1945) e nella guerra di liberazione i sacerdoti impiegati al fronte furono 2.600, di cui:

72 caduti in combattimento, 46 deceduti per causa di servizio, 26 deceduti in prigionia,

10 decorati di Medaglia d'Oro al Valor Militare, 5 decorati di Medaglia d'Oro alla Memoria,

52 decorati di Medaglia d'Argento al Valor Militare, 15 decorati di Medaglia d'Argento alla Memoria,

131 decorati di Medaglia di Bronzo al Valor Militare, 227 decorati di Croce al Valor Militare,

16 dispersi, 23 deceduti nella guerra di liberazione.

 

 

In totale si ebbero dunque:

Cappellani militari caduti in combattimento: 246 (78 della C.R.I.)

Cappellani militari dispersi: 26

Cappellani militari deceduti in prigionia o campo di concentramento: 48

Decorazioni con medaglia d'oro: 15

Decorati con medaglia d'argento: 220

Decorati con medaglia di bronzo: 495

Decorati di croce al valor militare: 321

Decorato di medaglia d'oro al valor civile: 1

 

 

Fra le altre benemerenze si annoverano:

- L’assistenza data nei campi di prigionia, dove, dimenticando se stessi, si sono prodigati per i loro compagni di sventura. Tale opera ebbe riconoscimento in tre medaglie d’Oro al V. M. concesse nella seconda guerra mondiale a Cappellani per la loro condotta in prigionia.

- L'attività di ricupero, l’identificazione e la sistemazione delle salme dei caduti nei cimiteri di guerra.

- La cooperazione da essi data alle istituzioni a favore degli orfani dei caduti.

Degni di particolare menzione sono:

“L’Opera del Mezzogiorno d’Italia” di P. Semeria e di Don Minozzi,

“L’Opera dela Madonnina del Grappa” di Mons. Facibeni,

L'opera dei “Mutilatini” di Don Carlo Gnocchi e la “Casa dell’Orfano” di Don Antonietti.

Da questi dati risulta che nessun altro servizio presso le FF. AA. può vantare una piú alta percentuale di caduti e di decorati.

A queste innegabili benemerenze, storicamente sicure e testimoniate dai comandi militari e da uomini di Stato, si deve aggiungere il lavoro di apostolato, non valutabile in cifre e statistiche, la cui efficacia si rivelò nei momenti di crisi.

Cosí è accaduto, dopo la disfatta di Caporetto, nella guerra 1915-1918, quando le supreme autorità decisero di affidare in gran parte l’opera di rinfrancamento degli spiriti sia fra le truppe che fra la popolazione civile, ai Cappellani Militari.

Il risultato di quell'opera ha un nome: Vittorio Veneto.