Dopo il viaggio di Papa Benedetto XVI negli Stati Uniti (15 aprile - 21 aprile 2008) nacque una polemica a causa della comunione eucaristica data ad alcuni politici cattolici “pro choice”, ossia fautori del libero aborto. Tralasciando i dettagli del caso, il gesto è stato rilevato dai mass-media anche perché alcuni di essi l’avevano preannunciato. Ad innescare le polemiche fu un commento sul “Washington Post” del 28 aprile 2008, a firma di Robert Novak. Egli fece notare che cinque uomini politici avevano ricevuto la comunione non dal Papa ma dall’allora Nunzio apostolico negli Stati Uniti, l’arcivescovo Pietro Sambi. Novak ricordò che nel 2004 Ratzinger, allora cardinale, aveva scritto che i politici cattolici “pro choice” non potevano essere ammessi alla comunione. Il gesto dunque... “rifletteva la disobbedienza a Benedetto XVI degli arcivescovi di New York e Washington”, loro sostenitori. Poche ore dopo l’uscita dell’articolo di Novak sul “Washington Post”, uno dei due arcivescovi chiamati in causa, il cardinale di New York, Edward Egan, diffuse il seguente comunicato: “La Chiesa cattolica insegna con chiarezza che l’aborto è un’offesa grave contro la volontà di Dio. Durante i miei anni come arcivescovo di New York ho ribadito questo insegnamento in sermoni, articoli, discorsi e interviste senza esitazioni o compromessi di alcun genere. Per questo motivo concordai con Rudolph Giuliani, quando io divenni arcivescovo di New York e lui era in carica come sindaco di New York, che egli non avrebbe ricevuto l’eucaristia per le sue note posizioni favorevoli all’aborto. Sono profondamente dispiaciuto che Giuliani abbia ricevuto l’eucaristia durante la visita papale qui a New York. Cercherò di incontrarlo e di insistere perché egli continui a rispettare il nostro accordo”.

Al comunicato di Egan la portavoce di Rudolph Giuliani replicò poco dopo: “Il sindaco Rudy Giuliani sicuramente desidera incontrare il cardinale Egan. Come ha detto in precedenza, la fede del sindaco Giuliani è una materia profondamente personale e deve restare confidenziale”. Con questi comunicati stampa tornò dunque in primo piano una questione che da anni assilla la Chiesa cattolica americana ma che è del tutto valida anche per la realtà ecclesiale italiana. Nell’estate del 2004, in vista delle elezioni presidenziali, il candidato alla Casa Bianca per i democratici era il cattolico “pro choice” Kerry. L’arcivescovo di St. Louis, Raymond Burke, rifiutò di dargli la comunione, mentre altri vescovi si comportarono diversamente. Ai primi di giugno del 2004, da Roma, l’allora cardinal Ratzinger inviò al cardinale Theodore E. McCarrick, arcivescovo di Washington e capo della commissione per la “domestic policy” della conferenza episcopale degli Stati Uniti, una nota riservata con chiare indicazioni sulla questione, poi resa pubblica.

Il testo viene qui riprodotto e non lascia spazio ad alcun equivoco: nessun politico cattolico che appoggi le campagne abortiste (o, implicitamente, a favore dell'eutanasia) può essere ammesso alla comunione eucaristica. In Europa e in Italia pare che la questione non si pongano neppure. Negli Stati Uniti invece la religione riveste un rilievo pubblico ben maggiore con tutte le conseguenze che ne derivano. Sarebbe ora che anche in Europa e in Italia si mettano da parte gli atteggiamenti ambigui denunciando chiaramente, anche con questi gesti, le scelte di quei politici e sedicenti "cattolici adulti" che vogliono ingannare tanto i fedeli quanto gli elettori serbando una doppia ed impossibile adesione alla fede e all’ideologia.

 

 

 

 

Iesus Hominum Salvator

 

 

ESSERE DEGNI DI RICEVERE LA SANTA COMUNIONE

Principi generali del Cardinal Joseph Ratzinger

Giugno 2004

 

 

1. Presentarsi a ricevere la santa comunione dovrebbe essere una decisione consapevole, fondata su un giudizio ragionato riguardante il proprio essere degni a farla, secondo i criteri oggettivi della Chiesa, ponendo domande del tipo: “Sono in piena comunione con la Chiesa cattolica? Sono colpevole di peccato grave? Sono incorso in pene (ad esempio scomunica, interdetto) che mi proibiscono di ricevere la santa comunione? Mi sono preparato digiunando almeno da un ora?”. La pratica di presentarsi indiscriminatamente a ricevere la santa comunione, semplicemente come conseguenza dell’essere presente alla messa, è un abuso che deve essere corretto (cf. l’istruzione “Redemptionis Sacramentum”, nn. 81, 83).

2. La Chiesa insegna che l’aborto o l’eutanasia è un peccato grave. La lettera enciclica “Evangelium Vitae”, con riferimento a decisioni giudiziarie o a leggi civili che autorizzano o promuovono l’aborto o l’eutanasia, stabilisce che c’è un “grave e preciso obbligo di opporsi ad esse mediante obiezione di coscienza. [...] Nel caso di una legge intrinsecamente ingiusta, come è quella che ammette l’aborto o l’eutanasia, non è mai lecito conformarsi ad essa, ‘né partecipare ad una campagna di opinione in favore di una legge siffatta, né dare ad essa il suffragio del proprio voto’” (n. 73). I cristiani “sono chiamati, per un grave dovere di coscienza, a non prestare la loro collaborazione formale a quelle pratiche che, pur ammesse dalla legislazione civile, sono in contrasto con la legge di Dio. Infatti, dal punto di vista morale, non è mai lecito cooperare formalmente al male. [...] Questa cooperazione non può mai essere giustificata né invocando il rispetto della libertà altrui, né facendo leva sul fatto che la legge civile la prevede e la richiede” (n. 74).

3. Non tutte le questioni morali hanno lo stesso peso morale dell’aborto e dell’eutanasia. Per esempio, se un cattolico fosse in disaccordo col Santo Padre sull’applicazione della pena capitale o sulla decisione di fare una guerra, egli non sarebbe da considerarsi per questa ragione indegno di presentarsi a ricevere la santa comunione. Mentre la Chiesa esorta le autorità civili a perseguire la pace, non la guerra, e ad esercitare discrezione e misericordia nell’applicare una pena a criminali, può tuttavia essere consentito prendere le armi per respingere un aggressore, o fare ricorso alla pena capitale. Ci può essere una legittima diversità di opinione anche tra i cattolici sul fare la guerra e sull’applicare la pena di morte, non però in alcun modo riguardo all’aborto e all’eutanasia.

4. A parte il giudizio di ciascuno sulla propria dignità a presentarsi a ricevere la santa eucaristia, il ministro della santa comunione può trovarsi nella situazione in cui deve rifiutare di distribuire la santa comunione a qualcuno, come nei casi di scomunica dichiarata, di interdetto dichiarato, o di persistenza ostinata in un peccato grave manifesto (cf. can. 915).

5. Riguardo al peccato grave dell’aborto o dell’eutanasia, quando la formale cooperazione di una persona diventa manifesta (da intendersi, nel caso di un politico cattolico, il suo far sistematica campagna e il votare per leggi permissive sull’aborto e l’eutanasia), il suo pastore dovrebbe incontrarlo, istruirlo sull’insegnamento della Chiesa, informarlo che non si deve presentare per la santa comunione fino a che non avrà posto termine all’oggettiva situazione di peccato, e avvertirlo che altrimenti gli sarà negata l’eucaristia.

6. Qualora “queste misure preventive non avessero avuto il loro effetto o non fossero state possibili”, e la persona in questione, con persistenza ostinata, si presentasse comunque a ricevere la santa eucaristia, “il ministro della santa comunione deve rifiutare di distribuirla” (cf. la dichiarazione del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, “Santa comunione e cattolici divorziati e risposati civilmente”, 2000, nn. 3-4). Questa decisione, propriamente parlando, non è una sanzione o una pena. Né il ministro della santa comunione formula un giudizio sulla colpa soggettiva della persona; piuttosto egli reagisce alla pubblica indegnità di quella persona a ricevere la santa comunione, dovuta a un’oggettiva situazione di peccato.

 

[N.B. Un cattolico sarebbe colpevole di formale cooperazione al male, e quindi indegno di presentarsi per la santa comunione, se egli deliberatamente votasse per un candidato precisamente a motivo delle posizioni permissive del candidato sull’aborto e/o sull’eutanasia. Quando un cattolico non condivide la posizione di un candidato a favore dell’aborto e/o dell’eutanasia, ma vota per quel candidato per altre ragioni, questa è considerata una cooperazione materiale remota, che può essere permessa in presenza di ragioni proporzionate]”.

 

 

 

 

 

 

N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.