LA TOSSICODIPENDENZA

 

 

 

La tossicodipendenza è una condizione di intossicazione cronica, caratterizzata dall'irrefrenabile pulsione ad assumere un farmaco o una sostanza stupefacente e dalla dipendenza fisica e psichica dai suoi effetti. La dipendenza fisica si verifica quando il farmaco ha indotto cambiamenti fisiologici nell'organismo, comprovati dallo sviluppo di tolleranza o assuefazione (fenomeno per cui per ottenere lo stesso effetto sono necessarie quantità sempre maggiori di farmaco) e dallo scatenamento di una crisi d'astinenza alla fine degli effetti del farmaco o della droga. La crisi d'astinenza è caratterizzata da sintomi come nausea, diarrea o dolore, che variano secondo il tipo di sostanza. La dipendenza psicologica si manifesta quando la pulsione ad assumere un farmaco o una droga è forte, anche in assenza di sintomi fisici da astinenza.

Mediante indagini di laboratorio viene verificata la concentrazione alla quale i composti chimici inducono fenomeni di dipendenza in animali sperimentali. Le sostanze che gli animali tendono ad assumere ripetutamente danno luogo a forte dipendenza anche nell'uomo; fra questi, vi sono alcuni dei farmaci e droghe di cui gli uomini fanno maggiore consumo: oppio e derivati, alcol, cocaina e barbiturici. Altre sostanze, come la marijuana e i farmaci psicotropi, producono assuefazione nell'uomo, ma non negli animali da laboratorio. Le sostanze di cui si fa maggiore abuso, a parte alcol e tabacco, possono essere raggruppate in sei classi: oppiacei, ipnotico-sedativi, psicostimolanti, allucinogeni, canapa indiana e inalanti. Le singole classi verranno esaminate in seguito nel corso della trattazione.

 

0.1. Possibili terapie

Con l'eccezione del trattamento della dipendenza da oppiacei, l'attenzione clinica ai problemi dei tossicodipendenti è in genere limitata alla gestione dei sovradosaggi (overdose), delle reazioni acute all'ingestione del farmaco o della droga e delle conseguenze mediche secondarie all'uso di droga, come la malnutrizione e i problemi sanitari causati dall'uso di aghi non sterili. Chi abusa di barbiturici o di anfetamine, cosí come gli alcolisti, può aver necessità di venire ricoverato in ospedale per la disintossicazione. I soggetti tossicodipendenti, fermati piú volte per spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione, possono essere indirizzati a comunità di recupero e sottoposti a trattamenti di disintossicazione.

Per liberare i consumatori di oppiacei dalla loro dipendenza, si usano fondamentalmente due approcci terapeutici. Le comunità di recupero richiedono al tossicodipendente di assumersi direttamente la piena responsabilità del proprio problema e di liberarsi completamente dalla dipendenza, sia fisica, sia psicologica, provocata dal consumo di sostanze stupefacenti. L'altro approccio prevede l'uso di sostituti degli oppiacei, sotto il controllo delle strutture sanitarie, al fine di aiutare il tossicodipendente a staccarsi gradualmente dall'eroina, eliminando nello stesso tempo la necessità di trovare la droga "per strada". Uno dei composti usati piú comunemente è il metadone, che, tuttavia, causa anch'esso dipendenza.

 

0.2. Le molteplici cause della tossicodipendenza

0.2.1. Crisi della famiglia

Tutte le ricerche concordano sul fatto che la situazione familiare dei giovani tossicodipendenti nella maggioranza dei casi è critica. Il 65% dei giovani drogati presenta una deprivazione parentale, ossia l'assenza di uno dei genitori per morte o per separazione. Oggi, per vari motivi, dovuti alle condizioni culturali e lavorative della vita moderna, i genitori sono scarsamente a contatto con i figli: si tratta di un'assenza fisica ed educativa che, di fatto, ha trasformato il focolare domestico in un luogo-dormitorio. Nelle grandi città la figura del padre è quasi completamente scomparsa, ma anche la madre diventa sempre piú una grande assente. Le ricerche di neuro-psichiatria infantile (in particolare quelle di René Spitz) e quelle di fisiologia del comportamento e di etologia umana (in particolare quelle di Irenaus Eibl-Eibesfeldt) hanno dimostrato che il neonato ha bisogno di identificarsi con una figura materna stabile fino al 3º anno di età: si tratta di una predisposizione genetica che necessita, per lo sviluppo di una personalità normale, di un legame individualizzato che non può essere realizzato certo dalle assistenti pro-tempore degli asili nido o degli orfanotrofi. Poiché la madre di oggi non può dedicare tutto il suo tempo al piccolo, si manifestano quasi inevitabilmente, in misura piú o meno accentuata, quei fenomeni che René Spitz delinea nella cosiddetta sindrome di ospedalizzazione. Il sintomo piú grave è costituito da una marcata e talvolta irreversibile difficoltà a stabilire contatti umani.

Non meno gravi comunque sono gli effetti dell'assenza di una figura paterna di riferimento, anche se questi emergono piú tardi. I figli senza padre soffrono di una profonda mancanza di libertà. Oggi il principale problema delle nuove generazioni è quello di non saper riconoscere i propri desideri, di non poterli distinguere dai bisogni narcisistici (ossia di auto-compiacimento). Il desiderio nasce dalla libertà ma chi dà la libertà è appunto il padre. Il codice simbolico paterno e quello simbolico materno sono molto diversi: la madre è colei che soddisfa i bisogni, il padre è colui che amorosamente separa il figlio dalla madre e quindi ne costruisce la libertà, gli dà la libertà del soggetto umano, accompagnandolo con proposte di visione del mondo e di stile di vita. È il padre che intervenendo nel rapporto educativo con il figlio e proponendo una visione del mondo, offre al figlio la libertà di accettarla o di rifiutarla, e in questa contrapposizione costruisce - spesso sul sacrificio parziale della sua relazione affettiva col figlio - la possibilità del figlio di essere un uomo libero.

La società moderna ha rinunciato da tempo alla paternità. Questo fenomeno si è consolidato nel Novecento, in forme sempre piú complesse, essenzialmente attraverso l'adesione piú o meno forzata dei padri ai modelli dei grandi totalitarismi, che di nuovo li sostituivano sostanzialmente, perché la funzione educativa veniva delegata allo Stato totalitario, sia esso comunista o nazionalsocialista. Questa abdicazione è continuata nella società dei consumi, dove di nuovo i padri hanno optato per la carriera, e l'immagine, anziché per l'educazione dei figli. Oggi in parte questi errori sono stati individuati e si tenta di correggerli anche se troppo lentamente rispetto alla vastità dei danni prodotti.

Cosí l'educazione familiare può essere sbagliata e può anche formare in modo deviato un individuo, ma le ricerche scientifiche piú recenti dimostrano che ogni istituto alternativo alla famiglia è di per sé nocivo alla formazione della personalità. Senza legami familiari e personalizzati l'individuo perde la capacità di nutrire amore per la società. Solo l'uomo che ha avuto una famiglia è capace di vedere se stesso come un valore e di avere una visione solidale degli altri uomini. Una statistica sulla diffusione della droga rivela che la maggior parte dei giovani tossicodipendenti appartiene alle categorie superiori (25,6%) mentre il minor numero dei giovani tossicodipendenti lo si riscontra tra gli appartenenti alle famiglie contadine (1,5%). Konrad Lorenz, noto etologo, constata che nel mondo moderno, fatta eccezione per gli ambienti dei contadini e degli artigiani, mancano tutti quegli elementi che caratterizzano l'esistenza stessa della famiglia e cioè una certa unione, una certa solidarietà e una divisione gerarchica dei compiti e dei ruoli fra marito e moglie.

 

0.2.2. Problemi affettivi e di autostima

La gran parte dei tossicodipendenti è costituita da individui che hanno bisogno di molto affetto ma che non riescono e non sanno neppure dare una risposta a questa domanda vitale. Molti tossicodipendenti hanno un forte complesso d'inferiorità, conducono una vita solitaria, non traggono soddisfazione né dalle relazioni sociali, né dalle relazioni sentimentali e solo con la droga riescono ad aumentare la loro autovalutazione fino ad un livello accettabile.

In queste persone il sesso viene separato dall'amore e dalla tenerezza producendo solo insoddisfazione ed ossessione: si ha un innalzamento della soglia del desiderio sessuale che richiede un continuo aumento dello stimolo per ottenere il medesimo effetto. Il consumismo sessuale, la cultura dell'erotismo e della pornografia favoriscono lo sviluppo di personalità subalterne che non riescono a trovare un appagamento psico-fisico nella vita reale.

 

0.2.3. Il fenomeno delle migrazioni

Le migrazioni dalle campagne verso le città e le migrazioni di popoli, con tutte le loro implicazioni (disadattamento, perdita dell'identità, criminalità, disoccupazione), contribuiscono anche notevolmente alla crescita del fenomeno della tossicodipendenza.

 

0.2.4. Divertimenti di massa di tipo passivo

Lo sport in chiave di puro spettacolo, la televisione, il cinema e la realtà virtuale distolgono l'individuo da un autentico esercizio sportivo, dalla lettura, dal godimento che il corpo e la mente traggono dal libero movimento all'aria aperta. La diminuzione della lettura, che comporta un continuo dialogo con se stessi, l'esposizione troppo prolungata ai programmi televisivi producono una modificazione della personalità che porta con sé alcune conseguenze negative:

1) la riduzione della capacità di attenzione;

2) la riduzione della capacità di concentrazione;

3) la riduzione della capacità di ragionare;

4) la riduzione della capacità di collegare il presente con il passato e con il futuro ciò che porta l'individuo a ricercare solo le soluzioni immediate (il "qui e ora").

Questa situazione genera l'ipertrofia degli istinti, l'anestesia della coscienza, la riduzione della logica e della volontà e predispone alla tossicodipendenza come rifugio dalla vita reale.

È dimostrato infine che anche i ritmi musicali ossessivi (tipici della musica rock) e lo stimolo luminoso stroboscopico delle discoteche provocano modifiche fisiologiche nel cervello con un aumento delle reazioni emotive e istintuali, unite ad una diminuzione della coscienza e della capacità di controllo. Si tratta di un effetto analogo a quello delle droghe allucinogene (effetto psichedelico) a tal punto che tra questi effetti esiste una relazione di continuità.

 

0.2.5. Il materialismo e il vuoto di valori

In passato la tentazione della tossicodipendenza era presente, sia pure in forme del tutto diverse (per es. alcolismo), anche se la sua incidenza sociale era abbastanza ridotta. Oggi si può dire che essa è una realtà tipica del mondo moderno. La droga sembra prendere il posto della ricerca religiosa che nasce dalla naturale tendenza dell'uomo verso l'assoluto. Lo scrittore Aldous Leonard Huxley (Godalming, Surrey 1894 - Hollywood 1963) che aveva contribuito a diffondere la cultura della droga negli USA, aveva colto questo aspetto della droga come surrogato della spiritualità. Egli scriveva che quando gli uomini non possono trascendere se stessi con la religione sono indotti a ricorrere alle droghe, veri e propri paradisi artificiali. Se per Marx - scrive Huxley - la religione è l'oppio dei popoli, nel mondo moderno, nel mondo dell'ateismo pratico, accadrà il contrario e cioè l'oppio sarà la religione del popolo.

Cosí la droga avrà il potere illusorio di consolare, di ripagare, di evocare visioni di un mondo diverso, offrirà la speranza di una vita alternativa rispetto ad una realtà vuota e deprimente. Ma a quale prezzo se non al prezzo della vita stessa? La verità è che l'uomo è fatto per l'Infinito e se questo gli manca la vita terrena diventa insostenibile. Solo la dimensione spirituale può aiutare l'uomo rendendolo capace di aspirare all'infinito, di ricercare l'unione con Dio attraverso la preghiera, di sperare in un mondo migliore, di accettare il dolore quando non può essere evitato, di dare un senso alla sofferenza. Ogni sofferenza, infatti, benché debba essere combattuta nella misura del possibile, viene vista dall'uomo spirituale come una sfida e una possibilità di realizzazione ad un livello piú alto. L'uomo religioso riconosce di essere radicalmente bisognoso di salvezza, si accetta come creatura limitata e si affida a Dio, superando cosí il male e aprendosi a quella dimensione trascendente che è capace di trasfigurare radicalmente la dimensione terrena.

 Cristalli di cocaina

Cristalli di cocaina al microscopio elettronico

 

 

 

 

GLI STUPEFACENTI

 

1. Introduzione

Con il termine stupefacenti si indicano genericamente le sostanze - definite anche "droghe" e molto diverse tra loro in quanto a composizione, effetti, tossicità e capacità di instaurare dipendenza - che provocano una modificazione delle funzioni del sistema nervoso centrale e un'alterazione dello stato di coscienza. Gli stupefacenti includono sostanze naturali e sintetiche (ottenute cioè chimicamente in laboratorio), tra cui oppio e derivati, cocaina, LSD, mescalina (considerate anche, secondo una generica classificazione, "droghe pesanti", per indicarne l'estrema tossicità), i derivati della Cannabis (marijuana e hashish, definiti anche "droghe leggere") e alcuni composti di recente introduzione tra cui la cosiddetta ecstasy. Gli alcolici, il tabacco e i barbiturici possono in senso lato essere considerati anch'essi sostanze stupefacenti.

Gli stupefacenti possono essere raggruppati in sei classi: oppiacei, ipnotico-sedativi, psicostimolanti, allucinogeni, Cannabis e inalanti. L'uso di queste sostanze, che espone ad un elevato rischio di dipendenza, si è molto diffuso negli ultimi trent'anni fino a costituire un grave problema sociale in molti paesi del mondo.

 

2. Gli oppiacei

La classe degli oppiacei comprende sostanze derivate dall'oppio (come morfina ed eroina), e i suoi sostituti sintetici (come il metadone). Dal punto di vista farmacologico, la morfina è un potente analgesico e costituisce lo standard su cui vengono misurati gli altri analgesici. Inoltre, morfina e altri derivati dell'oppio calmano la tosse, riducono la motilità intestinale e a dosi elevate inducono uno stato d'indifferenza psicologica. L'eroina, un derivato sintetico della morfina, fu introdotta nel 1898 come calmante della tosse e sostituto della morfina poiché sembrava non indurre dipendenza. Tuttavia presto si scoprí che anche l'eroina provocava dipendenza e pertanto il suo uso fu proibito in molti paesi, anche nella pratica medica. Tra gli effetti iniziali dell'eroina vi sono euforia, immediatamente dopo l'assunzione, e uno stato di profonda indifferenza a tutti gli stimoli interni ed esterni. Gli effetti deleteri che compaiono successivamente verranno approfonditi in seguito. Gli oppiacei hanno la proprietà di provocare effetti diversi a seconda della persona e delle sue esperienze passate, delle sue aspettative e delle modalità di somministrazione (per iniezione, ingestione o inalazione). I sintomi alquanto violenti della crisi d'astinenza comprendono movimenti scalcianti delle gambe, ansia, insonnia, nausea, sudorazione, crampi, vomito, diarrea e febbre. Negli anni Settanta, con la scoperta delle encefaline, sostanze naturali prodotte a livello cerebrale, venne formulata una delle prime ipotesi sulla causa della dipendenza fisica dagli oppiacei: in base a questi studi, sembra che queste droghe imitino l'azione delle encefaline e che possano utilizzare gli stessi recettori cerebrali. Quest'ipotesi suggerisce anche che la dipendenza fisica dagli oppiacei potrebbe svilupparsi piú facilmente in persone che hanno un deficit di queste sostanze naturali.

 

3. Gli ipnotico-sedativi

I barbiturici sono farmaci ipnotico-sedativi utilizzati sin dal primo Novecento per alleviare l'ansia, indurre il sonno e curare l'epilessia. I barbiturici inducono forte dipendenza fisica; in questo, come negli effetti e nei sintomi della crisi d'astinenza, assomigliano molto all'alcol. La sospensione dell'uso provoca tremore, insonnia, ansia e talvolta, dopo un giorno, convulsioni e delirio.

Dosi tossiche, spesso poco superiori a quelle terapeutiche, vengono talvolta assunte accidentalmente o somministrate con l'inganno in locali di dubbia moralità. È buona norma perciò non accettare mai alimenti o bevande da persone sconosciute, né fermarsi in locali di ristoro non noti, soprattutto in Paesi che non offrono garanzie dal punto di vista dell'ordine pubblico.

I barbiturici sono particolarmente pericolosi se combinati con l'alcol. Altri ipnotico-sedativi sono le benzodiazepine, i cosiddetti tranquillanti, usati nel trattamento dell'ansia, dell'insonnia e dell'epilessia. Benché siano piú sicuri dei barbiturici e vengano oggi usati comunemente, inducono anch'essi dipendenza.

 

4. Gli psicostimolanti

Gli stimolanti piú comuni sono la cocaina e i farmaci della famiglia delle anfetamine (o amfetamine). La cocaina, una polvere cristallina bianca dal sapore amaro, si estrae dalle foglie della pianta della Coca. Viene usata in medicina per indurre anestesia locale nella chirurgia del naso e della gola e per provocare vasocostrizione e ridurre l'emorragia durante gli interventi chirurgici. L'abuso, aumentato considerevolmente verso la fine degli anni Settanta, può causare gravissimi problemi psicologici e fisiologici. Negli anni Ottanta è comparsa una forma di cocaina, chiamata "crack", che crea fortissima dipendenza.

Le anfetamine, derivati dell'Efedrina, furono introdotte negli anni Trenta come terapia della rinite e del raffreddore da fieno, e solo in seguito furono impiegate per la loro capacità di influire sul sistema nervoso. Per un certo periodo vennero usate come anoressizzanti, ossia sostanze atte a ridurre l'appetito nelle persone che cercavano di dimagrire. Attualmente il loro uso è limitato al trattamento della narcolessia (disturbo del sonno caratterizzato da improvvisi attacchi di sonno durante il giorno) e nella sindrome del bambino iperattivo, nel quale le anfetamine producono un effetto calmante. Negli adulti invece le anfetamine aumentano la vigilanza, migliorano l'umore e diminuiscono l'affaticamento e il bisogno di sonno; spesso tuttavia rendono chi le assume irritabile ed eccessivamente loquace. Sia la cocaina che l'anfetamina, dopo un prolungato uso quotidiano, possono provocare sintomi psicotici simili a quelli della schizofrenia acuta.

 L'ecstasy (chimicamente definita anche come 3,4-metilene diossimetampfetamina) dà a chi l'assume una notevole e illusoria sensazione di benessere e di disponibilità affettiva, un forte aumento dell'energia e talvolta allucinazioni. I suoi effetti collaterali possono essere la disidratazione, la perdita di peso, la perdita del controllo e della memoria, specie a lungo termine. Recentemente purtroppo si è ampiamente diffusa come "droga da discoteca" mietendo numerose vittime.

L'assuefazione agli effetti sia euforizzanti che anoressizzanti delle anfetamine e della cocaina si sviluppa rapidamente. L'astinenza dalle anfetamine, soprattutto se iniettate per via endovenosa, causa una depressione tanto potente che colui che ne fa uso si sente fortemente invogliato a continuare ad assumerle, finché non subentra il crollo definitivo.

 

5. Gli allucinogeni

Sono composti di sintesi o d'origine vegetale ad azione psicoattiva, capaci di produrre rilevanti fenomeni di distorsione della percezione, dell'umore e del comportamento. Nella maggior parte dei paesi gli allucinogeni non vengono usati in medicina tranne che molto raramente per il trattamento dei malati terminali, di soggetti con malattie mentali, di tossicodipendenti e di alcolisti. Fra gli allucinogeni piú comuni vi sono la dietilammide dell'acido lisergico (nota anche come LSD) e la mescalina, un alcaloide estratto dal cactus del Peyote. Sebbene l'assuefazione a queste droghe si sviluppi rapidamente, quando ne viene sospesa l'assunzione non sembra che si verifichi alcuna sindrome da astinenza, ciò non significa che non vi siano effetti collaterali d'altro genere, specie a lungo termine. Altri allucinogeni sono la psilocina e la psilocibina, estratte da alcune specie di funghi, e la muscarina che deriva dal fungo Amanita muscaria. Sono considerati allucinogeni, anche se presentano effetti piú blandi dei precedenti, e per certi aspetti differenti, anche la marijuana e l'hashish. Queste sostanze psicoattive possono essere assunte per via orale o per iniezione; la marijuana viene in genere inalata o fumata.

La fenciclidina non viene utilizzata nell'uomo in medicina, ma viene talvolta impiegata dai chirurghi veterinari come anestetico e sedativo per gli animali. Divenne comune alla fine degli anni Settanta, anche perché è facile da sintetizzare. I suoi effetti sono molto diversi da quelli degli altri allucinogeni. L'LSD, ad esempio, provoca distacco ed euforia, intensifica le percezioni sensoriali e spesso conduce ad una confusione dei sensi (si "sentono" i colori, si "vedono" i suoni). La fenciclidina, invece, causa senso di distacco e riduzione della sensibilità al dolore e può scatenare sintomi cosí simili a quelli della schizofrenia acuta che perfino gli specialisti possono confonderli. La combinazione di questo effetto e l'indifferenza al dolore può provocare comportamenti violenti e distruttivi.

 

5.1. Effetti degli allucinogeni

L'effetto di modificazione della capacità percettiva riguarda soprattutto la sfera visiva, con la comparsa d'allucinazioni visive (come l'illusione di vedere intorno a sé la propria immagine o soggetti immaginari, bagliori, flash di luce, oggetti di colori e proporzioni alterati); insorgono anche altre manifestazioni che possono avere il carattere di alcune psicosi, come la percezione della dilatazione del tempo, di voci provenienti dall'esterno o dall'interno del proprio corpo, la depersonalizzazione, il rapido variare dell'umore (ripetuti passaggi dall'euforia all'ansia), l'incapacità di mantenere la concentrazione e l'attenzione, tremori e tic nervosi. La modificazione del comportamento può causare l'insorgenza di stati di disorientamento e di confusione tali che, dopo la fase acuta dell'assunzione, possono degenerare in attacchi di panico e stati depressivi e nei casi piú gravi indurre al suicidio. Gli allucinogeni determinano anche alterazioni organiche, tra cui tachicardia, dilatazione delle pupille, eccesso di sudorazione e nausea. Non è del tutto chiarito il meccanismo neurofisiologico che determina questo tipo di effetti; sembra che le sostanze allucinogene inibiscano a livello cerebrale la disponibilità della serotonina, che è un importante neurotrasmettitore encefalico, attraverso la quale si trasmettono gli impulsi nervosi.

 

5.2. Durata degli effetti degli allucinogeni

 Le reazioni individuali agli allucinogeni sono imprevedibili, soprattutto quando queste droghe vengono assunte non a scopo medico ma per gli effetti che producono. L'esperienza soggettiva dell'individuo che consuma allucinogeni può produrre effetti piacevoli un giorno ed effetti spaventosi il successivo, a seconda dell'ambiente e delle circostanze in cui avviene l'assunzione, nonché della personalità e dell'umore del soggetto in quel particolare momento. Gli effetti degli allucinogeni possono durare da qualche ora a diversi giorni, e possono anche ricorrere a distanza di mesi, sotto forma di quelli che vengono denominati "flashback". Sebbene l'uso prolungato della maggior parte degli allucinogeni non causi dipendenza fisica, è possibile lo sviluppo di una condizione d'assuefazione a causa della quale per ottenere gli stessi stati mentali è necessario assumere dosi superiori di droga. Alcuni ricercatori ritengono che lo stato indotto dagli allucinogeni possa essere usato come modello sperimentale per studiare la schizofrenia.

 

6. Approfondimento circa la cannabis e gli inalanti

6.1. Cannabis o canapa indiana

 Dalla Cannabis indica si ricavano la marijuana e l'hashish. Le foglie, i fiori e i rametti della pianta vengono sbriciolati per produrre la marijuana la cui resina concentrata viene chiamata hashish. Entrambe le droghe vengono di solito fumate o piú raramente ingerite. I loro effetti sono simili: stato di rilassamento, accelerazione della frequenza cardiaca, senso di rallentamento del tempo e miglioramento dell'udito, del gusto, del tatto e dell'olfatto. Questi effetti, tuttavia, possono essere molto diversi a seconda della quantità di droga consumata e delle circostanze in cui viene assunta. Non si ritiene che marijuana e hashish inducano dipendenza psicologica, tranne quando vengono assunte in dosi giornaliere di una certa entità. Tuttavia il loro uso regolare può interferire con i processi d'apprendimento e di maturazione psicologica. La canapa indiana è stata usata per secoli come rimedio popolare. Attualmente tuttavia non viene impiegata in medicina, mentre con il suo principio attivo, il delta-9-tetraidrocannabinolo (THC), sono stati effettuati studi sperimentali per la terapia dell'alcolismo, per le crisi epilettiche e il dolore cronico.

 

6.2. Gli inalanti

 Si tratta di sostanze che normalmente non vengono considerate droghe, come la colla, i solventi e gli spray, che una volta inalati ("sniffati") agiscono sul sistema nervoso centrale. A basse dosi possono produrre una lieve stimolazione, mentre in quantità maggiori causano perdita di controllo e di coscienza. Gli effetti stupefacenti sono immediati, possono durare fino a 45 minuti dall'inalazione e sono seguiti da cefalea (intenso mal di testa), nausea e sonnolenza. Aspirare gli inalanti può compromettere la vista, la capacità di giudizio e il controllo di muscoli e riflessi. L'uso prolungato di queste sostanze può provocare danni permanenti e se vengono assunte in alte concentrazioni possono portare anche alla morte. Altre sostanze stupefacenti assunte per inalazione sono i cosiddetti poppers, che vengono impiegati in medicina come vasodilatatori e consumati per il supposto effetto afrodisiaco, come il nitrito di isoamile. L'inalazione continua di queste sostanze però può danneggiare il cuore e il sistema circolatorio.

 

 

 

 

APPROFONDIMENTI SULLE SOSTANZE PIÚ NOTE

 

7. L'oppio

7.1. Introduzione

 L'oppio è una sostanza narcotica prodotta dalla resina essiccata della capsula immatura del papavero da oppio, Papaver somniferum. L'oppio viene coltivato soprattutto in Turchia e India. L'oppio e i suoi derivati vengono detti oppiacei.

 Nella sua forma commerciale l'oppio è una massa color castagna, appiccicosa e piuttosto morbida, che tende ad indurirsi dall'interno man mano che invecchia. Dalla sua lavorazione si ottiene la morfina, che per lungo tempo è stato il principale analgesico impiegato in medicina, sebbene oggi siano disponibili sostituti sintetici come la petidina, l'eroina, circa tre volte piú potente, e la codeina.

 

7.2 Effetti degli oppiacei sull'organismo

 Le molecole degli oppiacei hanno struttura chimica e proprietà analgesiche simili a quelle di composti chiamati endorfine o encefaline, prodotti naturalmente dal nostro organismo. In virtú di queste somiglianze, gli oppiacei utilizzano gli stessi recettori delle nostre molecole endogene e hanno, pertanto, un effetto analgesico molto simile. Gli oppiacei provocano una forte sensazione di piacere ed euforia, insieme a forte dipendenza e a sindromi da astinenza cosí violente e dolorose da essere difficilmente sopportabili. Inoltre, per continuare a raggiungere lo stato di benessere, devono essere assunti in dosi sempre maggiori. La malnutrizione, le complicanze respiratorie e l'ipotensione arteriosa sono solo alcune delle patologie piú comunemente associate alla tossicodipendenza da oppiacei.

 

7.3. Cenni storici sul problema dell'oppio

 Già nel 100 a.C. l'oppio, utilizzato nella medicina popolare, veniva somministrato insieme a cibi o bevande. L'abitudine di fumare l'oppio si diffuse tuttavia in Cina solo attorno alla fine del XVII secolo, quando si verificarono anche i primi gravi problemi di dipendenza. Nel XVIII secolo la dipendenza da oppio era tanto grave che i cinesi fecero molti tentativi per proibire la coltivazione dell'oppio e il commercio della sostanza con i paesi occidentali.

 Nel tentativo di arginare il commercio dell'oppio la Cina si rese invise alcune potenze occidentali che le dichiararono guerra, scatenando cosí le cosiddette "guerre dell'oppio". Il primo conflitto ebbe inizio nel 1839, quando il governo cinese decise di contrastare il contrabbando dell'oppio gestito dagli inglesi a Canton. L'Inghilterra rispose inviando una squadra di navi da guerra (febbraio 1840), che occupò la città (1841) e altre località della Cina meridionale (1842). La guerra si concluse con il trattato di Nanchino del 29 agosto 1842, in base al quale la Cina fu costretta a risarcire una cospicua indennità per l'oppio confiscato e distrutto, ad aprire cinque porti al commercio inglese e a cedere Hong Kong alla Gran Bretagna. Con un successivo trattato del 1843 fu garantito ai cittadini inglesi residenti in Cina il diritto d'extraterritorialità. Analoghi accordi furono conclusi con altre potenze occidentali.

 La seconda guerra dell'oppio scoppiò nel 1856. Interessati ad ottenere ulteriori concessioni, inglesi e francesi occuparono nuovamente Canton (1857) e altre località: la Cina fu costretta ad arrendersi e a firmare il trattato di Tianjin (1858), che tuttavia non fu ratificato. Le ostilità si protrassero quindi fino al 1860, quando, in seguito all'occupazione di Pechino da parte delle truppe anglo-francesi e all'incendio del Palazzo imperiale, la Cina concluse con Francia e Gran Bretagna una convenzione in base alla quale le potenze occidentali ottenevano l'apertura d'altri undici porti, il diritto di mantenere rappresentanti diplomatici a Pechino e di compiere viaggi nel paese.

 Nello stesso periodo l'oppio si diffuse in Europa e in America settentrionale dove la tossicodipendenza derivò soprattutto dal suo uso come analgesico. In seguito all'invenzione della siringa ipodermica durante la guerra civile americana, l'iniezione di morfina divenne indispensabile nella preparazione dei pazienti agli interventi chirurgici. I medici dell'epoca speravano che l'iniezione di morfina direttamente nel torrente circolatorio evitasse la dipendenza creata dal fumo e dall'ingestione dell'oppio; al contrario, la morfina si dimostrò presto capace di creare una dipendenza ancora maggiore. La scoperta dell'eroina nel 1898 suscitò speranze analoghe, quasi immediatamente deluse, poiché questa droga estremamente potente provoca una dipendenza di gran lunga superiore a quella dell'oppio e della morfina.

Attualmente, a livello mondiale la richiesta legittima di oppio è di circa 680 tonnellate l'anno, ma una quantità molte volte maggiore viene distribuita illegalmente. Gli oppiacei vengono venduti illegalmente per strada sotto forma di polvere o di un solido marrone scuro e vengono fumati, ingeriti, aspirati o iniettati. Questo commercio è particolarmente grave poiché da un lato innesca fenomeni di criminalità e gravi problemi d'ordine pubblico, dall'altro provoca tossicodipendenze difficili da curare in maniera risolutiva. Per cercare di liberare i tossicodipendenti dalla schiavitú della droga, viene talvolta usato il metadone, un narcotico sintetico che tuttavia causa anch'esso una certa dipendenza. Oltre al superamento della dipendenza fisica, il recupero dei tossicodipendenti richiede molti anni di riabilitazione sociale e psicologica.

 

8. La cocaina

 La cocaina e un alcaloide ottenuto dalle foglie della pianta della Coca ed è usato in medicina come anestetico locale nonché soggetto a largo abuso come droga. Gli incas dell'America centrale masticavano foglie di Coca per ottenere una blanda sensazione d'euforia, stimolazione e veglia. La cocaina venne isolata per la prima volta nel 1855 e fu poi ampiamente utilizzata come anestetico locale in piccoli interventi chirurgici. Attualmente, per gli stessi scopi, vengono impiegati anestetici locali con un potenziale d'abuso minore, come la lidocaina.

Benché nota da lungo tempo solo dagli anni Settanta la cocaina ha conosciuto in occidente un momento di grande popolarità come droga. Essa viene solitamente inalata ("sniffata") forma polvere secca, attraverso tubicino inserito nelle narici, ed è piú raramente iniettata vena. Il crack è un derivato sintetico della cocaina, piú economico e pericoloso, che generalmente viene fumato. Chi assume cocaina sperimenta un senso d'euforia, ilarità e diminuzione dell'appetito. La cocaina, inoltre, accelera il battito cardiaco, aumenta la pressione del sangue e dilata le pupille. L'uso cronico può provocare ascessi cutanei, perforazione del setto nasale, perdita di peso, estrema irrequietezza, ansia, irritabilità e talvolta psicosi paranoica e danni permanenti al sistema nervoso. La morte può verificarsi anche con una piccola dose, in genere a causa di convulsioni o di un attacco cardiaco.

 

9. L'eroina

L'eroina è una droga illegale che dà rapidamente assuefazione. Allo stesso tempo è l'oppiaceo piú abusato ed è quello ad azione piú rapida. L'eroina si ricava dalla morfina, e si estrae dai semi di certe varietà di papaveri. In genere si vende sotto forma di polvere bianca o marrone, o come sostanza nera, appiccicosa, che comunemente è conosciuta con il nome di "gomma" o "catrame nero" (black tar heroine). Benché l'eroina di maggiore purezza stia diventando piú comune, la maggior parte dell'eroina che si vende per strada è mischiata o "tagliata" con altre droghe o con sostanze come lo zucchero, l'amido, il latte in polvere o il chinino. L'eroina venduta per strada può essere tagliata anche con stricnina o altri veleni. Poiché gli utilizzatori d'eroina non conoscono la forza reale della droga o il suo vero contenuto sono sempre a rischio d'overdose o di morte: ogni dose può essere quella fatale. L'eroina inoltre presenta particolari problemi dovuti alla trasmissione di HIV e d'altre malattie infettive, trasmesse condividendo gli aghi o con altre modalità.

Dall'inchiesta nota come National Household Survey on Drug Abuse del 1998 - che in realtà può avere sottovalutato l'uso d'oppiacei illeciti (eroina) - risulta che circa 2,4 milioni di persone hanno usato eroina in un qualche momento della loro vita, mentre quasi 130.000 di esse affermano d'averla usata nel mese precedente all'inchiesta. L'inchiesta stimò che ci furono 81.000 nuovi utilizzatori d'eroina nel 1997. Una gran parte di questi nuovi consumatori fumava, inalava o aspirava eroina, e la maggioranza, l'87%, aveva un'età minore di 26 anni. Nel 1992, solamente il 61% aveva meno di 26 anni.

La Drug Abuse Warning Network (DAWN) del 1998 - rete di raccolta dei dati sui ricoveri in relazione alle sostanze d'abuso al Pronto soccorso ospedaliero di 21 aree metropolitane - stimò che il 14% di tutte le visite d'emergenza che avevano a che fare con le droghe includevano l'eroina. Ancora piú preoccupante è il fatto che tra il 1991 e il 1996 le visite al Pronto soccorso in relazione con l'eroina sono raddoppiate, da 35.898 a 73.846. Tra i giovani dai 12 ai 17 anni d'età, le visite per l'eroina sono quasi quadruplicate.

Il Community Epidemiology Work Group (CEWG) che distribuisce informazioni sulla natura e i metodi d'assunzione delle droghe in 21 città informò, nella sua pubblicazione del dicembre del 1999, che l'eroina era la droga maggiormente menzionata come principale sostanza nei trattamenti per l'abuso di droghe a Baltimora, Boston, New York e San Francisco.

L'eroina è ancora la droga maggiormente utilizzata anche in Italia. Nonostante questo però ci sono diversi segnali che sembrano indicare una diminuzione del suo uso. Negli ultimi sei anni c'è stata una lenta ma chiara diminuzione nella percentuale dei frequentanti i servizi sanitari che la utilizzano come droga primaria. La percentuale di coloro che, nello stesso periodo, dichiarano di utilizzare eroina come droga secondaria invece è rimasta invariata. Contrapposte a questi dati comunque ci sono le stime dell'uso d'eroina per via endovenosa, che indicano chiaramente come vi sia un consistente numero di tossicodipendenti che però è estraneo alla rete dei servizi sanitari nazionali.

Le segnalazioni riguardanti il possesso d'eroina in Italia sono rimaste relativamente stabili dal 1998 al 1999 e, dopo essere diminuite considerevolmente tra il 1997 e il 1998, sono scese nuovamente nel 2000. Le morti direttamente legate all'uso di droghe sono associate soprattutto all'uso d'eroina, sia da sola, sia associata all'uso di altre droghe o d'alcool. Complessivamente il quadro rimane poco chiaro per ciò che riguarda la tendenza all'uso d'eroina. Alcuni indicatori mostrano che l'uso potrebbe essere in declino, altri che è stabile e altri ancora che potrebbe essere leggermente aumentato. In base ai dati nazionali raccolti dal Ministero della Salute e dall'indagine dell'ESPAD 2000 vi sono indizi che una quantità maggiore di giovani stia provando l'eroina. La forma d'utilizzo preferita è l'inalazione o il fumo piuttosto che l'iniezione.

 

9.1. Uso dell'eroina

Generalmente l'eroina s'inietta, s'inala o si fuma. Nella maggioranza dei casi un tossicodipendente s'inietta eroina fino a quattro volte al giorno. L'iniezione in vena determina una maggiore intensità e causa l'ondata d'euforia in un periodo che va da sette ad otto secondi, mentre l'iniezione intramuscolare produce un inizio relativamente lento d'euforia, da cinque ad otto minuti.

Quando l'eroina s'inala o si fuma generalmente si sentono gli effetti massimi tra i 10 e 15 minuti. Benché né il fumare, né l'inalare eroina produca un "rush" o euforia iniziale tanto rapidamente o tanto intensamente quanto l'iniezione endovenosa, gli scienziati hanno confermato che le tre forme di somministrazione dell'eroina danno assuefazione. L'iniezione continua ad essere il metodo prevalentemente usato tra i tossicodipendenti che si rivolgono ai servizi sanitari; tuttavia, i ricercatori hanno osservato un cambiamento nei modelli d'uso dell'eroina.

Con il cambiamento delle modalità d'assunzione dell'eroina si presenta ovviamente un gruppo diverso di consumatori. Gli utenti d'età superiore ai 30 anni continuano ad essere uno dei gruppi piú grandi nella maggioranza dei dati nazionali. Tuttavia, continua l'aumento di nuovi giovani fruitori in tutto il paese, attratti dall'eroina economica, di maggiore purezza, che può essere inalata o fumata invece che iniettata. Inoltre l'eroina inizia ad apparire anche nelle comunità piú ricche.

 

9.2. Effetti a breve termine dell'uso di eroina

Poco dopo l'iniezione, o l'inalazione, l'eroina arriva dal sangue al cervello. Nel cervello, l'eroina si trasforma in morfina e si lega rapidamente con i recettori degli oppioidi. Tipicamente i tossicodipendenti affermano di sentire un'ondata di sensazioni gradevoli, detta "rush". L'intensità del "rush" è in funzione della quantità di droga assunta e della rapidità con cui questa entra nel cervello e si lega con i recettori naturali degli oppioidi. L'eroina crea dipendenza immediata perché agisce sul cervello molto rapidamente.

Con l'eroina generalmente il "rush" è accompagnato da un aumento della temperatura a livello epidermico, da secchezza della bocca e da una sensazione di pesantezza nelle estremità che può essere accompagnata da nausea, vomito e da un prurito intenso. Dopo gli effetti iniziali, generalmente i tossicodipendenti cadono nella sonnolenza per varie ore. Le funzioni mentali si offuscano a causa dell'effetto dell'eroina sul sistema nervoso centrale deprimendo anche la funzione cardiaca. Nel contempo la funzione respiratoria diminuisce enormemente, a volte fino al punto di causare la morte. L'overdose da eroina è particolarmente rischiosa poiché la droga venduta per strada non può essere valutata con certezza né nella quantità, né nella purezza.

 

9.3. Effetti a lungo termine dell'uso dell'eroina

Uno degli effetti piú dannosi dell'eroina è il rapido instaurarsi di dipendenza (addiction). La dipendenza cronica favorisce le ricadute e porta alla ricerca e all'uso compulsivo di droghe a causa di cambiamenti neurochimici e molecolari nel cervello. Come accade agli assuntori d'ogni altra sostanza che dia dipendenza, le persone che usano eroina (eroinomani) impiegano gradualmente sempre piú tempo ed energie a cercare di procurarsi e di utilizzare la droga. Con la dipendenza fisica, il corpo si adatta alla droga e i sintomi dell'astinenza diventano evidenti, soprattutto se l'uso diminuisce bruscamente. La sindrome d'astinenza può presentarsi a poche ore di distanza dall'ultima volta che si è usata la droga e i sintomi includono inquietudine, dolori muscolari e ossei, insonnia, diarrea, vomito, brividi con pelle d'oca (cold turkey) e tremori agli arti inferiori. I sintomi piú gravi raggiungono la loro punta massima tra le 24 e le 48 ore dopo l'ultima dose d'eroina e diminuiscono approssimativamente in una settimana. Tuttavia alcune persone mostrano segni persistenti della sindrome d'astinenza per molti mesi. L'astinenza dall'eroina non è molto dolorosa in adulti sani, ma può essere mortale in tutti gli altri casi, soprattutto per il feto di una donna tossicodipendente.

Utilizzando in modo continuo l'eroina si corre il rischio di diventare fisicamente e psicologicamente dipendenti da questa sostanza. A volte ci sono tossicodipendenti che sopportano la sindrome d'astinenza per ridurre la loro tolleranza alla droga e poter cosí provare un'altra volta il rush. Una volta si credeva che la dipendenza fisica e i sintomi d'astinenza fossero le caratteristiche chiave dell'assuefazione all'eroina. Oggi è noto che questo non è del tutto vero poiché il desiderio e la ricaduta possono presentarsi settimane e mesi dopo che i sintomi della sindrome d'astinenza sono spariti. È noto anche che i pazienti con dolori cronici che devono usare oppiacei per lunghi periodi, a volte non hanno quasi nessun problema ad abbandonarli qualora il dolore possa essere alleviato da altri farmaci. Ma questo accade semplicemente perché il paziente cerca il sollievo dal dolore e non il piacere che invece costituisce l'oggetto della ricerca del tossicodipendente.

 

9.4. Complicazioni dell'uso cronico di eroina

Tra gli effeti collaterali dovuti all'uso continuato d'eroina si annoverano vene cicatrizzate o collassate, infezioni batteriche nei vasi sanguigni, ascessi, foruncoli ed altre infezioni dei tessuti, insieme a malattie epatiche o renali. Le complicazioni polmonari (includenti vari tipi di polmonite e tubercolosi) possono derivare dalla già precaria salute del tossicodipendente come dagli effetti depressivi dell'eroina sulla respirazione. Molti degli additivi che si trovano nell'eroina venduta per strada possono includere sostanze difficilmente solubili che ostruiscono i vasi sanguigni dei polmoni, del fegato, dei reni o del cervello. Tutto ciò può causare numerose infezioni e necrosi cellulari negli organi vitali. Le reazioni immuni a questi ed altri agenti inquinanti inoltre possono causare artrite o diversi problemi reumatologici. Ovviamente il fatto di condividere fra piú persone i fluidi o la siringa può condurre alle conseguenze piú gravi dell'abuso dell'eroina, come le infezioni da epatite B e C, da HIV e da una varietà d'altri virus trasmessi attraverso il sangue, che poi i drogati possono trasmettere sia ai loro partner sessuali, sia ai loro figli.

 

9.5. L'abuso di eroina nelle donne incinte

L'abuso d'eroina può causare complicazioni serie durante la gravidanza, inclusi gli aborti spontanei o i parti prematuri. I bambini nati da madri tossicodipendenti hanno un rischio maggiore di sviluppare la sindrome da morte neonatale del lattante. Inoltre non si può procedere alla disintossicazione di una donna incinta, a causa delle maggiori probabilità per quest'ultima di incorrere in un aborto spontaneo. Spesso invece se ne raccomanda il trattamento con metadone. I bambini nati da madri sotto trattamento medico con metadone possano mostrare segni di dipendenza fisica, tuttavia possono essere curati facilmente e senza pericolo nelle unità di neonatologia.

 

9.6. Trattamenti per la dipendenza da eroina

Esistono una varietà di trattamenti efficaci per l'assuefazione all'eroina. Il trattamento è piú efficace quando la dipendenza viene individuata precocemente. I trattamenti descritti di seguito hanno un'efficacia che può variare a seconda della persona, ma il metadone, un oppiaceo sintetico che blocca l'effetto dell'eroina ed elimina i sintomi della sindrome d'astinenza, riscuote un certo successo. Il metadone tuttavia da solo non è sufficiente, necessitando anche, per la totale riabilitazione della persona, di un supporto psicologico e umano adeguato. Per trattare l'assuefazione all'eroina si usano anche altri farmaci, come il LAAM e la buprenorfina, come anche molte terapie comportamentali.

 

9.7. Disintossicazione

L'obiettivo principale della disintossicazione è quello di alleviare i sintomi della sindrome d'astinenza mentre i pazienti riacquistano la libertà dalla droga. Benché di per sé non sia un trattamento sufficiente ad alleviare la dipendenza, la disintossicazione è una fase di passaggio, utile solo se conduce ad un trattamento a lungo termine, sia senza impiego di farmaci (residenziale o ambulatoriale), sia con l'utilizzo di farmaci come parte del programma. I migliori trattamenti documentati, senza impiego di farmaci, sono i programmi residenziali delle comunità terapeutiche che durano per lo meno da 3 a 6 mesi.

 

9.8. Programmi con metadone

È da circa trenta anni che si utilizza con efficacia e senza pericolo il metadone per trattare la dipendenza da oppiacei. Prescritto adeguatamente e sotto controllo medico il metadone non è tossico e i suoi effetti non interferiscono con le normali attività quotidiane. Il farmaco viene assunto per via orale e sopprime i sintomi della sindrome d'astinenza per una durata che varia dalle 24 alle 36 ore. I pazienti in alcuni casi possono percepire dolore ed avere reazioni emotive ma il metadone smorza il desiderio della droga causato dall'assuefazione all'eroina che è una delle ragioni principali delle ricadute. Tra i pazienti in cura con metadone si è visto che l'eroina non ha piú l'attrattiva di una volta e ciò costituisce un incentivo per smettere di assumerla.

Poiché gli effetti del metadone durano da quattro a sei volte piú di quelli dell'eroina le persone in trattamento necessitano di una sola dose al giorno. Il metadone, somministrato sotto controllo medico, è un farmaco sicuro anche in caso d'uso continuativo superiore ai dieci anni. Quando lo si utilizza in accordo con le terapie comportamentali o con le comunità di recupero il metadone consente ai pazienti di liberarsi dall'eroina e da altri oppiacei e di tornare ad una vita piú serena e piú produttiva. Nei pazienti sottoposti a terapia antivirale la dose di metadone deve essere costantemente monitorata per evitare potenziali interazioni negative.

 

 

 Tossicodipendente

Gli effetti della droga sul volto di una tossicodipendente

 

 

 

 

 

9.9. Altri farmaci

Il naloxone e il naltrexone sono medicine che bloccano gli effetti della morfina, dell'eroina e degli altri oppiacei e sono utili specialmente come antidoti. Il naltrexone ha effetti a lungo termine che vanno da 1 a 3 giorni, in base alla dose. Il naltrexone blocca gli effetti piacevoli dell'eroina ed è utile per trattare le persone fortemente scompensate dal suo abuso. Questo medicinale si rivela particolarmente utile poiché previene con successo anche le ricadute nella tossicodipendenza.

Un'altra medicina utilizzata per trattare la dipendenza dall'eroina è la buprenorfina. La buprenorfina è particolarmente interessante perché, in confronto ad altre sostanze come il metadone, provoca effetti oppioidei piú deboli e quindi crea meno problemi d'overdose. La buprenorfina produce un livello minore di dipendenza fisica, per questo motivo i pazienti che interrompono la terapia hanno generalmente meno sintomi d'astinenza rispetto a quelli che smettono di assumere il metadone. Grazie a questi vantaggi la buprenorfina può essere appropriata in una varietà maggiore d'ambiti di trattamento rispetto ai farmaci attualmente disponibili.

 

9.10. Terapie comportamentali

Gli studi scientifici dimostrano che integrando le terapie comportamentali con quelle farmacologiche si ottiene la guarigione del malato in maniera piú efficace. Ci sono molte terapie comportamentali disponibili che sono efficaci per combattere l'assuefazione all'eroina. Queste terapie possono includere programmi residenziali o non residenziali. È un compito essenziale saper conciliare il migliore trattamento possibile con le necessità particolari del paziente. Vi sono anche nuove terapie comportamentali, come la terapia di "gestione di situazioni" ed interventi cognitivo-comportamentali che sembrano essere particolarmente promettenti come trattamenti per la dipendenza da eroina. Tanto le terapie comportamentali quanto quelle farmacologiche aiutano a mantenere un equilibrio cerebrale, psicologico e comportamentale, aumentando i tassi di occupazione e diminuendo il rischio da HIV, da altre malattie e da condotte criminali.

 

10. La marijuana

La marijuana, come già detto, è una droga ottenuta dalla canapa indiana (Cannabis indica), le cui foglie, essiccate e tritate, vengono fumate o ingerite per il loro effetto allucinogeno ed euforizzante. Il principio attivo della marijuana è il tetraidrocannabinolo (THC), che si concentra soprattutto nelle cime fiorite. L'hashish, una droga ricavata dalla resina della pianta, ha un contenuto di THC otto volte superiore a quello della marijuana. La canapa indiana cresce nelle regioni temperate e la concentrazione del principio attivo aumenta con l'altitudine delle zone di coltivazione, tanto quanto piú il clima di queste regioni è secco e asciutto. Ad eccezione di pochi paesi, la coltivazione della canapa indiana è ovunque illegale.

 

10.1. Effetti della marijuana

 Nota in Asia centrale e in Cina sin dal 3000 a.C. la marijuana è stata per lungo tempo utilizzata dalla medicina popolare. Nei secoli passati è stata assunta in modo sporadico e solo a partire dagli anni Sessanta e Settanta ha conosciuto un consumo di massa, soprattutto tra i giovani. Benché la marijuana consumata occasionalmente non provochi dipendenza fisica e l'interruzione del consumo non causi una sindrome da astinenza vera e propria, i consumatori abituali possono sviluppare una forma di dipendenza psicologica. Gli effetti della marijuana consistono inizialmente in un senso di reattività, leggerezza ed euforia, cui segue un periodo di calma e di piacevole tranquillità. Talvolta si possono verificare cambiamenti d'umore, accompagnati da alterazioni nella percezione del tempo, dello spazio e della propria dimensione corporea. I processi mentali vengono disturbati da idee e ricordi frammentari e molti consumatori registrano un aumento dell'appetito e della capacità di provare piacere. Gli effetti negativi includono stato confusionale, reazioni di panico, ansietà, paura, senso d'inutilità e perdita dell'autocontrollo.

 Tra le persone che consumano marijuana abitualmente e in grosse dosi vi è chi sviluppa una "sindrome amotivazionale", caratterizzata da passività, demotivazione e ansia. La relazione fra il consumo di marijuana e questa sindrome tuttavia non è stata ancora ben accertata. Come avviene con l'alcol, anche l'assunzione di marijuana sembra influire negativamente sulla memoria e sui tempi di reazione, sulla capacità di comprendere testi scritti, di esprimersi oralmente e di risolvere problemi teorici. Non esistono tuttavia prove che la marijuana possa indurre o provocare danni cerebrali seri e gli effetti del consumo prolungato di questa sostanza sul cervello non sono ancora noti.

 

10.2. Il consumo di marijuana nei giovani

A partire dalla preadolescenza sappiamo che nella formazione dei valori legati al presente (ad esempio nel campo della musica, dell'abbigliamento, del tempo libero, etc...) il gruppo dei coetanei esercita un'influenza maggiore rispetto ai genitori e ciò è evidente anche nell'ambito del consumo di cannabis (hashish e marijuana). Osservando i compagni che fumano i cosidetti "spinelli" (sigarette artigianali fatte con "erba" di cannabis) i giovani hanno l'impressione che queste sostanze non comportino quei rischi o pericoli d'emarginazione che caratterizzano invece le droghe pesanti (cocaina, eroina, etc...). Nel contesto del gruppo anzi si rafforza un'immagine positiva di questa droga: quel "fumo" da l'impressione di divertirsi di piú, di socializzare meglio, di evadere un po' dalla noia quotidiana, senza alcun male apparente. E riguardo alla dipendenza? Apparentemente nessun problema, se ci sono si fumano, altrimenti se ne fa a meno.

L'attrazione degli adolescenti per le droghe leggere è indissolubilmente legata al significato che essi attribuiscono al comportamento di chi la consuma. Si tratta di un comportamento orientato sia alla ricerca di stati d'eccitamento e di benessere, sia ai problemi sociali e all'identità personale. Fumare lo "spinello" può, infatti, costituire una sfida al mondo adulto volta a sottolineare la propria differenza e la propria distanza da esso. Lo spinello facilita la sensazione d'appartenenza al gruppo, soprattutto quando consente al soggetto di essere accettato. Fumare diventa anche un modo per dimostrare a chi rimane estraneo a questo tipo d'esperienze che si è diversi, piú coraggiosi, meno condizionati e "inibiti". L'uso di cannabis, come l'adesione a certe mode e a certi gusti musicali, può essere visto dall'adolescente anche come un modo per partecipare di piú al mondo giovanile.

Le dinamiche adolescenziali messe in rilievo e confermate dai risultati delle ricerche condotte sul campo permettono di escludere l'ipotesi che al di sotto del consumo di droghe leggere, per la stragrande maggioranza dei ragazzi, si celi una qualche patologia psichica. In altri termini lo studio delle motivazioni circa il consumo di queste sostanze ha posto in rilievo problemi piú generali legati allo stile di vita errato delle giovani generazioni. L'uso degli spinelli allora che cosa determina nella maggior parte dei ragazzi? E soprattutto che cosa determina nei ragazzi piú fragili, piú vulnerabili, cioè in quelli maggiormente esposti ad ogni genere di rischio?

Rispondere al secondo interrogativo è piú facile: quanto piú un adolescente avverte delle difficoltà ad affrontare la vita quotidiana (nel definire la propria identità, nel fare le proprie scelte, nel costruire i rapporti interpersonali, etc...) tanto piú aumenta la possibilità che le droghe, a cominciare da quelle leggere, possano apparirgli come un mezzo per ridurre l'ansia, l'angoscia e l'incertezza. In questi casi il rischio di procedere in un'escalation verso l'uso di sostanze sempre piú "pesanti" (cocaina, eroina, etc...), appare elevato, come dimostra il fatto che oltre il 95% degli eroinomani ha cominciato usando le droghe cosiddette "leggere".

Questi sono ragazzi che hanno sperimentato il fallimento, le crisi d'identità, e che cercano di sfuggire alla propria sofferenza e inadeguatezza "spegnendo" la mente e cancellando artificialmente gli stati d'animo negativi. Per questa categoria di giovani l'uso sempre deleterio di cannabis è addirittura disastroso, infatti, passano rapidamente da un uso sporadico e ricreativo della droga ad un'assunzione giornaliera massiccia (5-8 spinelli al giorno) modificando anche le modalità d'assunzione: non piú in compagnia, insieme al gruppo, ma nella solitudine del proprio mondo interiore. Questa solitudine e questo isolamento sono segno di una personalità già seriamente compromessa che si avvia ad una decadenza sempre piú grave.

 Olio di hashish

Olio di hashish

 

 

 

11. L'hashish

L'hashish è una droga ricavata dalla resina della cannabis e ha un contenuto di THC otto volte superiore a quello della marijuana. Gli effetti provocati nell'uomo dall'uso prolungato dei cannabinoidi sono molteplici. Viene compromessa la memoria a breve termine e si deteriora la capacità di eseguire compiti che richiedono piú operazioni mentali per raggiungere una particolare meta (la cosiddetta "disintegrazione temporale"). L'equilibrio e la stabilità della postura sono influenzati anche a basse dosi e questi effetti sono piú evidenti quando il soggetto ha gli occhi chiusi. Inoltre si può verificare anche una diminuzione della forza muscolare e della fermezza delle mani.

I processi piú complessi, tra cui la percezione, l'attenzione e l'elaborazione delle informazioni che intervengono nella guida d'autoveicoli e velivoli, vengono compromessi pericolosamente da dosi equivalenti a 1 o 2 sigarette e la compromissione ha una durata di 4-8 ore, molto piú lunga del tempo durante il quale il consumatore percepisce gli effetti soggettivi dell'hashish. Questi effetti si sommano a quelli provocati dall'eventuale assunzione d'alcool. I consumatori cronici di hashish possono presentare apatia, tristezza, compromissione del giudizio, della concentrazione e della memoria, perdita d'interesse per il proprio aspetto e per il raggiungimento delle mete tradizionali (la cosiddetta "sindrome amotivazionale"). Altri effetti collaterali indesiderati si registrano a carico dell'apparato cardio-vascolare, del sistema immunitario, del sistema endocrino e dell'apparato respiratorio.

 

12. LSD

La dietilammide dell'acido lisergico è una sostanza stupefacente estratta dalla segale cornuta (Claviceps purpurea), una muffa parassita della segale, che venne sintetizzata per la prima volta in Svizzera nel 1938. La LSD è chimicamente un'ammide, che si prepara utilizzando gli alcaloidi contenuti nella Claviceps, formati da ammassi del micelio fungino. Essa appartiene al gruppo di stupefacenti definiti allucinogeni, o droghe psichedeliche, per la loro capacità di suscitare allucinazioni. La LSD viene preparata in compresse o in gocce che gli utilizzatori solitamente versano su zollette di zucchero.

 

12.1. Gli effetti sull'organismo

 L'effetto dell'LSD sull'organismo è indicato come psicomimetico, cioè capace di suscitare fenomeni analoghi a quelli delle psicosi. L'assunzione di LSD può provocare alterazioni psichiche come mutamenti d'umore, sensazioni oniriche, alterazioni della percezione del tempo e dello spazio, perdita dell'autocontrollo, panico e apprensione. Induce inoltre effetti fisici che comprendono sonnolenza, capogiri, dilatazione delle pupille, intorpidimento e formicolii, debolezza, tremore e nausea.

 In seguito all'ingestione di LSD sono stati, inoltre, segnalati effetti collaterali a lungo termine come psicosi persistente, prolungata depressione ed errori di giudizio. Dal punto di vista fisiologico è stato dimostrato che l'LSD può causare danni cromosomici ai globuli bianchi; non vi sono, tuttavia, prove certe che l'LSD provochi difetti anche nel materiale genetico delle cellule germinali e, quindi, nell'eventuale progenie di chi fa uso della droga.

 

12.2. Impatti sociali dell'LSD

Le anomalie transitorie del pensiero indotte dall'LSD, come un illusorio senso d'onnipotenza o uno stato di paranoia acuta, possono suscitare comportamenti socialmente molto pericolosi. Sotto l'effetto dell'LSD, infatti, il soggetto che ne fa uso può ritenere di poter risolvere semplicisticamente problemi complessi o difficili arrecando in tal modo danni sia a se stesso, sia agli altri. Se le manifestazioni di panico si aggravano, possono indurre il soggetto al suicidio, mentre i fenomeni di paranoia possono condurlo all'autolesionismo o ad atti aggressivi nei confronti degli altri.

 A causa dei suoi potenti effetti d'alterazione cerebrale l'uso dell'LSD è stato ritenuto, all'interno d'alcuni ambiti artistici e soprattutto nel periodo compreso tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta, un mezzo per raggiungere stati alterati di coscienza, per ampliare le percezioni sensoriali e per potenziare la propria creatività. In altri ambiti d'ispirazione mistico-esoterica, nello stesso periodo storico, si faceva uso di LSD e di altri allucinogeni alla ricerca di una maggiore intensità emotiva, nell'illusione di raggiungere la comprensione di sé, della natura e dell'universo. Attualmente, l'utilizzo di LSD e di altre droghe è comune all'interno di fenomeni giovanili come i rave-parties. Come farmaco l'LSD è stato sperimentato per la terapia dell'autismo infantile e dell'alcolismo, nonché in alcune forme di psicoterapia, ma la sua utilità medica non è stata comprovata in nessun caso. L'uso di LSD è illegale in gran parte dei paesi dell'emisfero occidentale.

 

Approfondimenti sulle anfetamine

13. Le anfetamine in genere

Le anfetamine sono composti ad azione psicoattiva che producono un effetto stimolante sul sistema nervoso. Le anfetamine costituiscono un gruppo di sostanze chimicamente simili. Si distinguono due fondamentali classi: le anfetamine racemiche e le anfetamine destrogire. Alcuni dei composti piú noti sono le benzedrine. L'effetto stimolante delle anfetamine si esplica sul sistema nervoso e viene definito simpatico-mimetico, perché è paragonabile all'azione svolta sui diversi organi dal sistema nervoso autonomo simpatico. In particolare tali composti esercitano un'azione vasocostrittrice sul sistema circolatorio determinando una marcata euforia e un miglioramento temporaneo delle prestazioni fisiche.

Essi trovano impiego in alcuni trattamenti terapeutici, come in alcune forme di depressione, e nei pazienti affetti dal morbo di Parkinson. Poiché hanno un'azione anoressizzante, cioè di riduzione dell'appetito, possono essere somministrati anche a soggetti gravemente obesi. Se utilizzati al di fuori del controllo medico e in condizioni di abuso invece, possono causare anoressia, fenomeni psicotici come allucinazioni e insonnia. La loro assunzione protratta induce dipendenza psichica, ossia necessità per l'organismo di assumerne quotidianamente una certa dose, per questo motivo le anfetamine vengono classificate tra le sostanze stupefacenti. L'improvvisa interruzione dell'assunzione di anfetamine dà luogo a manifestazioni d'astinenza, tra cui la comparsa di delirium tremens, di depressione e di forte astenia (uno stato in cui il paziente rimane praticamente privo di forze).

[Continua...]