Durante un reportage giornalistico nelle zone controllate dalla guerriglia colombiana nel marzo del 1998, il giornalista svedese Dick Emanuelsson intervistó padre Camilo López, prete e membro della Commissione Internazionale della FARC-EP, l’organizzazione rivoluzionaria colombiana. Gli stralci tradotti dall’originale spagnolo sono tanto sconcertanti quanto rivelatori; sono brani che esprimono tutta la tragedia di un popolo oppresso ma anche spiritualmente impoverito e tradito da una parte del clero, ideologicamente orientato, che perse la fede in Cristo compromettendo quella della gente che pure si proponeva di servire e difendere.

L’impressione che si trae dall’intervista è che gli stessi guerriglieri abbiano piú riguardo alla figura del sacerdote di quanto non ne abbia egli stesso per sé e per il nemico: il comandante guerrigliero gli vieta in ogni caso di usare le armi ciononostante egli si dichiara pronto a farlo. Significativa l’accentuazione sulla conquista del potere e sull’appartenenza affettiva alla guerriglia che sottolinea una verità su cui anche nelle strutture ecclesiali non si rifletterà mai abbastanza. Non ci si può mai accontentare dell’adesione intellettuale alla fede.

La vera fede deve esprimersi anche in un’autentica carità vissuta anche in una genuina affettività. La comunità ecclesiale viene percepita come vera tanto piú quanto piú essa è capace di creare una famiglia, la famiglia dei figli di Dio. Fallire su questo punto equivale alla lunga a tradire quel servizio alla Verità che è essenziale nella Chiesa di Cristo. Negare la carità in ultima analisi equivale a predicare e a diffondere l’eresia, la peggiore eresia possibile.

Questa in ultima analisi, non quella politica, è l’unica credibile - seppur involontaria - denuncia del prete-guerrigliero. Una denuncia che può e deve sempre turbarci e spingerci verso la misericordia di Dio, per tutti noi, per tutti coloro che hanno sbagliato. Quale buona novella predichiamo e soprattutto viviamo?

 

 

 

Dick Emanuelsson: Non rappresenta una contraddizione filosofica essere entrato in un movimento guerrigliero che si basa sul marxismo-leninismo?

Padre Camilo López: Guarda che io ho passato un processo ideologico che nessuno si immagina. Dalle preghiere del Breviario allo studio del Capitale! E credo che i concetti del Breviario siano espressi meglio nel Capitale, sono orgoglioso di essere marxista non di aver pregato il Breviario.

Perché pregare da solo non serve. Bisogna agire. Per questo cerco di essere uno studioso del pensiero di questi grandi classici dell’umanità. Non solo del marxismo, perché non si può nemmeno classificare Marx solo nel marxismo. Né Lenin solo nel Marxismo. Né l’esperienza socialista fatta in questi paesi come un’esperienza soltanto marxista. Perché è un’esperienza di tutta l’umanità. Il marxismo è per tutta l’umanità!

Nella luce di questi grandi uomini stanno le idee madri, non solo del socialismo, ma di tutta l’umanità, che nella sua immensa maggioranza di cinque miliardi e mezzo di esseri umani manca del necessario. Allora quello che hanno detto questi uomini non è per chi studia il marxismo, è per tutta l’umanità. Quello che noi diciamo come rivoluzionari è che queste sono le idee madri dell’umanità futura. Questa è la nostra impostazione.

 

 

Dick Emanuelsson: Allora non c’è nessuna contraddizione filosofica?

Padre Camilo López: No. Perché se uno cerca l’eguaglianza sociale, la giustizia, la fraternità, la solidarietà e l’amore tra gli uomini, il rispetto per la vita, queste sono concezioni cristiane. Quindi non c’è nessun problema. Se poi mi chiedi una discussione filosofica, ti rispondo che questa discussione è meglio affrontarla quando abbiamo preso il potere. Dopo che noi abbiamo preso il potere. Per ora lavoriamo per prendere il potere. Niente è piú importante.

 

 

Dick Emanuelsson: Come fu accolto nelle file delle FARC dai dirigenti, dai capi militari?

Padre Camilo López: Domanda molto interessante! Io mi considero un fortunato nelle FARC. Non un privilegiato! Perché la mia vita da guerrigliero l’ho passata a fianco della dirigenza massima. Un po’ per le mie capacità, per la mia destrezza nella redazione, nel lavoro, nella meccanografia, e in tutto ciò che ha a che vedere con le procedure intellettuali dei quadri politici dell’altezza di Manuel Marulanda [comandante in capo delle FARC-EP], o come Jacobo Arenas, Alfonso Cano, Raúl Reyes. È gente che è altruista, sono i compagni della Segreteria dello Stato Maggiore Centrale delle FARC.

 

 

Dick Emanuelsson: Mi immagino che Jacobo Arenas, considerato come il principale ideologo della FARC, avrà passato molto tempo a discutere con lei.

Padre Camilo López: Noi ci siamo scambiati molte cose, anche perché io sono stato il suo segretario privato per molti anni e ricordo aneddoti molto curiosi. Una volta mi diede un foglio molto piccolo, scritto solo fino a metà, però era un documento molto denso, cosí profondo che nel momento di batterlo a macchina, mi fermai a studiarlo frase per frase e persi la nozione del tempo, perché come vi ho detto ero politicamente un neofita. E quando il compagno Jacobo venne per ritirare la battitura a macchina mi trovò con la faccia schiacciata sul suo foglio. Era passata piú di un’ora!

Egli venne perché ne aveva bisogno con urgenza, allora mi disse: “Camilo che c’è”?! E io molto sorpreso gli dissi: “Scusa compagno, non ho potuto scrivertelo, perché lo stavo studiando”. E immediatamente lo scrissi. Nel mentre gli chiesi di discuterne insieme ed egli mi rispose “Stanotte”. E arrivò piú tardi con il calore di un brandy, in una notte molto fredda, eravamo a 3.200 metri di altezza, e cominciò a spiegarmi la politica piú profonda che avevo mai ascoltato. Era come una cascata.

 

 Il prete guerrigliero Torres insieme ad un compagno

Il prete marxista Camilo Torres insieme ad un altro guerrigliero

 

 

 

Dick Emanuelsson: Si trovò come in un altro mondo?

Padre Camilo López: Logico. Nel mondo della fede. La fede della conoscenza, quella che non parla di favole, di carriera, ma che anzi parte dalla realtà e istruisce le persone a partire dalla loro realtà. E questa in fondo è una funzione rivoluzionaria. E questo lo faccio con molta tenerezza, con un profondo affetto per il prossimo. Ogni tanto lei ha potuto verificarlo. Come la guerriglia è una sola famiglia, un solo focolare, siamo tutti fratelli, e come in tutti i focolari c’è un vero amore, c’è comprensione, ci sono balli, felicità, lavoro, addestramento militare, preparazione politica. Una nuova visione del potere.

 

 

Dick Emanuelsson: Nei combattimenti con il nemico lei partecipa?

Padre Camilo López: Ho ricevuto ordini precisi dai compagni di non partecipare direttamente ai combattimenti col nemico. Perché dicono che non è il mio posto. Un esercito rivoluzionario, un movimento rivoluzionario deve preoccuparsi che le persone lavorino secondo le loro capacità, le loro possibilità e le loro caratteristiche. Io come sacerdote non so sparare. Però in casi estremi sono disposto a farlo.

 

 

Dick Emanuelsson: E in circostanze quali il cadere in imboscate?

Padre Camilo López: Questo è uno dei casi previsti dal mio comandante con cui io sono coinvolto militarmente. Però sempre senza partecipare direttamente alla linea di fuoco. Posso aiutare a trasportare i feriti, aiutare nell’assistenza dei feriti, cercare i dispersi, occuparmi dell’approvvigionamento dei combattenti. In combattimento non ci sono solo quelli che sparano. Il combattimento è lo sviluppo di un insieme di circostanze politico-militari che si succedono nel tempo e nello spazio, in funzione della rivoluzione, come nell’attacco a Casa Verde.

 

 

Dick Emanuelsson: Lo stesso giorno delle elezioni della Costituente, Gaviria ordinò di attaccare il Segretariato della FARC a La Uribe. Lei era li?

Padre Camilo López: Sí alle otto di mattina. Quando sentimmo l’aviazione. Stavo stendendo la mimetica quando sentii: “Alle trincee”! E iniziammo a correre come conigli, perché sapevamo che ci sarebbe stato un bombardamento. Fu impressionante vedere il tipo di bombe che utilizzarono là. Bombe ad alto potenziale che scuotevano le montagne e sradicavano alberi. Le trincee ci salvarono molto. Fu un’esperienza che durò tre mesi. L’esercito usò tutti i mezzi a disposizione! Tutti gli aerei che aveva a disposizione, il governo colombiano li mandò contro di noi per distruggere tutto. Utilizzò anche i Mirage, gli Zafiro e altri aerei ancora. Quest’esperienza ci ha spaventato molto, però quando uno si abitua al rumore, inizia a controllare i nervi e allora si dedica a portare avanti al meglio i propri compiti.

 

 

Dick Emanuelsson: Ha avuto paura? Ha pregato?

Padre Camilo López: Logico! Chiaro che si sente paura. Pregato? Una volta mi hanno chiesto se pregavo prima dei combattimenti e io risposi che quando ci sono delle operazioni uno è talmente occupato, che comando alla mia segretaria che preghi per me!

 

 

Dick Emanuelsson: La teologia della liberazione ha suscitato molto interesse; cosa ne è rimasto?

Padre Camilo López: Fu una grande rivoluzione all’interno della Chiesa, una grande luce che coinvolse molti sacerdoti e prelati. Però la stessa Classe dominante della Chiesa, le vecchie strutture e la Borghesia intelligentemente l’hanno repressa. Sono risapute le persecuzioni e gli attentati, gli assassini dei sacerdoti e dei vescovi che vi hanno partecipato insieme al popolo. Come la persecuzione, per citare un esempio, contro un gran teologo come Leonardo Boff, brasiliano, un’eminenza mondiale in teologia. Mi sembra che quello che è accaduto è che la Chiesa, uccide la tigre e si accontenta della pelle!

La Chiesa sviluppa tutto il movimento delle Comunità di base. Quando le Comunità si accorgono che la fame non la si sconfigge pregando, che le fognature non si ottengono solamente dicendo “Benedetto sia il Signore”, che la gente vede che gli ospedali non si costruiscono solamente con i pellegrinaggi. Allora dicono: “No! Qui manca un ingrediente, che è la lotta politica”. Allora fino a qui arriva la Chiesa, perché la gerarchia comincia a prendere la mano a questo processo popolare. Perché non è conseguente, perché il fenomeno di classe si genera anche nell’Istituzione chiamata Chiesa. Non vedi che i vescovi vivono bene, mangiano bene, hanno belle case. Sono un potere e come tale sono al fianco del potere dominante. Non è facile ma in parte anche lí c’è la lotta di classe.

Ora questo colpisce terribilmente. Come dice Fidel Castro, bisogna contare anche sui cristiani per fare la rivoluzione in America Latina. E questo è certo. Però risulta che questo cristiano non ha maggiore preparazione. Questo cristiano non è tanto preoccupato di pregare, di credere o no nella Chiesa, se andare a messa o no. Egli si preoccupa di come dare istruzione ai bambini, di come portarli dal medico. Hanno cambiato le preoccupazioni religiose con quelle materiali.

Questo è molto importante, però a questo la Chiesa non incita. Perché se il popolo si sveglia, accadrà come nell’esodo. Sarà un popolo che se ne andrà dalle mani del Faraone; ovvero oggi dalle mani degli imperialisti nordamericani. L’importante allora non è credere o no in Dio, o pensare che l’anima è mortale o che è immortale. L’importante è scoprire che la fame è mortale. Qui in America Latina muoiono di fame un milione di bambini al di sotto dei 5 anni. Non è ora, come diceva Camilo [Torres], di sedersi in un Caffè e parlare della Vergine. No, è ora di alzarsi e iniziare a lottare.

Ricordo una volta che stavo confessando una gran quantità di giovani. Erano 800 piú o meno e parlando con me stesso mi dissi che era impossibile confessarli tutti! Mi sedetti con loro nella chiesa e rivolgendomi a loro dissi: Guardate ragazzi, l’unico peccato nostro me incluso è: non essere rivoluzionari! Andate a casa e che Dio vi benedica! Cosí fu la confessione!

 

 

Dick Emanuelsson: Un’ultima domanda padre; qual è l’ultimo messaggio ai cristiani ed ai non cristiani che in Svezia e nel mondo possono ascoltare o leggere in questa conversazione sulla situazione in Colombia?

Padre Camilo López: Non ci sarà riposo finché le pallottole del nemico e la sua sete di sangue non saranno finite. Non ci sarà timore nei guerriglieri finché non si caleranno le braghe e terranno in mente gli ideali per continuare la lotta.