Il testo offerto in questa pagina proviene da un libro che da quattro secoli vede susseguirsi edizioni in tutte le lingue ed è destinato a suscitare l'interesse non solo di chi ama arricchire le proprie conoscenze letterarie e bibliografiche, ma anche e soprattutto di chi desidera trovare un nutrimento per la propria vita spirituale.

Si tratta dell'opera del religioso teatino padre Lorenzo Scupoli intitolata Combattimento spirituale. Fin dal 1589, anno della sua prima pubblicazione a Venezia, le edizioni non sono mai cessate. Tra i suoi primi lettori è rimasto famoso un giovane che cercava un indirizzo sicuro per la sua vita interiore: Francesco di Sales. Nell'università di Padova il giovane si dedicava allo studio della giurisprudenza e allo stesso tempo si impegnava nello studio della teologia.

La Provvidenza gli fece incontrare padre Scupoli, dal quale ebbe un piccolo libro, fresco di stampa. Sotto il titolo Combattimento spirituale si leggeva: «Ordinato da un servo di Dio». Lo studente sapeva bene che l'anonimo autore era un religioso santo il quale per umiltà teneva nascosto il proprio nome. Proprio la santità di Francesco di Sales, divenuto poi vescovo di Ginevra (1602), costituisce il miglior invito a conoscere l'autore del Combattimento spirituale e ad approfondirne il pensiero.

L'anonimato accompagnò sempre il libro fino al 1610, quando a Bologna, poche settimane dopo la sua morte, apparve la prima edizione sotto il nome di Lorenzo Scupoli. Da allora il suo nome rimase legato alla sua opera. Di seguito vengono offerti gli ultimi quattro capitoli del libro che trattano dell'ultimo e piú importante combattimento della vita spirituale, quello della morte.

Il testo, attualizzato e liberamente adattato al linguaggio corrente, costituisce un prezioso aiuto per la vita di ogni credente e di ogni uomo di buona volontà.

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO LXII

Come prepararci contro i nemici che ci assalgono nel momento della morte.

 

Benché tutta la nostra vita sulla terra sia una guerra continua (cfr. Gb 7,1 Volgata), tuttavia la principale e piú grande giornata sarà quella in cui affronteremo l'ultima ora del grande passaggio: chiunque cade in quel punto, non si rialza piú. Quello che devi fare per trovarti ben preparato dunque è che nel tempo a te concesso tu combatta virilmente, perché chi combatte bene in vita facilmente ottiene vittoria in punto di morte grazie alle buone disposizioni già acquisite.

Oltre a ciò pensa spesso e seriamente alla morte, perché, quando sopraggiungerà, la temerai di meno e la mente sarà piú libera e piú pronta alla battaglia. Gli uomini mondani fuggono questo pensiero perché cercano sempre di compiacersi nelle cose terrene: infatti, poiché stanno volentieri attaccati ad esse e le amano, sentirebbero pena al pensiero di doverle lasciare. Cosí non solo il loro affetto disordinato non diminuisce, al contrario va sempre piú rafforzandosi cosicché il separarsi poi da questa vita e dalle cose care sarà per loro un'indicibile sofferenza, tanto piú grande quanto piú lungamente le hanno godute.

Per far meglio questa importante preparazione, potrai anche immaginare qualche volta di trovarti solo, senza nessun aiuto, fra le angosce della morte, e di richiamare alla mente tutte le cose che in quel momento ti potrebbero far soffrire e delle quali parleremo. Poi rifletterai sui rimedi che ti proporrò, in modo da potertene servire meglio nell'ultima lotta: questo perché quando si ha una sola possibilità, bisogna prima imparare bene ad evitare di commettere errori, visto che poi non sarà possibile alcuna correzione.

 

 

 

 

CAPITOLO LXIII

I quattro assalti dei nostri nemici nell'ora della morte.

Come difendersi dall'assalto contro la fede.

 

Sono quattro gli assalti principali e piú pericolosi con i quali i nostri nemici sono soliti farsi incontro a noi nell'ora della morte e sono questi: 1) la tentazione contro la fede, 2) la disperazione, 3) la superbia, 4) varie illusioni e trasformazioni dei demoni in angeli di luce.

Quanto al primo assalto, contro la fede, se il nemico comincia a tentarti con i suoi falsi argomenti, non affidarti alla tua intelligenza, che non sarà mai abbastanza capace, ma usa la forza di volontà dicendo: «Vade retro, satana (Mt 16,23), padre della menzogna (Gv 8,44), perché io non ti voglio neppure sentire, mi basta credere a ciò in cui crede la santa Chiesa romana». Non prestare attenzione, per quanto puoi, ai pensieri che possono venirti intorno alla fede, neanche se ti sembrano innocui; anzi devi considerarli come fossero pretesti del demonio per attaccarti. Se anche non riuscissi in tempo a distogliere l'attenzione e a riprenderti d'animo, sii forte e mantieniti saldo per evitare qualsiasi ragionamento possa essere addotto dall'avversario, anche se sembrasse fondato sulla verità della sacra Scrittura: infatti, in realtà, tutti gli argomenti saranno di certo falsi o male addotti o male interpretati, anche se a te sembreranno buoni, chiari ed evidenti.

Se quel serpente astuto ti domandasse in cosa crede la Chiesa romana, non gli rispondere neppure, infatti, ben sapendo che vuole ingannarti e sedurti con le parole, fai un atto interiore di fede ancora piú forte; oppure per farlo scoppiare di sdegno, rispondigli che la santa chiesa Romana crede alla verità. E se il maligno ti replicasse: «Qual è questa verità?», tu rispondigli: «È ciò in cui essa crede»!

Soprattutto tieni sempre fisso il tuo cuore sul Crocifisso, dicendo: «Dio mio, mio creatore e salvatore, vieni presto in mio aiuto e non ti allontanare da me, affinché io non mi allontani dalla verità della santa fede cattolica; concedimi che, come in quella fede per tua grazia sono nato, cosí in essa - a gloria tua - io concluda questa vita terrena».

 

 

 

 

CAPITOLO LXIV

L'assalto della disperazione.

Come evitare di cadervi.

 

L'altro assalto con il quale il perverso demonio si sforza di abbatterci completamente è lo spavento che ci incute con il ricordo delle nostre colpe. Cosí, infatti, egli tenterà di farci precipitare dentro la fossa della disperazione.

Quando ti accorgerai del pericolo attieniti a queste regole certe: quando il ricordo dei tuoi peccati ti induce all'umiltà, al dispiacere per aver offeso Dio e alla fiducia nella sua misericordia è segno che è suscitato dalla grazia e ti aiuta a salvarti. Quando invece il ricordo dei tuoi peccati ti spaventa e ti rende diffidente e pauroso sta pur certo che proviene dal maligno. Non dargli mai ascolto, neanche se il ricordo dei tuoi peccati ti sembrasse vero e ti convincesse che sei dannato e che per te non c'è piú alcuna possibilità di salvezza. Quando è cosí sii ancora piú umile e confida maggiormente in Dio, perché in questo modo vincerai il nemico con le sue stesse armi e darai gloria al Signore.

Addolorati pure dell'offesa fatta a Dio ogni volta che ti viene in mente, ma chiedine semplicemente perdono confidando nella passione di Cristo.

Ti dirò di piú: se ti sembrasse che lo stesso Dio ti dicesse che tu non sei piú suo amico, non tralasciare per nessun motivo di confidare in lui, anzi digli umilmente: «Hai davvero ragione, mio Signore, a respingermi per i miei peccati, ma io confido ancor piú nel tuo amore e nel tuo perdono. Perciò ti chiedo di salvare me tua povera creatura, meritevole di condanna per la sua malizia, ma redenta a prezzo del tuo sangue. Mio Redentore, voglio salvarmi per la tua gloria, e confidando nella tua immensa misericordia mi abbandono interamente nelle tue mani. Fa' di me quello che vuoi, perché tu sei il mio unico Signore; e se anche tu mi privassi della vita, ripongo in te tutte le mie speranze» (cfr. Gb 13,15 Volgata).

 

 

 

 

CAPITOLO LXV

L'assalto della superbia.

Il terzo assalto è quello della superbia e della presunzione.

 

Non devi mai permettere, per nessuna ragione, che il nemico ti induca ad una sia pur minima compiacenza in te stesso e nelle tue opere. Il tuo vero e unico compiacimento deve essere solo in Cristo, nella sua bontà, nelle opere della sua vita e nella sua passione.

Umiliati sempre piú davanti a lui, fino all'ultimo respiro, e riconosci in Dio solo il vero autore di ogni bene da te compiuto. Ricorri al suo aiuto, non attendere nulla dai tuoi meriti, quand'anche avessi superato molte e grandi battaglie. Mantieniti nel santo timore riconoscendo sinceramente che tutti i tuoi preparativi e le tue lotte sarebbero vani, se il tuo Dio non ti raccogliesse sotto l'ombra delle sue ali, nella cui protezione unicamente confiderai.

Seguendo questi consigli, i tuoi nemici non potranno prevalere contro di te. E cosí ti aprirai la strada, per giungere felicemente alla Gerusalemme celeste (cfr. Ap 21,1 ss.).

 

 

 

 

CAPITOLO LXVI

L'assalto delle illusioni e delle false apparizioni nell'ora della morte.

 

Se il nostro ostinato nemico, che non si stanca mai di importunarci, dovesse assalirti con false apparizioni e si trasformasse in un angelo di luce, mantieniti fermo e saldo nella tua umiltà e digli risolutamente: «Ritorna, infelice, nelle tue tenebre, perché io non merito visioni né ho bisogno d'altro che della misericordia del mio Dio e delle preghiere di Maria Vergine, di san Giuseppe e degli altri santi».

Se dovessi avere l'impressione, a causa di tanti segni quasi evidenti, che si trattasse di cose venute dal cielo, rifiutale ugualmente e allontanale da te con tutte le tue forze. Non devi temere che questo rifiuto, motivato dalla tua umiltà e indegnità, dispiaccia al Signore: infatti nel caso si trattasse di cose buone, egli saprà chiarirle e tu non perderai niente, perché chi dà la grazia agli umili (cfr. 1Pt 5,5) non la toglie a motivo degli atti di umiltà che essi compiono.

Queste sono le armi piú comuni che il nemico è solito adoperare contro di noi in quel momento estremo. Il nemico poi cerca di tentare ognuno di noi sfruttando le nostre inclinazioni e le debolezze alle quali siamo piú soggetti. Prima che si avvicini l'ora del grande scontro dunque dobbiamo armarci bene e combattere strenuamente contro le nostre passioni piú violente, soprattutto quelle che piú ci affliggono. Cosí potremo facilitarci la vittoria, nel tempo che ci toglie ogni altro tempo per poterlo fare: «Combattili finché non li avrai distrutti» (cfr. 1Sam 15,18).

 

 

 

 

 

Cfr. SCUPOLI L., Combattimento spirituale..., Roma 1657, capp. LXII-LXVI.