Credo che la presenza del sacerdote in una comunità sia buona perché apportatrice di bene, però se fosse sposato non capirebbe di più le esigenze della gente comune? Non ci sarebbero anche più vocazioni?
Riguardo a questa domanda si può vedere un testo già presente nel sito. Gli apprezzamenti positivi fanno piacere ma è bene non illudersi circa un'ipotetica figura di prete sposato. Di fronte a certe problematiche è facile fare considerazioni banali o proporre soluzioni facili del tipo: i preti dovrebbero sposarsi. Sono soluzioni che denotano come minimo ben poca lungimiranza.
Forse tutti gli uomini sposati sono felici, hanno risolto i propri problemi affettivi e sono irreprensibili? Forse tutte le persone sposate sono solidali e comprensive? La realtà è che il prete sposato fa comodo ad una visione laica che mal sopporta la "diversità" del sacerdote. Il celibato sacerdotale è una continua provocazione, un continuo ricordare che dietro quell'uomo, apparentemente solo, c'è qualcun Altro! È piú tranquillizzante vedere il prete con la moglie, avere l'impressione che sia esattamente come noi, quasi fosse un'implicita giustificazione (non della realtà del matrimonio che è buona in sé) ma di altri comportamenti che persistono anche ad onta del matrimonio.
È dura per uno schiavo vedere un uomo libero, meglio vedere altri schiavi aggiogati al grande carro del tiranno. Questa è spesso la reale e inconfessabile motivazione che porta certe persone a volere il prete sposato. Il prete sposato per tanti equivale alla pace della coscienza che, in materia sessuale e affettiva, spesso rimane invischiata nelle nebbie dell'adolescenza. Con ciò non si vuole disprezzare questa debole umanità. No, è un motivo in più per amarla e averne cura invece.
Si impara a gestire la propria affettività sentendosi amati e stimati, non sentendosi disprezzati. L'arma vincente nel campo della vita affettiva non è la durezza, non è la disciplina feroce del puritanesimo, ma l'affetto umano e cristiano. Quanti adolescenti, quanti giovani non hanno mai conosciuto questo affetto, questa simpatia, questa amicizia? Quando non si conosce l'amore resta solo il triste surrogato dell'impurità.
Quanti ambienti educativi, quanti seminari, soprattutto in passato, erano lontani da questo modello evangelico? Il celibato non sorge da questioni pratiche (o la moglie o la parrocchia) ma da questioni di fondo, e la questione è: essere tutto di Dio, essere disponibile nei confronti di tutti. Chi dice che la Chiesa impone l'obbligo del celibato dice una grande falsità. La Chiesa non impone il celibato a chi ha la vocazione sacerdotale, bensí conferisce l'ordine sacro solo ha chi ha la vocazione al celibato. È proprio l'esatto opposto dunque! Che poi la questione celibato sia stata trattata spesso in modo equivoco è un'altra questione e non è solo colpa della Chiesa.
La cosiddetta società laica ha coltivato i suoi tabú non meno ferocemente della Chiesa che spesso ha cercato di temperare costumi sociali a dir poco barbari. Basti pensare, per esempio, ai duelli per motivi di onore, ai rapimenti a scopo di matrimonio e all'assassinio del coniuge infedele (non di rado tollerato in passato dallo stesso potere giudiziario). Alla Chiesa si potrà rimproverare il fatto di non aver fatto sempre bene quello che poteva fare ma non certo l'inerzia. No grazie, non abbiamo bisogno di preti sposati, abbiamo bisogno di preti che siano uomini veri e uomini di Dio, fino in fondo!