Nell’intervallo tra i due sinodi convocati da papa Francesco sul tema della famiglia tutti sono stati sollecitati a prendere la parola. A fare scalpore fu soprattutto l’assenza dal Sinodo dell’Istituto Pontificio che aveva i maggiori titoli per esservi chiamato. Meno notato è stato invece il mancato invito a esponenti di realtà cattoliche tra le piú impegnate nel tradurre nella vita concreta la visione cristiana della famiglia. Una di queste realtà è il Cammino neocatecumenale, fondato in Spagna negli anni Sessanta dal laico Francisco Argüello, oggi presente con le sue comunità in quasi tutti i paesi del mondo e fatto soprattutto di famiglie, spesso pronte a partire in missione nelle regioni piú sperdute del globo, in ossequio al magistero della Chiesa. Quello offerto in questa pagina è l’estratto di una catechesi ad uso interno, svolta da don Mario Pezzi in uno dei periodici incontri formativi per i quadri del movimento, tenuta a Porto San Giorgio (Fermo - Italia) il 25-28 settembre 2014, a pochi giorni dall’inizio del Sinodo.

__________

 

 

 

 

PAPA FRANCESCO E IL SINODO SULLA FAMIGLIA

di Mario Pezzi

 

 

Il famoso e criticato rapporto del cardinale Kasper è in cinque punti, e solo uno tratta della comunione ai divorziati risposati, gli altri trattano tutti della dottrina tradizionale della Chiesa. Il Papa una volta ha detto: sono sorpreso perché la stampa parla solo di un punto e non parla degli altri. Per questo vi invito a non fare attenzione a quello che dicono i giornali e la televisione, perché tutti fanno pressione perché il Papa abbia un’apertura al mondo. Non date credito. Tante volte padre Lombardi ha dovuto replicare su parole del Papa interpretate male e strumentalizzate. In questa catechesi non affronteremo gli argomenti piú scottanti, li lasciamo ai padri sinodali e al Papa, ma parleremo dell’ideologia del gender, della famiglia cristiana alla luce della rivelazione divina e infine della “Humanae vitae” di Paolo VI, che è stata molto contestata e rifiutata ma che papa Francesco ha voluto rilanciare.

 

 

L’IDEOLOGIA DEL GENDER

Papa Benedetto XVI, in occasione degli auguri natalizi alla Curia romana, nel 2012, fece un discorso storico, affermando che oggi ci troviamo di fronte a un cambio epocale, simile a quello avvenuto al tempo della caduta dell’impero romano e della invasione dei popoli barbari. Stanno venendo meno le fondamenta della società, della civiltà cattolica. Anche papa Giovanni Paolo II disse a Fatima nel 1982: “Quello che un tempo era considerato peccato, oggi ha acquistato diritto di cittadinanza”. Ce ne sono stati tanti nella storia di attacchi contro la famiglia cristiana. L’ultimo assalto virulento è rappresentato dalla cosiddetta ideologia del gender. Potenti lobby stanno imponendo come una dittatura tale ideologia. Tra le radici filosofiche che hanno generato questo mostro che sta minacciando le nostre famiglie soprattutto nelle scuole c’è il marxismo. In Marx la tesi che l’essenza dell’uomo è quella di poter creare se stesso è legata al superamento dei generi sessuali e alla distruzione della famiglia. Il dibattito sul gender si è trasferito poi soprattutto negli Stati Uniti, dove l’idea che i sessi siano due è stata completamente superata. Da due generi si è passati a cinque: maschio, femmina, omosessuale, lesbica e transgender. Ma coerentemente con l’impostazione antinaturalistica, poiché l’uomo può creare se stesso, si è giunti a 17 generi. Anzi, c’è oggi chi ne conta 51: chi piú ne ha piú ne metta. La teoria del gender rivela inoltre la sua origine gnostica. Il nemico per la gnosi non è il sesso in sé, ma il sesso in quanto procreativo, perché fare nascere bambini significa contribuire all’opera creativa del dio malvagio. Si è scoperto che il femminismo radicale è intimamente legato al culto satanico.

Quando a papa Francesco hanno chiesto di queste aggressioni, ha detto: sono frutto del demonio che vuole distruggere. Il mito del superamento dei generi si trova anche nelle formulazioni gnostiche della massoneria che, nei gradi piú alti d’iniziazione, ha l’adorazione del demonio raffigurato con caratteri androgini. La teoria del gender implica una completa ridefinizione antropologica dell’essenza umana. Il tentativo dell’uomo di prendere il posto di Dio. Ha le sue origini storiche nella pianificazione antinatalista a partire dagli anni Sessanta, con la propaganda della contraccezione e dell’aborto e la campagna per l’uso della pillola RU 486. Quando la conferenza episcopale degli Stati Uniti adottò la formula “family planning”, che vuol dire pianificazione famigliare, il Vaticano intervenne affinché la cambiasse. Perché inganna. Il cristiano non pianifica. Che cosa dice la Chiesa di questa ideologia del gender?

Papa Benedetto XVI ha detto, citando il gran rabbino di Francia Gilles Bernheim: “L’uomo contesta la propria natura. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se però non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure piú la famiglia e anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso”.

 

 

LA FAMIGLIA ALLA LUCE DELLA RIVELAZIONE DIVINA

L’esortazione apostolica “Familiaris consortio”, scritta da papa Giovanni Paolo II al termine del Sinodo sulla Famiglia nel 1980, rimane ancora oggi attuale. E cosí quella bellissima esortazione apostolica “Sacramentum caritatis” di papa Benedetto XVI, che dice: “L’eucaristia corrobora in modo inesauribile l’unità e l’amore indissolubili di ogni matrimonio cristiano”. Per questo il matrimonio è indissolubile. Papa Francesco ha detto chiaramente che lui non va a cambiare la dottrina della Chiesa, come dicono o come vogliono fargli dire, perché ciò che Dio ha unito l’uomo non può separarlo. La Chiesa non ne ha il potere. Il vincolo coniugale è intrinsecamente connesso all’unità eucaristica tra Cristo sposo e la Chiesa sposa, un amore che ha il suo punto culminante nella Croce, espressione delle sue “nozze” con l’umanità e, al contempo, origine e centro dell’eucaristia.

Non esiste amore senza la croce. Quindi “fare l’amore”, come dicono i giovani, e una pura falsità. Non si tratta di amore ma di concupiscenza, di attrazione, ecc. Per questo la Chiesa chiede di non avere rapporti prima del matrimonio, perché si arriva a un certo punto in cui non si è piú liberi. Mi ricordo di uno di noi che all’inizio del cammino ci venne a dire che aveva deciso di lasciare la ragazza. Disse a Kiko [Francisco Argüello] e a Carmen che lei aveva minacciato di uccidersi e aveva già fatto tre tentativi di suicidio e chiese: che cosa devo fare? Kiko e Carmen gli hanno risposto: dille che si può suicidare come vuole, Dio provvederà. L’ha lasciata, lei non si è suicidata e oggi lui è sposato felicemente. Sono facili i ricatti.

 

 

ATTUALITÁ DELLA “HUMANAE VITAE”

Grazie a Dio papa Francesco ha inserito la “Humanae vitae” nel questionario presinodale e ha chiesto che cosa ne pensa la gente. È risultato che moltissimi non la conoscono perché i preti non gliel’hanno mai presentata, e tra quelli che la conoscono molti la rifiutano. Gli unici che l’apprezzano sono quelli che fanno un cammino di fede, di iniziazione cristiana. Questo è il problema, secondo me, di questo sinodo: quasi nessuno parla della necessità dell’iniziazione cristiana. Parlano solo di stare vicini alle coppie, di aiutarle, di formare gli educatori... Paolo VI, beatificato alla fine del sinodo, pubblicò l’enciclica “Humanae vitae” il 25 luglio del 1968, a seguito dell’impegno preso con i padri conciliari. Cito da un libro su quel papa uscito da poco, molto ben documentato, preparato dall’Istituto Paolo VI che risiede a Brescia, per la causa di beatificazione: “Quanto fango fu gettato su quell’enciclica e su Paolo VI da parte di coloro che volevano imporre la propria visione del mondo liberal-nichilista! Un clima di voluta tensione si era creato già un anno prima, quando nell’aprile del 1967 era stato pubblicato uno dei documenti della Pontificia Commissione che Giovanni XXIII aveva istituto nel marzo 1963 e che Paolo VI volle allargata perché accanto ai teologi, estensori del testo, vi fossero le voci di demografi, di sociologi, di economisti, di medici, di sociologi e di alcune coppie di sposi. “Quel documento, per sua natura riservato, uscí contemporaneamente su Le Monde in Francia, su The Tablet in Gran Bretagna e sul National Catholic Reporter negli Stati Uniti d’America.

Era evidente la regia accorta di un’unica mano, che voleva presentare il documento come la relazione della maggioranza, sostenendo che solo quattro dei settanta membri della commissione avevano criticato il testo, cosa che, invece, si rivelò falsa”. Avendo creato questa aspettativa - come la stanno di nuovo creando oggi dicendo che papa Francesco ammetterà la comunione ai risposati - tutti si aspettavano che Paolo VI approvasse i contraccettivi, la pillola, per diminuire la popolazione. Cosí, quando il Papa disse la parola finale, che ogni atto coniugale è unitivo e procreativo, aperto alla vita, ci fu uno scandalo generale, non solo nel mondo laico: “Non fu minore l’incomprensione di molti cattolici, tra gli altri il cardinale Suenens e vari famosi teologi. Ad essi si aggiunsero, con parole sconcertanti per la loro durezza e ostilità, ottantasette teologi della Catholic University di Washington, la conferenza episcopale austriaca e quella canadese, nonché alcune migliaia di cattolici tedeschi. “Ciò che colpisce è il rilievo dato dai mass media a quelle voci di dissenso, rispetto alle moltissime adesioni che si ebbero da tutta la Chiesa mondiale e che furono, se non taciute, non sempre correttamente riportate dai maggiori organi di stampa.

Paolo VI non si lasciò trascinare nella polemica né vincere dallo sconforto, ma s’impegnò a darne la spiegazione corretta sin dall’udienza immediatamente successiva alla pubblicazione dell’enciclica, il 31 luglio, quando ribadí che la ‘Humanae vitae’ non custodiva una dichiarazione negativa, ma voleva essere ‘la presentazione positiva della moralità coniugale in ordine alla sua missione d’amore e di fecondità, nella luce di una visione integrale dell’uomo, della sua vocazione terrena ed eterna’”. Papa Giovanni Paolo II dedicò alla “Humanae vitae” le ultime quindici catechesi di tutto il suo ciclo sulla teologia del corpo, nel 1984. Quanto a papa Francesco, sapete che alcune domeniche fa ha celebrato il matrimonio di ventiquattro coppie. Sono stato bene attento ad ascoltare la formula che ha usato, perché nel Rituale del matrimonio c’è la prima formula che è quella che ha usato il Papa ma ce ne sono anche altre non cosí esplicite. Sarebbe interessante vedere i preti quale usano. Perché la prima formula dice: “Siete disposti ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarvi e a educarli secondo la legge di Cristo e della sua Chiesa?” “I figli che Dio vuole donarvi”: non so se tutti i preti lo dicono.