Lo sportivo stima il corpo, lo cura e lo vuole sano ed efficiente. Anche prima del sudatissimo agonismo ricerca la scioltezza e la libertà del gioco, la gioia del piacere di vivere un tempo gratuito, oltre le costrizioni e la corsa della vita. Una voglia di vita piena e di riuscita lo spinge a curare la sua crescita fisica, attraverso una disciplina che sente faticosa ma utile per il pieno possesso delle potenzialità del suo corpo.

Nessuno quanto Gesú di Nazaret, ha stima e valorizza il corpo, lui "il Verbo fatto carne" (Gv 1,14). In lui si attua il primo caso di uomo pienamente riuscito nella vita tanto da vincere la morte. Con la risurrezione del corpo, apre una prospettiva di immortalità addirittura alla materia che a noi sembra destinata a consumarsi nel nulla.

È lui che in sostanza ha immesso "un germe divino" (1 Gv 3,9) nella nostra umanità, aprendo all'uomo una prospettiva divina. Festa per la nascita di Gesú significa festa per la massima valorizzazione dell'uomo, spirito e corpo: qui il cristianesimo appare davvero come l'unico umanesimo possibile. [...] Lo sportivo sente avvincente il gioco di squadra.

Di qui nasce il confronto leale con "altri" che come lui mirano a una gioiosa amicizia, non contaminata da guadagno o da interesse. È nella logica di uno sport sano la solidarietà, l'apertura verso tutti, oltre ogni barriera di razza, cultura e religione. Dall'amicizia scaturisce la voglia di spendersi per gli altri perché è dalla gratuità che nasce un volontariato capace di gesti generosi.

E dal volontariato il senso del bene comune. Nell'alveo pulito dello sport quanto di ideale, di fraterno, di sociale è venuto al nostro mondo cosí impastato di egoismo! Ebbene a questa tensione di fraternità Gesú di Nazaret è venuto a dare forza e fondamento, con motivazioni e risorse capaci di scavalcare i nostri limiti. Ciò che misura la nostra adesione a lui è l'amore fraterno, perché "qualunque cosa avete fatto a uno dei miei fratelli piú piccoli l'avete fatto a me" (Mt 25,40); la grazia dello Spirito dell'amore è l'unico cemento che unisce oltre le debolezze, i fallimenti, i tradimenti.

Realmente, come insegna il Concilio, "chi segue Cristo diventa lui pure piú uomo" (GS, 41). [...] Lo sportivo è un uomo libero, puntiglioso nella ricerca di un successo nella vita, con la voglia di nuovi traguardi da superare. Certamente anche lui si è posto piú di una volta il bisogno della verità e la domanda sul senso del fare e del vivere. Sport, gioco, studio, lavoro, amore, impegno per gli altri, ...per quale scopo, per quale destino, per quale progetto, per quale domani? E con quale garanzia di successo, viste le difficoltà, le sconfitte, gli imprevisti, i condizionamenti? E il dolore, e la morte? Quanti interrogativi ha mai la vita, anche per chi ne è agli inizi e vi si apre con ottimismo ma non senza responsabilità!

Solo Gesú è venuto a dire come è profondamente strutturata la meravigliosa "macchina" che noi siamo, quale sia la nostra piú vera identità e il nostro autentico destino. Solo alla luce del vero volto di Dio, che Gesú ci ha mostrato, il progetto-uomo da lui creato può dare una risposta serena al notturno enigma della nostra esistenza: un Dio che è Padre, che ci ha voluti come suoi figli ed eredi, e che ci aspetta per essere "simili a Lui" (1 Gv 3,2). Non c'è altra rivelazione con la quale poter oggi intendere in modo pieno la verità dell'uomo. Fare il Giubileo per uno sportivo significa saper rispondere, dentro e al di là del gioco, alla domanda sul senso ultimo dei propri bisogni, dei propri interessi, della propria insopprimibile voglia di vita e di felicità. e conseguentemente incontrare Chi si presenta come l'unico capace di dare risposte definitive (cfr. Gv 6,68-69). Il Giubileo è occasione privilegiata per porsi di fronte alla vita e illuminarla con quella "luce vera che illumina ogni uomo" (Gv 1,9).

 

 

 

Cfr. CEI - Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero e sport, Glorificate Dio nel vostro corpo. Sussidio per la celebrazione del Giubileo degli sportivi, (Documenti: chiese locali 91), EDB, Bologna 2000, 11-13.

 

 

 

 

 

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