«DOVE DIO SCAVÒ IL POZZO»
Quando Dio ebbe finito di creare il cielo e la terra, le piante e gli animali, l'uomo e la donna, e vide che tutto era molto buono (Gn 1,31), fece una cosa nuova: inventò il riposo.
Non era propriamente il dolce far nulla, non aveva nessun sapore di stanchezza, non prevedeva la noia dei nostri pomeriggi domenicali: era semplicemente lo stupore amoroso di Dio di fronte alla bellezza scaturita dalle sue mani, il suo sguardo sorridente sulla bontà delle cose. Era una vita diversa: la vita contemplativa.
Dio non voleva per sé solo questo privilegio di godere, dall'alto, di tutta la meraviglia ove si era riflessa la sua immagine. È un bisogno dell'amore condividere la gioia. E Dio chiamò la coppia umana, in cui bellezza e forza facevano sintesi, e la invitò a partecipare alla festa. L'uomo e la donna declinarono l'invito quando pretesero di farsi "dio" con le loro mani. E da allora l'umanità non conobbe piú riposo.
Ma Dio, che non rinuncia mai alla gioia, tentò a piú riprese di convincere il suo "partner" a lasciare l'Egitto della fatica operosa per celebrare una festa nel deserto (Es 5,1) insieme con Lui, nell'intimità dell'amore. Ma essi preferirono le cisterne screpolate del loro inutile affanno alla sorgente d'acqua viva della contemplazione di Dio. Per questo Egli giurò nel suo sdegno: Non entreranno nel luogo del mio riposo (Sal 95,11). Allora Dio sognò l'Uomo nuovo e la Donna nuova e il suo sogno prese carne in Cristo Gesú nel grembo di un'umile fanciulla: Maria di Nazareth.
La coppia generatrice del nuovo popolo di Dio conobbe la strada del deserto - angoscia e solitudine - prima di raggiungere la terra promessa del riposo, e divenne modello dell'umanità del "sí" lungo il tempo della Chiesa in cammino nel mondo.
È su questa via che si sono intrecciate le vite di Francesco e di Chiara d'Assisi, l'uomo e la donna chiamati insieme a dire l'Amore che crea e si riposa, che salva come Cristo e genera come Maria. Non si comprende il misterioso fascino dell'uomo Poverello senza la segreta bellezza di Chiara; non è completo il messaggio eloquente di lui se non si coglie che la stessa Parola si è incarnata insieme e silenziosamente in lei.
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Sei venuto danzando un mattino d'estate,
m'hai preso per mano e correndo tra i verdi pascoli freschi di rugiada, in un silenzio rotto solo dall'acqua d'una sorgente,
hai sussurrato alla sete d'amore del corpo e dell'anima ardente:
Vieni con me!
E il cuore in tumulto attratto dalla tua voce quasi veniva meno a quel richiamo capace di renderlo per sempre pellegrino d'amore.
Allora nell'incanto della natura attonita ho detto: Vengo!
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L'acqua purificatrice e feconda della semplicità evangelica che Dio volle riversare sulla terra riarsa del sec. XIII in un diluvio benefico che dura fino ad oggi, sgorga dal sorriso di Chiara nel cuore di Francesco. Ad essi, come alla coppia primigenia, l'Amore si rivela come invito al riposo, alla lode, all'azione di grazie: un invito alla contemplazione. Quando Francesco si mette a riparare la chiesa di s. Damiano rispondendo con zelo di fanciullo al richiamo del Crocifisso, è Dio che gli sta scavando il pozzo da dove zampillerà la vena d'acqua contemplativa di madonna Chiara e delle sue sorelle. E lí che la visione profetica di donne sante e famose (FF 2827) chiamate insieme a lui, per un unico carisma, ad essere un popolo umile e povero (Sof 3,12) felice di non possedere che Dio solo (FF 1617), lo esalta e ne segna lo spirito per sempre.
Zampillerà la vena d'acqua contemplativa di madonna Chiara e delle sue sorelle
Francesco e Chiara: questa edizione aggiornata e gratuita dell'incessante opera creatrice e redentrice di Dio, dove non a caso, non parallelamente ma secondo la misteriosa e ineffabile complementarietà che sigilla il rapporto uomo-donna, la stessa esperienza di fede, l'identica linfa contemplativa prendono diversamente corpo, forma e sfumatura.
Francesco e Chiara: la coppia nuova nella cui unità umana appare in trasparenza il divino; lui, il sole infuocato dell'amore paterno di Dio, lei, l'acqua rigeneratrice dell'amore materno di Dio; lui, bruciato dal desiderio di contemplazione nel suo instancabile peregrinare d'apostolo, lei, traboccante di ardore missionario nella silente fecondità di un'esistenza nascosta.
Perché l'amore è cosí, se è vero amore: chiede la lotta e la quiete, la ricerca e il riposo, lo sguardo adorante e il gesto operativo. Non che Francesco dica solo l'una dimensione e Chiara l'altra: entrambi sono sintesi viva e palpitante di contemplazione e di azione, ma l'accento tonico della loro vita quotidiana rispetta il ruolo di uomo e di donna progettato all'alba del mondo, quando Dio regalò alla coppia il giardino per il tempo del lavoro e il riposo per il tempo dell'amore.
E Chiara, che amò definirsi pianticella di Francesco (FF 2751), quasi spuntata da lui come Eva dal costato di Adamo, comprese e visse il suo compito di donna all'insegna del "settimo giorno".
[ AA. VV., Come fonte sigillata, Milano 1982, 3-7; 61 ].
Laude di Francesco di Assisi alle
«Sorelle Povere di San Damiano»
Hec verba fecit beatus Franciscus in vulgari:
Audite, poverelle, dal Signor vocate,
ke de multe parte et provincie sete adunate:
vivate sempre en veritate
ke en obedientia moriate.
Non guardate a la vita defora,
ka quella dello spirito è migliora.
Io ve prego per grand'amore,
k'aiate discrecione dele lemosene
ke ve da el Segnor.
Quelle ke sunt adgravate de infirmitate
et l'altre ke, per lor, suo' adfatigate,
tute quante lo sostengate en pace
ka multo vederì cara questa fatiga:
ka ciascuna serà regina en celo coronata,
cum la vergene Maria.
Codice sec. XIV, f. 57rv (custodito nel monastero di San Fidenzio di Novaglie)
«Quanti mali e quante sventure l'umile preghiera di queste Sorelle ha risparmiato alla nostra vita» (André Frossard)