«Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui,

cenerò con lui ed egli con me» (Ap 3,20)

 

 

 

 

Introduzione

 

 

Iniziare questo cammino con un’immagine non proprio spirituale potrà sembrare paradossale, invece, è proprio questo il modo migliore per farlo, sia pure virtualmente. La virtualità, soprattutto in Internet è inevitabile, ciò che conta - ed è sempre un grave rischio - è non confondere la spiritualità con lo spiritualismo.

O la vita spirituale è concreta oppure è semplicemente falsa.

Proprio per questo uno dei primi elementi da considerare è l’approccio umano, semplice e bello come un invito a cena, fra amici. Era questo uno dei modi preferiti da Gesú per incontrare le persone. L’umanità di Cristo come ci dice anche Teresa d’Avila è l’umile via attraverso la quale raggiungiamo il mistero personale di Dio (cap. XXII della Vita di S. Teresa: cfr. S. TERESA DI GESÚ, Opere, Roma 19858).

Questa è la strada che ancor prima ha percorso umilmente lo stesso Francesco d’Assisi e questo ci insegna il Vangelo nel bellissimo dialogo fra Gesú e l’apostolo Filippo:

«Gli dice Filippo: “Mostraci il Padre e ci basta”. Gli dice Gesú: “Da tanto tempo sono con voi, e non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. Come puoi tu dire: “Mostraci il Padre”? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me stesso; il Padre che dimora in me fa le sue opere”» (IEP - Gv 14,8-10).

Essere invitati a cena vuol dire essere invitati nell’intimità di una famiglia, di un rapporto personale, di un gruppo di amici. Ecco, la vita spirituale è una vita di comunione, e il suo fine è la massima realizzazione della vocazione umana all’amore. Una comunione che ha una duplice dimensione: verticale e orizzontale, Dio e i fratelli: due estremi che si toccano, anzi, due estremi che in realtà sono compresenti, sono, infatti, l’uno nell’altro.

Questo è il nostro cammino e il nostro punto di arrivo.