1 - DOCUMENTO DI SINTESI
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La posizione della Santa Sede riguardante l'ambiente e lo sviluppo è stata specificata in vari discorsi di sua santità Giovanni Paolo II e in particolare nel messaggio per la giornata mondiale della pace 1990: Pace con Dio creatore, Pace con tutto il creato. I principi basilari che dovrebbero guidare le nostre considerazioni sui temi ambientali sono l'integrità di tutto il creato e il rispetto per la vita e per la dignità della persona umana.
1. Come suggerisce il titolo del menzionato messaggio, l'ispirazione basilare della sollecitudine della Santa Sede è per sua natura religiosa, ma essa contiene riferimenti a molte fondamentali considerazioni morali che sono condivise dalle persone di buona volontà. La crisi ecologica è essenzialmente morale e la soluzione di molti dei problemi ecologici che riguardano l'intera famiglia umana richiedono strategie e motivazioni «basate su una coerente visione morale del mondo» (Giovanni Paolo II, Messaggio per la giornata mondiale della pace 1990, n. 2; Regno-doc. 1,1990,1). La comunità internazionale non può trascurare questa dimensione etica.
2. La persona umana occupa un posto centrale all'interno del mondo e la promozione della dignità e dei diritti di tutte le persone senza distinzioni «è la fondamentale norma ispiratrice di un sano progresso economico, industriale e scientifico... L'inquinamento o la distruzione dell'ambiente sono frutto di una visione riduttiva e innaturale, che talora configura un vero e proprio disprezzo dell'uomo» (Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1990, n. 7; Regno-doc. 1,1990,2).
3. La persona umana ha una responsabilità di servizio riguardo a tutto il creato con il quale vive in interdipendenza. Quando delle persone coscientemente ignorano o trasgrediscono l'ordine di qualunque aspetto del creato, esse provocano un disordine che inevitabilmente si ripercuote sul resto dell'ordine creato e sul benessere delle generazioni future (cf. Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1990, n. 6).
4. I beni della terra - inclusi quelli prodotti dall'attività umana - sono per il beneficio di tutti. Tutti i popoli e i paesi hanno diritto al fondamentale accesso a quei beni - naturali, spirituali, intellettuali e tecnologici - che sono necessari per il loro sviluppo integrale.
5. Un'adeguata politica di sviluppo deve essere basata sulla dignità e sui diritti della persona umana e sul bene comune. «La Santa Sede nota che il benessere spirituale e materiale della persona deve essere preso in considerazione nel processo di sviluppo perché i valori spirituali danno significato al progresso materiale, allo sviluppo tecnico e alla creazione di strutture politiche e sociali che servono quella comunità di persone che chiamiamo società» (Intervento della Santa Sede alla Conferenza mondiale sulla popolazione del 1984).
Il mantenimento e la protezione del bene comune richiedono la solidarietà di tutti quanti sono coinvolti. La solidarietà comporta una consapevolezza e un'accettazione della corresponsabilità per le cause e le relative soluzioni della sfida ecologica. Riconoscere la comune responsabilità di tutti per le cause della crisi ecologica renderà possibile un dialogo, basato sulla fiducia e sul rispetto reciproci, nella ricerca delle soluzioni. L'equità, a ogni modo, richiede che l'universale compito di promuovere la solidarietà sia differenziato e complementare in base ai bisogni e alle capacità delle parti.
6. Nel campo della tecnologia gli stati, in accordo con il dovere alla solidarietà e data la dovuta considerazione al diritti di quanti sviluppano tale tecnologia, hanno obbligo di assicurare un giusto ed equo trasferimento della tecnologia appropriata, adatta a sostenere il processo di sviluppo e a proteggere l'ambiente.
7. Principi etici chiaramente definiti devono prevalere nel campo della biotecnologia, che tocca da vicino la dignità e l'integrità della persona umana. La persona umana è piú che un composto di elementi biochimici, ed essa non deve essere ridotta a soggetto di esperimenti biologici o chimici a favore del progresso biotecnologico. Tutti gli interventi sulle strutture o sul patrimonio genetico della persona che non sono diretti a correggere delle anomalie costituiscono una violazione del diritto all'integrità fisica (cf. Santa Sede, Carta dei diritti della famiglia, 22.10.1983, art. 4, c; EV 9/544). La scienza e la tecnologia sono al servizio della persona umana e i principi etici devono prevalere sopra ogni altro interesse, specialmente su quelli puramente economici. Ove possibile, strumenti legali appropriati devono essere approntati per assicurare il rispetto dei principi etici.
8. Il danno all'ambiente umano e naturale causato dalla guerra è un problema sempre piú serio. Papa Giovanni Paolo II notava già nel 1990: «Oggi qualsiasi forma di guerra su scala mondiale causerebbe incalcolabili danni ecologici. Ma anche le guerre locali o regionali, per limitate che siano, non solo distruggono le vite umane e le strutture della società, ma danneggiano la terra, rovinando i raccolti e la vegetazione e avvelenando i terreni e le acque. I sopravvissuti alla guerra si trovano nella necessità di iniziare una nuova vita in condizioni naturali molto difficili» (Messaggio per la giornata mondiale della pace, 1990, n. 12; Regno-doc. 1,1990,3).
9. La relazione dello sviluppo e dell'ambiente con la crescita demografica è complessa e spesso tenue. Nelle recenti decadi il tasso di crescita demografica è calato in molte aree del mondo, mentre esso rimane alto in alcuni dei paesi meno sviluppati. La crescita demografica, in sé e per sé, è raramente la causa primaria dei problemi ambientali. In molti casi, c'è un nesso non causale tra il numero delle persone e il degrado dell'ambiente. Infatti, le nazioni meno popolate del nord sono direttamente o indirettamente responsabili per la maggior parte degli abusi dell'ambiente globale. Quindi, le politiche miranti alla riduzione della popolazione fanno ben poco per valutare a risolvere gli urgenti problemi dell'ambiente e dello sviluppo. Le vere soluzioni a questi problemi devono coinvolgere non solo una solida programmazione economica e la tecnologia, ma la giustizia per tutti i popoli della terra.
La Santa Sede è particolarmente preoccupata delle strategie che vedono nel declino della popolazione il fattore primario nel superamento dei problemi ecologici. I programmi per ridurre la popolazione, diretti e finanziati dalle nazioni sviluppate del nord, diventano facilmente una sostituzione della giustizia e dello sviluppo nelle nazioni in via di sviluppo del sud. Questi programmi evadono la questione della giusta distribuzione e dello sviluppo delle abbondanti risorse della terra. In piú occasioni, la Santa Sede ha espresso la sua opposizione allo stabilimento di scopi o di obiettivi quantitativi riguardo alla popolazione, che comportano la violazione della dignità e dei diritti umani. Campagne sistematiche contro la nascita, dirette alle popolazioni piú povere, possono perfino condurre alla «tendenza a un certo razzismo», o a «favorire l'applicazione di certe forme, egualmente razzistiche, di eugenismo» (Sollicitudo rei socialis, n. 25; EV 10/2586).
10. Le politiche e le strategie per proteggere l'ambiente devono anche rispettare il nucleo familiare, che è «il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto alla protezione da parte della società e dello stato» (cf. Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite 16, 3). La Santa Sede sottolinea che «la società e in particolar modo lo stato e le organizzazioni internazionali, devono proteggere la famiglia attraverso misure di carattere politico, economico, sociale e giuridico, che mirino a consolidare l'unità e la stabilità della famiglia, cosicché essa possa esercitare la sua funzione specifica» (Carta dei diritti della famiglia, Preambolo, I; EV 9/540).
Conseguentemente, la Santa Sede si oppone a quelle strategie che in ogni modo tentano di limitare la libertà della coppia nel decidere l'ampiezza della famiglia o lo scaglionamento delle nascite (cf. Carta dei diritti della famiglia, art. 3, a; EV 9/543). Nelle relazioni internazionali, gli aiuti economici per il progresso dei popoli non dovrebbero essere condizionati dall'accettazione di programmi di contraccezione, sterilizzazione o aborto (cf. Intervento della Santa Sede alla Conferenza mondiale sulla popolazione del 1984 ; cf. anche Giovanni Paolo II, Messaggio a Rafael M. Salas, 7.6.1984, n. 6; Regno-doc. 13,1984,402). In questo modo, la Santa Sede difende i diritti umani delle donne e degli uomini nei paesi in via di sviluppo che sono soggetti a programmi di controllo della popolazione che non rispettano le loro coscienze, i loro diritti e la loro dignità, o le loro culture etniche e religiose.
Metodi di aborto chirurgici o farmaceutici continuano ad essere promossi come strumenti di controllo delle nascite nel contesto di politiche e di programmi miranti alla riduzione della popolazione. Tale pratica è contraria alla Raccomandazione 18 della Conferenza internazionale sulla popolazione svoltasi a Città del Messico nel 1984 (cf. Regno-doc. 21,1984, 697): vale a dire che l'aborto non dovrebbe essere promosso come un metodo di pianificazione familiare. La Santa Sede rifiuta i programmi di pianificazione familiare che includono l'aborto come metodo di pianificazione familiare o che spingono la coppia a usare la sterilizzazione o altri metodi di contraccezione che sono moralmente censurabili.
2 - DICHIARAZIONE DELLA DELEGAZIONE DELLA SANTA SEDE
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Tutti i popoli del mondo guardano con vivo interesse e grandi attese a questa Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo. La sfida che si presenta alla comunità internazionale è quella di conciliare il dovere imperativo della tutela dell'ambiente con il diritto fondamentale di tutti i popoli allo sviluppo.
1 - La centralità della persona umana.
La Chiesa cattolica affronta sia la cura e la tutela dell'ambiente che tutti i problemi riguardanti lo sviluppo dal punto di vista della persona umana. È convinzione della Santa Sede, quindi, che tutti i programmi ecologici e tutte le iniziative di sviluppo debbano rispettare la piena dignità e libertà di chiunque sia interessato da tali programmi. Questi vanno visti in rapporto alle necessità degli uomini e delle donne di oggi, delle loro famiglie, dei loro valori, del loro unico retaggio sociale e culturale, della loro responsabilità nei confronti delle future generazioni. Poiché il fine ultimo dei programmi ambientali e di sviluppo è quello di migliorare la qualità della vita umana, occorre porre la creazione nel modo migliore possibile al servizio della famiglia umana.
Il fattore ultimo determinante è la persona umana. Non sono semplicemente la scienza e la tecnologia, né i crescenti mezzi di sviluppo economico e materiale, bensí la persona umana, e soprattutto gruppi di persone, comunità e nazioni, che scelgono liberamente di affrontare insieme i problemi, che, per volontà di Dio, determineranno il futuro.
Il termine ambiente significa «ciò che circonda». Questa definizione postula l'esistenza di un centro attorno al quale esiste l'ambiente. Questo centro è l'essere umano, l'unica creatura di questo mondo che non solo è in grado di aver coscienza di sé e di quanto la circonda, ma ha il dono dell'intelligenza per esplorare, della sagacia per utilizzare, e che in ultima analisi è responsabile delle proprie scelte e delle conseguenze di tali scelte. La lodevole e accresciuta consapevolezza dell'attuale generazione verso tutti i componenti dell'ambiente e i conseguenti sforzi per tutelarli e proteggerli, invece di indebolire il posto centrale dell'essere umano, ne accentuano il ruolo e le responsabilità.
Allo stesso modo non si può dimenticare che l'obiettivo autentico di ogni sistema economico, sociale e politico e di ciascun modello di sviluppo è il progresso integrale della persona umana. Lo sviluppo è chiaramente qualcosa di molto piú vasto di progressi economici misurati in termini di prodotto nazionale lordo. L'autentico sviluppo ha come criterio la persona umana con tutte le sue necessità, le giuste aspettative e i suoi fondamentali diritti.
Complementare al rispetto per la persona e per la vita umana, è la responsabilità di rispettare tutta la creazione. Dio è creatore e pianificatore dell'intero universo. L'universo e la vita in tutte le sue forme sono una testimonianza del potere creatore di Dio, del suo amore, della sua costante presenza. Tutta la creazione ci ricorda il mistero dell'amore di Dio. Come ci dice il libro della Genesi: «Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona» (Gen 1,31).
II. La dimensione morale.
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Nei primissimi stadi che hanno condotto alla convocazione di questa conferenza, l'Assemblea generale ha sottolineato che «visto il carattere globale dei maggiori problemi ambientali, esiste un interesse comune da parte di tutti i paesi di mettere a punto politiche volte a raggiungere uno sviluppo sostenibile ed ecologicamente sano nel contesto di un sano equilibrio ecologico».
La Santa Sede è sempre stata e continua a essere molto interessata ai problemi che la conferenza sta discutendo. Nel corso delle laboriose fasi preparatorie, la delegazione della Santa Sede ha esaminato attentamente e con deferenza le numerose proposte di natura tecnologica, scientifica e politica che sono state avanzate e apprezza i contributi offerti dai numerosi partecipanti al processo. Fedele alla sua natura e alla sua missione, la Santa Sede ha continuato a sottolineare i diritti e i doveri, il benessere e le responsabilità di individui e società. Per la Santa Sede, i problemi dell'ambiente e dello sviluppo rappresentano, alla radice, questioni di natura morale ed etica, che comportano due obblighi: l'urgente imperativo di trovare soluzioni e l'ineludibile domanda che ogni soluzione proposta corrisponda a criteri di verità e giustizia.
«Teologia, filosofia e scienza concordano nella visione di un universo armonioso, cioè di un vero "cosmo", dotato di una sua integrità e di un suo interno e dinamico equilibrio. Questo ordine deve essere rispettato : l'umanità è chiamata a esplorarlo, a scoprirlo con prudente cautela e a farne poi uso salvaguardando la sua integrità». Il Creatore ha posto gli esseri umani al centro della creazione, rendendoli amministratori responsabili, non despoti sfruttatori del mondo che li circonda. «D'altra parte, la terra è essenzialmente un'eredità comune, i cui frutti devono essere a beneficio di tutti. Ciò ha dirette implicazioni per il nostro problema. È ingiusto che pochi privilegiati continuino ad accumulare beni superflui dilapidando le risorse disponibili, quando moltitudini di persone vivono in condizioni di miseria, al livello minimo di sostentamento. Ed è ora la stessa drammatica dimensione del dissesto ecologico a insegnarci quanto la cupidigia e l'egoismo, individuali o collettivi, siano contrari all'ordine del creato, nel quale è inscritta anche la mutua interdipendenza».
III. Gli obblighi derivanti: amministrazione e solidarietà.
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I concetti di un universo ordinato e di un comune retaggio indicano la necessità di sviluppare nel cuore di ciascun individuo e nelle attività di ogni società, un autentico senso di amministrazione e di solidarietà.
È dovere di un amministratore responsabile prendersi cura dei beni che gli sono stati affidati, non di appropriarsene; di custodirli e migliorarli, non di distruggerli e dissiparli. L'umiltà, non l'arroganza, deve essere il giusto atteggiamento dell'umanità vis-a-vis con l'ambiente. Le emozionanti scoperte del nostro secolo hanno consentito alla mente umana di penetrare con uguale successo tanto nell'infinitesimamente piccolo quanto nell'incommensurabilmente grande. I risultati sono stati ambivalenti, in quanto abbiamo costatato che, senza l'etica, la scienza e la tecnologia possono essere usate sia per uccidere che per salvare le vite, sia per manipolare che per nutrire, sia per distruggere che per costruire. Un'amministrazione responsabile esige la considerazione per il bene comune: non è consentito ad alcuna persona, ad alcun gruppo isolato di persone, determinare il proprio rapporto con l'universo. Il bene comune universale trascende qualsiasi interesse privato, tutti i confini nazionali, e giunge, al di là del momento presente, fino alle generazioni future.
Perciò la solidarietà diventa un urgente imperativo morale. Siamo tutti parte della creazione di Dio - viviamo come una famiglia umana. Tutto il creato è retaggio di ciascuno. Tutti ugualmente creati da Dio, chiamati a partecipare ai beni e alla bellezza dell'unico mondo, gli esseri umani sono chiamati a una solidarietà di dimensioni universali, «una solidarietà cosmica» animata dall'amore autentico che deriva da Dio. L'educazione alla solidarietà è una necessità urgente del nostro tempo. Dobbiamo imparare nuovamente a vivere in armonia, non soltanto con Dio e tra di noi, ma con la stessa creazione. Il Cantico delle creature di san Francesco d'Assisi potrebbe giustamente diventare l'inno di una nuova generazione che ama e rispetta in un unico abbraccio il Creatore e tutte le creature di Dio.
L' amministrazione responsabile e l'autentica solidarietà non sono rivolte soltanto alla protezione dell'ambiente, ma, allo stesso modo, agli inalienabili diritti e doveri di tutti i popoli allo sviluppo. Le risorse della terra e i mezzi per accedervi e usarle devono essere saggiamente controllati e giustamente condivisi. Le esigenze di tutelare e proteggere l'ambiente non possono essere usate per impedire il diritto allo sviluppo, né lo sviluppo può essere invocato per sfruttare l'ambiente. Il compito di giungere a un giusto equilibrio è la sfida di oggi.
Gli scandalosi esempi di consumo e spreco di ogni tipo di risorsa da parte di pochi devono essere corretti al fine di garantire la giustizia e un ragionevole sviluppo a tutti, ovunque nel mondo. Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato che «l'austerità, la temperanza, l'autodisciplina e lo spirito di sacrificio devono informare la vita di ogni giorno, affinché non si sia costretti da parte di tutti a subire le conseguenze negative della noncuranza dei pochi». I paesi in via di sviluppo, nella loro legittima aspirazione di migliorare il proprio stato e di emulare i modelli esistenti di sviluppo, comprenderanno e si opporranno al pericolo che può occorrere alle proprie popolazioni e al mondo con l'adozione di strategie di crescita impostate su vasti sprechi, finora largamente impiegate, che hanno condotto l'umanità al punto in cui si trova.
Nuove risorse, la scoperta di nuovi materiali sostitutivi, sforzi decisi nella messa a punto di programmi di conservazione e di riciclaggio, hanno contribuito alla protezione delle riserve conosciute; lo sviluppo di nuove tecnologie fa ben sperare in uno sfruttamento piú efficiente delle risorse.
Per le nazioni in via di sviluppo, a volte ricche di risorse naturali, l'acquisizione e l'impiego di nuove tecnologie rappresenta una chiara necessità. Solo una giusta ripartizione globale della tecnologia renderà possibile il processo di un sostenibile sviluppo.
Quando si considerano i problemi dell'ambiente e dello sviluppo, occorre anche dare la giusta attenzione al complesso problema della popolazione. La posizione della Santa Sede riguardo alla procreazione viene spesso travisata. La Chiesa Cattolica non propone la procreazione a qualsiasi costo. Essa insiste sul fatto che la trasmissione della vita e la sua cura devono essere esercitate con un grandissimo senso di responsabilità. Essa riafferma la sua costante posizione che la vita umana è sacra; che è diritto dei coniugi decidere le dimensioni della famiglia e l'intervallo tra le nascite, senza pressioni da parte di governi od organizzazioni. Tale decisione deve rispettare pienamente l'ordine morale stabilito da Dio, tenendo conto della responsabilità degli sposi tra di loro, dei figli che già hanno e della società cui appartengono. Ciò cui la Chiesa si oppone è l'imposizione di politiche demografiche e la promozione di metodi di limitazione delle nascite che sono contrari all'oggettivo ordine morale e alla libertà, dignità e coscienza dell'essere umano. Allo stesso tempo, la Santa Sede non considera le persone come semplici numeri, o soltanto in termini economici. Essa afferma con forza la sua preoccupazione che i poveri non vengano considerati come se, per il solo fatto di esistere, fossero la causa, piuttosto che le vittime, della mancanza di sviluppo e del degrado ambientale.
Per quanto grave sia il problema dell'interrelazione tra ambiente, sviluppo e popolazione, questo non può essere risolto in modo troppo semplicistico e molte delle piú allarmanti previsioni si sono dimostrate false e sono state confutate da diversi studi recenti. «Le persone non nascono soltanto con bocche che chiedono di essere sfamate, ma anche con mani che possono produrre, e menti che sono in grado di creare e innovare».
Per quanto riguarda l'ambiente, solo per fare un esempio, paesi con solo il 5% della popolazione mondiale sono responsabili di oltre un quarto dell'emissione principale del gas che provoca l'effetto-serra, mentre paesi che ospitano oltre un quarto della popolazione mondiale contribuiscono a un'emissione del 5% dello stesso gas.
Uno sforzo serio e concertato per la protezione dell'ambiente e la promozione dello sviluppo non sarà possibile, se non si affrontano direttamente le forme strutturali di povertà che esistono in tutto il mondo. L'ambiente viene distrutto e lo sviluppo arrestato dallo scoppio di guerre, quando i conflitti interni distruggono case, campi e fabbriche, quando situazioni intollerabili costringono milioni di persone a cercare disperatamente rifugio fuori dai propri paesi, quando le minoranze sono oppresse, quando i diritti dei piú deboli - donne, bambini, anziani e ammalati - sono ignorati o sfruttati.
«Occorre... aiutare i poveri, cui la terra è affidata come a tutti gli altri, a superare la loro povertà, e ciò richiede una coraggiosa riforma delle strutture e nuovi schemi nei rapporti tra gli stati e i popoli».
Infine la Santa Sede invita la comunità internazionale a scoprire e a proclamare che i problemi in esame hanno una dimensione spirituale. Gli esseri umani hanno bisogno e hanno il diritto di avere di piú che aria e acqua pulite, di piú che un progresso economico e tecnologico. Gli esseri umani sono anche fragili, e occorre suonare un allarme contro l'inquinamento delle menti e la corruzione dei cuori: sia nel mondo in via di sviluppo che in quello industrializzato. La diffusione dell'odio, della falsità e del vizio, il traffico e il consumo di stupefacenti, l'egoismo spietato che disprezza i diritti degli altri - perfino il diritto alla vita - sono tutti fenomeni che non possono essere misurati con strumenti tecnici, ma i cui effetti a catena distruggono gli individui e le società. Sforziamoci di dare a ogni uomo, donna e bambino, un sano e salubre ambiente fisico, uniamo le nostre forze per procurare loro delle reali opportunità di sviluppo, ma in questo processo non permettiamo che siano derubati delle loro anime. Similmente, anche il valore estetico dell'ambiente deve essere considerato e tutelato, aggiungendo in tal modo bellezza e ispirata espressione artistica alle attività dello sviluppo.
La Santa Sede considera questa conferenza una grande sfida e un'opportunità unica che i popoli del mondo stanno offrendo alla comunità internazionale. I problemi che il mondo di oggi deve affrontare sono molto seri e perfino minacciosi. Tuttavia l'occasione è a portata di mano. Evitando il confronto e impegnandosi nel dialogo onesto e nella solidarietà sincera, tutte le forze debbono unirsi in un'avventura positiva di ampiezza e collaborazione senza precedenti, che ridarà speranza alla famiglia umana e rinnoverà il volto della terra.
Rio de Janeiro, 5 giugno 1992.
+ Renato R. Martino, Capo-delegazione
Cfr. Enchiridion Vaticanum Supplementi - Documenti della Santa Sede (1988-1992), Bologna 1992, nn. 458-461.
N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.
Dichiarazione di Rio sull'ambiente e lo sviluppo