63) Dio si interessa davvero alle nostre vicende personali?
Senza il minimo dubbio! Per quale motivo non dovrebbe? Forse per limiti di tempo o di possibilità? Sarebbe assurdo, dal momento che Dio non ha limiti di alcun genere. Al contrario, l'autentica fede cristiana conduce proprio a questa certezza ed essa è il primo passo per una vera e profonda conversione personale.
Dio si interessa a tutte le nostre vicende umane, anche alle piú piccole, perché noi, ognuno di noi, sta al vertice della creazione visibile ed è l'oggetto piú caro del suo amore. Chi pensa il contrario lo fa perché non conosce né l'amore, né la potenza di Dio e ragiona solo in base alla piccolezza della mente umana. Se non fosse cosí che senso avrebbero le parole del Vangelo dove è detto: «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete piú di molti passeri!» (Mt 10,29-31)?
Il Dio della vita, nel suo amore senza confini dunque si prende cura perfino degli animali, cosí attesta anche il Salmista quando proclama: «Uomini e bestie tu salvi, Signore» (Sal 36,7). In realtà non pochi desiderano pensare ad un Dio che non si cura delle nostre vicende personali solo per esimersi dal pensiero di Dio e del suo amore. C'è chi vuole fuggire dall'amore di Dio, chi preferisce non pensarci, per continuare a vivere tranquillamente nel proprio egoismo, senza doversi porre alcun problema. Per dirla in poche parole: c'è chi preferisce non ricevere alcunché per non dover poi ringraziare! Proprio cosí, perché amor... con amor si ripaga.
C'è chi preferisce crearsi un'immagine di Dio che è quella degli illuministi e dei massoni: il grande architetto dell'universo si cura solo dei massimi sistemi, non certo delle formiche che vi abitano. Ebbene, una simile mentalità è radicalmente lontana dalla fede cristiana e chi vi indugia rende vana la grazia divina perché rifiuta il suo dono piú grande, chiudendo le porte alla comunione con Dio che chiama i suoi figli sempre e solo per nome, uno per uno. Lo stesso amore divino traspare nel discorso evangelico sulla provvidenza dove nulla è lasciato al caso ma si integra in un disegno piú grande aperto alla fede e alla speranza:
«Per la vostra vita non affannatevi di quello che mangerete o berrete, e neanche per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita forse non vale piú del cibo e il corpo piú del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse piú di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito?
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.
Ora se Dio veste cosí l'erba del campo, che oggi c'è e domani verrà gettata nel forno, non farà assai piú per voi, gente di poca fede?
Non affannatevi dunque dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani; il Padre vostro celeste infatti sa che ne avete bisogno.
Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta» (Mt 6,25-33).