Ogni domenica e nelle feste, dopo il canto corale delle "Lodi" nella cappella del coro, il Capitolo si reca processionalmente all'altare dalla Cattedra, dove si celebra la solenne liturgia eucaristica nella quale generalmente concelebrano decine di sacerdoti in prevalenza stranieri. Una celebrazione molto solenne con una liturgia impeccabile, da tutti apprezzata e lodata, diretta normalmente da almeno tre cerimonieri.

La celebrazione, che è sempre presieduta da un canonico (e dal Cardinale Arciprete nelle solennità), è in latino, ma una delle letture è in lingua straniera, tenendo conto dei partecipanti, e anche alcune preghiere dei fedeli sono proclamate nelle principali lingue straniere e cosí la celebrazione assume carattere universale.

Tenendo conto della presenza sempre costante di molti stranieri, l'omelia della Messa, che è in italiano, non si protrae oltre gli otto o dieci minuti. Una disposizione saggia, che dovrebbe essere imitata da tutti i sacerdoti nelle omelie delle Messe domenicali (spesso si lamenta la loro lunghezza a scapito sovente dell'efficacia).

Inoltre questa celebrazione eucaristica, che è sempre accompagnata dalla musica e dal canto della "Cappella Giulia", fondata dal Papa Giulio II e che è la corale del Capitolo Vaticano, viene spesso arricchita da molti cori italiani e stranieri, cattolici e acattolici, che considerano un onore cantare nella Basilica di San Pietro, e che conferiscono alla celebrazione particolare solennità, perché danno al loro canto modulazioni e vibrazioni di grande effetto musicale.

In una recente domenica ben sette cori stranieri hanno chiesto contemporaneamente di poter cantare durante la Messa domenicale. Il maestro della Cappella Giulia, il noto musicista Pablo Colino, li accontentò tutti facendo eseguire da ciascuno una parte della celebrazione eucaristica, creando un'atmosfera musicale veramente toccante e, sotto certi aspetti, inedita e di notevole effetto. I fedeli, sempre numerosi, seguono con particolare interesse il canto liturgico e talvolta, alla fine della Messa, qualche speciale esecuzione viene conclusa con un convinto e clamoroso applauso.

Tante volte, meditando su questa canora preghiera ho pensato a Sant'Agostino il quale, dopo aver partecipato ai canti liturgici della ricca liturgia ambrosiana, si commuoveva fino alle lacrime, come dice nelle "Confessioni", e attraverso il gusto della musica sacra e dei canti liturgici, si avvicinava lentamente a Dio, fino ad essere portato alla conversione ed alla totale consacrazione a Dio.

Bisognerebbe curare con maggiore impegno le celebrazioni liturgiche, perché esse sono un magnifico veicolo che elevano l'anima fino a Dio. Ben a ragione Sant'Agostino diceva: "Qui bene cantat, bis orat": chi canta bene, prega due volte.

 

 

 

 

Cfr. Don Enea uomo di Dio, a cura di Mario Merenda, Tip. Grafica Cosentina, Cosenza 2000, 84-85.