C'è chi vorrebbe trasformare in esperienza "spirituale" l'attività sportiva aggiungendo ad essa qualche pratica religiosa. Ma è proprio in questo modo che si accende lo spirito? In questo modo corriamo il rischio di sperimentare lo spirituale come qualcosa da "aggiungere" alla vita concreta dell'uomo. [...] Accendere lo spirito significa diventare "consapevoli" che siamo "tempio dello Spirito Santo" nel profondo del nostro essere e quindi chiamati a riconoscere la santità della persona e del mondo che mi circonda. Quando lo sport è capace di "accendere lo spirito"?
Quando è capace di conferire a chi lo pratica la padronanza di sé e, quindi dei suoi atti. Questa capacità, che non si ottiene mai in maniera definitiva e che quindi ha bisogno di un costante impegno per essere migliorata, dovrebbe essere fra le mete di ogni persona, anche di chi fa sport. Lo sport è capace di colorare l'azione di ogni atleta con dati morali quali la bontà, la lealtà, la generosità, l'abnegazione, la solidarietà, il coraggio, la disciplina, il senso della responsabilità, la socievolezza e lo spirito di socialità, il fair play, il sano orientamento estetico, l'apprezzamento della natura, della vita e dei valori spirituali. [...] Fare sport vuol dire far fruttare questi doni dello Spirito Santo nella nostra attività fisica.
Scrive San Paolo: "Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge" (Gal 5,5). Fare sport significa educare il corpo come strumento della volontà al servizio del bene. "Voi ben sapete che lo sport, in tutte le sue espressioni, prima ancora di essere manifestazione agonistica, è tensione morale. Esige una carica ideale. Lo sport rischia di degradare l'uomo, se non è basato e sorretto dalle virtú umane della lealtà, della generosità e del rispetto delle leggi del gioco, oltre che del giocatore.
Virtú, queste, che ben si armonizzano con lo spirito cristiano, perché esigono capacità di dominio di se stessi, abnegazione, sacrificio, umiltà e quindi atteggiamento di gratitudine verso Dio, che è datore di ogni bene, e quindi anche delle necessarie doti fisiche e intellettuali. Lo sport non è semplice esercizio di muscoli, ma scuola di valori morali e di educazione al coraggio, alla tenacia e al superamento della pigrizia e della trascuratezza; è inoltre antidoto alla mollezza, allo scoraggiamento e avvilimento della sconfitta.
Scuola di valori morali e di educazione al coraggio, alla tenacia
e al superamento della pigrizia e della trascuratezza...
Non c'è dubbio che questi valori siano di sommo interesse per la formazione di una personalità, che considera lo sport non fine a se stesso, ma come mezzo di totale e armonico sviluppo fisico, morale e sociale. La vostra professione di atleti vi offre, tra le altre, anche la possibilità di migliorare le condizioni spirituali della vostra persona. Chiamati, come siete, ad esercitare spesso le vostre competizioni in mezzo alla natura, tra le meraviglie dei monti, dei mari, dei campi e dei nevai, voi siete posti nelle condizioni migliori per avvertire il valore delle cose semplici ed immediate, il richiamo alla bontà, l'insoddisfazione della propria pochezza, e per meditare sui valori autentici, che sono al fondo della vita umana.
Anche la disciplina, necessaria per condurre le prestazioni sportive, può considerarsi un presupposto per l'elevazione spirituale; infatti essa crea un certo tipo di controllo personale, di cui ogni passo verso la perfezione ha assoluto bisogno. Dice l'apostolo Paolo a questo riguardo: "Ogni atleta è temperante in tutto; essi lo fanno per ottenere una corona corruttibile, noi invece una incorruttibile. Io dunque corro, ma non come chi è senza meta; faccio il pugilato, ma non come chi batte l'aria" (1 Cor 9,25). Con queste parole, San Paolo inculca la necessità non solo di una ginnastica dei muscoli, ma anche di una ginnastica dello spirito mediante l'esercizio delle virtú cardinali, cioè prudenza, giustizia, fortezza e temperanza, e di quelle teologali, cioè fede, speranza e carità" (Giovanni Paolo II, Discorso ad un gruppo di olimpionici, 24-11-1984).
Cfr. CEI - Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero e sport, Glorificate Dio nel vostro corpo. Sussidio per la celebrazione del Giubileo degli sportivi, (Documenti: chiese locali 91), EDB, Bologna 2000, 18-21.