Gli sportivi, fatti consapevoli delle valenze etiche dello sport, sono chiamati a riconoscere gli aspetti di peccato presenti nel mondo dello sport. Se è contro l'uomo lo sport è deplorevole e rovinoso, perché "lo sport è per l'uomo e non l'uomo per lo sport". Lo sport non è un dio da servire, ma deve aiutare a rendere gloria a Dio, come unico Signore del cielo e della terra.
Lo sport infatti non è dominio sull'altro per umiliarlo; non è mancare di rispetto all'avversario e trasformare la festa in insulto; non è violazione della natura corporea, distruzione della solidarietà; non è puro esercizio fisico-motorio privo dell'afflato spirituale. Il corpo è "tempio di Dio" e il tempio esige la lode, la gloria, la riconoscenza. Come scrive san Paolo: "Glorificate Dio nel vostro corpo" (1 Cor 5,15). [...] L'annuncio dell'anno di grazia del Signore è la caratteristica essenziale del Giubileo. Esso produce liberazione, gioia e festa per l'intervento misericordioso da parte di Dio.
L'avvenimento dell'Incarnazione è per l'uomo la certezza dell'amore di Dio, della "visita" di Dio e dunque della sua rinnovata alleanza, della sua definitiva vicinanza. La fedeltà di Dio verso l'uomo spinge l'uomo alla speranza, perché reso sicuro che la sua solitudine è abitata dall'amore, la sua angoscia è vinta dalla fiducia, la disperazione per il futuro è sciolta dalla promessa. In chi crede, la paura scompare e il fallimento si colora di umile accoglienza del proprio limite.
Gli sportivi riscoprono nell'attività agonistica e nel gioco la gioia di vivere, il piacere di esprimere le proprie potenzialità, la bellezza dell'essere insieme. "Quanto è bello per i fratelli stare insieme" (Sal 132): è l'acclamazione estasiata del cantore biblico, ed è anche lo stupore gioioso di chi sa "giocare" insieme per divertirsi, per manifestare il desiderio di fraternità, per accogliersi vicendevolmente nelle proprie diversità.
Il vero sportivo sprizza gioia in sé e negli altri perché si rende conto che tutto viene da Dio e il suo gesto sportivo rispecchia la gloria del Creatore e costruisce una fraternità piú vera e una condivisione piú duratura. [...] L'affacciarsi del terzo millennio, come di un'epoca nuova, sollecita la fantasia piú bella verso obiettivi di rinnovamento a tutti i livelli. Non con sogni velleitari, né con prospettive illusorie va affrontato il futuro, ma con alto convincimento progettuale e culturale, che fonda condizioni di vita ispirate dal vangelo, come di una "nuova primavera" dello spirito.
Il mondo dello sport ha bisogno di un esaltante slancio creativo, di un rafforzamento di valori e di motivazioni, di generose volontà orientate a traguardi di nuovo umanesimo e di civiltà dell'amore. Anche per lo sport urge una "primavera" esigente, che deve farlo rifiorire in modo che aiuti l'uomo a ritrovare la sua misura, la sua coscienza, la sua collocazione nella società. Gli sportivi sanno accogliere questo messaggio impegnativo e renderlo fecondo per il tempo futuro. Innumerevoli ragazzi e giovani attendono di essere "convocati" alla celebrazione del Giubileo degli Sportivi, per esperimentare una festa grande da vivere nello sport e nella vita di ogni giorno.
Cfr. CEI - Ufficio nazionale per la pastorale del tempo libero e sport, Glorificate Dio nel vostro corpo. Sussidio per la celebrazione del Giubileo degli sportivi, (Documenti: chiese locali 91), EDB, Bologna 2000, 8.9-10.