Incontriamo oggi il terzo centurione, Cornelio. Chi era? Dal suo libretto matricolare leggiamo queste notizie: è italiano, centurione a Cesarea dove vive con la famiglia.
Le sue note caratteristiche sono eccellenti. "Uomo pio e timorato di Dio": un credente convinto e convincente, tanto da avere contagiato col suo esempio l'intera famiglia e i suoi commilitoni. Crede nel Dio di Israele ed è obbediente alle prescrizioni della legge mosaica, senza essere passato formalmente al giudaismo. Il suo comportamento religioso è segnato dalla carità e da una costante preghiera per chiedere luce e guida, per crescere nella fede e nel timore di Dio, le sue opere sono molto apprezzate cosi come le sue preghiere. Dio interviene nella sua vita e, gratuitamente e generosamente, lo guida sulla retta via. In lui ravvisiamo il modello classico dell'uomo di buona volontà, ricco di concretezza e di umiltà.
Il centurione Cornelio diviene strumento dello Spirito Santo per illuminare la Chiesa nascente su un problema di fondamentale importanza: l'ammissione dei pagani nella Chiesa.
Ecco come si svolsero le cose. Un angelo di Dio appare a Cornelio per dirgli di invitare l'apostolo Pietro a casa sua. Egli allora, per rintracciarlo, invia i suoi servitori a Giaffa dove, trovatolo, lo invitano a Cesarea. Nel frattempo Pietro ha una visione nella quale è invitato a mangiare cibi ritenuti immondi e gli viene detto di esaudire coloro che bussano alla sua porta. Pietro li segue con fiducia e arriva nella casa di Cornelio dove, dopo aver confrontato le rispettive visioni, risulta chiaro il messaggio che il Signore vuol dare loro: "Dio non fa preferenza di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appartenga, è a lui accetto". Nella casa di Cornelio, Pietro si ferma alcuni giorni, annuncia il dono di salvezza e battezza Cornelio e tutta la sua famiglia.
Questo racconto biblico è per tutti i militari di fondamentale importanza. Attraverso un soldato italiano, Dio guida l'apostolo Pietro, il primo Papa, a prendere una grande decisione: offrire anche ai pagani l'annuncio della salvezza ed egli, per primo, si fa battezzare con la sua famiglia.
Non deve essere stato facile per i due obbedire ciecamente allo Spirito Santo che li costringeva a nuove scelte. Pietro vuol essere fedele a Dio e all'antica legge che gli vieta di mangiare cibi immondi: "No davvero, Signore, poiché io non ho mai mangiato nulla di profano e di immondo". Lo Spirito Santo invece, gli insegna un'obbedienza piú grande: egli non deve rimanere chiuso in uno schema umano, ma deve lasciarsi guidare da Dio verso una giustizia piú grande. Abituato ad un certo stile di vita, si libera dai pregiudizi e aderisce all'invito del centurione. Dio educa pazientemente Pietro a non piú far distinzione tra cibi puri e impuri, tra amici e nemici, ma considerare tutti come fratelli.
Anche Cornelio si rivela profondamente libero pur avendo tutte le condizioni per non esserlo: è un pagano passato al giudaismo e, come spesso avviene, questi convertiti tendono a divenire dei fanatici; è un militare e per i militari la tradizione è sacra: "Si è sempre fatto cosi". Invece, possiede tanta maturità e apertura di cuore da obbedire, prontamente, all'invito di Dio che lo spinge a lasciare il giudaismo per una fede piú grande. Nei molteplici gesti di carità concreta poi, emerge la grande virtú di Cornelio. La carità infatti, ci fa vedere il mondo in modo nuovo, ci fa scoprire gli altri non come degli avversari o dei nemici, ma come dei fratelli.
La logica religiosa della purità-impurità divideva gli uomini. Lo Spirito Santo conduce Pietro da Cornelio ed egli lo accoglie in casa sua: essi vivono una nuova logica, quella della fratellanza e dell'unione, della ricerca di ciò che unisce, piuttosto di ciò che divide. Questo vero cristiano è l'esempio per questa nostra Chiesa che prega e vuol vivere pienamente la carità, che adora il vero Dio e lo vuol servire nei fratelli.
Roma, 5 maggio 1999
+ Giuseppe Mani