Santa Messa concelebrata dall'Ordinario Militare e dai Cappellani Militari
prima dell'udienza del Santo Padre
Omelia
Sig. Ministro della Difesa,
Sig. Capo di Stato Maggiore della Difesa,
Sigg. Capi di Stato Maggiore e Comandanti Generali,
Autorità Politiche e Militari,
Carissimi Cappellani,
Associazioni del PASFA, Combattentistiche e d'Arma,
Cari Amici!
1. È con vera emozione che saluto tutti e ciascuno da questo altare che sorge sul sepolcro del Beato Pietro. In questo luogo, infatti, il Principe degli Apostoli ha versato il sangue per Cristo ed è stato sepolto. Qui da millenni i cristiani continuano a recarsi in pellegrinaggio perché la fede sia confermata e l'appartenenza cordiale alla Chiesa si rafforzi. Qui siamo nel cuore della Cristianità e ognuno si trova a casa. Il nostro pensiero grato si rivolge al Santo Padre che tra poco avremo il dono di incontrare. A lui va il nostro affetto, per lui la nostra preghiera. La Diocesi dell'Ordinariato Militare è oggi particolarmente rappresentata per la tradizionale Messa che anticipa la gioia del Natale. Insieme vogliamo pregare per tutti i Militari che, in Italia e all'estero, operano quali ministri dell'ordine e della sicurezza. Vogliamo pregare per le nostre famiglie, per i nostri cari che condividono impegno e fatiche. Ricordiamo i nostri defunti, in particolare coloro che sono caduti nell'esercizio del loro dovere. Il Signore porti a tutti il dono della pace del cuore, premessa di ogni giustizia e di ogni altra pace.
2. Il Vangelo oggi ci presenta Giovanni Battista. È Gesú stesso che ne parla descrivendolo con la suggestiva immagine della lampada che arde e risplende. In realtà, la similitudine definisce tutti i discepoli di Cristo. Siamo tutti chiamati ad essere lampada, consapevoli che la luce è solo Cristo. Ciò comporta una grande umiltà per non sostituirci a Lui e per accogliere Lui, vera luce del mondo; accoglierlo nella nostra vita. La luce che Gesú ci porta con il Natale è quella della assoluta prossimità di Dio. Egli nella santa notte rompe la solitudine degli uomini e offre la sua vicinanza, per essere non solo Dio, ma Dio-con-noi, Emmanuele. II mondo è colmo di solitudini che, come invisibili prigioni, dividono gli uni dagli altri! Ingiustizie, miseria, paure, risentimenti, presunzioni, ferite non risanate... creano inesorabili solitudini che, come spire mortali, avvolgono e soffocano l'esistenza. L'incondizionata vicinanza di Dio diventa luce che brilla nelle lande desolate, palesi o segrete, di ciascuno. E con la luce della sua presenza rinasce la vita! Non possiamo non interrogarci: lasciamo noi che la luce di Cristo, della sua amicizia, delle sue salutari esigenze, abiti i nostri deserti interiori? Siamo disponibili a Lui, che si è fatto assolutamente disponibile a noi? Nella misura in cui questo avviene, è Natale: e diventiamo lampada per gli altri. La prossimità di Cristo, infatti, non solo è grazia per i credenti, ma è anche responsabilità, perché tutti possano conoscere e accogliere la calda luce della sua presenza. Conoscerla e accoglierla attraverso la luminosità del nostro cuore, del nostro dire, del nostro operare.
3. Il Signore Gesú continua nel suo discorso: afferma che le sue opere testimoniano di lui, della verità della sua persona, del suo insegnamento, della sua missione redentrice. Il Signore ci ricorda cosí un criterio essenziale per comprendere la verità della fede: quello dell'esperienza diretta e personale del Vangelo e della sua misura alta. Gli Apostoli sono i testimoni diretti e credibili delle opere di Cristo: noi giustamente ci fidiamo di loro. Ma Gesú ci indica anche un'altra via per scoprire la verità del Vangelo: viverlo! Cercare di viverlo nonostante le debolezze quotidiane. Finché restiamo a calcolare vantaggi e svantaggi del vivere cristiano, non si approderà a nulla. È necessario "scommettere" sulla fede, come ricordava Pascal. È necessario - come invita il Santo Padre - vivere "veluti si Deus daretur", come se Dio ci fosse: solo allora l'anima giunge a cogliere con certezza la calda luce della sua esistenza, e, in Gesú, della sua amorosa vicinanza. Solo cosí si può giungere a vedere che il Vangelo è non solo possibile, ma anche affascinante, corrispondente alle aspirazioni profonde del cuore umano, capace di suscitare in ciascuno il pianto e l'incanto: il pianto per la nostra pochezza; l'incanto della sua avvincente verità e bellezza. Sí, giocarsi giorno per giorno nel rapporto d'amicizia con Cristo e con le richieste della vita evangelica è la strada maestra per riconoscerne la verità e il bene non solo per l'individuo, ma anche per la società intera. Basta pensare a quella particolare e nota "umanità" dell'anima e del tratto dei nostri Militari che brilla in modo particolare all'estero nelle missioni di pace. È un'umanità che non nasce dal nulla, ma che attinge ispirazione e linfa dalle radici cristiane del nostro Paese. Quante volte sono rimasto colpito dalla sincera affezione alla cappella che è presente in ogni ente militare, all'immagine della Madonna e dei Santi protettori! Quante volte vi ho visti costruire nel tempo libero, con entusiasmo e sacrificio personale, i vostri luoghi di culto! Quante volte ho visto la vostra carità fraterna e operosa.
Carissimi Amici, insieme ai nostri Cappellani Militari ai quali rinnovo tutta la mia stima e la mia gratitudine di Vescovo, vi ringrazio per la bontà del vostro cuore, per la simpatia e la fiducia che avete verso i vostri Sacerdoti, per la serietà con cui servite il Paese e la pace. Camminiamo insieme! Continuiamo a crescere nella stima vicendevole, nell'aiuto reciproco, nella comune fede in Gesú, nell'amore alla Chiesa che vi stima e vi ama. Da questo luogo sacro per la Cristianità, dalla tomba dell'Apostolo Pietro, prego per voi, per tutti i Militari, per le vostre famiglie, per la nostra Patria. Chiedo a voi una preghiera per noi, Sacerdoti al vostro servizio, perché possiamo essere servitori generosi delle vostre comunità, liberi e fedeli alla nostra missione pastorale.
Il Signore ci benedica tutti con il dono della serenità e della pace.
Indirizzo di saluto dell'Ordinario Militare per l'Italia,
S.E. Mons. Angelo Bagnasco
Beatissimo Padre,
per le Forze Armate Italiane è questo un giorno di grande gioia: l'incontro con Lei, Vicario di Cristo e Successore di San Pietro, ci mette a diretto e personale contatto con il Pastore della Chiesa Universale. A nome mio personale, del Sig. Ministro della Difesa, delle Autorità Militari presenti, dei Cappellani e degli appartenenti all'Esercito, alla Marina, all'Aeronautica, ai Carabinieri e alla Guardia di Finanza - sono 370.000 uomini e donne - ma anche dell'Associazione P.A.S.F.A., della Croce Rossa, delle Associazioni specifiche, esprimo alla Sua Persona la nostra profonda gratitudine.
1. Oltre alla gioia per questo gesto di affettuosa attenzione, sentiamo che la Sua presenza ci è di stima e di forte incoraggiamento. La vita dei Militari, come è noto, richiede senso di responsabilità, spirito di dovere, dedizione. Il loro servizio, negli anni passati e recenti, testimonia la verità di questi valori vissuti con intelligenza e grande generosità e, a volte purtroppo, anche con il sacrificio supremo di sé. Ma desidero altresí mettere in evidenza lo stile peculiare con il quale essi svolgono la loro missione: la discrezione e l'umiltà. Quante volte sono stato colpito e profondamente ammirato, tanto nella loro vita ordinaria quanto nei momenti piú difficili e dolorosi, dal senso di pudore, quasi dalla ritrosia nel raccontare il loro lavoro nella fedeltà dei giorni o nella eccezionalità delle situazioni! Come se tutto fosse ovvio, perché tutto è semplicemente parte del loro dovere: essere a servizio della sicurezza e dell'ordine per la pace, come ribadisce il Concilio Vaticano II (GS 79).
2. Un altro sentimento che vogliamo esprimerLe, Santo Padre, è la gratitudine. Tale sentimento è rafforzato da questo incontro con la Sua Persona, ma anche dalla Sua opera per il bene della Chiesa Universale e dell'umanità intera. Ascoltando le Sue parole, abbiamo subito pensato all'Apostolo Pietro che esorta la comunità cristiana a non turbarsi di fronte alle difficoltà e alle incomprensioni, e ad essere lieta nell'adorare il Signore. Ma anche li invita cosí: siate "pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1Pt 3,15). Nel Suo alto Magistero riconosciamo il ministero della verità: quella religiosa che riguarda il Mistero di Cristo e della Chiesa; e quella morale che richiama i criteri etici per una vita buona per gli individui e per un pieno umanesimo della cultura e della società. Ma cogliamo anche, con ammirazione, quello stile di grande rispetto e di benefica dolcezza che lo stesso Apostolo raccomanda ai discepoli di Cristo, che hanno il compito di annunciare il Vangelo con chiarezza, senza vergogna e timore: "Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con retta coscienza" (id).
3. Vorrei inoltre testimoniare, in questa veneranda Basilica accanto al sepolcro del Beato Pietro, il senso religioso dei nostri Militari. Le difficoltà e le contraddizioni non mancano - esse fanno parte della condizione umana - ma il senso religioso è radicato nei loro cuori. Una religiosità che non è vaga e astratta, ma che ha come riferimento Cristo, il Vangelo, la Chiesa. Un senso di Dio che hanno respirato in famiglia, nelle Parrocchie della loro infanzia, che si esprime e alimenta nelle tradizioni religiose che costituiscono la capillare e straordinaria trama della nostra Italia. Un senso religioso che ispira, nonostante difficoltà e debolezze, l'humus cristiano dell'esistenza; che illumina il vivere e il morire; che sostiene e avvalora la fedeltà e la coerenza ai propri doveri, anche con il dono della vita sul modello del Divino Maestro. Basta pensare, come esempio luminoso e noto, al Servo di Dio Salvo d'Acquisto. Quante volte, Santità, sono rimasto colpito anche dalla loro affezione alla cappella che è presente in ogni base militare, all'immagine della Madonna e dei propri Santi protettori! Quante volte, specialmente all'estero - dove attualmente operano con professionalità e impegno piú di 10.000 Militari - li ho visti costruire nel tempo libero, con entusiasmo di fede, i loro luoghi religiosi! Come spesso ho rilevato, specialmente nelle Missioni umanitarie brilla quella particolare e nota "umanità" dell'anima e del tratto che non acuisce i problemi, ma li stempera e mira a risolverli con equità: indole e stile che attingono ispirazione e forza dalle radici cristiane.
4. Infine mi permetta, Beatissimo Padre, di presentarLe il Presbiterio della Diocesi dell'Ordinariato Militare. È composto da 198 Cappellani - Sacerdoti secolari e religiosi - provenienti dalle diverse parti del Paese. È una grande ricchezza di esperienze e di sensibilità, unificata da un'unica grazia e missione: l'assistenza spirituale ai nostri Militari. Missione, questa, che è scandita da un triplice e inscindibile compito: da Pastori annunciare e coltivare la fede con il Vangelo e i sacramenti; far sentire la presenza materna e sollecita della Chiesa; e infine, come "maestri in umanità", aiutare tutti indistintamente in ordine al bene delle persone e delle Istituzioni.
Con gioia e gratitudine riconosco che i nostri Cappellani incontrano la sensibilità, l'apprezzamento e il supporto di tutti, a cominciare dai Comandanti. Grande è il desiderio di avere il Sacerdote accanto a loro per poter vivere i propri compiti di Militari da buoni cristiani e da uomini giusti. La nostra pastorale, Santo Padre, è in larga prevalenza "pastorale giovanile", e si svolge in forme semplici ed essenziali: è innanzitutto pastorale della presenza fedele, della vicinanza accogliente, dell'annuncio personale del Signore Gesú. Un'ultima parola sul nostro Seminario - "Scuola Allievi Cappellani" - vera grazia della Diocesi! È nato nel 1998: sono stati ordinati sette Sacerdoti. Oggi è composto da 25 seminaristi teologi di cui cinque diaconi. Di diverse età, provengono dall'esperienza militare e quindi saranno ancor meglio sensibili e capaci di essere Pastori nelle Forze Armate.
Beatissimo Padre, grande è la nostra emozione per questo incontro. Attendiamo ora la Sua parola con la trepidazione dei figli che attendono la parola del padre e del maestro. Ci parli, preghi per noi, ci benedica. Sappiamo che la Sua apostolica benedizione si allargherà a dismisura, percorrerà veloce le regioni della nostra amata Patria, là dove i Militari vivono e operano. Segnerà benefica le loro famiglie che condividono gioie e fatiche. Raggiungerà i contingenti all'estero. Allora tutti, misteriosamente, sentiranno piú forte la maternità della Chiesa, il calore della fiducia, e la bellezza di essere anch'essi generosi "operatori di giustizia e di pace".
Discorso del Santo Padre Benedetto XVI alle Forze Armate italiane
Cristo, Principe della pace è la sorgente della nostra autentica gioia
Venerati Fratelli,
distinte Autorità civili e militari,
cari Amici!
Con vero piacere sono venuto ad incontrarvi al termine della Santa Messa celebrata qui, in questa Basilica, che conserva le vive memorie dell'Apostolo Pietro. Siamo ormai prossimi alla solennità del Santo Natale e questa è un'occasione quanto mai propizia per formulare fervidi voti augurali a tutti voi, che rappresentate le Forze Armate Italiane. A ciascuno rivolgo un affettuoso saluto. In particolare, saluto il vostro Pastore, l'Ordinario Militare Mons. Angelo Bagnasco, che ringrazio per le parole con le quali ha interpretato i comuni sentimenti. Con lui, saluto i Cappellani militari, vostre guide spirituali, che hanno voluto accompagnarvi anche in questo momento di intensa comunione ecclesiale. Il mio deferente pensiero va, poi, al Ministro della Difesa, ai Sottosegretari, ai Capi di Stato Maggiore e ai Comandanti Generali, che con la loro adesione hanno reso anche piú significativo questo incontro.
Colui che adoriamo nel Sacramento dell'Altare è l'Emmanuele, il Dio con noi, venuto nel mondo per la nostra redenzione. Nella Novena di Natale, che proprio oggi iniziamo, man mano che ci avviciniamo alla Notte Santa la liturgia con crescente intensità spirituale ci fa ripetere: «Maranatha! - Vieni, Signore Gesú!». Quest'invocazione sale dal cuore dei credenti in tutti gli angoli della terra e risuona incessante in ogni Comunità ecclesiale. A Natale verrà l'atteso Messia, Colui che nella sinagoga di Nazareth applicherà a sé le antiche parole profetiche: «Il Signore mi ha mandato per proclamare la liberazione ai prigionieri» (Lc 4,18). Verrà a liberarci il Redentore dell'uomo e spezzerà i vincoli dell'errore, dell'egoismo, del peccato che ci rendono prigionieri. Verrà Cristo a liberare con il suo amore il cuore dell'uomo. Quanto è importante prepararsi ad accoglierlo con umiltà e sincerità!
Nel mistero del Natale di Cristo, il Padre celeste manifesta all'umanità la sua misericordia. Egli non ha voluto abbandonare l'uomo a se stesso e al suo peccato, ma a lui è venuto incontro, offrendogli il perdono che libera dall'oppressione del peccato con la potenza della sua grazia. Possano allora questi ultimi giorni dell'Avvento rendere ancora piú forte in ognuno di voi, cari militari, il desiderio dell'incontro con Cristo, il Principe della pace, sorgente della nostra autentica gioia.
Ogni giorno sperimentiamo la precarietà e la provvisorietà della vita terrena, ma grazie all'incarnazione del Figlio unigenito del Padre il nostro sguardo riesce a cogliere sempre l'amore provvidenziale di Dio, che dà senso e valore a tutta la nostra esistenza. La liturgia di questo tempo di Avvento ci spinge alla fiducia, ci incoraggia ad affidarci a Colui che può dare pieno compimento alle attese del nostro cuore. Maria, con il suo «Sí» all'Angelo Gabriele, ha aderito totalmente alla volontà di Dio ed ha dato inizio al grande mistero della redenzione.
Sia Lei ad accompagnarci all'incontro con l'Emmanuele, il Dio-con-noi. Con questi sentimenti vi rinnovo i piú cordiali auguri per il Santo Natale ormai vicino, cari militari, mentre volentieri imparto a tutti la mia Benedizione, che estendo alle vostre comunità di provenienza ed alle vostre famiglie.