La diocesi suburbicaria di Albano (in latino: dioecesis Albanensis) è una circoscrizione della Chiesa cattolica suffraganea della diocesi di Roma. Il suo territorio è ubicato a Sud-Sud Ovest di Roma e confina a Nord con quella di Frascati, ad Est con quella di Velletri e Latina e ad Ovest con il mar Tirreno. Il territorio diocesano comprende i comuni di Albano Laziale, Anzio, Ardea, Ariccia, Ciampino, Genzano di Roma, Lanuvio, Marino, Nemi, Nettuno e Pomezia, appartenenti alla provincia di Roma e a quella di Aprilia, che fa parte della Provincia di Latina. L'unica eccezione è costituita dal comune di Santa Palomba, una piccola area del territorio della Capitale. La sua conformazione, dopo l'assorbimento nel VI secolo della diocesi di Anzio, non è sostanzialmente cambiata, se si eccettua la perdita del territorio di Grottaferrata, sede della celebre abbazia, e piú recentemente dei sobborghi di Latina.

Ai fini pastorali il territorio è diviso in tre zone: zona dei Colli, zona Mediana e zona Mare. La Diocesi è suddivisa in sei vicarie: Albano, Marino, Ariccia, Aprilia. Pomezia e Nettuno. Le parrocchie sono 76 (2006). Nella Diocesi sono presenti numerose case religiose, quasi tutte concentrate nella zona Colli e nella zona Mare. La diocesi di Albano include la cittadina di Castel Gandolfo, scelta da papa Urbano VIII come residenza estiva dei pontefici fin dal 1626. L'attuale complesso delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo assunse le attuali dimensioni con il Trattato Lateranense del 1929 e gode di extraterritorialità.

 

 

 

Note storiche

Attorno al 326 d. C. Costantino I erige nell'Albanum una basilica in onore di San Giovanni Battista, una delle quattro edificate al di fuori dell'Urbe. La successiva chiesa cattedrale risale a papa Leone III (santo, romano, 26, 27.XII.795 - 12.VI.816). Essa venne costruita sull'area della precedente e intitolata invece a san Pancrazio dopo che un grave incendio l'aveva completamente distrutta insieme con l'episcopio. La presenza di una numerosa e vivace comunità cristiana nell'Albanum, viene fatta risalire dagli studiosi tra il III e l'inizio del IV secolo, epoca alla quale A. Galieti, fra i piú qualificati storici della diocesi, attribuisce la realizzazione delle catacombe di San Senatore. In esse il Galieti identifica il cimitero dove, con quelle dei santi Senatore e Perpetua, riposavano, secondo la Epitome de locis Ss. Martirum quae sunt foris civitatis Romae, le salme di numerosi santi.

Il ritrovamento, al di sopra della catacomba, del sepolcro di un milite della II Legione Partica, suggerí al De Rossi la connessione tra la catacomba stessa e la milizia, giunta in Italia dall'oriente nel 193 al seguito dell'imperatore Settimio Severo e acquartierata appunto nell'Albanum. Piú scarse e piú tardive, da attribuirsi probabilmente al IV secolo, sono le testimonianze circa la presenza di comunità cristiane in altri centri della Diocesi come Lanuvium, Aricia, Bovillae, Lavinium e Ardea. Non si può escludere che, almeno nei centri dislocati lungo la via Appia, l'annuncio evangelico alle popolazioni locali sia giunto fin dal I secolo ad opera degli stessi apostoli Pietro e Paolo. L'importanza presto assunta dalla diocesi albanense è attestata, oltre che dalla già accennata edificazione della basilica costantiniana, anche dall'elezione al soglio pontificio di papa Innocenzo I (santo, 22.XII.401 - 12.III.417), che era nativo di Albano.

La storia del territorio diocesano nei secoli successivi venne influenzata dalla vicinanza di Roma e caratterizzata dalle ripetute incursioni barbariche e poi dalle scorrerie dei saraceni, che ridussero vari paesi in rovina, tanto che di alcuni di essi si perse addirittura la memoria (Lanuvium e Bovillae). In seguito le turbolenze che periodicamente si verificarono in Roma, sia per motivi religiosi, sia per ragioni legate al governo temporale, coinvolsero spesso i paesi della diocesi ed anche i suoi vescovi, piú volte chiamati perfino a reggere le città stesse prive ormai di ogni autorità civile.

Nel 1628, in ossequio ai decreti del Concilio di Trento, la diocesi si dotò di un proprio seminario. Con l'occupazione francese alla fine del XVIII e all'inizio del XIX secolo gli ordini religiosi vennero soppressi. La sollevazione dei paesi dei Colli Albani, seguita alla rivolta di Roma, fu soffocata dalle truppe napoleoniche ed i paesi vennero saccheggiati. Numerosi prelati e sacerdoti, che si rifiutarono di prestare il giuramento di fedeltà, sulla falsariga di quello previsto dalla Costituzione civile del clero del 1790, vennero deportati; uno di loro morí durante la prigionia. Il cardinale Michele Di Pietro, nativo di Albano, divenne delegato apostolico per il governo di Roma durante la prigionia di papa Pio VI e poi di papa Pio VII. Fiero oppositore dei disegni di Napoleone Bonaparte, il cardinale subí anch'egli il carcere per poi divenire finalmente pastore della diocesi natia dal 1816 al 1824. Quanto al seminario, rimase in attività fino al 1921 quando, per difficoltà economiche, venne chiuso. Riaprí nel 1949, grazie anche ad una donazione della Santa Sede, con il titolo di Pontificio Seminario Interdiocesano Pio XII.

Per secoli, e ancora all'inizio del secolo XX, il territorio diocesano è stato caratterizzato dalla presenza di due poli abitativi, la zona collinare e quella costiera, tra le quali si estendeva la parte meridionale dell'Agro Romano, vasta plaga paludosa e malsana, quasi del tutto spopolata, nella quale si consumò nel 1902 il sacrificio di santa Maria Goretti, compatrona della diocesi, la cui salma è custodita nel Santuario di Nostra Signora delle Grazie a Nettuno. La zona venne bonificata e colonizzata negli anni '30 del Novecento, quando furono fondate Aprilia e Pomezia. Nel 1944 la guerra imperversò per oltre quattro mesi sul territorio della diocesi, provocando numerose vittime e distruzioni immani. Innumerevoli in ogni paese della diocesi furono le prove di coraggio e le testimonianze di solidarietà del clero e dei religiosi a favore delle popolazioni abbandonate dalle autorità civili. La tragedia piú grande in termini di vite umane si consumò il 10 febbraio 1944, a seguito di un bombardamento aereo, nelle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e nel limitrofo Collegio di Propaganda Fide, che accoglievano migliaia di sfollati.

Cessata finalmente la triste parentesi bellica, a seguito dello sviluppo economico, il territorio attirò numerosissimi immigrati in prevalenza dal Meridione. In cinquanta anni la popolazione passò da meno di centomila a quasi mezzo milione di abitanti. Da piccoli borghi che erano Aprilia, Pomezia e Ardea, come anche Ciampino, già frazione di Marino, si trasformarono in città popolose. La popolazione durante la stagione estiva supera anche il milione di abitanti.

Ultimamente il fenomeno migratorio sembra essersi ridotto di intensità, ma si è arricchito di una componente nuova, quella dell'immigrazione dai paesi extracomunitari con una forte componente di clandestinità. Si è cosí creato un crogiuolo di culture e di religioni nel quale la Chiesa di Albano dovrà svilupparsi affrontando la sfida del pluralismo culturale e religioso. Questi fenomeni non sono sfuggiti all'attenzione della Chiesa, infatti, se il IX Sinodo diocesano, tenutosi nel 1958, ebbe un carattere essenzialmente disciplinare, il Sinodo degli anni '90 ha sottolineato la vocazione missionaria della Chiesa albanense: una Chiesa in missione nel suo stesso territorio e contemporaneamente all'estero con l'assunzione della parrocchia di Masuba nella diocesi di Makeni (Sierra Leone). Dall'anno 963 fino all'anno 1966 i vescovi albanensi erano insigniti della dignità cardinalizia, successivamente la guida effettiva della diocesi, in forza del motu proprio di Papa Giovanni XXIII Suburbicariis sedibus, del 10 aprile 1962, venne affidata ad un vescovo distinto dal cardinale titolare.

 

 

 

Personaggi di rilievo nella cronotassi albanense

La cronotassi dei vescovi di Albano redatta dal Galieti, ritenuta come la piú attendibile, registra 156 presuli, ai quali vanno aggiunti i sei succedutisi dal 1948 fino ad oggi. Due di essi lasciarono la sede albanense e ascesero al soglio pontificio: Pietro Martino (?) e Niccolò Breackspear (Adriano IV, inglese, 4, 5.XII.1154 - 1.IX.1159). Tre vescovi ascesero al soglio di Pietro da altre sedi episcopali, dopo avere tenuto quella di Albano: Rodrigo de Borja (Alessandro VI, di Játiva (Valencia), 11, 26.VIII.1492 - 18.VIII.1503), Gian Pietro Carafa (Paolo IV, di Napoli, 23, 26.V.1555 - 18.VIII.1559) e Alessandro de'

Il Galieti esclude che sia passato per la sede albanense anche Giuliano della Rovere, asceso al papato nel 1503 con il nome di papa Giulio II. Altri due presuli sono ascesi all'onore degli altari: san Pietro Igneo, vescovo di Albano dal 1074 al 1089, e san Bonaventura da Bagnoregio, dottore serafico, dal 1273 al 1278, mentre sono stati proclamati beati Matteo (+ 1189) ed Enrico de Marsiac (+1189), che nel 1185 per umiltà rifiutò il papato.

 

 

 

Emblema diocesano

L'emblema della diocesi suburbicaria di Albano si compone di figure che ne evocano alcune delle principali peculiarità storiche. La "Basilica" allude alla perinsigne basilica costantiniana di Albano, una delle quattro edificate dall'Imperatore fuori dell'Urbe, mentre la croce con il cartiglio ricorda l'originaria dedicazione a S. Giovanni il Battista.

La palma del martirio ricorda il martire romano S. Pancrazio, cui almeno dal secolo VIII, era dedicata la cattedrale e che è ancora oggi il patrono della città e della diocesi.

 

 

 

 

 

Sito ufficiale della diocesi di Albano