(La numerazione progressiva a margine senza formattazione è riportata dalla serie degli EV)

 

 

 

 

 

1532

Cominciando dal 1969, la Santa Sede, pur mantenendo in vigore in tutta la Chiesa l'uso tradizionale di distribuire la comunione, accorda alle conferenze episcopali che ne fanno domanda e sotto determinate condizioni la facoltà di distribuire la comunione deponendo l'ostia sulla mano dei fedeli. Questa facoltà è regolata dalle istruzioni Memoriale Domini e Immensae caritatis (29.5.1969, EV 3/1273 ss.; 29.1.1973, EV 4/1924 ss.) come pure dal Rituale De sacra communione pubblicato il 21 giugno 1973, n. 21 (EV 4/2531). Sembra utile tuttavia richiamare i seguenti punti:

1533

1. La comunione nella mano deve manifestare, al pari della comunione ricevuta in bocca, il rispetto verso la presenza reale del Cristo nell'eucaristia. Per questo si dovrà insistere, come facevano i padri della Chiesa, sulla nobiltà che deve comportare il gesto del fedele. Cosí i neobattezzati della fine del IV secolo ricevevano la consegna di stendere le due mani facendo "della mano sinistra un trono per la mano destra, perché questa deve ricevere il Re" (V catechesi mistagogica di Gerusalemme, n. 21: PG 33, 1125, o Sources chrèt., 126, §171; S. GIOVANNI CRISOSTOMO, Omelia 47: PG 63, 898, ecc.).

1534

2. Parimenti, sull'esempio dei padri, si insisterà sull'Amen che il fedele dice in risposta alla formula del ministro: "Il corpo di Cristo". Questo Amen dev'essere l'affermazione della fede: "Cum ergo petieris, dicit tibi sacerdos Corpus Christi et tu dicis Amen, hoc est verum; quod confitetur lingua, teneat affectus" (S. AMBROGIO, De sacramentis, 4, 25: Sources chrèt., 25 bis, §116).

1535

 3. Il fedele che ha ricevuto l'eucaristia nella mano la porterà alla bocca prima di ritornare al suo posto, mettendosi da parte solo per lasciar avvicinare colui che lo segue e restando rivolto verso l'altare.

1536

 4. Il fedele riceve dalla Chiesa l'eucaristia, che è comunione al corpo di Cristo e alla Chiesa. Perciò non deve prenderla lui stesso dal piattino o dalla pisside, come farebbe col pane ordinario o col pane benedetto; invece, egli tende la mano per riceverla dal ministro della comunione.

1537

 5. Bisognerà raccomandare a tutti, specialmente ai bambini, la pulizia delle mani, per il rispetto dovuto all'eucaristia.

1538

 6. Ma prima occorre assicurare ai fedeli una catechesi del rito, insistere sui sentimenti d'adorazione e sull'atteggiamento di rispetto richiesto (cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Dominicae cenae, 24.2.1980, n. 11). Si raccomanderà loro di far attenzione a che i frammenti del pane consacrato non vadano perduti (cf. CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione De particulis et fragmentis hostiarum, 2.5.1972, prot. n. 89/71, in EV 4/1625).

1539

 7. Nessun fedele dovrà essere obbligato ad adottare la pratica della comunione nella mano, ma si lascerà ognuno pienamente libero di comunicarsi nell'uno o nell'altro modo.

1540

Queste norme e quelle indicate nei documenti della Santa Sede sopra riferiti hanno lo scopo di ricordare il dovere del rispetto verso l'eucaristia, indipendentemente dal modo con cui si riceve la comunione.

1541

I pastori d'anime insistano non solo sulle disposizioni necessarie per ricevere fruttuosamente la comunione, la quale esige, in certi casi, il ricorso al sacramento della penitenza, ma anche sull'atteggiamento esteriore di rispetto che, nell'insieme, deve esprimere la fede del cristiano verso l'eucaristia.

Dal palazzo della Congregazione per il culto divino, 3 aprile 1985.

+ Augustin Mayer, arciv. tit. di Satriano, pro-prefetto.

+ Virgilio Noè, arciv. tit. di Voncaria, segretario.

 

 

 

 

 

EV 9

 

N.B. Si raccomanda la consultazione dei testi originali presso il sito della Santa Sede. È inoltre possibile richiedere i documenti presso il sito della Libreria Editrice Vaticana.