Questa ideologia porta anche al disfacimento della famiglia. Secondo questo modo di pensare, infatti, né l'eterosessualità né la procreazione ad essa legata possono pretendere di essere «naturali»: sono dei prodotti culturali «biologizzati» . È la società che ha inventato i ruoli maschile e femminile e ciò che ne consegue: la famiglia. Per questo, bisogna instaurare una cultura che neghi una qualsiasi importanza alle differenze tra uomo e donna. Con l'eliminazione di queste differenze scompariranno il matrimonio, la maternità e la famiglia biologica stabile.

Questa cultura ammetterà tutti i tipi di pratica sessuale e, allo stesso tempo, respingerà qualsiasi forma di repressione sessuale. Questa ideologia incide anche sulla società, esigendo dai poteri pubblici la ristrutturazione della società stessa secondo l'ideologia del genere. Bisogna eliminare il genere, perché appartenere a un genere significa aggrapparsi a un momento sorpassato della storia, quello delle disuguaglianze e dell'oppressione. Successivamente, bisogna ricostruire la società secondo l'ideologia del genere, abolendo i ruoli che la vecchia società attribuiva rispettivamente all'uomo e alla donna.

È chiaro che ci troviamo in presenza di un progetto che si propone di sovvertire dei modelli culturali. Non si tratta semplicemente di aggiungere nuovi «diritti» e, in modo particolare, «nuovi diritti della donna». Si tratta di qualcosa di molto piú profondo: far sí che venga accettata una reinterpretazione radicalmente diversa dei diritti già esistenti.

 

 

Il genere all'ONU

L'ideologia del genere, sviluppatasi nell'ambito di circoli femministi radicali e divulgata tramite una miriade di organizzazioni non governative, è stata accolta con compiacimento nelle assemblee internazionali, in modo particolare al Cairo (1994) e a Pechino (1995). L'ONU stessa, e molte delle sue agenzie, si è screditata accogliendola in maniera acritica e dandole il suo appoggio. Dopo l'ONU, anche l'Unione europea l'ha fatta propria. L'influenza che l'ideologia del genere esercita a livello di queste istituzioni risulta chiara se si pensa al concetto di famiglia. Questo è stato svuotato del suo significato tradizionale, tanto da venire utilizzato indifferentemente per indicare unioni eterosessuali, omosessuali, situazioni monoparentali, ecc.

Forti sono le pressioni esercitate affinché le nuove accezioni del termine vengano incluse nel diritto. A piú di cinquant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (1948-1998) si cerca ancora, con vari mezzi, di adulterarne il contenuto, se non addirittura di proporne una nuova redazione. È chiaro che nell'ambito della discussione su ciò che è innato e ciò che è acquisito, su ciò che viene dalla natura e ciò che viene dalla cultura, l'ideologia del genere nega qualsiasi possibilità di esistenza all'innato e al naturale. Tra il maschile e il femminile non c'è soluzione di continuità e, tra i due, il punto mediano o equidistante è rappresentato dall'ermafroditismo. L'idea stessa di differenze naturali fa orrore, per cui queste differenze devono essere abolite. Ne risulta che non c'è nulla di piú antifemminista delle femministe radicali che vogliono eliminare la specificità femminile e ridurre ogni comportamento a dei ruoli i cui attori sarebbero intercambiabili allo stesso modo degli ingranaggi che - seguendo la metafora leninista - permettono il funzionamento di una macchina.

Gli ideologi del genere negano le evidenze piú lampanti, quali l'attrazione reciproca tra l'uomo e la donna o il fatto che la maternità umana, lungi dall'essere riducibile a una funzione biologica, rientra nella vocazione della donna e contribuisce a costruire la sua identità. C'è comunque da rilevare che la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne non si sentono complessati per il fatto di essere diversi. pur non ignorando il peso della storia. Per di piú, è inaccettabile che l'ONU e le sue agenzie, divenute complici attive di una dittatura ideologica, si siano arrogate la competenza filosofica e morale, nonché l'autorità politica, di parteggiare per una minoranza di femministe radicali di dubbia rappresentatività contro la maggioranza delle persone di buon senso.

 

 

 

 

 

 

Cfr. SCHOOYANS MICHEL, Nuovo disordine mondiale, (Collana Problemi e dibattiti 48), Ed. San Paolo, Cinisello Balsamo 2000, 45-48.

 

N.B. Si raccomanda la consultazione del testo integrale (con le note critiche). È possibile richiederlo presso il sito delle Edizioni San Paolo.

 

 

 

 

 

 

La collaborazione dell'uomo e della donna (documento della CDF)