Molti sacerdoti e religiosi cattolici hanno dato contributi significativi allo sviluppo della scienza e non di rado di importanza capitale. Significativi gli studi sulla cosmologia, l’astronomia, la fisica, la chimica, la biologia, la vulcanologia e la sismologia. Alcuni autori, per esempio, hanno definito gli scienziati gesuiti come “il singolo fattore piú importante per la fisica sperimentale nel XVII secolo”. Jonathan Wright nel suo libro Soldati di Dio, scrive che i gesuiti hanno cotribuito... “to the development of pendulum clocks, pantographs, barometers, reflecting telescopes and microscopes, to scientific fields as various as magnetism, optics and electricity. They observed, in some cases before anyone else, the colored bands on Jupiter’s surface, the Andromeda nebula and Saturn’s rings. They theorized about the circulation of the blood (independently of Harvey), the theoretical possibility of flight, the way the moon effected the tides, and the wave-like nature of light” (cfr. WRIGHT J., God’s Soldiers, 2004, 200). In queste pagine vengono presentati i profili biografici di vescovi, sacerdoti e religiosi cattolici benemeriti per la scienza universale. Essi espressero la loro fede in Dio e dedicarono parte della loro vita e delle loro opere anche alla scienza.

 

 

 

Alfani, Guido, degli scolopi (Firenze, 17 gennaio 1876 - Firenze, 19 novembre 1940) - sismologo, meteorologo. Di antica famiglia fiorentina, figlio di Augusto, letterato e accademico della Crusca, Guido Alfani cominciò ad appassionarsi alla sismologia fin da quando studiava al collegio Gavi di Livorno, dονe impiantò a sue spese un osservatorio geodinamico. Entrato nell'ordine dei Chierici regolari delle Scuole Pie, fu inviato subito a Firenze (1900) come assistente del p. Giovannozzi allora direttore dell'Osservatorio Ximeniano e quando il p. Giovannozzi, nel 1906, lasciò l'Osservatorio ne fu nominato direttore. Da quel momento e fino alla sua morte il p. Alfani visse per il suo Osservatorio, che riordinò, arricchí e perfezionò nonostante la penuria di mezzi e la malferma salute che lo costrinsero piú volte a sforzi eroici. Non trascurò nessuna delle tre sezioni. Per l'astronomia impiantò nuovi apparecchi e fu il primo in Italia a erigere (1912) una stazione radiotelegrafica propria per la ricezione dei segnali orari.

Nel 1927 riprese nella cattedrale di Firenze le osservazioni allo gnomone dello Ximenes completandole con esperienze sulle flessioni della cupola del Brunelleschi; nel 1929, in occasione del Congresso della Società Italiana per il progresso delle scienze, vi ripeté l'esperienza del Foucault col pendolo a riprova della rotazione assiale della terra. Portò a nuova vita la sezione meteorica e pubblicò i dati raccolti da lui e quelli dei suoi predecessori portando un pregevole contributo allo studio della climatologia italiana. Ma egli era soprattutto un geniale sismologo e fu una fortuna per l'Osservatorio Ximeniano averlo come direttore in un tempo in cui l'istituto era di molto inferiore ai grandi osservatori astronomici, sia per i mezzi a disposizione che per l'ubicazione in mezzo a una città; dall'Alfani esso ebbe allora quel deciso orientamento verso gli studi geodinamici che dovevano dargli la piú ampia fama. All'Alfani fu riconosciuto il merito di aver salvato le sorti della sismologia in Italia fino all'avvento del Consiglio Nazionale delle Ricerche e di averne divulgato lo studio specialmente in mezzo al clero; è infatti suo merito se poi sorsero molti osservatori sismici privati in seminari e istituti cattolici, dei quali si giovò non poca la rete degli uffici centrali scientifici dello Stato.

La tecnica degli strumenti fu il campo del suo principale lavoro; egli inventò e costruí da sé vari apparecchi tra i quali un ortosismografo, un pendolo aperiodico, un bipendοlo e un trepidometro portatile; altri, tra i quali i famosi pendoli Galítzin, li modificò perfezionandone il funzionamento. Con studi accuratissimi portò poi un largo contributo alla sismologia edilizia, cosí importante per l'Italia, in un tempo in cui essa era ancora in formazione. Molti strumenti debbono a lui la loro precisione che permette oggi di registrare e misurare oscillazioni infinitesimali della crosta terrestre. Poiché alle spese necessarie per tali strumenti non poteva provvedere l'Ordine, né tanto meno l'osservatorio, l'Alfani ottenne la sua parte di eredità dal padre mentr'era ancora in vita e la spese in acquisti per il suo istituto; e in seguito, per procurarsi i mezzi indispensabili al suo funzionamento tenne per vario tempo conferenze in Italia e fuori, facendo forza al suo carattere schivo e riservato. Diversi benefattori poi contribuirono a sistemare l'importante istituto.

Fu uno dei principali ordinatori dell'esposizione torricelliana di Faenza, e per essa costruí un barometro alto circa 13 metri; fece parte della Commissione reale per la ricostruzione di Messina e di Reggio Calabria dopo il terremoto del 1907; esegui esperienze ed osservazioni sullo spostamento solare nella cattedrale di Firenze, sulle oscillazioni della torre di Palazzo Vecchio e del campanile di Pisa. La sua fama era giunta fino al Giappone dove i suoi studi sull'edilizia sismica erano stati divulgati dal piú grande sismologo giapponese, l'Omori. Nel 1912 ebbe da Guglielmo Marconi l'incarico di compiere esperienze sulla penetrazione delle onde radio e le compí nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. Fu ordinario di sismologia nel Regio Istituto di Studi Superiori di Firenze. Nella sua vita di scienziato mai dimenticò di essere sacerdote e religioso, e anche per questo il suo nome era rispettato e amato ovunque. La parte essenziale da lui avuta nella conversione di Giosuè Borsi non è che il piú noto degli episodi della sua attività sacerdotale.

 

Antonelli, Giovanni, degli scolopi (Candeglia [Pistoia], 10 gennaio 1818 - Firenze, 12 gennaio, 1871) - matematico, geodeta. Entrò nell'ordine degli scolopi a 16 anni e fu mandato a studiare a Firenze nella casa di San Giovannino, sotto la guida di maestri illustri quali il p. Tanzini e il p. Inghirami. Iniziò a sua volta l'insegnamento a Firenze poi a Cortona, ma nel 1844 venne richiamato a Firenze per prendere il posto del suo maestro tanto sulla cattedra di astronomia, matematica e fisica, quanto alla direzione dell'Osservatorio Ximeniano. L'importante istituto degli scolopi usciva dalle mani del p. Inghirami celebre per i lavori di geodesia, ma ormai impari per l'attrezzatura astronomica e in posizione sfavorevole per esser posto nel mezzo della città. Perciò l'Antonelli orientò la specola piuttosto verso gli studi di fisica terrestre; non trascurò tuttavia gli studi astronomici e cercò di stabilire il rapporto tra le osservazioni degli astri e quelle dell'atmosfera. Delle osservazioni intraprese in proposito dal 1850 al 1854 riferí all'Accademia fiorentina dei Georgofili e nelle sue relazioni si trovano acute osservazioni sui risultati ottenuti col sussidio del telescopio nello studio della meteorologia. Per incarico dell'Opera di Santa Maria del Fiore nel 1865 ricollocò sulla lanterna della cupola lo gnomone postovi nel 1755 dal p. Ximenes, gesuita, e tolto in seguito a lavori di restauro. In quell'occasione ne corresse la posizione e ripeté sotto le volte della cattedrale l'esperienza del Foucault a riprova della rotazione assiale della terra, usando un pendolo di 90 metri (quello del Foucault a Parigi era di 67 metri e quello del p. Secchi a Roma di 33).

L'esperienza dimostrò che a Firenze la durata dell'intera rotazione del piano di oscillazione è di 34 ore e 40 minuti. E poiché tra il clero la cultura scientifica raramente è disgiunta dalla cultura letteraria, anche l'Antonelli ne diede un chiaro saggio con le illustrazioni astronomiche di alcuni passi della Divina Commedia e con le interpretazioni scientifiche fornite al Tommaseo per il suo commento al poema dantesco. Buon matematico, il p. Antonelli si occupò di calcolo infinitesimale mentre come fisico ebbe una larga parte nella «scuola fiorentina del motore» il frutto principale della quale fu l'invenzione del motore a scoppio del p. Barsanti. Fu infatti l'Antonelli col p. Cecchi a dare ogni appoggio al Barsanti e al Matteucci per i loro studi sulla nuova forza motrice e - morto prematuramente l'inventore - a tentar di mantenere in vita la società costituita per lo sfruttamento del brevetto; ma i due sacerdoti scienziati eran poco adatti alle speculazioni industriali e la società finí presto permettendo ad altri di sfruttare l'invenzione con altro nome. Finirono pure, senza pratica applicazione per mancanza di mezzi finanziari, gli studi che l'Antonelli e il Cecchi avevano intrapreso per «scemare notevolmente la perdita che sulle forze generate subivano allora le macchine a vapore e per aumentare la loro potenza».

Pure allo stato di progetto o di contributo rimasero i numerosi studi fatti dal p. Antonelli per la costruzione di nuove strade ferrate in Toscana, con accuratissime misurazioni e livellazioni geometriche eseguite sul posto; va però ricordato che la linea Firenze-Faenza, costruita solo dopo la morte del p. Antonelli, seguí quasi in tutto il percorso da lui tracciato. Migliore esito ebbero le proposte dell'Antonelli per il regolamento del regime delle acque del lago di Orbetellο, ove i Lavori eseguiti furono appunto quelli suggeriti da lui. Durante il periodo di direzione dell'Antonelli l'Osservatorio Ximeniano corse pericolo di venir sοpρresso in seguito alle leggi sulle corporazioni religiose; ma l'amore di Firenze per l'istituto degli scolopi lo salvò. L'Antonelli fu religioso esemplare; in tutta la sua vita, come scrisse il Tommaseο, «fu maestro pensatore, sacerdote caritatevole, cittadino operoso, scrittore di mente, uomo di cuore...; la virtú gli faceva l'ingegno piú desto e piú destro; l'ingegno gli faceva la virtú (se cosí si può dire) vieppiú virtuosa».

 

Bacone, Ruggero - (ingl. Roger Bacon o Bachon). Filosofo, teologo e scienziato inglese (Ilchester, Somersetshire, ca. 1214 - forse Oxford dopo il 1292). Studiò a Oxford con Roberto Grossatesta e a Parigi dove, piú tardi, insegnò al tempo delle prime grandi dispute sull'aristotelismo. Nell'Ordine francescano dal 1255, fu incaricato dal papa Clemente IV di comporre un'enciclopedia in cui si raccogliesse tutto il sapere del tempo; scrisse l'Opus maius, che condensò piú tardi nell'Opus minus, cui aggiunse infine l'Opus tertium che trattava di alchimia. Caduto in disgrazia dopo la morte del papa, fu accusato di averroismo e imprigionato nel 1278; continuò comunque a scrivere e pubblicò il Compendium studii theologiae in cui ripropose il suo ideale di scienza. Bacone, pur dando credito a idee del suo tempo, come l'efficacia della pietra filosofale, fu autore di originali scoperte nel campo dell'ottica, studiando la riflessione e la rifrazione della luce, la magnitudine apparente degli astri, e realizzò la polvere da sparo secondo una formula già nota agli arabi. Considerato unanimemente uno dei precursori dell'empirismo moderno, Bacone affermò che "senza esperienza nulla si può conoscere in modo sufficiente", ponendo i fondamenti di un metodo d'indagine che, per giungere alla conoscenza della natura, univa i principi matematici alla sperimentazione.

 

Baima, Giuseppe - teologo e scienziato (Chieri 1816 - Santa Clara, Stati Uniti, 1892). Gesuita, diresse il seminario di Bertinoro e fu poi inviato negli Stati Uniti, dove insegnò nel collegio di San Francisco e a Santa Clara in California. In fisica, si avvicinò alle teorie cosmologiche del Boscovich.

 

Bandini, Angelo Maria - erudito (Firenze 1726 - Fiesole 1803). Sacerdote, si dedicò a Roma a ricerche antiquarie. Tornato in Toscana, divenne bibliotecario della Marucelliana e poi della Laurenziana. La sua opera piú significativa è il Catalogus codicum manuscriptorum della Laurenziana (1764-93): considerato il capolavoro della biblioteconomia settecentesca, il catalogo valse a Bandini una fama europea nel mondo degli eruditi e contribuí a spianare la strada alla filologia dell'Ottocento. Si deve inoltre a Bandini il prezioso Specimen literaturae Florentinae saec. XV (1747-51), cui sono da affiancare le vite di personaggi del Rinascimento (pregevole soprattutto la vita di A. Vespucci) e di filologi e dotti dal Cinquecento al Settecento. Da ricordare, infine, la Collectio veterum aliquot monumentorum ad historiam praecipue literariam pertinentium (1752).

 

Baranzano, Redento - (Giovanni Antonio), filosofo e astronomo barnabita (Serravalle Sesia 1590 - Montargis 1622). Sostenne in astronomia le dottrine di Copernico nell'Uranoscopia seu de coelo (1617); condannato, ne fece la ritrattazione nel Nova de motu terrae copernicaeo iuxta Summi Pontificis mentem disputatio (1618). Della sua attività di filosofo rimane il Campus philosophicus in quo omnes dialecticae quaestiones agitantur (1622).

 

Barletti, Carlo, degli scolopi (Rocca Grimalda [Alessandria], 22 maggio 1735 - Pavia, 25 febbraio 1800) - fisico. Contemporaneo del Franklin, del Volta, del Faraday, dello Spallanzani, e del p. Beccaria, anche il p. Barletti si occupò di fisica generale e sperimentale e specialmente di elettricità; se il suo nome non raggiunse la fama degli altri sopra citati, non merita neppure di essere dimenticato in una storia della fisica per l'efficace contributo portato alla definizione delle leggi dell'elettricità. Cominciò ad occuparsi di scienze fin da quando nelle scuole dell'Ordine, in Liguria, insegnava alle classi inferiori; nel 1772 fu nominato alla cattedra di fisica sperimentale nell'università di Pavia. L'insegnamento universitario gli permise di darsi tutto alle esperienze e tale fu l'ardore con cui ci si dedicò che in breve si rovinò la salute e soffrí gravi e lunghe infermità. Nel 1778, sdoppiata la cattedra di fisica, fu assegnato a lui l'insegnamento di questa scienza in generale mentre per la sperimentale gli succedette Alessandro Volta, col quale era legato da cordialissimi rapporti epistolari. Nel 1781 riprese l'insegnamento della fisica sperimentale durante un viaggio del Volta in Francia e l'anno seguente insieme al matematico Antonio Lorgna di Verona e al p. Gregorio Fontana promosse e fondò la Società Italiana delle Scienze detta «dei Quaranta» alla quale appartennero anche il p. Baccelli, il p. Inghirami e il p. Chelini. Nel 1785 incominciò la stampa del suo maggior lavoro sulla fisica particolare e generale che aveva elaborato in otto volumi, ma dei quali riuscí solo a pubblicare i primi tre e l'ultimo. In numerose pubblicazioni, memorie, opuscoli dette conto delle varie esperienze che compiva all'università, presenti spesso il Volta, lo Spallanzani, il Mascheroni e altri suoi illustri colleghi. Il p. Barletti fu il primo a illustrare i movimenti elettrici nei corpi isolanti, che furono poi chiamati fenomeni di "elettricità vindice" e il primo a stabilire la distinzione tra i due principii dell'elettricità vitrea positiva (+) e resinosa o negativa (-). Si occupò efficacemente anche di meteorologia e di idraulica e fu in frequente corrispondenza con scienziati italiani e stranieri. A lui Alessandro Volta scrisse il 18 aprile 1777 la famosa lettera nella quale schematizzava (prima ancora dell'invenzione della pila) una forma elementare di telegrafo elettrico. Questa sola lettera basterebbe a dire da quale fama fosse circondato tra i dotti il p. Barletti e quanto piú avrebbe potuto giovare alla scienza se la malferma salute e gli avvenimenti del tempo non lo avessero distratto dagli studi. Infatti, amantissimo dell'italia, credette di giovarle aderendo al movimento che simpatizzava per il governo repubblicano instaurato dai francesi nel 1796 ed ebbe la carica di Commissario del Dipartimento del Ticino, ossia Prefetto della provincia di Pavia. Nei 7 mesi del suo governo tuttavia non riuscí a gestirne il nuovo ordinamento che si manifestava sempre piú giacobino, ed infine si trovò coinvolto tra le vittime della feroce reazione del Suvaroff. Arrestato e condotto in carcere nel maggio del 1799, vi morí di sincope circa un anno dopo.

 

Baronio, Cesare - storico ecclesiastico italiano (Sora 1538 - Roma 1607). Studiò a Veroli e a Napoli ed entrò nella Congregazione dell'oratorio, la compagnia religiosa fondata da san Filippo Neri nel 1575. Nel 1593 divenne priore della congregazione, nel 1596 venne nominato cardinale e l'anno seguente prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. Scrisse gli Annales ecclesiastici a Christo nato ad annum 1198 (12 voll., 1588-1607), che, nonostante alcune imprecisioni, costituiscono una fonte preziosa di conoscenza nonché uno strumento di grande valore per gli studiosi. Baronio pubblicò inoltre un'edizione del Martirologio romano (1586).

 

Barsanti, Eugenio - Nato a Pietrasanta (Lucca) il 12 ottobre 1821, studiò dagli Scolopi. Divenuto scolopio egli stesso, prese il nome di Eugenio. Ripetendo nella scuola di Volterra l'esperienza della "pistola di Volta" concepí l'idea di utilizzare quella forza esplosiva per realizzare una macchina. Si associò all'impresa Felice Matteucci, ingegnere lucchese, e nel 1854 fu realizzato il primo "motore a scoppio", via via modificato in diversi modelli. Il motore Lenoir fu realizzato solo nel 1858 e quello Otto-Langen vari anni dopo ed è una copia del motore Barsanti-Matteucci. P. Barsanti morí in Belgio a Seraing (18 aprile 1864) dove si era recato per far costruire motori di piccola potenza ed economici. Morto Barsanti, la Società del Nuovo Motore nominò direttori tecnici i Padri Antonelli e Cecchi, i quali, accettando le invenzioni Barsanti, si ripromettevano di introdurvi delle modificazioni secondo proprie vedute personali. Nel 1864 e 1865 fecero molte prove, studi e trattative con altre case per la costruzione della nuova macchina. Trattarono con Livorno, Bologna, e infine ricorsero alla Fonderia Benini al Pignone e, per i pezzi di precisione, all'Ansaldo di Sampierdarena. Il Benini cominciò infatti il lavoro, ma poi la cosa non ebbe seguito. L'Antonelli e il Cecchi sciolsero i loro impegni con la Società e il motore Barsanti nel gennaio 1866 morí per sempre.

Qualche tempo dopo (1867) cominciò la commercializzazione in Italia dei motori a gas Otto e Langen. Giuseppe Colombo, a Milano, scrisse rivendicando al Barsanti il merito dell'invenzione e dei primi tentativi. Vane furono anche le proteste del Matteucci recatosi a Parigi, dove aveva avuto luogo l'Esposizione Universale del 1867, a rivendicare la priorità dell'invenzione. Intanto gli anni passavano. Venduta dagli scolopi la villetta della "Rosa" a Compiobbi, il corpo di P. Barsanti ne fu esumato (insieme agli altri) il 21 giugno 1910 e poi trasportato a Firenze, dove venne deposto nella cripta di San Sebastiano, nei sotterranei di S. Giovannino, ove riposavano pure i Pp. Inghirami, Del Ricco, Canovai, Giorgi e Bernardini. I giorni del trionfo per gli inventori furono il 23 e il 24 ottobre 1954. Nel pomeriggio del 23 ottobre le autorità si recarono a rendere omaggio alla tomba di Matteucci. Il 24 ottobre da San Giovannino la salma del Barsanti fu trasportata trionfalmente, attraverso le principali vie di Firenze, in S. Croce, la chiesa fiorentina che accoglie i Grandi Italiani. Autorità, associazioni, ragazzi delle scuole facevano corona, mentre dall'alto gli aerei gettavano fiori e foglie di alloro. La manifestazione voleva ricordare il centenario dell'invenzione del motore. Una piccola lastra marmorea reca l'iscrizione: "Nella gloria del tempio - ove riposano i grandi - è accolto Eugenio Barsanti, scolopio, che con Felice Matteucci ideò e attuò il motore a scoppio, destinato a trasmutare il volto e il ritmo del vivere sociale".

 

Belvederi, Giulio - sacerdote e archeologo (Bologna 1882 - Roma 1959). Studioso di archeologia cristiana, incentrò la sua attenzione sulle catacombe romane, ricavandone il suo scritto piú importante, Le tombe apostoliche nell'età paleocristiana (1948), e fondando la "Società degli amici delle catacombe". Notevoli anche le sue edizioni dei manoscritti di Forlí e di Bologna.

 

Boccardi, Giovanni, dei preti della Missione (Castelmauro di Campobasso, 20 giugno 1859 - Savona, 21 ottobre 1936) - astronomo. Dopo avere esercitato il ministero sacerdotale e avere insegnato matematica nei collegi della sua congregazione a Salonicco, a Smirne e poi a Napoli, fu mandato a Roma per dedicarsi agli studi astronomici che prediligeva. Studiò, infatti, e si perfezionò nell'osservatorio del Collegio Romano (ove fece calcoli sul pianetino 416, battezzato dietro sua proposta «Vaticana»), nella specola vaticana e negli osservatori di Parigi e di Berlino; nel 1908 fu nominato secondo assistente nell'osservatorio astrofisico di Catania e incaricato di studiare le formule di riduzione delle lastre fotografiche della zona di cielo compresa tra le declinazioni +46º e +55º assegnata a quell'osservatorio per il catalogo fotografico stellare. In seguito a quest'incarico stese laboriose memorie, compilò un catalogo di 3243 stelle di riferimento, e descrisse il metodo per la riduzione di altre 1000 lastre fotografiche; contemporaneamente pubblicò diagrammi astronomici e calcoli d'orbite, campo nel quale acquistò una singolare perizia. Nel 1903 ebbe la cattedra di astronomia all'università di Torino con la nomina a direttore dell'osservatorio.

Sulle torri del palazzo Madama, in diecine di migliaia di osservazioni astronomiche, elaborò un catalogo di 594 ascensioni rette e compí numerosi altri lavori di carattere teorico e pratico per i quali ebbe dall'Accademia delle Scienze di Parigi il premio Valz per l'astronomia. Quando il Ministero della Pubblica Istruzione soppresse le spese per gli annuari astronomici, il Boccardi, convinto della loro utilità per il pubblico, stampò quello del suo osservatorio a proprie spese. Nel 1906 fondò una Società Astronomica Italiana che ebbe per organo la «Rivista di astronomia e scienze affini»; uscitone fondò la Società «Urania» con l'omonimo bollettino. Fu, in buona parte, merito suo il trasferimento dell'Osservatorio torinese del palazzo Madama a Pino Torinese, ove le osservazioni non sono disturbate dalle luci della città; suo il piano di attrezzatura del nuovo osservatorio, sua la realizzazione con l'acquisto dei molti e importanti strumenti per i quali ottenne i fondi da enti pubblici, da privati e da una sottoscrizione popolare. Quasi cieco lasciò nel 1923 l'osservatorio e l'insegnamento e ritiratosi a Savona si dedicò alla propaganda scientifica e all'apologia religiosa scrivendo articoli di divulgazione, tenendo conferenze e continuando le polemiche alle quali era portato dal suo carattere estremamente battagliero; viaggiò molto in Italia e all'estero, ovunque stimato e onoratο come maestro dalla cattedra e dal pulpito.

 

Bolzano, Bernhard - (Praga 1781-1848), matematico e filosofo ceco, sacerdote della Chiesa cattolica. Abbracciò il sacerdozio nel 1805 e nello stesso anno fu nominato professore di filosofia della religione all'Università di Praga. Allontanato dall'incarico per le sue posizioni liberali, scrisse importanti opere, tra le quali Dottrina della scienza (1837) e Paradossi dell'infinito (1851). Nel campo dell'analisi matematica, il suo lavoro precorse quello di Georg Cantor nella definizione della teoria degli insiemi; in campo filosofico, influenzò Edmund Husserl, fondatore della fenomenologia.

 

Bonalumi, Francesco Alberico - sacerdote, studioso di ragioneria (Roncate Milanese 1832 - Roma 1904). Contribuí alla divulgazione della logismografia cerboniana e fu autore di approfonditi studi di storia della ragioneria. Fra le opere: Storia e genesi del pensiero logismografico (1878), Sullo svolgimento del pensiero computistico in Italia (1880).

 

Boscovich, Ruggero Giuseppe - scienziato e filosofo dalmata (Ragusa, oggi Dubrovnik, 1711 - Milano 1787). Gesuita, insegnò fisica e matematica al Collegio Romano (1740) poi all'Università di Pavia (1764) e infine nelle scuole Palatine di Milano dove fondò e attrezzò l'Osservatorio astronomico di Brera. Svolse missioni diplomatiche, viaggiò a lungo in Europa, soggiornando in varie capitali e allacciando relazioni con i principali esponenti della cultura. Allo scioglimento della Compagnia di Gesú, passò in Francia (1773) rimanendovi dieci anni come direttore del Servizio di ottica della Marina. In questo periodo condusse ricerche intese a determinare l'orbita delle comete e progettò un esperimento col quale si sarebbe dovuto misurare l'aberrazione della luce. Tra le molteplici attività svolte dal 1740 sono da ricordare gli incarichi di supervisione e consulenza tecnica in opere di ingegneria, bonifica e idraulica: si occupò della stabilità della cupola della Basilica di San Pietro, della Biblioteca cesarea di Vienna e della bonifica delle paludi pontine; con C. Maire misurò l'arco di meridiano tra Roma e Rimini, contribuendo a definire una carta topografica dello Stato Pontificio.

Sostenitore e divulgatore delle teorie newtoniane, nella sua opera Theoria Philosophiae Naturalis (1758) affermò il valore universale dell'attrazione in tutti i fenomeni fisici e concepí una teoria atomica della materia descrivendola come costituita da un insieme di punti materiali indivisibili e inestesi, centri di forze attrattive e repulsive funzioni della distanza reciproca, concetto questo precorritore delle moderne vedute di fisica atomica e che esercitò molta influenza sui fisici del sec. XIX. Boscovich estese tale teoria alla concezione della realtà intesa come costituita da sostanze semplici inestese prive di qualsiasi forma di coscienza e quindi incapaci di progresso verso attività spirituali, benché interagenti reciprocamente per volontà divina. In Italia curò e pubblicò l'edizione globale delle sue opere (Opera pertinentia ad opticam et astronomiam, 1785). Fu scienziato di interessi vastissimi. Si occupò di ottica, applicandosi ai problemi dell'eliminazione dell'aberrazione cromatica delle lenti e alla rilevazione dell'aberrazione sferica; di geodesia; di astronomia, mettendo a punto un metodo per la determinazione dell'orbita delle comete e di Urano, e studiando le perturbazioni dell'orbita di Giove e di Saturno; di matematica, individuando quattro formule differenziali di geometria sferica, e indagando la possibilità di geometrie non euclidee.

 

Breuil, Henri - Sacerdote, nato il 28 febbraio 1877 a Mortain e morto il 14 agosto 1961 all'età di 84 anni. Dedicò la sua vita allo studio dell'Uomo della preistoria antica, conseguendo i piú ambiti riconoscimenti in patria e all'estero. Due linee di ricerca indirizzarono la sua attività. La prima è diretta a definire le entità tassonomiche della preistoria antica, interpretate in termini culturali, e a stabilirne l'età. In questo settore l'Abbé Breuil portò dei contributi fondamentali per lo sviluppo delle scienze preistoriche. Per il Paleolitico inferiore e medio egli propose una nuova cronologia, e definí entità tassonomiche quali Clactoniano, Taiaziano, Levalloisiano; per il Paleolitico superiore dell'Europa occidentale-atlantica egli stabilí una sequenza dettagliata, definendo le caratteristiche tipologiche di ogni industria. La seconda linea riguarda l'arte preistorica. Fondamentali furono i suoi contributi alla conoscenza dell'arte paleolitica dell'Europa occidentale e alla sua interpretazione; ma egli s'interessò anche ai problemi dell'arte preistorica piú recente, sia dell'Europa che dell'Africa. Due scritti riguardano infine il problema dei rapporti tra l'insegnamento biblico circa l'origine del cosmo e dell'Uomo e le concezioni scientifiche sugli stessi temi.

 

Bullialdus, Ismaël - Nato a Loudun nel 1605 e morto a Parigi nel 1691). Sacerdote e astronomo. Dedicò la sua attività al coordinamento e all'interpretazione di antiche e nuove osservazioni astronomiche. Pubblicò diverse opere, fra le quali l'Astronomia philolaica (1645). Si occupò anche di questioni teologiche e storiche. Per un profilo più completo consultare la pagina relativa.

 

Cabeo, Niccolò - matematico e fisico (Ferrara 1586 - Genova 1650). Gesuita, espose nell'opera Philosophia magnetica (1629) alcuni fenomeni sperimentali di elettricità e magnetismo già studiati da W. Gilbert, dandone nuove interpretazioni. Gli si attribuisce anche l'invenzione dell'asta ritrometrica che consente la misurazione della velocità di una corrente fluida.

 

Campano da Novara - matematico, medico e astronomo italiano (sec. XIII). Cappellano e medico di Urbano IV, si occupò di matematica e astronomia, perfezionando vari strumenti astronomici. È autore di una traduzione, condotta su varie fonti arabe e sulla precedente versione latina di Adelardo, degli Elementi di Euclide (1254 ca.) a cui si accompagna un noto commentario. Essa restò uno dei testi fondamentali e piú diffusi sino al sec. XVI e venne stampata per la prima volta a Venezia nel 1482.

 

Caselli, Giovanni - fisico e letterato italiano (Siena 1815 - Firenze 1891). Ordinato sacerdote nel 1836, si dedicò a studi letterari e storici; in seguito si occupò di fisica, in particolare di elettricità e magnetismo. Nel 1855 ideò il pantelegrafo o telegrafo universale per la trasmissione a distanza di scritti e disegni.

 

Cavalieri, Bonaventura - Frate e matematico (Milano 1589 ca. - Bologna 1647) di formazione umanistica, si dedicò alla predicazione, ma compí anche studi matematici a Pisa. Con la sua opera principale, Geometria indivisibilibus continuorum nova quadam ratione promota (1635), segnò profondamente la matematica del suo tempo. Tale metodo considera qualsiasi grandezza geometrica - linee, piani, solidi - come l'insieme di costituenti elementari quali punti, linee e piani che vengono denominati "infiniti indivisibili". Questa teoria, che sollevò aspre polemiche tra i contemporanei, influí notevolmente sullo sviluppo della geometria e costituí un'anticipazione dei principi che avrebbero ispirato il calcolo infinitesimale. Cavalieri compí anche importanti ricerche nei campi della trigonometria piana e sferica, del calcolo logaritmico, dell'ottica e dell'astronomia. Discepolo carissimo di Galileo, ne assorbí lo spirito, il metodo nella ricerca scientifica; e parimenti fu fecondo il suo rapporto con Evangelista Torricelli, che perfezionò la sua opera con ulteriori sviluppi di calcolo integrale. Uomo schivo, buono, di grande dirittura morale, fu di una onestà intellettuale esemplare, pacato e sempre signorile, anche nelle polemiche scientifiche che ebbe soprattutto con Guldino. La sua vita è povera di vicende esteriori; appartenne all'ordine dei Gesuati di S. Gerolamo, e dal 1629 insegnò Matematica all'Università di Bologna, dove tenue la cattedra fino al 1647, anno della sua morte a soli quarantanove anni d'età. Il cratere lunare Cavalieri ne porta il nome in suo onore.

 

Cavalleri, Giovanni Maria - Sacerdote barnabita. Giovanni Carlo Cavalleri nacque a S. Michele Cremasco il 12 novembre 1807. Studiò dapprima in un collegio di Milano, poi nel Seminario di Crema dove compí gli studi di filosofia. Entrato nell'Ordine dei Barnabiti, dove assunse il nome di Giovanni Maria, compí il noviziato nella Casa del Carrobiolo a Monza, emise la professione religiosa il 19 ottobre 1830 e fu ordinato sacerdote il 24 luglio 1831. Fu docente di lettere e poi di fisica e scienze al collegio di Monza. Studioso di fisica, ottica, astronomia ebbe rapporti con l'Amici di Modena, con Carlini e con il suo successore Schiaparelli dell'Osservatorio di Brera. Partecipò all'attività dell'Istituto Lombardo di Scienze e Lettere e di altre Accademie con molti lavori originali. Progettò e costruí microscopi e telescopi, inventò il proiettore elettrico e altri strumenti. Dette un contributo alla nascente sismologia con il suo sismometro. Realizzò nel Collegio un Osservatorio astronomico e sismologico che dotò di strumenti da lui costruiti. Dette contributi significativi nella lotta contro le malattie del baco da seta. Fu richiesto di importanti consulenze in campo civile ed ecclesiastico. Fu persona amabilissima, ottimo insegnante, religioso esemplare. Morí il primo dicembre 1874 a causa di un malore improvviso.

 

Cecchi, Filippo, degli scolopi (Ponte Buggianese [Pistoia], 31 maggio 1822 - Firenze, magio 1887) - sismologo e meteorologo. Fu uno dei piú importanti tra gli iniziatori della moderna sismologia. Quando nel 1872 mori il p. G. Antonelli direttore dell'Osservatorio Ximenianο, fu chiamato a dirigere l'istituto fiorentino essendo già assai noto come fisico. Egli aveva infatti, fin dal 1852, mentre insegnava nelle scuole del suo Ordine, compiuto interessanti esperimenti sulle elettrocalamite a rocchetto da lui create per modificare il rocchetto di Ruhmkorff, e per perfezionare il funzionamento delle macchine telegrafiche. Le sue innovazioni furono adottate nei ricevitori dei telegrafi a quadrante Bréguet, in uso allora nelle ferrovie toscane e in un regolatore della luce elettrica. Nell'esposizione del 1861, a Firenze, figurò un suo motore elettrico e anche la macchina elettrica a induzione nota oggi col nome del Carré, che fu da lui costruita nei primi del 1868, cioè vari mesi prima che il fisico francese presentasse la sua all'Accademia parigina. Si occupò del perfezionamento dei motori a vapore e col p. Antonelli, il p. Barsanti e altri fece parte di quella scuola fiorentina del motore dalla quale nacque il motore a scoppio. Nel 1859 il ministro Cosimo Ridolfi dette l'incarico al p. Cecchi di costruire un termometro e un barometro da porre sotto la Loggia dell'Orcagna a Firenze; il p. Cecchi, valendosi anche degli studi appositamente compiuti dal suo confratello e maestro Antonelli, costruí il termometro e un a barometro aerometrico a bilancia, ispiratogli dall'invenzione del fisico inglese Samuel Moreland del 1670. Questi due strumenti, esposti al pubblico nel 1860, rimasero in funzione al loro posto fino ai primi decenni del Novecento. Per soddisfare le richieste di enti ecclesiastici e laici fiorentini il Cecchi si specializzò nell'applicazione dei parafulmini, usando fin da allora la punta multipla a cinque aghi tutti terminanti in platino, il conduttore in filo di rame terminante in un'ampia lastra di rame seghettato e mettendo in comunicazione i conduttori con le grondaie dei tetti per meglio difendere l'edificio. In questo modo protesse vari edifici pubblici e privati a Firenze.

Nominato direttore dell'Osservatorio Ximeniano si dedicò soprattutto agli studi meteorologici e geodinamici. La meteorologia, già molto coltivata in Italia, ove fin dal 1780 erano state impiantate ben 60 stazioni meteorologiche per iniziativa dell'abate Toaldο e poi decaduta, era rinata in Italia per merito del p. Denza. Il Cecchi fu grande propugnatore dell'istituzione di una rete di stazioni meteorologiche per lo studio delle correnti i cui risultati s'erano dimostrati particolarmente utili come sussidio alla navigazione. Oltre, quindi, al potenziamento della sezione meteorologica del suo Osservatorio, il p. Cecchi stabilí, d'accordo con quel Municipio, una stazione a Pescia che inaugurò nel 1875. Promosse l'erezione di altre stazioni a Lugliano (Lucca), nel palazzo vescovile di Fiesole, e nel convento francescano della Verna. Per quest'attività fu chiamato a far parte del consiglio direttivo della Società meteorologica italiana. Costruí un «nefoscopio a specchio girevole» per lo studio delle nubi superiori e un «nefoscopio a visione diretta» per la visione del moto delle nubi, apparecchi largamente adottati negli osservatori. Ma piú notevole fu la sua attività nel campo della sismologia che proprio allora, per merito di un gruppo di studiosi italiani, fra i quali il p. Bertelli, barnabita, si andava evolvendo.

Nel 1873 perfezionò l'antico pendolo sismografico del p. Bina che con modificazioni non sostanziali era in uso dal 1751, introducendovi la «pennina bilicata» che registrava le ondulazioni sulla carta affumicata e non sulla polvere. Creò poi il sismografo analizzatore a un solo pendolo nel quale la carta scorre sotto la penna, e infine nel 1875 il «sismografo bipendolare» che fu il capostipite di tutti gli apparecchi piú moderni i quali danno le due componenti del moto sismico. «Quest'apparecchio, che passò si può dire inosservato in quel tempo nonostante la fecondità dei risultati, - scriveva nel 1932 il p. Alfani - fu poi inventato dopo molti anni all'estero e solo allora, naturalmente, fu apprezzato come si meritava anche in Italia». Nel 1884 presentò all'esposizione di Torino un nuovo modello di sismografo che fu il primo a scindere le tre componenti e un microsismografo elettrico per la registrazione delle minime scosse che appunto allora per impulso del p. Bertelli si cominciavano a studiare. I due apparecchi ottennero la medaglia d'oro. Questi, e mοlti altri apparecchi inventati o perfezionati da lui, sono conservati dall'Osservatorio Ximeniano nella sala intitolata al nome dell'illustre scolopio del quale i contemporanei ammirarono la scienza non meno che la purezza dell'animo e della vita e la dignitosa umiltà.

 

Cerebotani, Luigi, sacerdote (Lonato [Brescia], 11 gennaio 1847 - Verona, 19 ottobre 1928) - fisico. Visse quasi sempre in Germania dove l'aveva portato il card. Hohenlohe e dove si perfezionò negli studi e ricerche, ma non dimenticò mai l'Italia dove veniva ogni anno per il ritirο spirituale in Seminario. Fece parte di numerose accademie e dei consiglio direttivo del Museo scientifico di Berlino. Le sue numerose invenzioni interessano il campo della geodesia, della telegrafia e della telefonia. Tra le prime sono notevoli il telepometro, apparecchio per misurare le distanze fra un punto mobile e un oggetto immobile, che nel 1903 l'imperatore di Germania fece sperimentare sulla marina da guerra; e un nefometro o misuratore delle nubi. Le invenzioni riguardanti le trasmissioni a distanza sono piú numerose: un «Morse automatico rapidissimo», un telegrafo a tipi, che fu sperimentato con successo tra Milano e Como nel 1900, un selettore per chiamate individuali di posti telefonici e telegrafici inseriti in un circuito, un ricevitore a tipi senza filo che «rende piú docile il Coherer», un telegrafo sillabico e altri apparecchi di perfezionamento oltre a un orologio elettrico senza fili, capace di regolare il movimento di altri orologi collegati con la stessa fonte d'energia.

Ma piú importanti sono il teletipografo e il teleautometro; il primo è una unione del telegrafo con la macchina da scrivere e quindi un precursore dell'odierna macchina. Primo a servirsi del teletipografo fu il card. Merry del Val, quand'era segretario di Stato del papa Pio X, per le comunicazioni tra la Segreteria di Stato e gli uffici vaticani; fu in seguito diffusissimo in tutta l'Europa e fuori, e perfino il Negus d'Etiopia ne fece impiantare uno ad Addis Abeba. Il teleautografo serve invece a trasmettere disegni e scritti a distanza. Tentativi erano stati fatti in questo senso dal Cooper e poi dal Gray che nel 1891 presentò a Chicago un apparecchio troppo complicato. Quasi contemporaneamente al Richtie, che ottenne interessanti risultati trasmettendo tra Londra e Parigi, il Cerebotani ideò e costruí un apparecchio col quale, per mezzo di una penna guidata dalla mano, come una penna qualunque, si comunica per via elettrica il moto alla penna ricevente. Il sistema è del tutto diverso da quello del pantelegrafo Caselli. Adottato in esperimenti tra Berlino e Monaco si poterono trasmettere nitidamente scritti e disegni a 600 chilometri di distanza. Sacerdote di viva pietà, alieno dallo sfruttamento delle sue invenzioni, il Cerebotani rimase umile e schivo anche quando il suo nome corse per il mondo. L'Ammiragliato britannico lo invitò a Londra e Guglielmo Marconi lo presentò ai dirigenti delle comunicazioni pοstali britanniche, i quali rimasero meravigliati tanto dei risultati ottenuti, quanto della semplicità del sacerdote inventore. In Baviera, anche durante il «Kulturkampf» si occupò sempre attivamente dell'assistenza spirituale degli emigrati italiani mantenendo alto fra loro il sentimento nazionale e lo spirito cristiano.

 

Chevalier, Cyr-Ulysse-Joseph - storico e bibliografo francese (Rambouillet 1841 - Romans 1923). Sacerdote, professore di archeologia a Romans e di storia ecclesiastica all'Università di Lione, è autore di alcuni repertori bibliografici fondamentali per lo studio della storia medievale, quali il Répertoire des sources historiques du Moyen Âge (in due parti, 1877-1903) e la Bibliothèque liturgique (1893-1902).

 

Chini, Eusebio Francesco - Sacerdote gesuita (1645-1711), nacque a Segno in Val di Non (Trento). Ordinato sacerdote nel 1677 in Baviera, dopo essersi laureato in Fisica e Matematica a Friburgo in Brisgovia, preferí non accettare la proposta di insegnare in Europa e partí nel 1681 per le missioni del Messico. Partecipò dapprima a una spedizione spagnola per la conquista della Bassa California, ma si accorse di battere una pista sbagliata: la strada per la missione non poteva passare attraverso la forza ma attraverso il servizio. Si stabilí quindi a Dolores, al confine fra Messico e Arizona, e si dedicò a migliorare la vita degli abitanti mediante l'insegnamento di nozioni teoriche, ma anche di nuove tecniche per l'agricoltura e l'allevamento del bestiame. Si dedicò assiduamente al ministero fra gli indios, costruí nuove chiese, aiutò i confratelli a fondare nuove missioni, soprattutto nella Bassa California. Si occupò con successo di varie scienze: calcolò con grande precisione le coordinate geografiche, studiò la rete idrografica e preparò le carte geografiche delle regioni in cui visse e particolarmente dell'Arizona. Dimostrò che la Bassa California non era un'isola ma una penisola. Studiò la cometa di Kirch nel dicembre 1680. Lo stato di Arizona scelse Padre Chini (detto in USA padre "Kino") come persona significativa della sua storia e collocò nel Campidoglio di Washington una sua statua, che rappresentasse insieme la cultura autoctona degli indios e quella nuova dei coloni europei.

 

Clavio, Cristoforo - nome umanistico del matematico e astronomo tedesco Christoph Schlüsse (Bamberga 1537 - Roma 1612). Gesuita, insegnò matematica al Collegio romano. Fu in relazione con Galileo e tentò di conciliarne le scoperte con la dottrina aristotelica. Insieme al domenicano I. Danti fu tra i commissari incaricati da papa Gregorio XIII di preparare la riforma del calendario nel 1582. Curò un'edizione latina con ampio commento critico degli Elementi di Euclide. Il p. Clavio era stimato al suo tempo come il "secondo Euclide" e certamente può considerarsi, per la tradizione scientifica iniziata nel Collegio Romano, come il patriarca degli astronomi gesuiti. A lui si rivolse Galileo la prima volta che venne a Roma, nel 1585. Il gesuita si trovava allora nella pienezza dei suoi anni e al culmine della fama per la riforma del calendario, fatta nel 1582. Il giovane astronomo pisano, invece, che non contava piú di 23 anni, era sconosciuto anche nel ristretto mondo dei dotti, sebbene avesse già fatto delle scoperte geometriche. Parlarono fra loro nel nuovo edificio del Collegio Romano, comunicandosi reciprocamente i propri lavori scientifici e restarono amici per sempre.

 Niccolò Copernico

Niccolò Copernico (1473-1543)

 

 

Copernico, Niccolò - (Nikolaj Kopernik). Astronomo e canonico polacco (Thorn 1473 - Frauenberg 1543), ideatore della teoria eliocentrica. Copernico nacque da una famiglia di commercianti e funzionari amministrativi di lingua tedesca, originaria della Slesia. Lo zio materno, il vescovo Lukasz Watzenrode, provvide affinché il nipote ricevesse una solida formazione. Copernico iniziò gli studi presso l'Università di Cracovia nel 1491, dove studiò arti liberali per quattro anni senza però conseguire la laurea; successivamente, come altri giovani polacchi del suo ceto, si recò in Italia per studiare medicina e giurisprudenza. Nel frattempo lo zio gli aveva fatto assumere un canonicato a Frauenberg, carica di carattere amministrativo che necessitava degli ordini minori. Nel gennaio 1497 cominciò gli studi di diritto canonico presso l'Università di Bologna e approfondì lo studio della letteratura classica; in quel periodo fu ospite di un professore di matematica, Domenico Maria Novara, che incoraggiò l'interesse del giovane polacco per la geografia e l'astronomia. Insieme i due osservarono l'occultazione della stella Aldebaran, avvenuta il 9 marzo 1497. Nel 1500 Copernico insegnò astronomia a Roma. L'anno seguente ottenne il permesso di studiare medicina a Padova (presso l'università in cui Galileo insegnerà quasi un secolo dopo). Si laureò in diritto canonico a Ferrara nel 1503 e tornò in Polonia, a Cracovia. Si stabilí in seguito a From bork (allora Frauenburg), dove risiedette fino alla morte.

 Nella sua opera maggiore, De revolutionibus orbium coelestium libri VI, la cui prima copia, si dice, gli fu presentata sul letto di morte, Copernico si oppose alla teoria tolemaica geocentrica, allora dominante, e, riprendendo la concezione cosmogonica già formulata nell'antichità da Aristarco e nel tardo Medioevo da Grossatesta, Buridano e Oresme, pose i principi del sistema eliocentrico secondo cui il Sole si trova immobile nel centro dell'universo mentre la Terra e i pianeti, contro l'apparenza, ruotano attorno a esso. Tuttavia, come gli antichi, Copernico ritenne il moto circolare come naturale e caratteristico dei corpi celesti e dovette perciò ammettere ancora un certo numero di epicicli e di deferenti per spiegare la loro traiettoria. Copernico inoltre perseguí una trattazione puramente geometrica e descrittiva dei moti celesti e non fu quindi in grado di dare una risposta esauriente alle obiezioni rivolte alla sua teoria sulla base delle condizioni fisiche o dinamiche di tali moti, difficoltà superate con lo sviluppo della nuova meccanica a opera di Galileo, Cartesio e Newton. A Copernico rimane il merito di aver proposto un'interpretazione unitaria e coerente dei dati dedotti dalle osservazioni astronomiche, piú semplice di quella antica anche se in contrasto con l'immediata evidenza. La teoria di Copernico finí con l'incontrare forti opposizioni perché contrastava con le interpretazioni della Bibbia e il pensiero teologico e filosofico del suo tempo, fortemente influenzato dalla filosofia della natura aristotelica.

 

Cusano, Nicola - Nome italianizzato di Nikolaus Krebs von Cues (Cues, Treviri 1401 - Todi 1464), cardinale, scienziato e filosofo tedesco. Dottore in diritto canonico, al concilio di Basilea (1432) prese le difese del conciliarismo, dottrina che asseriva la supremazia dei concili ecumenici sul papa; in un secondo momento, tuttavia, egli divenne un convinto sostenitore dell'autorità del papato. Nel 1450 venne nominato vescovo di Bressanone, vincendo le ostilità che le sue varie proposte di riforma avevano suscitato. Cusano scrisse numerosi trattati ricchi di riferimenti alla letteratura mistica e al neoplatonismo. Avversario della scolastica, nel De docta ignorantia (1440) asserì che la vera saggezza consiste nel riconoscimento dell'ignoranza umana, poiché Dio, definito coincidentia oppositorum in quanto principio infinito di tutti gli enti finiti e delle loro opposizioni, può essere conosciuto unicamente mediante approssimazioni intuitive. Le dottrine di Cusano sull'infinità dell'universo, concepito come un ente creato a immagine di Dio e privo quindi di un unico centro, precorsero la teoria eliocentrica di Copernico; egli inoltre suggerì una riforma del calendario che fu poi portata a termine da papa Gregorio XIII.

 

Cysat, Johann Baptist - astronomo svizzero (Lucerna 1586 - 1657). Entrò nell'ordine dei gesuiti nel 1604 e nel 1618 divenne professore di matematica a Ingolstadt, dove compí le prime osservazioni telescopiche di una cometa, quella apparsa nel 1618-19, che lo resero famoso (Mathemata astronomica de loco, motu et causis cometae..., 1619). Nel 1631 osservò il transito del pianeta Mercurio sul disco solare, già predetto da Keplero.

 

Della Porta, Giambattista - filosofo, scienziato e letterato italiano (Vico Equense, Napoli 1535 - Napoli 1615). Ricevuta un'educazione privata da parte di un tutore che lavorava al servizio dell'imperatore Carlo V, nel 1579 Della Porta si trasferì a Roma, al servizio del cardinale Luigi d'Este, frequentando contemporaneamente la corte del duca Alfonso II d'Este a Ferrara, uno dei centri culturali più importanti dell'epoca. Nel 1585 divenne gesuita, ma questo non impedì all'Inquisizione di porre all'indice i suoi scritti. Gli interessi di Della Porta abbracciarono numerose discipline: analizzò, ad esempio, il problema della rifrazione della luce nel De refractione (1593), in cui si proclamò scopritore del telescopio, sebbene non risulti che ne abbia costruito uno prima di Galileo. La sua opera maggiore è Magiae naturalis libri IV (1558). Della Porta fu anche autore di commedie, tra le quali si ricordano L'astrologo (1570), La fantesca (1592) e La trappolaria (1596).

 

 Francesco Denza

Francesco Denza (1834-1894)

 

 

Denza, Francesco - Barnabita (Napoli 1834 - Roma 1894), Si diplomò in ingegneria stradale a 15 anni e si laureò in matematica e fisica nel 1857. Ordinato sacerdote nel 1858, insegnò a Moncalieri (Torino) fino al 1891, quando fu chiamato a Roma da Leone XIII, che gli affidò la ricostruzione della Specola vaticana. Fu meteorologo: nel 1859 fondò l'Osservatorio del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri, di cui fu Direttore fino al 1891; nel 1866 diede inizio, primo in Italia, al Bullettino Meteorologico, pubblicazione che raccolse le osservazioni eseguite, per servire da base a elaborazioni future; organizzò una rete di Osservatori Meteorologici che giunse a collegare ben 250 Istituti in Italia e altrove; fondò nel 1880 a Torino, con un Convegno inaugurale, l'Associazione Meteorologica Italiana. Scrisse articoli e trattati di Meteorologia, alcuni per la divulgazione, altri per gli "addetti ai lavori". Dal 1876 collaborò con il Governo Italiano per la costruzione e il funzionamento dell'Ufficio Centrale di Meteorologia, con sede a Firenze. Fu grande organizzatore; indefesso nell'attività di osservazione; come religioso fu giudicato "modesto, virtuoso, paziente, gioviale".

 

Fea, Carlo - archeologo italiano (Pigna, Ventimiglia, 1753 - Roma 1836). A Roma studiò diritto civile e canonico e fu ordinato sacerdote, ma si dedicò soprattutto a studi di archeologia, nonché di filologia, letteratura, storia, religione. Nominato commissario alle Antichità dello Stato Pontificio nel 1801, si occupò della sistemazione dei Musei Vaticani e Capitolini e compí opere di scavo, di restauro, di studio di importanti monumenti antichi di Roma (Foro Romano, Colosseo, Pantheon, Terme di Caracalla). Pubblicò inoltre numerose relazioni di carattere archeologico (importanti quelle sul Pantheon), epigrafico e topografico; curò una ristampa della Storia dell'arte nell'antichità di J. J. Winckelmann.

 

Frisi, Paolo - matematico e astronomo (Melegnano 1728 - Milano 1784). Barnabita, insegnante alle scuole Palatine di Milano, fu tra i piú noti esponenti del gruppo illuminista milanese, membro di accademie italiane e straniere. Scrisse vari saggi di matematica, di meccanica (sulla figura e sul moto della Terra) sui fenomeni elettrici e luminosi e un'opera di cosmografia (Cosmographia physica et mathematica, 2 vol., 1774-75) che lo resero noto anche fuori d'Italia. Si occupò anche di ingegneria idraulica e progettò un canale fra Milano e Pavia, realizzato solo nel 1819. Collaborò al Caffè con scritti di politica e filosofia nei quali sostenne un assolutismo illuminato in politica e si mostrò seguace di Locke e avversario di ogni forma di innatismo, in filosofia. Nella sua vasta attività figurano anche opere di gnoseologia e di metafisica. Scrisse un Saggio su Galilei, fortemente polemico nei confronti dei gesuiti, uscito dapprima sul Caffè (1765) e poi pubblicato in volume col titolo Elogio di Galileo (1775).

 

Galvani, Luigi - abate, fisiologo italiano (Bologna 1737-1798), celebre soprattutto per i suoi studi sui fenomeni elettrici nei muscoli e nei nervi degli animali. Studiò medicina e filosofia all'Università di Bologna, conseguendo la laurea nel 1759. In seguito, divenne docente presso la stessa università, insegnando anatomia. Nel 1797 fu costretto a ritirarsi dall'insegnamento, a causa della sua decisione di non giurare fedeltà alla Repubblica Cisalpina. Alla sua seguente attività di medico, Galvani affiancò quella di ricercatore, che gli permise di effettuare la scoperta che gli diede fama internazionale: il fenomeno per cui le fibre muscolari animali possono contrarsi se sottoposte a una corrente elettrica, fenomeno che prese il nome di galvanismo. I suoi celebri esperimenti furono eseguiti su zampe di rana. Galvani pubblicò i risultati dei suoi studi nel 1791, nell'opera De viribus electricitatis in motu musculari. L'impatto di questa scoperta diede immediatamente a Galvani fama internazionale e il galvanismo divenne uno dei temi di ricerca maggiormente investigati dalla comunità scientifica dell'epoca. L'interesse per gli studi di Galvani era coerente con alcuni filoni di studio che si erano andati delineando nel XVIII secolo, rivolti all'applicazione di tecniche proprie della fisica e della chimica su organismi viventi, e alla scoperta di possibili affinità tra quello che dai fisici veniva definito "fluido elettrico" e quello che per i biologi era il "fluido nervoso". Alla prima opera, Galvani ne fece seguire altre, Dell'arco conduttore, del 1794, e Memorie sulla elettricità animale, del 1797, allo scopo di chiarire le sue conclusioni a proposito del galvanismo e la sua interpretazione dei fenomeni elettrici all'interno di tessuti viventi.

 

 Pierre Gassendi

Pierre Gassendi (1592-1655)

 

 

Gassendi, Pierre - filosofo e astronomo francese (Champtercier 1592 - Parigi 1655). Prevosto a Digne, conservò per tutta la vita lo stato ecclesiastico; fu intimo amico di P. Mersenne, ma si legò anche ai piú noti pensatori liberali di Parigi, dove visse per un certo tempo, a piú riprese. La sua prima opera, le Exercitationes paradoxicae adversus Aristoteleos (1624; Esercitazioni in forma di paradossi contro gli aristotelici), riprende, senza particolare originalità, le critiche dell'aristotelismo formulate da Vives, Ramo e Charron.

 

Grimaldi, Francesco Maria - fisico (Bologna 1618 - 1663). Gesuita, insegnò a Bologna. Osservò la superficie della Luna e nel 1651, con il p. G. B. Riccioli, delineò una mappa delle principali formazioni lunari per le quali adottò i nomi, successivamente confermati da J. Hevelius, di analoghe particolarità geografiche terrestri. Nell'opera Physico-mathesis de lumine, coloribus et iride, pubblicata postuma nel 1665, descrisse la diffrazione e l'interferenza della luce, fenomeni che gli fecero intuire il carattere ondulatorio delle radiazioni luminose.

 

Hagen, Johann George - astronomo e gesuita austriaco (Bregenz, Austria, 1847 - Roma 1930). Presso la Specola Vaticana, che diresse a partire dal 1906, si dedicò allo studio di stelle variabili, pubblicando un Atlas stellarum variabilium (1899). Studiò le nebulose gassose, in particolare la "nebulosa cosmica", bagliore diffuso su tutto il cielo, piú accentuato verso i poli galattici già osservata da W. Herschel nel 1811.

 

Hauy, René-Just - mineralogista francese (Saint-Just-en-Chaussée, Oise 1743 - Parigi 1822), considerato uno dei fondatori della moderna cristallografia. Formulò l'ipotesi secondo la quale i cristalli sono costituiti di minuscole unità identiche, che si ripetono periodicamente all'interno della struttura del solido e la cui forma ne determina le proprietà fisiche. Ordinato sacerdote, Hauy si dedicò alla botanica e solo successivamente, alla cristallografia. Durante la Rivoluzione francese rischiò la ghigliottina perché accusato di essere un controrivoluzionario, ma durante il governo di Napoleone ebbe una brillante carriera.

 

Kircher, Athanasius - filosofo e matematico tedesco (Geisa, Fulda, 1602 - Roma 1680). Visse la maggior parte della sua lunga vita di studioso dall'erudizione enciclopedica a Roma, dove, gesuita, si trasferì nel 1633 dalla natale Assia e dove, nel 1638, fu incaricato di insegnare matematica e lingue orientali al Collegio Romano. Indagatore dei più diversi campi della conoscenza, disposto ad avventurarsi anche per sentieri ai tempi suoi pochissimo battuti, capace di ardite ipotesi generalmente poco suffragate dai dati della realtà ma anche di geniali e anticipatrici intuizioni, fu autore prodigioso di un gran numero di opere ancora oggi affascinanti per la varietà degli argomenti e l'originalità degli assunti. Scrisse di fisica e di geologia, di matematica e di musica, di linguistica e di civiltà antiche; tra le molte opere si ricordano Magnes, sive de Arte magnetica, sui fenomeni magnetici (1645), Musurgia universalis, sive ars magna dissoni et consoni, sugli effetti di dissonanza e consonanza (1650), Oedipus Aegyptiacus (1652), China illustrata (1667). Raccolse una gran quantità di reperti, testimonianze della molteplicità dei suoi interessi, che andarono a formare il Museo Kircheriano, costituente il nucleo dell'attuale Museo Pigorini.

 

Lacaille, Nicolas-Louis de - astronomo e geodeta francese (Rumigny 1713 - Parigi 1762). Abate, fu autore di misure geodetiche sia in Francia per conto dell'Accademia delle Scienze di Parigi (1739), sia al Capo di Buona Speranza, dove fondò un osservatorio ed effettuò la revisione della posizione di oltre 10.000 stelle australi; le sue osservazioni furono pubblicate sotto forma di catalogo (Caelum australe stelliferum) da G. D. Maraldi nel 1763. A lui si deve la creazione di 14 asterismi o costellazioni, fra le quali, quella della Fornace, del Pittore, dello Scultore, della Macchina pneumatica, del Microscopio e del Telescopio, tutte nell'emisfero australe.

 

Lana de Terzi, Francesco, dei gesuiti (Brescia, 13 dicembre 1631 - Brescia, 22 febbraio 1687) - fisico, precursore dell'aeronautica. Fissando la convenzionale data di nascita della navigazione aerea al 5 giugno 1783 (prima ascensione di un pallone aerostatico ad aria calda ottenuta in Francia dai fratelli Montgolfier) il p. Lana Terzi ha il vantaggio di un buon secolo su tale data; e se anche risaliamo al piú lontano esperimento che pare certamente riuscito (quello del p. Bartolomeo Lorenzo de Gusmâo, brasiliano, che riuscí ad alzarsi con lo stesso mezzo 1'8 agosto 1709 in Spagna) il gesuita italiano conserva un margine di almeno quarant'anni. Benché infatti il p. Lana non si sia mai alzato da terra, né, come pare certo, abbia fatto alzare alcun aerostato, egli fu il primo ad aver l'idea - nel 1670 - di risolvere il problema della navigazione aerea col mezzo di una macchina piú leggera dell'aria; non solo, l'idea fu da lui presentata cosí egregiamente che non pare azzardato ai tecnici asserire che la moderna tecnica aeronautica poggia fondamentalmente sui principi da lui dettati, inoltre fu subito cosí diffusa, che esercitò su molti una notevole influenza stimolando studi ed esperimenti. Egli fu quindi il vero precursore e l'antesignano della navigazione aerea. Nato dalla nobile famiglia bresciana dei conti Terzi, il p. Francesco Lana entrò nella Compagnia di Gesú nel 1647 a Roma, ove compí gli studi mentre si dedicava ad esperienze di fisica sotto la guida dell'eruditissimo p. Atanasio Kircher, che fondava allora il famoso museo detto da lui kircheriano (e ora Pigorini).

Nel 1516 il p. Lana insegnava nel collegio di Terni con grande soddisfazione di quella città, che, in segno di riconoscimento, decretò per lui e per la sua famiglia la cittadinanza onoraria. Passò quindi a Brescia a insegnare filosofia, fisica e scienze naturali, poi a Ferrara, docente di matematica, infine di nuovo a Brescia ove fondò l'accademia dei «filesotici» composta di dotti e studiosi di matematica e fisica e pubblicò quasi tutte le sue opere. Le esperienze e gli studi cominciati a Roma col p. Kircher continuarono in tutto questo tempo (e ne sono testimonianza le relazioni e l'amicizia con Daniello Bartoli e altri insigni maestri), oltre alle sue pubblicazioni sulle osservazioni barometriche fatte a Brescia e nei dintorni, e sulla storia naturale di quella provincia. La maggior fama gli è venuta dalla sua opera intitolata «Prodromo» o saggio dell'opera maggiore, il «Magisterium naturae et artis» alla quale lavorava da tempo. In questo saggio i capitoli piú importanti sono il quinto, nel quale studia «in qual modo si possano fabbricare uccelli che da se stessi volino per l'aria» e il resto, nel quale invece tratta «del fabbricare una nave che cammini sopra l'aria a remi e a vela». Come si vede egli aveva affrontato le due soluzioni del problema: quella del mezzo piú pesante e quella del piú leggero dell'aria.

Maggior fortuna ebbe in questa seconda, ideando una navicella sollevata in aria da quattro sfere cave, vuotate dall'aria: la differenza di peso tra le sfere vuote e l'aria doveva fornire la spinta ascensionale per quest'elementare aerostato munito di vela per la dirigibilità. Il p. Lana dichiara nello scritto di non aver mai potuto compiere l'esperimento per la povertà religiosa, che non gli ha permesso di spendere il «centinaio di ducati» necessari alla costruzione della macchina, ma il principio da lui ritrovato rimane giusto. E, infatti, benché i gas adoperati poi nell'aeronautica siano stati: l'aria calda dapprima, poi l'idrogeno e l'elio, il massimo di forza ascensionale sarebbe dato dal vuoto. Si è riconosciuto poi che il sistema non è praticamente utilizzabile per la difficoltà di tenuta dell'involucro e il peso che dovrebbero avere le pareti delle sfere per esser tanto robuste da resistere alla pressione atmosferica esterna. La difficoltà tuttavia non era sfuggita al p. Lana il quale aveva pur calcolato dimensioni e spessore delle sfere di rame sufficientemente robuste ma leggere. Come abbiamo detto l'esperienza non fu fatta prima dell'uscita del volume e probabilmente nemmeno dopo; ma il principio che doveva risolvere il problema della navigazione aerea fino all'avvento del motore a scoppio era stabilito e la soluzione, sostituendo il gas con il vuoto, era stata trovata.

Gli studi e le esperienze si orientarono da allora in questo senso e altri realizzarono l'idea che il p. Lana aveva lanciato. Non minore fama gli compete per quanto ha scritto nei trenta e piú capitoli del «Prodromo» e nei tre volumi del «Magisterium»; e non solo per il numero grandissimo di studi, ricerche ed esperienze che descrive sui piú disparati argomenti (dalla criptografia all'educazione dei sordomuti, dall'umidità dell'aria all'agricoltura, dal contachilometri al cannocchiale, etc...), ma per la profondità, la saggezza e spesso la modernità dei criteri scientifici, che egli espone, per l'arditezza delle idee che concepisce, per l'audacia con la quale mostra di essere un ricercatore acuto e un inventore geniale. E tutto, come dichiara espressamente, non «per una sola inquieta curiosità, per solo diletto o passatempo» né «per fine di acquistarsi nome et onore, per procacciarsi ricchezze o restar vincitore nelle contese de' letterati» ma «per esercitare il lume dell'intelletto ottenuto da Dio a fine di giovare al genere umano». La vita breve e le varie infermità non gli concessero di portare in fondo nemmeno la sua maggiore opera, della quale il terzo volume, che non doveva esser l'ultimo, uscí postumo; tuttavia i suoi scritti e le sue esperienze, con la fama che ebbe nella Compagnia e fuori, ne fanno uno degli uomini piú rappresentativi del suo tempo.

 

Latreille, Pierre-André - Nato a Brives nel 1762, deceduto a Parigi nel 1832. Figlio illegittimo del Barone d'Espagnac, dopo un'infanzia difficile a Brives si trasferí a Parigi per completare gli studi, fino al 1786. Divenuto Sacerdote nella nativa Brives, continuò gli studi naturalistici e pubblicò vari lavori scientifici sugli insetti. Durante la Rivoluzione Francese rischiò la deportazione in Guiana (1793). Nel 1796 pubblicò l'opera entomologica che lo rese celebre e gli valse, nel 1798, l'invito a lavorare per il Muséum d'Histoire Naturelle de France a Parigi. Da quel momento tutta la sua vita fu dedicata allo studio degli Artropodi, e in particolare degli Insetti. Sempre in materia di entomologia insegnò a livello universitario e produsse opere di grande mole e valore, tanto da essere chiamato in Francia "Il Principe dell'Entomologia". Nello stesso anno dovendo rinunciare alla carriera ecclesiastica si dimise dallo stato clericale e si dedicò a tempo pieno alla ricerca scientifica. Il Concordato napoleonico con la Santa Sede del 1801 in una clausola segreta prevedeva una sanatoria per i sacerdoti che avevano lasciato il ministero. Probabilmente anche Latreille ne fruí avendo scelto il matrimonio. Significativi alcuni passaggi presi dai vari discorsi funebri: "Persona veramente superiore, fu il primo entomologo di Francia. Possedere un uomo simile, è una fortuna che non è concessa due volte in un secolo alla stessa nazione... Le sue maniere semplici e invariabilmente gentili gli guadagnavano il cuore di chiunque lo accostasse... Ascriveva il suo successo a quella Provvidenza protettrice, che fortunatamente lo sollevò mediante i suoi devoti amici e protettori... Coscienza delicata, amava la soddisfazione di occupare un posto importante, ma non si sentiva di goderne i vantaggi senza impegnarsi in esso...".

[Continua...]

 

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Johann Pachelbel (1653-1706) - Canon [2,60 MB]