George Lemaitre

Don George Lemaitre (1894-1966) e Albert Einstein

 

 

Lemaître, Georges - Sacerdote gesuita belga (Charleroi 1894 - Lovanio 1966). Dopo aver prestato servizio militare nella Grande Guerra si laureò in Matematica a Louvain (1921). Fu discepolo degli astronomi Eddington a Cambridge, Gran Bretagna, e Shapley a Cambridge, Massachusetts. Nel 1927 pubblicò una memoria su "un universo omogeneo di massa costante e di raggio crescente, che renda conto della velocità radiale delle nebulose extragalattiche", la ormai famosa teoria dell'espansione dell'Universo a partire da un big bang. Tre anni piú tardi, Eddington propose questo lavoro all'attenzione degli scienziati, scrivendo che "esso supera il contrasto fra le cosmologie di Einstein e di de Sitter". G. Gamow perfezionò ulteriormente tale teoria.

Di fatto Einstein e de Sitter avevano proposto un modello puramente matematico e astratto dell'universo, mentre Lemaître, in accordo con il fisico russo Friedmann, manteneva, nella sua formulazione cosmologica, una posizione epistemologica nettamente realistica, che corrispondeva tra l'altro alle osservazioni di Hubble sull'universo in espansione. La memoria di Lemaître fu cosí stimolante che lo stesso Einstein, nel 1931, fu costretto a modificare la sua teoria, ponendo uguale a zero il "termine cosmologico" che aveva introdotto nella Teoria della Relatività Generale. I cosmologi inglesi, ai quali ripugnava ammettere un istante iniziale in cui l'universo ha incominciato a esistere, proposero il modello, poi dimostratosi insostenibile, dell'"universo stazionario". Nel 1948 Lemaître formulò la famosa ipotesi dell'"atomo primitivo", per cui egli è ancor oggi comunemente noto. Georges Lemaître scrisse ancora numerosi lavori di matematica e fisica che gli valsero molti riconoscimenti, fra cui spiccano il premio Francqui e la presidenza dell'Accademia Pontificia delle Scienze, che detenne fino alla morte.

 

Lloyd, Humphrey - fisico irlandese (Dublino 1800 - 1881). Sacerdote, professore di fisica sperimentale a Dublino, è noto per le sue ricerche di ottica ondulatoria e fisica, in particolare sui cristalli biassici, sulla rifrazione conica e sull'interferenza.

 

Mabillon, Jean - paleografo, storico e diplomatista francese (Saint-Pierremont, Reims, 1632 - Parigi 1707). Monaco benedettino della congregazione di San Mauro dal 1653, nei monasteri di Saint-Rémy, Nogent e Corbie, ordinato sacerdote nel 1660, stabilitosi nel monastero di Saint-Germain-des-Prés nel 1664, è il fondatore della moderna scienza paleografica e della diplomatica, disciplina che studia i documenti storici secondo le caratteristiche interne ed esterne, stabilendone l'autenticità, di cui diede una prima fondamentale sistemazione nell'opera De re diplomatica (1685, con un'appendice nel 1704). Degli altri suoi studi meritano di essere ricordati ancora la grandiosa edizione degli Acta Sanctorum Ordinis Sancti Benedicti (9 vol., 1668-1701), Iter germanicum (1685), Museum italicum (2 vol., 1687-89) e il Traité des études monastiques (1691).

 

Maffi, Pietro, cardinale (Corteolona [Pavia], 12 ottobre 1858 - Pisa, 17 marzo 1931) - astronomo. Se l'opera scientifica personale del cardinale Maffi fu limitata dalla sua prevalente attività pastorale, che ne fece per molti aspetti il piú celebre cardinale e vescovo del suo tempo, la sua fama di scienziato fu accresciuta dalla porpora; di modo che in lui veramente importante è il fatto che essendo egli divenuto quasi la personificazione del connubio tra la fede religiosa e la scienza (in un momento in cui si voleva assolutamente che fossero contrarie), l'opera sua contribuí tanto alla difesa del pensiero cattolico, quanto alla divulgazione di certe cognizioni scientifiche e al diffondersi della mentalità scientifica tra il clero italiano dell'epoca. La fama di alcuni suoi scritti, come il noto volume «Nei cieli» (raccolta di lezioni di astronomia popolare), fu dovuta appunto al fatto di dare man forte alla battaglia che i cattolici italiani sosteneevano per difendere se stessi e la Chiesa dalla taccia di nemici del progresso, accusa frequente in un'epoca di esasperato anticlericalismo. Cosí si può dire che il contributo dato dal Maffi alla scienza sta anzitutto nell'essere stato elemento di unione tra due modi di pensare che non potevano certo essere disgiunti.

Ordinato sacerdote nel 1881 a Pavia, insegnò filosofia in quel Seminario del quale fu anche rettore: nello stesso tempo intraprese studi di fisica, astronomia, geodinamica e meteorologia impiantando un laboratorio nel seminario e iniziando con l'appoggio del suo vescovo, monsignor Riboldi, la «Rivista di scienze fisiche e matematiche» alla quale collaborò anche lo Schiaparelli. Nel 1901 fu col vescovo Riboldi a Ravenna; nel 1903 fu promosso alla sede arcivescovile di Pisa e, crescendo la sua notorietà scientifica insieme a quella pastorale, fu chiamato dal papa Pio X a presiedere la commissione per la Specola vaticana, succedendo al cardinal Mocenni. La Specola era allora impegnata nella grande impresa della carta fotografica del cielo ma, mancando alla direzione un astronomo, le lastre fotografiche riprese dall'instancabile p. Lais dell'Oratorio si accumulavano in attesa di chi potesse interpretarle. Su proposta del Maffi il papa nominò direttore nel 1906 il p. Giovanni Hagen, gesuita, dell'osservatorio di Georgetown, che condusse avanti il gran lavoro. Pure sotto la presidenza del Maffi - creato cardinale nel 1907 - la Specola fu ampliata e riorganizzata. Per la sua sapientissima direzione, la sua prudenza ed energia, egli fu l'iniziatore e il fautore di un nuovo periodo di attività gloriosa nella storia dell'antico istituto scientifico vaticano.

Infatti, abbandonata la parte meteorologica decaduta con la scomparsa del p. Denza, la Specola fu riorganizzata per dedicarsi tutta a quella astronomica e astrofisica. La sede fu portata dalla Torre dei Venti al villino di Leone XIII, ceduto da Pio X ad uso degli astronomi e, nella torre delle mura leoniane alle quali è addossato il villino, fu posto un nuovo equatoriale visuale di 40 cm. di apertura. La misurazione delle lastre fotografiche fu affidata alle suore della beata Capitano. Il lavoro di misurazione durò sette anni e nel 1928 furono stampati i dieci volumi del catalogo astrografico, contenenti quasi 500.000 numeri. Nello stesso tempo il p. Hagen proseguiva il grande lavoro dell'Atlante delle stelle variabili cominciato nel 1893 e altri lavori, che dettero a lui, e accrebbero alla Specola, fama mondiale. L'ordinamento dato allora alla Specola vaticana rimase tale fino al 1935, quando essa fu trasferita dal papa Pio XI, con altra organizzazione e nuova attrezzatura, nel palazzo pontificio di Castel Gandolfo. Il Maffi sí occupò con finezza d'intuito anche di letteratura e d'arte.

 

Mai, Angelo - filologo italiano (Schilpario, Bergamo 1782 - Castel Gandolfo, Roma 1854). Formatosi in ambiente gesuitico, ordinato sacerdote, dal 1810 lavorò alla Biblioteca Ambrosiana di Milano con il ruolo di "scrittore delle lingue orientali" grazie alla sua conoscenza dell'ebraico; dal 1813 fu poi prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e nel 1838 la sua carriera ecclesiastica culminò con la porpora cardinalizia. I suoi interessi filologici lo indirizzarono alla ricerca di fonti della classicità, ciò che lo condusse alla scoperta di numerosi e importanti testi (tra cui il De republica di Cicerone) che raccolse nelle opere Scriptorum veterum nova collectio ex codicibus Vaticanis edita (1825-1838), Classici auctores e Vaticanis codicibus editi (1828-1838), Spicilegium romanum (1839-1844) e Nova Patrum biblioteca (1844-1854). Aperto alle novità del dibattito culturale contemporaneo, coltivò relazioni con l'ambiente liberale, non rifiutando il dialogo con la Repubblica romana. A lui Giacomo Leopardi dedicò un celebre cantico.

 

Mariotte, Edme - Priore di Saint-Martin-de-Beaumont-sur-Vingeanne, fisico francese, fu uno dei primi membri dell'Accademia delle Scienze di Parigi, fondata nel 1666. Nel tratteggiarne il profilo scientifico, Scopriremo i connotati di uno scienziato formatosi interamente all'interno dell'istituzione di cui fece parte. Accademico per cultura ancor prima che per nomina, Mariotte va ricordato oltre che per la celebre legge dei gas (Legge di Boyle-Mariotte), per la quale condivide il merito con Boyle, per varie opere di fisiologia, meccanica e idraulica. Nei suoi ideali scientifici troviamo in primo piano una scienza fondata sull'esperienza e un progresso basato sulla collaborazione tra scienziati e sul capillare scambio di informazioni. Il fisico Edme Mariotte è considerato da Condorcet come colui che introdusse il metodo sperimentale in Francia: "C'est Mariotte qui le premier en France a porté dans la physique un esprit d'observation et de doute".

 

Mascheroni, Lorenzo - (Castagneto, Bergamo 1750 - Parigi 1800), scienziato e poeta italiano. Sacerdote, professore di eloquenza e filosofia e, a Pavia, di algebra e geometria, nella sua figura e nella sua opera si fondono letteratura e scienza, in uno sforzo di rinnovamento che segnò l'esperienza dell'ambiente dell'Accademia degli Affidati di Pavia, di cui egli fece parte. Emblematica dell'intento didascalico illuministico è l'operetta in endecasillabi sciolti L'invito a Lesbia Cidonia (1793), che descrive a beneficio della contessa Paolina Grismondi i laboratori dell'Università di Pavia. Scrisse inoltre rime e carmi latini nonché opere scientifiche (Nuove ricerche sull'equilibrio delle volte, 1793; La geometria del compasso, 1797).

 

 Gregor Mendel

Gregor Mendel (1822-1884)

 

 

Mendel, Gregor - (al secolo Johann). Biologo boemo (Heinzerdorf, Slesia, 1822 - Brno 1884). Di famiglia contadina, entrò nel 1843 nel convento agostiniano di Brno, dove fu ordinato sacerdote (1847) e di cui divenne abate nel 1868. Insegnò fisica e scienze naturali al Collegio reale di Brno, dedicandosi contemporaneamente a ricerche sull'ibridazione delle piante coltivate nel giardino del monastero. I presupposti metodologici con cui condusse tali indagini (scelta di caratteri appaiati e contrastanti e calcolo statistico della distribuzione di questi caratteri nelle generazioni successive) gli permisero di formulare con chiarezza le leggi della trasmissione dei caratteri ereditari (leggi di Mendel).

I risultati, esposti nel breve scritto Versuche über Pflanzenhybriden (Ricerche sugli ibridi vegetali), furono letti nel 1865 alla Società dei Naturalisti di Brno e pubblicati l'anno seguente negli atti della società stessa. L'opera, benché nota ad alcuni biologi, fra i quali il botanico C. Naegeli, passò completamente inosservata, dato il diverso orientamento della ricerca biologica del tempo. Solo nel 1900 la ripetizione di esperienze analoghe, effettuate da C. Correns, H. De Vries e E. von Tschermak, riportò alla luce gli studi di Mendel, cui fu concordemente attribuito il merito di aver enunciato le leggi fondamentali della genetica.

 

 Giuseppe Mercalli

Giuseppe Mercalli (1850-1914)

 

 

Mercalli, Giuseppe - Sismologo e vulcanologo italiano (Milano 1850 - Napoli 1914). Nato a Milano il 21 maggio 1850, diventò prete nel 1871 e professore di Scienze Naturali nel 1874. Fu l'alunno preferito dell'Abate Antonio Stoppani, che lo guidò nelle sue prime ricerche sulle glaciazioni alpine. Insegnò per circa quarant'anni nelle scuole superiori, per le quali preparò dei testi scolastici di notevole valore. Fu docente accreditato dell'Università di Sismologia e Vulcanologia, prima a Catania (1885), poi a Napoli, dove, dal 1911 in poi, fu anche direttore dell'Osservatorio Vesuviano. Morí tragicamente, in un incendio che distrusse il suo studio, il 19 marzo 1914. Abate, Cavaliere della Corona d'Italia per meriti scientifici, fu un importante membro e collaboratore di Associazioni scientifiche italiane ed estere. Come vulcanologo, ci lasciò molti validi lavori, alcuni dei quali sono:

 I vulcani e i fenomeni vulcanici in Italia, Milano, 1885; I vulcani attivi della Terra, Milano, 1897; Notizie Vesuviane, dal 1901 al 1907; Il risveglio del Vesuvio, Napoli 1913. A lui è attribuita la prima Carta Vulcanologica d'Italia. Come sismologo, il suo nome è dato alla Scala Mercalli, una scala utile per valutare l'intensità dei terremoti. Pubblicazioni notevoli sono: I terremoti di Casamicciola,1883; Il terremoto di Lombardia, 1884; Il terremoto di Lecco, 1887; Il terremoto di Liguria, 1887; I terremoti delle Isole Pontine, 1892; Il terremoto dell'Andalusia, 1897; I terremoti della Calabria Meridionale e del Messinese. Preparò la prima Carta Sismica d'Italia, sulla quale sono segnate le aree ad alto rischio. Ci diede la speranza di essere capaci di predire "dove e quando" un terremoto colpirà e validi suggerimenti per affrontarlo e limitarne i danni, fino al punto di poter convivere con esso senza angoscia. Trovò una sismologia giovane e la lasciò adulta. Sostenne e provò che la vulcanologia era nata in Italia.

 

 Mercurio, Girolamo Scipione - Nacque probabilmente nel 1540; studiò a Bologna, dove ebbe come maestro l'anatomista Giulio Cesare Aranzio; terminò gli studi a Padova, e qui si fece domenicano, con l'intento di esercitare come medico e di vivere come religioso. Ma per le opposizioni degli invidiosi decise di abbandonare il convento e l'abito. Iniziò una vita randagia, che gli serví per confrontare la propria esperienza con quella di altri medici specializzati come lui in ostetricia. Cosí, egli poté scrivere opere interessanti e utili, tra cui spicca La commare o raccoglitrice, libro destinato alle ostetriche, scritto per la prima volta in lingua volgare, che spiega tra l'altro una novità per l'Italia, il parto cesareo, e che incontrò enorme successo. Nel 1601 tornò a vestire l'abito domenicano e a vivere in convento; morí nel 1617 a Venezia. Uomo libero e avventuroso, volle con la sua opera servire praticamente alla maggiore sicurezza del parto; non fece grandi scoperte ma forní un utilissimo strumento di lavoro alle ostetriche del suo tempo.

Nell'introduzione a La commare l'autore illustra le ragioni dello scritto: "Il mio fine fu di giovare, onde vedendo cosí spesso pericolare nei parti viziosi e le madri e i figli per il poco sapere delle commari e degli altri ministri (che quanto a medici essi mai o rarissime volte sono chiamati a questa azione) determinai di porre in luce un'istruzione per la commare, acciocché in questi parti preternaturali sapesse particolarmente reggersi e governarvi... Mi diranno che ho scritto in volgare e che in questo abbia errato; io gli risponderò che a me pare di aver fatto bene: perché la mia commare non intende la favella latina e in questa lingua possa anco essere letto dai padri di famiglia e da qualche altro il quale non intenda latino, che in bisogna di questa sorte potrà porgere aiuti importanti. Ho anche scritto in volgare perché mi è piaciuto di fare cosí: e mi pareva di poterlo fare, avendo altre volte stampato opere latine, oltre che io nacqui libero, e perciò posso operare a modo mio; e cosí non sarei tenuto di render ragione ad alcuno se io avessi scritto in tedesco e in arabico, cosí non devo renderlo ora che ho scritto in volgare".

 

Mersenne, Marin - Scienziato e filosofo francese (La Soultière, presso Oizé, Maine, 1588 - Parigi 1648). Frequentò il collegio dei gesuiti di La Flèche poco prima di Descartes. Nel 1611 entrò nell'ordine dei minimi dove divenne Abate. Insegnò filosofia a Nevers e dal 1620 si stabilí a Parigi nel convento dell'Annunciata, che divenne un centro importante dell'attività filosofica e scientifica del XVII secolo; questo luogo privilegiato della riflessione dell'epoca concorse alla fondazione della Accademia delle Scienze, avvenuta nel 1666. Amico e corrispondente dei principali esponenti della cultura del tempo (Cartesio, Hobbes, Fermat, Huygens, Torricelli, Gassendi), divenne il centro di collegamento di quanti, al di fuori della vecchia cultura universitaria, si occupavano con serietà di ricerche e dibattiti in largo senso scientifici.

Mersenne divenne noto così per le sue relazioni con la comunità filosofica e scientifica europea, le cui idee egli cercava di conciliare con l'ortodossia religiosa. Traduttore e divulgatore di Galilei, diede un importante contributo allo sviluppo delle scienze fisico-matematiche (L'impieté des déistes, 1624; La verité des sciences contre les sceptiques ou Pyrroniens, 1625). Mersenne fu inoltre uno dei precursori della teoria musicale: nel 1636 pubblicò L'armonia universale, in cui affrontò tutti i problemi acustici degli strumenti musicali da un punto di vista fisico e matematico. Con l'obiettivo principale di difendere la religione cristiana, Mersenne le rivendicò quell'esperienza che trascende la scienza e da essa non può essere confutata. Di grande interesse è la Correspondance (1933 e seg.) per i rapporti con gli scienziati del tempo, in particolare con Galilei, che difese nei momenti piú difficili della sua vita.

 Ludovico Antonio Muratori

Ludovico Antonio Muratori (1672-1750)

 

 

Muratori, Ludovico Antonio - erudito, storico e letterato italiano (Vignola 1672 - Modena 1750). Studiò a Modena, prima presso i padri gesuiti, poi filosofia in quella università; per volere del padre seguí anche i corsi di diritto laureandosi nel 1694, ma occupandosi soprattutto di studi eruditi sotto la guida di B. Bacchini (dal 1692). Nel 1695, ordinato sacerdote, fu chiamato a Milano a far parte del Collegio dei Dottori della Biblioteca Ambrosiana; frutto del suo lavoro milanese sono i primi due volumi degli Anedocta latina (1697-98; il III e IV, 1713) e la raccolta dei materiali per il Novus Thesaurus veterum inscriptionum (1739-43, 6 vol.). Nel 1700 fu chiamato a Modena dal duca Rinaldo I d'Este e nominato archivista e bibliotecario ducale, e storico della casa d'Este. Nel 1716 gli fu attribuita la prepositura della chiesa di S. Maria Pomposa a Modena in premio dei servigi resi alla famiglia ducale. I primi interessi di Muratori dopo il ritorno a Modena furono soprattutto rivolti alla letteratura: una serie di opere segna la sua transizione dal barocco all'Arcadia: dai Primi disegni della repubblica letteraria d'Italia (1703) a Della perfetta poesia italiana (1706, ma scritto nel 1703), alle Riflessioni sopra il buon gusto nella scienza e nelle arti (1708-1715). La riflessione sulla storia, che già aveva rilievo in queste opere, divenne centro del suo lavoro anche sotto l'impulso della sua attività nella polemica giuridico-politica per Comacchio.

Nacquero cosí le Antichità Estensi (1717, II vol. 1740), quasi un'anticipazione delle grandi opere che seguirono e una definitiva adesione ai metodi storiografici dei padri maurini (anche attraverso la mediazione del padre Bacchini) arricchiti dalla concezione settecentesca della storia civile, come connessione organica di eventi politici, fatti giuridici e fenomeni sociali nella piú ampia accezione del termini. Dal 1723 al 1738 pubblicò i primi 27 vol. dei Rerum Italicarum Scriptores (il 28º postumo, 1751), il maggior esempio della critica filologica settecentesca: con l'aiuto di vari collaboratori raccolse le fonti della storia medievale italiana (cronache, testi giuridici, epigrafici, letterari, dal sec. VI al sec. XVI). Frutto di un tale lavoro critico sulle fonti sono anche le Antiquitates Italicae Medii Aevi (1738-43, 6 vol.), di cui diede anche una traduzione in compendi (Dissertazioni sopra le antichità italiane, postumo, 1751-55, 3 vol.), 75 studi su altrettanti aspetti della storia civile medievale. Infine, quasi a compendiare la sua attività di storico, gli Annali d'Italia dal principio dell'era volgare al 1749 (1744-49, 12 vol.), uno dei punti piú alti della storiografia settecentesca per il rigore critico e la coerenza metodologica, e uno dei capolavori della nostra letteratura: con il loro linguaggio familiare rompono una tradizionale identificazione di opera storiografica e stile oratorio.

 

Nicola di Oresme - filosofo e scienziato francese (Oresme, Bayeux, ca. 1320 - Lisieux 1382). Maestro di teologia a Parigi e vescovo di Lisieux, seguí il nuovo indirizzo scientifico inauguratosi con Buridano proseguendo le ricerche sul sistema di calcolo dei maestri di Oxford (R. Swineshead, W. Heytesbury, Th. Bradwardine). La sua teoria delle proportiones, funzioni legate alle rappresentazioni grafiche, avrebbe suggerito la scoperta cartesiana della geometria analitica. Importante il suo Tractatus de configurationibus formarum. Tradusse in francese molte opere di Aristotele e scrisse egli stesso opere di fisica, di astronomia, di matematica, di politica, occupandosi anche con notevoli risultati di questioni di economia, dimostrandosi acuto e originale precursore di teorie che solo in epoche molto posteriori sarebbero divenute famose. Nel suo Traité de la première invention des monnaies (Trattato sull'invenzione della moneta, scritto fra il 1355 e il 1358), ricordato come la prima opera interamente dedicata a un fenomeno economico, fondò il valore della moneta su quello della merce da cui è composta e anticipò quella che divenne poi nota come "legge di Gresham". Ritenuto da molti un precursore della fisica rinascimentale, sostenne la teoria dell'impeto e ne sviluppò varie conseguenze. Fece uso, sia pure in forma incompleta, di coordinate geometriche al fine di rappresentare graficamente le forme fenomeniche mutevoli nel tempo. Avanzò varie argomentazioni a favore dell'ipotesi del moto rotatorio della Terra, mostrando che tale tesi non è in contrasto con la Sacra Scrittura.

 

Oriani, Barnaba - astronomo italiano (Garegnano, Milano, 1752 - Milano 1832). Barnabita, diresse (1802-17) l'Osservatorio di Brera. I suoi lavori, che gli procurarono fama in Italia e all'estero, si estendono in vari campi dell'astronomia classica. In particolare, determinò gli elementi orbitali di Urano e dimostrò che le variazioni di obliquità dell'eclittica non sono proporzionali al tempo. Tra il 1788 e il 1805 diresse una serie di determinazioni geodetiche relative alla carta di Lombardia. Sotto la sua guida Brera assunse il ruolo di centro della scuola italiana di astronomia.

 

 Luca Pacioli

Luca Pacioli (1445-1514)

 

 

Pacioli, Luca - matematico italiano (Borgo San Sepolcro ca. 1445 - Roma 1514). Dimorò a lungo a Venezia, dove entrò nell'ordine francescano dei Frati Minori. Iniziò poi una lunga peregrinazione per le città italiane come insegnante di matematica: dal 1475 al 1478 fu a Perugia, nel 1498 venne invitato a Milano da Ludovico il Moro e qui strinse amicizia con Leonardo da Vinci con il quale riparò a Firenze all'arrivo dei Francesi.

Dal 1500 al 1506 insegnò a Pisa, poi in altre città, quindi a Roma. Scrisse: Summa de arithmetica, geometria, proportioni et proportionalità (1494), vasta opera enciclopedica che raccoglie le conoscenze aritmetiche, algebriche e geometriche del tempo, la prima di questo genere data alle stampe. Scritta in volgare, ma con molti vocaboli greci e latini, e basata in massima parte sugli scritti di Fibonacci, la Summa ebbe il merito di introdurre nelle espressioni algebriche alcune abbreviazioni avviando tale scienza verso la scrittura sincopata.

Altrettanto noto è il trattato De divina proportione (1509), in parte illustrato con splendidi disegni di Leonardo da Vinci, nel quale Pacioli volle ricondurre la perfezione estetica delle strutture architettoniche e dello stesso corpo umano a principi geometrici quale quello della sezione aurea. Di Pacioli resta anche un manoscritto, De viribus quantitatis, rimasto inedito, che contiene, oltre a una raccolta di giochi matematici, una trattazione assai interessante sui quadrati magici.

 

Paoloni, Bernardo M., dei benedettini cassinesi (Cascia [Perugia], 23 luglio 1881 - Perugia, 8 gennaio 1944) - meteorologo. Fu uno dei pionieri della radio e specialmente delle osservazioni radioatmosferiche. Infatti fin dal 1913 - impiantata una stazione radiotelegrafica ricevente nell'Osservatorio di Montecassino che dirigeva - iniziò per primo le ricerche radioatmosferiche delle quali nel 1922 fu ufficialmente incaricato dall'Unione radiotelegrafica scientifica italiana e l'anno seguente dal Comitato italiano di radiotelegrafia scientifica, e per le quali ebbe incoraggiamenti e aiuti anche dal papa Pio XI, e da Guglielmo Marconi. Nel 1928 istituí il Servizio radioatmosferico italiano che diresse sempre e del quale in seguito entrarono a far parte numerose stazioni radio militari; esso svolgeva la sua attività con varie specie di ricerche: sulla intensità, l'andamento e la portata degli agenti atmosferici in generale (classificati in base a una scala stabilita dallo stesso p. Paoloni e che porta il suo nome) e sulle variazioni nei percorsi delle onde della radio (fading), dovute alle momentanee variazioni della ionizzazione dell'alta atmosfera.

Il Servizio radioatmosferico italiano, come dichiarò Guglielmo Marconi, «svolse un'azione preziosa per le radiocomunicazioni». Nel 1930 istituí il Servizio meteorico sanitario italiano, che pure diresse, e che comprendeva una rete di stazioni affidate a direttori di ospedali o medici i quali si occupavano di tali ricerche; esso raccoglieva dati sull'andamento della mortalità e morbilità in rapporto ai mesi, alle stazioni, e ai diversi fenomeni atmosferici, e studiava i rapporti che questi fenomeni hanno con alcune malattie (specialmente epilessia ed emottisi dei tubercolotici). Direttore dell'Osservatorio di Montecassino, il p. Paoloni iniziò nel 1909 la pubblicazione di un «Bollettino Mensile» che fu organo del Servizio meteorologico agrario di Terra di Lavoro da lui pure fondato; nel 1920 trasformò il bollettino nella rassegna «La meteorologia pratica» che contribuí a rendere la meteorologia realmente pratica nei rapporti specialmente con l'agricoltura, con l'aeronautica e con la salute dell'uomo.

Contribuí efficacemente alla riforma dei servizi meteorologici in Italia specialmente nei riguardi dell'agricoltura e dell'economia nazionale. Per merito suo la Società meteorologica italiana, fondata dal p. Denza, barnabita, e poi lentamente decaduta dalla prima floridezza fu richiamata a nuova vita e poté riunire i migliori meteorologi e geofisici italiani e stranieri; ne fu segretario dal 1930 al 1938. Il p. Paoloni fu membro del Consiglio nazionale delle ricerche e diresse la stazione sperimentale radiotelegrafica presso la facoltà agraria dell'università di Perugia e l'osservatorio sismologico «Andrea Bina» presso la stessa Università dove dal 1931 trasferí la direzione delle sue ricerche e dove continuò a mantenere alta la tradizione di lavoro e di preghiera propria del suo ordine.

 

Piazzi, Giuseppe - Religioso e sacerdote dell'Ordine dei Teatini. Nato il 16 luglio 1746 a Ponte di Valtellina. Insegnò dapprima filosofia nei collegi del suo Ordine, poi matematica all'Università di Malta; nel 1780 venne nominato professore a Palermo. Dopo un soggiorno di tre anni all'estero, dove ebbe modo di visitare i principali osservatori e di conoscere i piú grandi astronomi dell'epoca, gli fu offerta la direzione del nuovo Osservatorio di Palermo (1791). Qui, a partire dal 1792, iniziò con il cerchio verticale di Ramsden le osservazioni meridiane di stelle fisse che lo portarono alla pubblicazione del suo catalogo: Praecipuarum stellarum inerrantium positiones mediae ineunte saeculo XIX, che comprendeva 6748 stelle nella prima edizione (1803) e 7646 nella seconda edizione, apparsa nel 1814 dopo una revisione generale. Durante queste osservazioni scoprí (1º gennaio 1801) il primo dei pianetini situati tra Marte e Giove a cui diede il nome di Ceres Ferdinandea; la scoperta, confermata da K. F. Gauss che ne calcolò l'orbita, diede l'avvio alla ricerca di altri pianetini.

Nel 1817 fu chiamato a dirigere l'Osservatorio di Capodimonte e in seguito fu nominato direttore generale degli osservatori del Regno delle Due Sicilie. La sua opera scientifica, nei suoi aspetti piú significativi, può cosí riassumersi: la costruzione e l'uso del grande cerchio di Ramsden e degli altri strumenti della specola di Palermo; la fondazione degli osservatori di Palermo e di Napoli; la pubblicazione di memorie teoretiche e delle Lezioni elementari di astronomia; la scoperta di Cerere Ferdinandea; la compilazione dei due grandi cataloghi stellari; la scoperta del cospicuo moto proprio della stella 61 Cygni. Va inoltre ricordata la pubblicazione postuma della Storia celeste dell'Osservatorio di Palermo, stampata a Vienna a spese del Governo austriaco. Nella descrizione è dato particolare rilievo alla scoperta di Cerere, costituendo essa il fattore principale della popolarità e della rinomanza internazionale del grande astronomo italiano. Fra le personalità con cui ebbe numerosi e preziosi rapporti spiccano Friedrich William Herschel, lo scopritore di Urano; p. Barnaba Oriani e Ramsden, costruttore del suo strumento azimutale. Morí a Napoli il 22 luglio 1826, dopo aver portato a termine l'Osservatorio Reale di Capodimonte.

 

Regiomontano, Giovanni - astronomo e matematico tedesco (Königsberg 1436 - Roma 1476), nome italianizzato (da Regiomons, nome latino del suo luogo di nascita) di Johann Müller. Compì gli studi presso l'Università di Vienna sotto la guida del matematico austriaco Georg von Peuerbach, al quale succedette nella cattedra di astronomia nel 1461, completandone il lavoro di traduzione dell'Almagesto di Tolomeo. Nel 1468 fu chiamato come traduttore dal greco alla corte del re d'Ungheria Mattia Corvino, e nel 1471 si trasferì a Norimberga, dove si dedicò all'astronomia, osservando e documentando numerosi fenomeni celesti. Lavorò inoltre alla stesura di carte nautiche e almanacchi. Nominato vescovo di Ratisbona da papa Sisto IV, nel 1472 fu invitato a Roma per lavorare alla riforma del calendario. Il contributo di Regiomontano alla scienza è duplice: da una parte, con il trattato del 1464 De triangulis omnimodis, espose i principi della trigonometria piana e sferica in modo sistematico e rigoroso, conferendole dignità di disciplina scientifica; dall'altra, con la traduzione dell'Almagesto, riportò la cosmologia all'attenzione degli scienziati, avviando il processo che avrebbe infine portato al ribaltamento della teoria geocentrica di Tolomeo e alla formulazione della teoria eliocentrica di Niccolò Copernico. Nel campo dell'osservazione astronomica Regiomontano studiò i moti della Luna e i suoi influssi sulla Terra, e descrisse dettagliatamente numerosi eventi celesti, tra cui alcune eclissi e il passaggio di una cometa nel 1472, in seguito detta cometa di Halley.

 

 P. Matteo Ricci

P. Matteo Ricci (1552-1610)

«Grande della Cina»

 

 

Ricci, Matteo - missionario. Nacque a Macerata il 6 ottobre 1552. Entrato nella Compagnia di Gesú (1571), studiò nel Collegio romano (1572-1577) con il celebre matematico e astronomo tedesco P. Clavio. Partito per le Indie (1577), si fermò a Goa dove terminò gli studi (1578-82). Chiamato a Macao (1582) da padre Alessandro Valignano, visitatore della Compagnia di Gesú nell'Oriente asiatico, fu subito dopo (1583) inviato a Ch'ao-ching (Kwangtung). Qui rimase alcuni anni, quindi si trasferí a Shao-chow (1589-95), a Nanchang, nel Kiangsi (1595-98), a Nanchino (1598-1600).

Dietro autorizzazione scritta dell'Imperatore Wanli (1573-1619), il 24 gennaio 1601 entra a Pechino, dove viene sostenuto con il grado di Mandarino a spese dell'erario pubblico, insieme ai suoi confratelli. Qui la posizione del Ricci si consolidò definitivamente, grazie anche ai doni offerti all'Imperatore, tra cui in particolare alcuni dipinti ad olio. Durante gli anni di permanenza a Pechino, abbracciarono il cristianesimo alcuni fra i più alti funzionari dell'apparato burocratico civile e militare cinese, quali Yang Tingyun (1557-1627), Feng Yingjing (1555-1606), morto però senza aver ricevuto il battesimo, Xu Guangqi (1562-1633), che rivestiva la carica di Gelao, battezzato con il nome di Paolo nel 1603 a Nanchino dal P. João da Rocha, e Li Zhizao (1565-1630), battezzato nel 1610 con il nome di Leone. Tutti questi, oltre a proteggere missionari e convertiti, collaborarono attivamente con padre Ricci nella traduzione in cinese di opere scientifiche europee e nella redazione del Mappamondo che lo rese famoso in tutta la Cina.

 

 P. Matteo Ricci

Yu Wen-Hui, detto "Il Pereira" - Ritratto ad olio di Matteo Ricci (1610)

Chiesa del Gesù in Roma

 

 

Noto con il nome sinizzato di Li-Ma-to scrisse anche numerose opere in cinese, di vario argomento (teologia, filosofia, astronomia, matematica, morale, ecc.), tra cui Una vera disputa su Dio e Discorso sulle costellazioni. Un aspetto dell'attività di Ricci va sottolineato per le enormi implicazioni che ebbe nella storia delle missioni in Cina. Egli sostenne la necessità e l'opportunità di rispettare la tradizione cinese (e di acquisire, a tale scopo, una profonda conoscenza della cultura cinese) e di evangelizzare anzitutto le classi colte. Su questa base redasse un regolamento (1603) che fu approvato da padre Valignano, ma che fu in seguito contestato dalla Chiesa, dietro richiesta dei missionari domenicani e francescani. Aveva cosí origine quella lunga diatriba, nota come "questione dei riti cinesi", che sconvolse l'attività missionaria in Cina per oltre due secoli e mezzo. Il decreto con il quale la Chiesa risolse definitivamente la questione, accettando l'impostazione di Ricci, venne purtroppo emanato tardivamente solo nel 1939. Muore a Pechino l'11 maggio 1610. Per la prima volta nella storia della Cina viene concesso un terreno dello stato per la sepoltura di uno straniero, l'unico, fino ad oggi, accolto anche fra i grandi della Cina.

 

Ricciòli, Giovanni Battista - astronomo e geografo italiano (Ferrara 1598 - Bologna 1671). Insegnò astronomia nei collegi dell'Ordine dei gesuiti, a cui apparteneva. Pur possedendo una profonda cultura scientifica, osteggiò il sistema copernicano nello scritto dal titolo Argomento contro il moto diurno della Terra (1668), pubblicato sotto lo pseudonimo di Michele Manfredi. Fu autore anche di una Geographia et Hydrographia reformata (1661), nella quale raccolse determinazioni astronomiche, sue e di altri, compiute in vari luoghi della penisola, preparando il primo profilo della mappa d'Italia. Nel 1651 pubblicò una mappa della Luna che s'impose su quella di Hevelius per la nomenclatura delle conformazioni ivi adottata e tuttora in uso.

 

Roberto (Grossatesta - Greathead) - Nome italianizzato di Robert Greathead (Stradbrock, Suffolk 1175 ca. - Lincoln 1253), filosofo e teologo inglese. Studiò e insegnò all'Università di Oxford, dove divenne uno dei più famosi maestri di teologia del suo tempo. Membro dell'ordine francescano, fu cancelliere dell'università dal 1215 al 1222; nel 1224 fu nominato vescovo di Lincoln. Grossatesta conciliò la vita attiva con la ricerca erudita; fu presente al primo concilio di Lione nel 1245 e sostenne la lotta contro la corruzione ecclesiastica. Oltre a tradurre dal greco l'Etica nicomachea di Aristotele, scrisse numerosi trattati di teologia, metafisica e fisica, dedicandosi in particolare allo studio dell'ottica. Nel trattato De Luce Grossatesta pervenne a una metafisica della luce, intesa come una realtà sottilissima, quasi incorporea, che costituisce sia la materia prima dei corpi sia la loro forma. Egli interpretava la creazione divina del mondo sensibile come un irraggiamento e un'espansione di un primo punto luminoso. In questo processo di propagazione della luce si è gradualmente manifestata la totalità delle forme dell'universo fisico, inizialmente racchiuse nel punto luminoso originario.

 

Schall von Bell, Johann Adam - missionario e astronomo tedesco (Colonia 1592 - Pechino 1666). Gesuita dal 1611, nel 1617 viaggiò in India e Cina e nel 1623 arrivò a Pechino dove divenne dal 1630 direttore dell'ufficio astronomico e collaborò alla riforma del calendario secondo il modello occidentale. Nel 1658 fu nominato Mandarino di prima classe. Uomo di fiducia dell'imperatore Shun Chin, fu dal 1651 al 1661 reggente della Cina. Dopo la morte dell'imperatore (1661), cadde in disgrazia e fu sottoposto a un processo di Stato, ma la condanna a morte del 1665 non fu eseguita. Morí poco dopo la scarcerazione.

 

 Angelo Secchi

Angelo Secchi (1818-1878)

 

 

Secchi, Angelo - astronomo e religioso italiano (Reggio nell'Emilia 1818 - Roma 1878). Uno dei maggiori astronomi italiani, divenne nel 1849 professore all'Università Gregoriana e direttore dell'Osservatorio astronomico del Collegio romano, del quale arricchí la dotazione strumentale con un rifrattore del diametro di 24 cm e, soprattutto, con uno spettroscopio, strumento utilizzato per le osservazioni dalle quali ebbe origine la sua classificazione spettrale delle stelle fisse, la prima fisicamente significativa, in quanto basata su uno stato fisico delle stelle, e preliminare a quella piú tardi introdotta nell'uso negli Stati Uniti con l'Henry Draper Catalogue. Per questa scoperta il p. Secchi è considerato il padre della classificazione degli spettri stellari: questa infatti si è rivelata strumento potentissimo per le ricerche sull'origine e la struttura dei sistemi stellari (esaminò gli spettri di piú di 4000 stelle).

Grazie all'energia del p. Secchi, all'aiuto dei superiori dell'ordine e alla grandiosa munificenza del Papa, l'osservatorio fu completamente rinnovato in un anno e Pio IX volle che gli fosse riconfermato l'attributo «Pontificio». Questo osservatorio, famoso per le scoperte del p. Secchi, fu certamente piú noto a tante generazioni di romani per un semplice ma pratico servizio reso loro ogni giorno: quello di dare l'ora esatta. Infatti Pio IX, dopo aver abolito, per suggerimento del p. De Vico, la vecchia usanza del tempo "all'italiana", che consisteva nel fissare le ore 24 a mezz'ora dopo il tramonto, stabilí che a mezzogiorno medio se ne desse avviso alla città con un colpo di cannone dal Forte di Castel S. Angelo.

L'osservatorio del Collegio Romano fu incaricato di darne il segnale ogni giorno con la caduta della famosa palla lungo un'asta issata sul tetto della chiesa di S. Ignazio: usanza che fu a poco a poco imitata in altre capitali d'Europa. Il p. Secchi, per la sua cultura scientifica e per le sue doti, era soprattutto un fisico, e soltanto per il desiderio dei suoi superiori, che lo destinarono come successore del De Vico, si dedicò all'astronomia, nella quale si rivelò poi cosí eminente. Osservò stelle doppie, nebulose, pianeti e comete. Di queste ne scoperse tre negli anni 1852-1853. Studiò il magnetismo terrestre e la meteorologia e curò una nuova misurazione della base trigonometrica sulla via Appia. Si dedicò anche a misure di stelle doppie e a osservazioni del bordo solare. Fu autore di numerosi testi divulgativi, tra cui Le Soleil (1870), Le stelle (1877). Accanto a queste grandi opere sul Sole, sulle stelle fisse e sull'unità delle forze fisiche, pubblicò nelle diverse riviste scientifiche circa 730 piccoli trattati.

La vita del p. Secchi subí un brusco mutamento a seguito dell'occupazione di Roma nel 1870. Nel 1873 il Collegio Romano con l'Osservatorio furono espropriati e dichiarati proprietà dello Stato Italiano, però, in seguito alle proteste del p. Secchi, l'Osservatorio, con il suo personale, restò di proprietà della Santa Sede. Il trattamento di riguardo fatto al p. Secchi non durò oltre la sua morte avvenuta il 26 febbraio 1878. Il suo successore infatti, p. Gaspare Stanislao Ferrari, già nell'anno seguente, fu cacciato dall'Osservatorio e venne persino negata la collocazione di un busto del Secchi nell'atrio di quel Collegio Romano che egli tanto aveva onorato e reso famoso nel mondo scientifico. Nel 1879, l'osservatorio del Collegio Romano, ormai senza piú risorse, fu annesso al Reale Ufficio Centrale di Meteorologia, giungendo cosí, dopo tanta gloria, a una triste fine.

 

 Lazzaro Spallanzani

Lazzaro Spallanzani (1729-1799)

 

 

Spallanzani, Làzzaro - naturalista italiano (Scandiano, Reggio nell'Emilia, 1729 - Pavia 1799). Avviato dal padre agli studi di giurisprudenza presso i gesuiti di Reggio, completò la sua istruzione all'Università di Bologna. A otto anni aveva già l'abito talare, ma divenne sacerdote solo a 33 anni. Nel 1754, ricevuti gli ordini minori, insegnò filosofia e letteratura al collegio di Reggio. Si dedicò poi interamente alle scienze naturali che sin dal periodo universitario coltivava da dilettante. Professore di fisica e matematica al collegio S. Carlo di Modena (1760-70, si stabilí nel 1770 all'Università di Pavia, occupandone la cattedra di scienze naturali. Seguí un metodo di ricerca rigoroso: osservazione senza preconcetti ("tabula rasa"); acume e allenamento ("molti guardano, pochi vedono"); ripetere sperimentalmente il fenomeno osservato ("interrogare la nature"); estendere l'esperimento a tutta la serie animale o vegetale; infine scrivere e dare alle stampe ("alzare fabbrica").

Fu autore di importanti contributi teorici e sperimentali alla scienza del tempo, soprattutto nel campo della biologia con le sue classiche esperienze sul fenomeno della generazione. Di particolare importanza furono le analisi sugli "animaletti delle infusioni" che dimostrarono l'origine di tali infusori a partire esclusivamente da germi preesistenti, in netto contrasto con le teorie epigeniste di J. T. Needham e G. L. Buffon (Saggio di osservazioni microscopiche concernenti il sistema della generazione de' Signori di Needham e Buffon). Fra i primi a tentar di studiare in laboratorio il meccanismo della riproduzione, Spallanzani chiarí anche la natura animale degli spermatozoi, pur non sapendone intuire, essendo fuorviato dal pregiudizio preformista, la fondamentale funzione. Notevoli furono anche le sue esperienze sulla digestione artificiale che, riproducendo al di fuori dell'organismo quei processi che si compivano misteriosamente nel suo interno, dimostrarono il potere digestivo dei succhi gastrici, escludendo qualsiasi azione di forze vitali.

Si devono inoltre ricordare i contributi di Spallanzani allo studio del fenomeno della rigenerazione animale, assai di moda in seguito alle esperienze di A. Trembley, e a quello della "morte apparente" mostrato da alcuni animali acquatici. Spallanzani compí anche esperienze sulla circolazione del sangue (osservò il passaggio del sangue nelle arterie e nelle vene e tramite i capillari) e sulla respirazione, oltre a osservazioni mineralogiche e geologiche. I risultati delle sue ricerche furono: anzitutto il rifiuto della "generazione spontanea"; un'indagine comparativa sulla riproduzione e la rigenerazione negli animali; pubblicazioni sulla circolazione del sangue; studi sulla digestione, sull'anatomia del lombrico, sul volo dei pipistrelli, sulla migrazione delle anguille e delle rondini, sulle spugne, sulla respirazione (conosceva bene la chimica e la fisica dei gas); osservazioni sui vulcani e sui loro prodotti. Era vivace e impulsivo ma anche metodico; amava viaggiare solo, difendeva la sua libertà; seppe sostenere polemiche e difendersi da false accuse; ebbe una religiosità contenuta e seria.

 

 Niels Stensen

Niccolò Stenone (1638-1686)

 

 

Stenone, Niccolò - (Niels Stensen nella sua lingua materna - lat. Nicolaus Steno), nacque a Copenaghen nel gennaio del 1638. Dopo avere frequentato gli studi classici nella Scuola di Nostra Signora negli anni 1648-1656, si iscrisse agli studi medici nell'Università di Copenaghen, sotto la guida del celebre anatomico Thomas Bartholin, trasferendosi poi ad Amsterdam e a Leida, dove ricevette il dottorato in medicina il 4 dicembre 1664. Fondamentali sono gli studi e le scoperte anatomiche già di questo periodo giovanile: la scoperta del dotto salivare maggiore della parotide, che avrebbe poi portato il suo nome, l'anatomia delle ghiandole secernenti e la loro funzione, i linfatici, l'anatomia e la funzione dei muscoli scheletrici e del cuore etc... Per primo descrisse negli animali una ghiandola pineale simile a quella dell'uomo e in base a ciò confutò la fisiologia cartesiana, pur essendo convinto meccanicista. Nel 1664 si trasferisce a Parigi, ospite del mecenate M. Thévenoth, presso il cui circolo, frequentato dalle piú eminenti personalità nel campo dell'anatomia, della medicina generale e della matematica, pronunciò nel 1665 un discorso che sarebbe stato celebre, il Discours sur l'Anatomie du Cerveau quale affermazione di nuovi metodi di ricerca e critica delle allora diffuse concezioni cartesiane.

Dopo una tappa di sei mesi a Montpellier, si trasferí in Italia, dal granduca di Toscana Ferdinando II, che lo nominò medico di corte e gli concesse aiuti e favori. Dopo una serie di studi anatomici, in parte pubblicati successivamente a Copenaghen, lo Stenone dopo il 1667 concentrò i suoi studi nel campo della geologia e della mineralogia. Entrato a far parte dell'Accademia del Cimento, diede inizio agli studi geologici della Toscana. Nella fondamentale opera De solido intra solidum naturaliter contento dissertationis prodromus (1669) distinse i terreni di origine terrestre e marina, ponendo le prime basi della stratigrafia nonché della tettonica, e soprattutto individuò chiaramente l'origine organica dei fossili dando inizio agli studi di paleontologia. Convertitosi alla religione cattolica, sacerdote nel 1675, venne creato vescovo e inviato come vicario apostolico ad Hannover, dove, dopo una vita di sacrifici in un clima di elevata spiritualità, morí in fama di santità a Schwerin (Mecklemburo) il 5 dicembre 1686. La sua salma, trasferita per volere del Granduca di Toscana a Firenze, sua seconda patria, come egli stesso disse, riposa nella Basilica di S. Lorenzo.

 

Stoppani, Antonio - Nato a Lecco il 15 agosto 1824 e morto a Milano, a 66 anni, il 1º gennaio 1891. L'esame sintetico delle sue opere geologiche, poderose come quantità, come pensiero e come ricerca, soprattutto nella paleontologia lombarda, dà modo di riconoscere in lui una forte vocazione naturalistica e sintetica di alta cultura e sviluppatasi quasi solo, o soprattutto, per istinto, senza maestri. Fu grande conferenziere su problemi di scienze naturali e insuperato divulgatore della Storia della Terra, soprattutto nella famosa e fortunatissima opera Il Bel Paese. Ebbe un carattere buono, entusiasta, eminentemente estroverso. Ricordiamo la sua notevole attività come direttore del Museo Civico di Storia Naturale, dal 1882 alla morte, con il principale risultato di ottenere dal Comune la costruzione dell'attuale sede, la sua partecipazione attiva alle tre guerre d'indipendenza (1848, 1859, 1866) e la sua azione anche come sacerdote integerrimo, per la difesa della filosofia rosminiana, dell'unità d'Italia e della Bibbia, intesa assolutamente non come opera scientifica e naturalistica, ma solo come opera di morale e di fede.

 

Tarra, Giulio - educatore italiano (Milano 1832 - 1889). Ordinato sacerdote nel 1855, diresse l'Istituto per i sordomuti di Milano. Si impegnò profondamente nell'educazione dei sordomuti diffondendo il metodo della parola parlata, che sostituí quello mimico basato su vari segni convenzionali. Tale applicazione fu accettata da tutte le nazioni in seguito al Congresso Internazionale che si tenne a Milano nel 1880 e di cui il Tarra fu presidente. Tra le opere: Il libro del bambino (1861), Cenni storici e compendiosa esposizione del metodo seguito per l'istruzione dei sordomuti (1880), Scritti pedagogici (postumo, 1934).

 

Teilhard De Chardin, Pierre - Pensatore e scienziato francese (Sarcenat 1881 - New York 1955). Fra le piú vigorose e caratteristiche personalità del pensiero cattolico contemporaneo, gli si deve un profondo e coerente tentativo di conciliazione tra il dogma cristiano e i risultati della moderna scienza dell'evoluzione e della biologia contemporanea. Entrato fra i gesuiti, studiò a Jersey fisica e filosofia; quindi insegnò tre anni al Cairo e, dopo un periodo di ricerche in Inghilterra, fu ordinato sacerdote (1911). Continuò quindi i suoi studi - soprattutto di paleontologia - presso il Museo di storia naturale di Parigi e si laureò in scienze naturali con una tesi sui mammiferi dell'Eocene inferiore francese, insegnando in seguito geologia all'Institut catholique di Parigi. Nel 1923, con una sovvenzione del Museo di Storia Naturale, si recò in Cina; dopo alcuni anni ritornò in Francia, continuando l'insegnamento. Sono di questo periodo i primi scritti significativi: Le Milieu Mystique, Mon Univers, La grande Monade, La puissance spirituelle de la matière.

Studiava frattanto il trasformismo (Le paradoxe transformiste, 1925) e il problema dell'interpretazione del peccato originale in una prospettiva evoluzionista. L'apparente carattere eterodosso delle idee di Teilhard gli costò una forte opposizione del suo Ordine e l'abbandono forzato della cattedra. Ritornato in Cina nel 1926, si dedicò agli scavi e agli studi di paleontologia, partecipando alla scoperta del Sinanthropus Pekinensis; vi rimase fino al 1946 dando una sistemazione definitiva al suo pensiero, come appare dalle opere postume Le phénomène humain (1955) e Le Milieu Divin (1957). Rientrato a Parigi, fu nominato membro dell'Accademia delle Scienze e maestro al Centro nazionale della Ricerca Scientifica. Viaggiò poi in Africa e in America. Altre opere (tutte postume): L'apparition de l'homme, La vision du passé, L'avenir de l'homme, La place de l'homme dans la nature, Le groupe zoologique humain, Science et Christ, Écrits des temps de guerre. Teilhard è, ai nostri giorni, la piú vigorosa affermazione di un incondizionato "ottimismo cosmico"; ma un ottimismo che si appoggia alla scienza, e lontano da ogni sogno metafisico.

Questa "scienza" però è qualcosa di ben lontano dal riduzionismo positivista e implica un vigoroso allargamento di prospettive, che si può sintetizzare nel noto motto dell'opera di Teilhard: "solo il fenomeno, ma insieme tutto il fenomeno", dove con tale parola si intende (ed è anche il titolo dell'opera principale e piú sistematica di Teilhard) il "fenomeno umano". La visione di Teilhard è infatti essenzialmente antropocentrica, ma di un antropocentrismo di tipo nuovo, dove l'uomo non è solo considerato come il centro statico della creazione, ma il punto focale di quell'evoluzione in cui la creazione si compie e si realizza. Secondo Teilhard, l'evoluzione della materia è orientata verso l'uomo; però la coscienza, l'intelligenza, lo spirito non appaiono solo con l'uomo, ma sono da sempre: come da sempre, secondo la cosmologia di Teilhard, vi è nelle cose un elemento interno, un'intima struttura coscienziale del reale, alla cui totale e compiuta affermazione l'evoluzione è orientata nella sua inarrestabile marcia in avanti.

In questa «marcia cosmica della materia... verso stadi di organizzazione sempre piú complessi» emerge infine la coscienza, secondo la teilhardiana legge di complessità-coscienza, cosí formulata: «perfezione spirituale - (coscienza) - e sintesi materiale (complessità) non sono che le due facce d'uno stesso fenomeno» perché ogni energia è essenzialmente di natura psichica. Anche la nascita della cellula non è che un momento di un processo biogenetico orientato alla psicogenesi, all'affermazione del pensiero, al "passo della riflessione", al passaggio - che non è un salto - dalla biosfera alla "noosfera", cioè all'uomo. L'umanità, sempre piú complessa e quindi sempre piú cosciente, è lo "spirito della terra", non ancora compiuto in se stesso, ma animato da un movimento in avanti, verso un punto di convergenza, "Omega", Dio, centro sovrapersonale dell'evoluzione, che ne guida il movimento e gli dà un fine. Cosí, sempre in questa visione dinamica ed evolutiva, eppure sempre unitaria, la fine del mondo non appare come un distruttivo e tragico cataclisma cosmico, quanto piuttosto un "definitivo compimento della Noogenesi", come totale raggiunta compiutezza del tutto, come Pleroma, "complesso organico Dio-mondo", definitiva restituzione del creato al Padre, compiersi ultimo della vicenda cosmica.

 

Ximenes, Leonardo - Nato a Trapani nel 1716 da una famiglia di antiche origini spagnole, Leonardo Ximenes entrò giovanissimo fra i Gesuiti. Compiuti i suoi studi in vari collegi della Compagnia, nel 1748 divenne precettore di matematica dei figli del marchese Riccardi a Firenze. Qui, da oscuro pedagogo, seppe elevarsi prima ad astronomo fondatore della Specola di S. Giovannino e poi a "Geografo Imperiale" di Francesco Stefano e quindi a "Matematico Reale" di Pietro Leopoldo di Toscana. Dotato di enciclopediche conoscenze scientifiche e di grandi capacità organizzative, fu impegnato per un trentennio (1755-1785) nei principali lavori idraulici e stradali del Granducato e di altri stati italiani. Come in precedenza Viviani, Grandi e Perelli e in seguito Ferroni, Fossombroni, Giorgini e Manetti, anche Ximenes appartenne alla "scuola idraulica toscana", che fra i secoli XVII-XIX dette razionale indirizzo alla lotta intrapresa dai vari governi contro il paludismo e la malaria con l'applicazione al terreno delle nuove cognizioni tecnologiche. Apprezzato membro di varie accademie scientifiche e corrispondente dei piú autorevoli scienziati europei del suo tempo, fu serio studioso in continuo aggiornamento, vivace polemista e prolifico scrittore sempre chiaro e preciso. Morí nel 1786. Nella direzione dell'Osservatorio Ximeniano gli succedettero valenti scolopi come Gaetano del Ricco, Giovanni Inghirami, Giovanni Antonelli, Filippo Cecchi, Giovanni Giovannozzi, Guido Alfani, Cesare Coppedé, Mario Mazzantini e attualmente Dino Bravieri, tutti generosamente impegnati nello studio della meteorologia e della sismologia.

 

 Giovanni Battista Venturi

Giovanni Battista Venturi (1746-1822)

 

 

Venturi, Giovanni Battista - Nato a Bibbiano nel 1746, deceduto a Reggio Emilia nel 1822. Sacerdote, fisico, ingegnere, umanista e diplomatico, discepolo di Lazzaro Spallanzani, venne ordinato sacerdote nel 1769. Nel medesimo anno gli venne affidato l'insegnamento della logica nel seminario di Reggio Emilia. Nel 1774 gli venne affidata la docenza di geometria all'Università di Modena e Reggio Emilia e nel 1776 quella di fisica. Nel 1796 si recò a Parigi, dove si trattenne fino al 1797, scrivendo la sua opera più importante: Ricerche sperimentali sul principio della trasmissione laterale entro i fluidi applicata alla spiegazione dei diversi fenomeni idraulici. Venturi studiò anche i codici di Leonardo da Vinci, pubblicandone alcuni estratti nel noto saggio Essai sur les ouvrages physico-mathématiques de Léonard de Vinci (Paris, 1797), in cui per primo mise in evidenza la componente scientifica e tecnologica dell'opera di Leonardo. Notevole è il contributo offerto da Venturi allo studio della meccanica dei fluidi, ove descrisse quello che viene chiamato "effetto Venturi", legato alla velocità e alla pressione di un fluido in un condotto. L'applicazione pratica di tale effetto è il cosiddetto "tubo di Venturi" che trova applicazione nella misura della velocità di un fluido all'interno di un tubo a sezione variabile. I suoi studi si dimostreranno basilari anche nella propulsione a reazione e, prima ancora, nella realizzazione del pulsoreattore.

 

Zucchi, Nicola - scienziato e scrittore (Parma, 6 dicembre 1586 - Roma, 1670). Gesuita, predicatore di corte di papa Alessandro VII e lettore di matematica al Collegio Romano, svolse numerosi studi di ottica che lo condussero, nel 1608, a una prima intuizione del telescopio a specchio. Zucchi studiò retorica a Piacenza e teologia a Parma, nel collegio dei gesuiti. Entrò infine nell’Ordine nel 1602. I primi anni della sua carriera trascorsero nell’insegnamento della matematica, della retorica e della teologia presso i collegi gesuitici di Roma e Ravenna. L’interesse di Zucchi per l’astronomia fu incoraggiato da Keplero, che lo incontrò durante una visita alla corte dell’imperatore Ferdinando II. Ne scaturí cosí un fecondo rapporto epistolare. Prima di incontrare Keplero tuttavia, nel 1616 Zucchi progettò uno dei primi telescopi riflettori: sebbene la qualità dello strumento fosse ancora modesta nel 1630 gli fu possibile scoprire le cinture di Giove e, dieci anni dopo, poté esaminare le macchie sul pianeta Marte. Zucchi descrisse il suo telescopio riflettore nel trattato Optica philosophia experimentalis et ratione a fundamentis constituta, pubblicato nel 1650. È risaputo che l’opera influenzò anche James Gregory e Isaac Newton, i quali, intorno al 1660, riusciranno finalmente a costruire i migliori telescopi riflettori dell’epoca.

 

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Johann Pachelbel (1653-1706) - Canon [2,60 MB]