Fra i grandi fondatori dell’astrofisica. Egli applicò all’astronomia le recenti scoperte dell’analisi spettrale rivelando le componenti chimiche dei corpi celesti e proponendo per primo la classificazione stellare. Studiò accuratamente il Sole e nel 1858 disegnò una delle prime mappe di Marte. Uno scienziato dagli orizzonti internazionali e dai molteplici interessi.

 

18 marzo 2014

 

 

 

Note biografiche

Angelo Secchi nacque a Reggio Emilia il 28 o 29 giugno 1818 da Giacomo Antonio e da Luigia Belgieri. Fu l’ultimo di una famiglia numerosa, di condizioni economiche modeste ma con una solida formazione cristiana. Ancora giovanissimo, rimase orfano di padre. La madre si prodigò affinché ricevesse un’istruzione adeguata e all’età di 10 anni lo inviò nel Collegio dei Padri gesuiti di Reggio Emilia. La formazione ivi data era prevalentemente umanistica e il giovane Angelo si distinse per le sue qualità intellettuali, per l’attenzione allo studio e per l’ottimo carattere. Il 3 novembre 1833, a soli quindici anni, venne ammesso nel noviziato della Compagnia di Gesú e inviato a Roma, a sant’Andrea al Quirinale. Al termine del primo periodo formativo vi studiò retorica per altri due anni poi, nel 1837, intraprese lo studio della filosofia al Collegio Romano.

Secchi dimostrò una particolare inclinazione per lo studio delle scienze, soprattutto per la matematica e per la fisica. In quegli anni ebbe come professori padre Francesco De Vico, direttore dell’Osservatorio del Collegio, e padre Giovan Battista Pianciani. Terminato il periodo degli studi filosofici fu incaricato di insegnare grammatica presso il Collegio dei Nobili in Roma, ma presto, su proposta di padre Pianciani venne trasferito al Collegio Illirico di Loreto, dove insegnerà fisica dal 1841 al 1844. Conclusa questa esperienza didattica venne inviato al Collegio Romano per assolvere agli studi teologici, dove gli fu affidato anche l’incarico di assistente del padre Pianciani. Dopo tre anni di studio fu ammesso a ricevere l’ordinazione sacerdotale, cosa che avvenne il 12 agosto 1847. Purtroppo in quel periodo l’Italia si trovava in pieno fermento. I moti rivoluzionari del 1848 portarono successivamente all’infelice instaurazione della Repubblica Romana (1849) e all’esilio della Compagnia di Gesú. Il giovane padre Secchi dunque fu costretto a lasciare l’Italia con i suoi confratelli. Per circa sei mesi venne accolto nel Collegio di Stonyhurst, in Inghilterra, dove si dedicò allo studio della matematica e della lingua inglese; in seguito, con un gruppo di confratelli salpò da Liverpool per raggiungere gli Stati Uniti. Padre Secchi fu accolto nel Collegio di Georgetown a Washington, ritrovandosi insieme al suo maestro, padre Francesco De Vico.

A Georgetown egli strinse amicizia con il confratello, padre James Curley, direttore dell’Osservatorio Astronomico del Collegio. Il suo soggiorno negli Stati Uniti fu fondamentale per la sua formazione, consentendogli di entrare in contatto con un ambiente scientifico decisamente innovativo dove apprese le teorie piú avanzate nel campo della fisica e della meteorologia. Alla fine del 1849, caduta la Repubblica Romana, i Gesuiti poterono tornare a Roma, dove il padre Secchi ricevette l’incarico di direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano. Egli succedeva al suo ex maestro, padre Francesco De Vico, prematuramente scomparso in Inghilterra nel novembre 1848. Il ritorno a Roma gli consentí di completare il periodo formativo previsto dall’Ordine. Il 2 febbraio 1852 padre Secchi venne finalmente ammesso alla professione solenne nella Compagnia di Gesú. Raggiunta questa tappa fondamentale egli si dedicò con vigore al suo nuovo e impegnativo compito. Come prima cosa procurò di rinnovare la strumentazione scientifica. Un provvidenziale lascito dei congiunti del suo assistente, Paolo Rosa, gli consentí di acquistare un telescopio equatoriale Merz da 22 cm. di diametro. Il nuovo strumento, uno dei piú grandi allora esistenti in Italia, gli consentí di dare inizio alle ricerche astronomiche.

 

 Padre Angelo Secchi

 

 

 

Nel 1852 egli ottenne dai superiori di poter trasferire l’Osservatorio in una sede piú idonea. Il suo intento era quello di realizzare il progetto del compianto padre Ruggiero Giuseppe Boscovich (1711-1787) cosí, grazie alla disponibilità di papa Pio IX (1846-1878), fece costruire una cupola mobile sulla crociera della vicina chiesa di sant’Ignazio. I quattro pilastri della struttura erano stati progettati per sostenerne una che non venne mai realizzata. Nel nuovo osservatorio padre Secchi collocò gli strumenti di cui già disponeva: un telescopio Cauchoix per le osservazioni solari, un cerchio meridiano donato dal Preposito Generale, padre Roothan, nel 1843 ed il nuovo equatoriale Merz. In quello stesso anno rintracciò nel cielo i due frammenti in cui si era spezzata la cometa di Biela (3D/Biela) nella sua apparizione del 1846 e, nel 1853, scoprí una nuova cometa con nucleo multiplo. Nel 1853 iniziò la pubblicazione delle Memorie dell’Osservatorio del Collegio Romano, dove raccolse ed espose i risultati delle sue ricerche. Tra il 1854 ed il 1855, su precisa richiesta di papa Pio IX, eseguí le misurazioni relative alla base geodetica sulla Via Appia Antica, dal Mausoleo di Cecilia Metella fino alla torre delle Frattocchie, che doveva servire da punto di riferimento per le reti di triangolazione dello Stato Pontificio. Il lavoro, avviato dal padre Ruggiero Boscovich, era ormai improrogabile. Padre Secchi eseguí le misure con tecniche originali rispetto all’epoca, tanto da concludere i rilievi sul terreno, per una lunghezza di dodici chilometri, in meno di quattro mesi. La misura fu talmente accurata che i risultati furono adottati dai topografi italiani per raccordare la vecchia cartografia pontificia a quella nuova relazionando il caposaldo iniziale della base con la torre di Monte Mario. L’anno successivo padre Secchi inaugurò un servizio meteorologico telegrafico giornaliero tra le principali città dello Stato Pontificio (Roma, Ancona, Bologna e Ferrara), una novità in Italia; egli pertanto venne incaricato di coordinare il servizio. Nel giugno 1856 venne nominato direttore del servizio meteorologico dello Stato Pontificio. Si creò cosí una rete che alla fine contava circa 200 stazioni meteorologiche dalle Alpi alla Sicilia e che, lungi dall’essere uno strumento scientifico fine a se stesso, costituí il primo servizio sistematico al mondo di preavviso delle tempeste.

 

 Misurazioni trigonometriche Secchi

All’altezza del bivio tra la Via Appia e Via di Cecilia Metella, in Roma, è visibile un'edicola a più piani,
nota come Torre di Capo di Bove. Due targhe ricordano le misurazioni trigonometriche effettuate
nel 1855, lungo il rettifilo dell'Appia, da padre Secchi

 

 

 

È da notare che le previsioni del celebre gesuita erano tutte informate ai principi della nascente meteorologia dinamica. A darci conto del perché è il padre Secchi stesso, nel suo opuscolo L’Astronomia in Roma nel Pontificato di Pio IX, pubblicato nel 1877:

«La meteorologia in questi ultimi anni è entrata in una fase novella; essa non si occupa solo della climatologia, ma della fisica generale dell’atmosfera e delle correnti aeree e del giro delle burrasche. Lo scrivente si trovava in America all’epoca delle grandi scoperte di [Matthew Fontaine] Maury [1806-1873]. Egli vide i suoi metodi [di studio], e dalla sua bocca stessa raccolse le sue [moderne] idee [di meteorologia dinamica], e fu sua cura informarne al ritorno i suoi compatrioti in una memoria inserita negli annali del Tortolini, Tom. 4. 1853. Circa il medesimo tempo il Maury si recava in Europa, e a Bruxelles faceva una conferenza ove discutevasi un progetto di studi generali sui movimenti dell’atmosfera. Gli Stati non concorrevano ancora ufficialmente, ma progettavasi fin d’allora la coalizione telegrafica per lo studio delle burrasche. All’osservatorio del Collegio Romano si prese parte attiva a questo studio, e nel 1856, come già detto, si otteneva dal Governo Pontificio l’istituzione [della] comunicazione telegrafica quotidiana [anzidetta], che continuò parecchi anni... Ogni mattina si spediva a Parigi il telegramma delle osservazioni fatte alle 7 antimeridiane colle altre informazioni richieste, e si continua anche oggidí a spedirlo non solo a Parigi, ma a Firenze e Pietroburgo, oltre alla diffusione dei listini [dati] meteorologici nei giornali [quali, per citarne uno, la Gazzetta Ufficiale]”... Le osservazioni raccolte dal Leverrier venivano poscia litografate e rinviate cosí raccolte agli osservatorii. Fu su questi bullettini che all’osservatorio si studiarono da principio le leggi delle burrasche. Avendo noi fatto costruire delle carte mute d’Europa, su di esse si fecero tracciare dal giovane signor Serra-Carpi le curve isobariche ed isotermiche, si riuscí a riconoscere la direzione ben definita che hanno in generale le burrasche ben circoscritte di natura ciclonica, da N-W verso S-E e si riconobbero queste linee di corso cosí marcate, che quando un “pozzo”, ossia una notabile depressione si presentava nella Scozia, essa generalmente veniva difilata sull’Italia impiegando due o tre giorni ad arrivarvi: ma se essa erasi presentata piú alta o piú bassa, Roma non sentiva che gli effetti indiretti dei suoi contorni. Questi risultati forse contribuirono a fare che simili carte venissero poscia fatte costruire sistematicamente e pubblicate a Parigi dal Leverrier, che con quei mezzi che possiede una ricca nazione poté diffonderle, donde nacque la teoria dei preavvisi delle burrasche come ora si usa» (cfr. SECCHI A., L’Astronomia in Roma nel Pontificato di Pio IX. Memoria, Tipografia della Pace, Roma, 1877, 44).

Nel 1858 padre Secchi provvide ad installare nell’Osservatorio una stazione per lo studio del magnetismo terrestre in relazione all’attività solare. Con i fondi messi a disposizione da papa Pio IX egli acquistò anche un declinometro e un magnetometro. Sempre nello stesso anno venne incaricato di razionalizzare il sistema dei fari e fanali nei porti dello Stato Pontificio. Oltre a questo si prodigò per migliorare il servizio del segnale orario, già riorganizzato da padre De Vico. Infatti, quando a Roma fu adottata l’ora “oltremontana” l’osservatorio di padre Secchi fu incaricato di issare una bandiera alcuni minuti prima di mezzogiorno e di ammainarla allo scoccare delle 12, in modo che a Castel Sant’Angelo, a questo segnale, un artigliere sparasse un colpo di cannone udibile in tutta la città (ma in condizioni favorevoli persino nei Castelli romani). Ben presto, seguendo il sistema piú affidabile dell’osservatorio di Greenwich, la bandiera fu sostituita da una grossa palla, il cui colore nero si stagliava molto bene contro il cielo. In seguito, con l’avvento al Collegio Romano del Tacchini furono introdotti altri due cambiamenti: lo sparo veniva fatto dal Gianicolo, come avviene ancora oggi, e il segnale, per maggior sicurezza, veniva trasmesso elettricamente risolvendo cosí i problemi legati alla visibilità atmosferica e ad eventuali incertezze percettive. Ormai le competenze e la serietà di padre Secchi erano ben note a tutti, sicché fu incaricato anche di organizzare numerosi altri servizi pubblici quali la fornitura delle acque potabili, l’installazione dei parafulmini nel contesto urbano, le misure antincendio nelle basiliche patriarcali, la progettazione delle ferrovie elettriche, gli scavi di Campo Marzio e lo studio dell’attività vulcanica nei Monti Lepini. È stato scritto da piú parti che l’attività scientifica di padre Secchi... «[sembrava] rappresentare piuttosto l’operosità di un corpo scientifico che quella di un solo individuo» (cfr. CARRARA B., Il Padre Angelo Secchi, Tipografia del Seminario, Padova 1903, 30), tanto fu vasta la sua produzione scientifica e il suo interesse per le varie discipline.

Nel 1860 egli si recò in Spagna per osservare l’eclisse totale di sole del 18 luglio. In quell’occasione fu tra i primi a fare uso dello strumento fotografico per documentare il fenomeno. All’epoca si discuteva ancora se le protuberanze appartenessero al Sole o fossero un fenomeno atmosferico od ottico: le foto che padre Secchi scattò in Spagna, messe a confronto con quelle ottenute da Warren de la Rue (1815-1889) a Rivarbellosa, posero fine alle controversie: da entrambi i siti osservativi gli enormi getti si innalzavano negli stessi punti del bordo solare. Nel 1862 venne invitato a far parte della prima commissione governativa per il coordinamento del servizio meteorologico nazionale. Diede cosí inizio alla pubblicazione del Bollettino dell’Osservatorio del Collegio Romano, che riportava i dati rilevati dalla rete meteorologica dello Stato Pontificio, insieme a studi di meteorologia e di fisica terrestre. A tale proposito giova rammentare che la storia del primo meridiano d’Italia iniziò proprio nel 1862 quando la Prussia decise di misurare la lunghezza del meridiano centrale europeo per completare gli studi che da due secoli si svolgevano sulla forma del globo terrestre. Il meridiano centrale, che attraversava i territori dello Stato Pontificio, fece sí che esso partecipasse a questa grande operazione internazionale, operazione della quale fu incaricato proprio padre Secchi. Egli decise di spostare il punto fondamentale della cartografia pontificia dalla cupola di San Pietro al vicino Monte Mario che offriva una visuale migliore. Agli inizi del 1870 venne perciò costruita una torre alta 12 metri, ma i successivi eventi bellici bloccarono i lavori che furono poi portati avanti dall’Istituto Geografico Militare. La torre su Monte Mario dunque, di cui oggi è visibile una ricostruzione del 1882 in un perimetro militare, divenne l’origine del sistema cartografico dell’Italia unificata.

 

 Spettri stellari

Spettri stellari osservati da padre Secchi

 

 

 

Nel 1863 padre Secchi cominciò a studiare gli spettri stellari, un lavoro in cui fu un vero e proprio pioniere e che lo portò a classificare le stelle in base ai tipi spettrali. Quando ebbe in mano i dati di 400 astri, esaminandoli attentamente, li suddivise in quattro gruppi: il tipo I, stelle bianche o azzurrognole come Sirio, con evidenti righe dell’idrogeno; il tipo II, stelle di tipo solare bianco-gialle come Capella, con spettro solcato da fini righe di assorbimento dovute ai metalli; il tipo III, stelle di color arancio o rosso, spesso variabili, come Mira nella costellazione della Balena e Betelgeuse in quella di Orione; infine il tipo IV, stelle di colore rosso rubino ancora piú intenso. Piú tardi egli aggiunse un quinto tipo per le stelle con righe in emissione. Nel 1867 ottenne da papa Pio IX i fondi per la costruzione di una nuova apparecchiatura: un meteorografo, uno strumento che, progettato per la registrazione giornaliera dei dati meteo, venne inviato anche all’Esposizione Universale di Parigi (1° aprile-11 novembre 1867). Il congegno, che ancora oggi si può ammirare nel salone d’ingresso dell’Osservatorio di Monte Porzio Catone (Roma), consisteva di alcuni strumenti registratori: un pluviografo, un anemometroscopio registratore, un termometrografo e un barometrografo che il Secchi aveva ideato e fatto costruire nel 1857. Ecco come descrisse lo strumento:

«...ciò che merita maggior attenzione è una singolar macchina registratrice di invenzione del direttore la quale dà in modo continuo grafico sopra fogli di carta le curve del barometro, del termometro secco e bagnato, della velocità e direzione del vento e l’ora e durata della pioggia. Questa macchina registra tutti questi elementi sullo stesso foglio di carta, onde sono comparabili i loro andamenti relativi e quindi la dipendenza mutua de’ fenomeni. La maggior parte di questi è registrata mediante l’elettricità, con un sistema di pile a forza costante che durano piú di un anno senza rinforzarle…» (cfr. SECCHI A., Osservatorio astronomico del Collegio Romano, in Le scienze e le arti sotto il Pontificato di Pio IX, Roma, Tip. delle Belle Arti, 1860.

Nel 1866 egli perfezionò ulteriormente il congegno, con l’aggiunta di uno psicrometro e la modifica del barometrografo, realizzando cosí il piú completo strumento registratore allora esistente. A Parigi esso ottenne un successo straordinario, tanto che la macchina ricevette il Grand Prix e fruttò al padre Secchi sia la Legion d’Onore tributatagli dall’imperatore di Francia, Napoleone III, sia l’Ordine della Rosa dall’imperatore del Brasile Pedro II. Ben pochi scienziati, in tutto il mondo, potevano ormai vantare cosí tanti riconoscimenti.

 

 Meteorografo Secchi

Metereografo di padre Secchi, visibile ancora oggi all'Osservatorio astronomico
di Monte Porzio Catone (Roma)

 

 

 

Nel 1868 venne invitato alla spedizione scientifica francese per l’osservazione dell’eclisse totale di sole del 18 agosto. Purtroppo sia lo Stato Pontificio, sia la Compagnia di Gesú versavano in serie difficoltà economiche a causa della situazione politica incerta, sicché egli dovette declinare l’offerta. L’anno stesso presentò la sua classificazione degli spettri stellari al convegno dell’Associazione britannica per il progresso delle scienze che gli accordò un ampio consenso. Questa suddivisione è sostanzialmente valida ancora oggi, benché sia stata sostituita da un’altra, molto piú completa, elaborata all’Università di Harvard, Cambridge (USA). Con la presa di Roma da parte delle truppe sabaude, nel 1870, iniziò per il Secchi un periodo di grandi e crescenti difficoltà. Il 20 settembre con i fatti di Porta Pia l’antico Stato Pontificio giunge rapidamente all’epilogo. Fu un momento storico di inaudita gravità che turbò per decenni la coscienza civile e politica degli italiani. Nel suo diario meteorologico egli annota, con una vena ironica: «Bello. Cannonate al mattino, furfanterie fino a sera. Nord e Sud Ovest leggero. Cresce poco il barometro. Magneti poco regolari». Padre Secchi avrà molto da soffrire. Egli, scienziato di fama mondiale, cosí propenso a mettere le sue conoscenze scientifiche a vantaggio del bene comune, diverrà un personaggio scomodo a seguito dei rapporti conflittuali tra il nuovo Governo italiano e la Santa Sede.

Nel 1879, a seguito dell’incameramento dell’Osservatorio del Collegio Romano la Santa Sede fu privata arbitrariamente della sua principale istituzione scientifica. Il Governo unitario tuttavia, viste le notevoli pressioni della comunità scientifica internazionale, lasciò padre Secchi alla direzione dell’Osservatorio, accettando le condizioni da lui poste d’intesa con i suoi superiori. Nel volume Angelo Secchi. L’avventura scientifica del Collegio Romano (Quater Edizioni, 2012), Aldo Altamore e padre Sabino Maffeo, avvalendosi di numerosi contributi (Tullio Aebischer, Ileana Chinnici, Marinella Calisi, Rita Fioravanti, Renzo Lay, Franca Mangianti, Natalia Ptitsyna, Maria Luisa Tuscano), hanno studiato le ragioni del ritardo dell’Italia in un settore, quello dell’astrofisica, dove con uomini del calibro di padre Secchi, Tacchini e Respighi, avrebbe dovuto godere di una posizione di assoluta preminenza. Eppure, dopo di loro, la vecchia astronomia di posizione riprese il sopravvento. Ciò avvenne anche perché non andò a buon fine il progetto del fisico Carlo Matteucci, nel 1862 ministro della pubblica istruzione del neonato Regno d’Italia. Lo Stato unitario aveva ereditato dagli Stati preesistenti una decina di Osservatori, non pochi per un Paese appena unificato e con gravi problemi economici e sociali. Matteucci pensò saggiamente ad un coordinamento sotto una direzione accentrata e propose l’incarico a padre Secchi, che avrebbe contestualmente ottenuto una cattedra all’Università di Roma. Purtroppo gli attriti tra il regno sabaudo e la Santa Sede non permisero di attuare il progetto. Padre Secchi in un primo momento accettò ma fu poi costretto a rinunciare, per motivi esclusivamente politici. Egli aveva nemici esterni sul fronte laico, ma anche nemici interni sul fronte religioso. La collaborazione scientifica di padre Secchi con le istituzioni italiane fu criticata fortemente da alcuni ambienti ecclesiastici che la consideravano come una forma di connivenza con l’usurpatore sabaudo. Dal lato opposto, per gli anticlericali, benché egli fosse uno scienziato di chiara fama, restava pur sempre un uomo di Chiesa e quindi un nemico - per definizione (!) - del progresso e della scienza. Andò a finire che il governo del Regno, accogliendo le istanze del ministro Lanza, decise di investire sul potenziamento dell’Osservatorio di Brera, affidato a Virginio Schiaparelli. Una scelta apprezzabile ma che rimandò di oltre mezzo secolo lo sviluppo dell’astrofisica in Italia; sviluppo che riprese soltanto con Giorgio Abetti (1882-1982), non a caso formatosi negli Stati Uniti alla scuola di George Ellery Hale (1868-1938).

I rapporti problematici tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica condizionarono non poco l’attività scientifica di padre Secchi, costringendolo a svolgere le sue ricerche in un clima di incertezza e di ristrettezze economiche, tanto da obbligarlo talvolta a rinunciare alla possibilità di portare il suo contributo anche in quelle materie che piú gli stavano a cuore. Nonostante tutto padre Secchi riuscí a pubblicare la prima edizione del trattato Le Soleil (1870), forse il piú importante testo di astronomia solare dell’Ottocento. Il 22 dicembre 1870 si verificò un’eclisse totale di sole visibile dalla Sicilia. Il Governo italiano non poté fare a meno di invitare padre Secchi a prendere parte, in qualità di membro onorario, alla spedizione governativa istituita per l’osservazione del fenomeno. In quell’occasione egli ebbe modo di istruire Pietro Tacchini (1838-1905), astronomo dell’Osservatorio di Palermo, sulle tecniche di osservazione delle protuberanze solari mediante lo spettroscopio. Nacque cosí una collaborazione scientifica fruttuosa e duratura, finalizzata allo studio delle protuberanze e della loro correlazione con le macchie e le facole solari, che portò, nell’ottobre del 1871, alla nascita della Società degli Spettroscopisti Italiani, prima società scientifica dedicata specificamente all’astrofisica, da cui nascerà poi l’attuale Società Astronomica Italiana. L’opera di mediazione del Tacchini con il Governo diverrà preziosissima negli anni successivi, anche per sostenere la difficile posizione di padre Secchi e consentirgli di svolgere con maggior profitto la sua opera.

Nel 1872 la partecipazione, come delegato pontificio alla Conferenza internazionale per la definizione del “metro campione” a Parigi, provocò un incidente diplomatico con la delegazione italiana, che presentò una protesta ufficiale. Protesta a carattere esclusivamente politico che venne contestata dalla comunità scientifica internazionale vista la fama indiscussa di padre Secchi. La situazione precipitò nel 1873, con la confisca dei beni ecclesiastici - vero atto di ingiustificabile tirannia - e il conseguente passaggio del Collegio Romano alle dipendenze del Governo italiano. Padre Secchi tentò con ogni mezzo legale di difendere l’Osservatorio chiedendo che fosse riconosciuto come Osservatorio Pontificio e perciò tutelato dalla cosiddetta “legge sulle Guarentigie”. In un primo momento, anche per l’interessamento di uomini politici come Quintino Sella, Marco Minghetti e Antonio Scialoja, egli ottenne che i locali dell’Osservatorio fossero separati dal resto dell’edificio, mantenendo l’accesso per sé e i suoi collaboratori. Nel 1874, nonostante la ricerca di soluzioni diplomatiche adeguate, e nonostante l’opera di Tacchini, padre Secchi non ottenne il permesso dell’allora Segretario di Stato, il cardinal Giacomo Antonelli, di prendere parte alla spedizione italiana in India per l’osservazione del transito di Venere sul disco solare. Una divergenza di vedute con alcuni membri della spedizione sul metodo osservativo gli forní l’opportunità per ritirarsi onorevolmente.

 "Le Soleil" di padre Secchi

Frontespizio dell'opera Le Soleil

 

 

 

Nel 1875 padre Secchi partecipò al Congresso degli Scienziati Italiani, a Palermo, e fu invitato a far parte della Commissione governativa istituita per pianificare il servizio meteorologico nazionale. Questa propose al Governo italiano l’istituzione di un Ufficio Centrale e di un Consiglio Direttivo per la Meteorologia; Consiglio che fu istituito nel novembre del 1876 e che nel marzo 1877 vide padre Secchi eletto in qualità di Presidente. Nel 1875 egli pubblicò il primo volume della seconda edizione de Le Soleil, a cui nel 1877 si aggiunsero il secondo volume e il trattato su Le stelle. Saggio di Astronomia Siderale. Nell’agosto del 1877 padre Secchi si preparava alla pubblicazione delle Lezioni di Fisica Terrestre, uscito postumo nel 1879, quando si manifestarono i primi sintomi di un cancro allo stomaco che nel giro di pochi mesi peggiorò sempre piú. In una lettera datata 8 ottobre 1877, rispondendo al collega Schiaparelli circa la cometa Tempel, scrisse:

«...il tempo è stato pessimo, e non si è potuto veder nulla. Adesso poi è anche partito il P. Ferrari... e io sono tormentato da atroci dolori di stomaco, e il medico mi vieta di alzarmi di notte, onde non me ne potrò occupare. Sicché siamo sfortunati...” (Cfr. G. V. Schiaparelli, A. Secchi: corrispondenza (1861-1878), a cura di L. Buffoni, A. Manara, P. Tucci., Ed. Artes, Milano 1991; 251).

Sentendo aggravarsi il suo stato di salute alla fine del mese di dicembre venne ricoverato nell’infermeria del Collegio. Ivi sopportò con dignità gli ultimi mesi di malattia finché, il 26 febbraio 1878, alle ore 19, all’età di 59 anni, il padre Secchi spirò serenamente. Il corpo venne sepolto nel cimitero monumentale del Verano dove fino ad alcuni anni fa era possibile vederne il sepolcro. Incredibilmente esso venne poi demolito e le ossa deposte in un ossario comune, privo di chiare indicazioni in merito. Come non definire insensato un atto lesivo del patrimonio storico nazionale oltre che della memoria di un cosí grande uomo? Non restano che lo sdegno e l’amarezza al solo pensiero che, in molti altri paesi, le sue vestigia sarebbero state onorate ben diversamente.

 

 

I contributi scientifici

Il principale campo di ricerca di padre Secchi fu quello dell’astrofisica o secondo la dizione ottocentesca dell’”astronomia fisica”. Egli amava dire di aver... «portato, per cosí dire, il gusto della fisica nell’astronomia» (APUG, 23.I.7) e si considerava uno dei piú attivi pionieri di questa branca dell’astronomia moderna. Fu la sua formazione di fisico a consentirgli un approccio scientifico cosí originale e moderno. Secondo gli astronomi classici, tale scienza doveva occuparsi esclusivamente di meccanica celeste e di astrometria, una visione ormai del tutto superata che avrebbe limitato - e di fatto limitava - lo sviluppo della disciplina. Nel campo della fisica, il principale contributo di padre Secchi fu quello del trattato Sull’unità delle forze fisiche (1864), con il quale si proponeva di far conoscere le piú moderne teorie sull’etere e sulla cinetica dei gas, che non comparivano ancora nei piú diffusi manuali di fisica. Egli infatti non era solo un uomo di scienza ma anche un provetto divulgatore, ciò che fece sia per mezzo dei corsi, sia per mezzo della sua attività di conferenziere. Per le sue grandi doti, ampiamente riconosciutegli da tutti, padre Secchi fu un personaggio molto popolare. La chiarezza nell’esposizione e nel linguaggio utilizzato rendevano le sue conferenze ricercate e affollate, come si può evincere anche dai quotidiani dell’epoca. Quale direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano i suoi primi lavori riguardarono l’astrometria, dove egli intraprese la misura di numerose stelle doppie e la revisione delle Mensurae Micrometricae di Otto W. Struve (1819-1905), poi portata avanti dal suo assistente G. S. Ferrari. A queste ricerche affiancò ben presto gli studi sulla temperatura del sole e la struttura delle macchie solari, le osservazioni e i disegni della luna, delle comete, dei pianeti (soprattutto di Marte, dove scoprí due canali scuri fra due grandi macchie equatoriali di colore rosso; è appunto a lui che si deve il nome di canali, accettato piú tardi dallo Schiaparelli) e delle nebulose; tutti pubblicati nelle memorie e nel Bollettino dell’Osservatorio, a partire dal 1850. Il contributo piú importante di padre Secchi nell’ambito dell’astrofisica, come già anticipato, fu la classificazione delle stelle per tipi spettrali. Nel 1859, con la pubblicazione delle leggi di Kirchhoff sulla radiazione elettromagnetica, si poté finalmente dare una spiegazione scientifica alle righe oscure osservate fin dal 1802 nello spettro della luce solare. Le leggi di Kirchhoff mostravano che, a partire da tali righe spettrali, era possibile ricostruire una mappa dettagliata della composizione chimico-fisica dell’astro.

 

 Marte in un disegno di padre Secchi

I canali di Marte in un disegno di padre Secchi

 

 

 

Egli ebbe l’idea di studiare gli spettri di alcune stelle, grazie ad un lavoro analogo eseguito nel 1860 a Firenze da Giovan Battista Donati (1826-1873). Nel 1863, avendo acquistato uno spettroscopio a visione diretta, egli diede inizio a queste ricerche, pubblicandone i risultati nel 1867 sulle Memorie della Società Italiana delle Scienze. Nel 1869 padre Secchi pubblicò una seconda memoria in cui aggiunse una quarta classe, contenente stelle “rossastre” con spettri caratterizzati dalla predominanza delle righe del carbonio. Una terza memoria venne pubblicata nel 1872, nella quale egli riassumeva lo studio degli spettri di altri oggetti celesti, quali pianeti, comete e nebulose. Per lo studio degli spettri stellari egli utilizzò un prisma-obiettivo, che fece costruire appositamente sul modello concepito da Lorenzo Respighi (1824-1889). Con questo metodo, nel giro di pochi anni, padre Secchi riuscí ad osservare e classificare oltre quattromila spettri stellari; un lavoro lungo e faticoso che costituirà una vera pietra miliare nella storia della scienza. Anche nella spettroscopia solare egli aveva ottenuto risultati di rilievo. Nel 1868 vennero osservate per la prima volta allo spettroscopio anche le protuberanze solari, al di fuori dalle eclissi. Padre Secchi si diede subito allo studio della cromosfera e delle protuberanze, ciò che lo porterà nel 1870 alla pubblicazione del suo celebre trattato, già citato, Le Soleil dove offrí importanti contributi alla comprensione della sua natura chimico-fisica. Nel 1865 egli intervenne nel dibattito internazionale sulla struttura della fotosfera solare, descrivendo la granulazione e misurando la profondità della macchie mediante le osservazioni dell’effetto Wilson. Nel 1776 l’astronomo scozzese Alexander Wilson aveva pubblicato alcune osservazioni riguardanti una macchia solare effettuate dal 22 novembre 1769. Wilson notò che la penombra della macchia solare appariva pressoché simmetrica quando questa si trovava in prossimità del centro del disco solare; quando invece la macchia si avvicinava al bordo del disco per effetto della rotazione solare, la penombra non appariva piú simmetrica; la parte della penombra rivolta verso il centro del disco si assottigliava sempre piú fino a scomparire. Ciò suggeriva che le macchie solari fossero delle depressioni rispetto al resto della superficie. L’effetto pareva dunque dovuto ad un effetto di prospettiva. La successiva istituzione della Società degli Spettroscopisti Italiani costituirà una tappa importante nella storia dell’astrofisica in Italia che, seppure per breve tempo, grazie a Secchi sarà una delle nazioni piú avanzate nel settore dell’astrofisica. Padre Secchi diede importanti contributi anche nel campo della meteorologia. Si deve a lui l’introduzione e la diffusione in Italia delle innovazioni apportate dal meteorologo statunitense Matthew F. Maury (1806-1873) nello studio delle correnti atmosferiche.

 

 

L’uomo, lo scienziato e il credente

La forte personalità religiosa che animò Secchi costituí il perno sul quale venne ad innestarsi il suo amore per la scienza; una scienza fondata sul rigore metodologico e sulla profonda onestà intellettuale. Egli visse in un’epoca difficile e complessa caratterizzata da contrasti spesso molto forti. L’evoluzionismo darwiniano, nella sua formulazione piú radicale, divenne uno strumento critico in mano alla propaganda atea e anticlericale. Padre Secchi non esitò mai a difendere la fede cattolica, precisando quanto la teoria fosse ben lontana dal rispondere alle domande piú gravi della scienza e della filosofia. Egli non si limitava a riproporre semplicemente le affermazioni della teologia dogmatica, ma le supportava anche con le evidenze sperimentali che, pur nei limiti dell’epoca, ponevano in risalto la debolezza di certe asserite formulazioni scientifiche. Egli amava sottolineare che i punti di partenza per qualsiasi discussione relativa non erano tanto le questioni di principio, inevitabilmente soggettive, quanto i dati sperimentali. Di fronte alle contestazioni rivoltegli circa le diverse fasi della creazione presentate dalla narrazione biblica egli, che coltivava anche lo studio della paleontologia, sfidava i geologi a definire con esattezza quale fosse il primo strato della crosta terrestre ad essersi formato:

«...l’ordine geologico per quanto riguarda gli animali non è suscettibile di controllo sperimentale poiché gli strati geologici che sono stati a lungo ritenuti primitivi si trovano spostati al giorno d’oggi e lo saranno certamente in avvenire» (APUG, 9.VIII.[1873]).

Anche nel campo della biologia padre Secchi non assunse un atteggiamento aprioristico di opposizione nei confronti delle teorie evoluzionistiche, ma piuttosto di dialogo e di confronto:

«L’idea delle successive trasformazioni presa con debita moderazione non è punto inconciliabile colla ragione, né colla religione. Infatti, ove non si voglia tutto eseguito per pure forze innate e proprie della materia bruta, ma si ammetta che queste forze non d’altronde derivassero che dalla Cagione prima che creò la materia, e ad essa diede la potenza di produrre certi effetti, non vi è nessuna intrinseca repugnanza per credere che, fino a tanto che non interviene nessuna forza nuova, possano svilupparsi certi organismi in un modo piuttosto che in un altro, e dar origine cosí a differenti esseri. Ma quando da una serie di questi esseri si passa ad un’altra che contiene un nuovo principio, la cosa muta aspetto. Dal vegetale senza sensibilità non potrà passarsi all’animale che ha sensazioni, senza un nuovo potere che non può venire dalla sola organizzazione, né dalla sola materia. E molto piú dovrà dirsi ciò quando si passa dal bruto animale all’uomo che ragiona, riflette ed ha coscienza. Un nuovo principio deve associarsi allora alle forze fisiche della materia per avere questi risultati» (cfr. SECCHI A., Lezioni di Fisica Terrestre, E. Loescher, Roma 1879, 199).

Poco piú avanti egli aggiunse:

«Che una seriata coordinazione di creature sussista con una graduata classificazione e perfezione, non si nega; anzi, questa prova l’infinita sapienza di chi la produsse, e la coordinò alle circostanze della loro vita; ed essa nella varietà delle forme, e fino nella bizzarria degli ornati ci mostra una sapienza infinita. Il supporre che tutto sia effetto di forze cieche, di combinazioni accidentali di materia bruta, che restino poi cosí per caso permanenti, come per caso si formarono, è stata dai savi sempre riguardata come una stoltezza, anziché una filosofia degna di uomo ragionevole. [...] La mente è quella che veramente crea e concepisce, e se questo attributo è nell’uomo in qualunque modo, per partecipazione, non è render Dio pari a noi stessi l’attribuirgli eminentemente questo attributo, non è limitarlo ad una particolare esistenza il concepire che esso vede tutto, conosce tutto, spirito purissimo sostiene tutto, che in esso noi viviamo, ci moviamo ed esistiamo, e che siamo sua fattura» (cfr. SECCHI A., Lezioni di Fisica Terrestre, E. Loescher, Roma 1879, 202).

Fu proprio la visione cosmica aperta al trascendente a non fargli escludere la possibilità di altre forme di vita nell’universo:

«Ma il creato, che contempla l’astronomo, non è un semplice ammasso di materia luminosa: è un prodigioso organismo, in cui, dove cessa l’incandescenza della materia, incomincia la vita. Benché questa non sia penetrabile ai suoi telescopii, tuttavia, dall’analogia del nostro globo, possiamo argomentarne la generale esistenza negli altri. La costituzione atmosferica degli altri pianeti, che in alcuni è cotanto simile alla nostra, e la struttura e composizione delle stelle simile a quella del nostro sole, ci persuadono che essi o sono in uno stadio simile al presente del nostro sistema, o percorrono taluno di quei periodi, che esso già percorse, o è destinato a percorrere» (cfr. SECCHI A., Lezioni di Fisica Terrestre, E. Loescher, Roma 1879, 214-215).

Essendo sacerdote cattolico padre Secchi non godeva di simpatia negli ambienti anticlericali dell’epoca, tuttavia ebbe non poche critiche anche da parte di alcuni ambienti cattolici, specie dopo la pubblicazione del suo trattato Sull’unità delle forze fisiche (1864). Il testo si proponeva uno scopo didattico, ossia quello di mostrare...

«come i fenomeni della fisica comune si possono ridurre alle leggi generali del movimento della materia, ritenendo però che oltre la materia comune detta ponderabile, si deve ammettere un’altra materia invisibile, e non soggetta a gravità, che dicesi “Etere” o imponderabile, i cui movimenti accompagnano sotto varie forme quelli della materia ponderabile» (cfr. SECCHI A., L’Unità delle forze fisiche, Tipografia Forense, Roma 1864, 3).

Egli si proponeva di diffondere in Italia... «queste teorie del calore considerato come modo di movimento che prendono tanto piede all’estero» (SV, FS-Mon, 13). L’opera ebbe un notevole successo tanto che ne furono pubblicate altre due edizioni, di cui una in francese. Non mancarono tuttavia feroci critiche da parte di alcuni filosofi, sostenitori del pensiero aristotelico tradizionale, soprattutto da Giovanni Maria Cornoldi (1822-1892) che lo accusò nientemeno che di seguire la teoria atomica di Epicuro in fisica, e quella cartesiana dei vortici in astronomia. Il Cornoldi probabilmente intendeva difendere l’ortodossia cattolica dalle nuove teorie scientifiche proliferanti in quegli anni e se la prese con padre Secchi sebbene egli, fin dalla prima edizione, avesse chiarito che: «In quest’opera io non ho la pretensione di creare una novella filosofia della natura, ma solo di esporre quella che oggidí va prevalendo dietro lo studio de’ fenomeni» (cfr. SECCHI A., L’Unità delle forze fisiche, Tipografia Forense, Roma 1864, VII). La sua tesi fu condivisa da numerosi credenti e sacerdoti, non solo gesuiti, che si impegnarono con successo anche in altre discipline scientifiche. Nondimeno l’amarezza provocatagli dagli attacchi di alcuni ecclesiastici fu notevole:

«Mentre alcuni vedono l’incredulità e l’ateismo nei miei scritti, altri vi vede invece un’esaltata teologia che falsifica la fisica per appoggiare la Bibbia [...]. Chi si lamenta di non trovarvi le scoperte che aspettava, chi non vi trova la fisica di s. Tommaso. A questi dirò solo che la fisica dopo s. Tommaso ha camminato un poco, e che se s. Tommaso fosse stato a’ tempi nostri, non avrebbe adottato la fisica che adottò ma avrebbe preso quella adesso in uso nelle scuole ai tempi nostri, come allora prese quella in uso a tempo suo. [...] Coi suoi progressi però la scienza non è arrivata a fare a meno di Dio, né quelli che speravano che la scienza vi arrivi avranno mai, né essi né i loro successori, questo» (APUG, 23.I.5).

 

 Busto di padre Secchi

Busto di padre Secchi al Pincio (Roma) recante in
colonna la mira per il telescopio dell'Osservatorio

 

 

 

La sua notorietà purtroppo lo esponeva a ripetuti attacchi e perfino a ripetuti tentativi di strumentalizzazione, anche da parte della politica. Piú volte la stampa diffuse la notizia che egli stesse per lasciare la Compagnia di Gesú per presunti contrasti con i suoi superiori. Al contrario, egli ebbe sempre un forte senso di attaccamento all’Ordine e piú volte intervenne pubblicamente in sua difesa:

«...forse che non abbiamo occasione di temere? Non siamo noi insultati per la via dalla pubblica stampa ogni giorno? Non si ascrive al nostro nome tutto quello che non è gradito al nuovo ordine di cose? Mancano forse contro di noi le piú nere calunnie? [...] non abbiamo veduto il fuoco attaccato alla porta della nostra chiesa?» (APUG, 9.V.[1870]).

Nonostante i continui attacchi i suoi meriti scientifici indiscutibili gli ottenevano il rispetto degli stessi avversari che, se pure attaccavano il gesuita, ne rispettavano comunque lo scienziato. In lui risplendeva sempre l’amore tanto per la scienza quanto per la fede cattolica; ciò che lo spinse a collaborare sia con le istituzioni del governo unitario, sia con la Santa Sede. Costretto a rinunciare alla cattedra di Astrofisica all’Università La Sapienza, scrisse: «La mia afflizione per ciò che si dice di me è al colmo. Ma in faccia a Dio so che non ho mancato, e questo mi consola. Del resto sarà ciò che Dio vorrà» (APUG, 9.II.[26.11.1870]). La rinuncia alla cattedra fu dolorosa, ma ancor piú lo fu l’essere accusato di connivenza con il governo Sabaudo che si rivelò tutt’altro che liberale: «...si vuole che io la rompa con la rivoluzione! [...] Che moltissimi abbiano di me una pessima opinione anche tra i nostri io ne sono persuasissimo, ma che io abbia potuto mai transigere colla rivoluzione in modo che ora debba romperla, questo è troppo» (APUG, 9.II [30.11.1870]). Grazie ad una solida formazione teologica egli intervenne talvolta anche su questioni squisitamente dottrinali, prendendo parte contro J.-E. Renan (1823-1892) al dibattito sulla divinità di Gesú Cristo. Papa Pio IX ne seguí da vicino l’opera scientifica e ne ebbe sempre grande stima sostenendone l’attività di ricerca. In una occasione ebbe a dire:

«Il padre Secchi ha sempre saputo accoppiare colla scienza le virtú religiose, ma le due singolari che piú spiccavano in lui furono l’umiltà e l’obbedienza. Sappiamo Noi quante volte venne stimolato ad accettare onori, cariche ed altro, Egli recavasi sempre da Noi a chieder direzione e consiglio. Mai fece un passo senza prima sentire quale era il Nostro parere e divisamento. Veramente egli è stato un ottimo religioso» (APUG, 23.III.25).

 

 

 Filatelia padre Secchi

Emissione filatelica vaticana
Centenario della nascita di Padre Secchi (1878-1978)

 

 

 

 

Il rapporto fra scienza e fede

Forse nessuno come padre Secchi, nella sua epoca, ha saputo impersonare il dialogo fra la scienza e la fede, senza mai scadere nel fanatismo o nel clericalismo. In lui furono evidenti la fedeltà alla Chiesa e l’amore alla verità, ricercata tanto con la scienza quanto con la fede in un mirabile equilibrio. Egli sostenne difficoltà, incomprensioni e amarezze con un grande senso di professionalità e carità cristiana. Per padre Secchi... «La scienza è dono di Dio» (APUG, 2.VII.a, 17) e le facoltà intellettive predispongono l’uomo ad accoglierlo:

«Gli studi profani aprendo la mente le facilitano l’intelligenza delle cose divine. S. Paolo diceva: invisibilia Dei per ea quae facta sunt intellecta conspiciuntur [Rm 1,20] e i cieli mostrano la gloria del Signore, e il fiore del campo e l’insettuccio volante mostrano la sua infinita sapienza. Ma questa stessa intelligenza è dono di Dio: non solo nell’ordine delle cose soprannaturali noi non possiamo pensar nulla da noi come da noi, ma ogni potenza nostra è da Dio... È dunque dono di Dio anche l’intelligenza nelle scienze ed uno dei doni del Santo Spirito. Allora, pertanto con coraggio, e dirò quasi con un certo diritto, potremo chiedere questo dono a Dio quando nei nostri studi noi ci proporremo lo scopo che si deve prefiggere ogni cristiano. Cioè non la vanità di superare gli emoli, non la boria o la superbia dopo averli superati ma solo col chiedere il lume dell’intelletto a comprendere le opere del Signore, a conoscere le sue grandezze e i nostri doveri» (APUG, 2.VII.a, 13).

Dinanzi al montare del materialismo ateo padre Secchi ironizzò: «...come se fossimo cosí imbecilli da credere il Creatore quel vecchio dalla barba bianca e dallo svolazzo, dipinto da Raffaello nelle sue Logge» (cfr. SECCHI A., Lezioni di Fisica Terrestre, E. Loescher, Roma 1879, 202). Per lui le visioni del mondo che la fede e la scienza fornivano all’uomo erano armoniche e complementari. Ne consegue che l’uomo di scienza, in quanto credente, è chiamato ad una comunione profonda con lo Spirito Santo e datore di ogni dono:

«Ricorriamo dunque al Signore di tutte le scienze [...] a cui è specialmente per appropriazione attribuito il rischiarare il nostro intelletto, ricorriamo a lui perché ci illumini, giacché noi non vogliamo questa intelligenza per nostra vanità [...]. Perché da questa cognizione di Lui e delle sue opere noi impariamo ad amarlo e a servirlo [...] Egli visiti le nostre menti che sono tutte per lui non per la vanità [...]. Questi doni siano accompagnati da quelli della grazia suprema che ci fa amici di Dio e fa dell’uomo un suo abitacolo [...]. Né solo la mente ma anche il cuore, perché colla sola mente non potremo piacergli» (APUG, 2.VII.a, 22).

In un momento storico nel quale la cultura e l’opinione pubblica consideravano scontato il divario tra scienza e fede padre Secchi incarnò una sintesi straordinaria ed esemplare tra lo scienziato e l’uomo di fede, destinata a portare luce e armonia per i secoli a venire.

In suo onore il mondo scientifico gli dedicò:

un asteroide, 4705 Secchi, oltre alla cometa da lui scoperta, la C/1853 E1 Secchi;

un cratere meteoritico di 234 km. di diametro sul pianeta Marte;

un cratere di 22 km. di diametro sulla Luna;

una montagna sulla Luna (Mons Secchi);

un crepaccio di 35 km. di lunghezza sulla Luna (Rimae Secchi).

 

 

 

 

 

 

 

 

Fonti

Elenco parziale delle opere di padre Angelo Secchi

Le numerosissime pubblicazioni del Secchi, diverse centinaia, si trovano principalmente nelle Memorie dell’Osservatorio del Collegio Romano, nel Bollettino meteorologico dello stesso osservatorio, nei Comptes rendus de l’Académie des sciences de Paris, negli Atti dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei, nel Nuovo Cimento, nelle Astronomische Nachrichten e in altre pubblicazioni ancora. Segue un breve elenco di quelle piú note e citate:

Descrizione del nuovo Osservatorio del Collegio Romano d.C.d.G. e Memoria sui lavori eseguiti..., Tip. delle Belle Arti, Roma 1856.

Discorso intorno alla vita e alle opere di P. Pianciani, Roma 1862;

Esposizione Universale del 1867; dal Giornale di viaggio inedito del P. Angelo Secchi, a cura di G. Castellani, in Civiltà Cattolica, Anno 93 (1942), III, 224-232, 291-298; IV, 33-43, 162-172, 301-308.

Le Soleil, Gauthier-Villars, Paris 1870 (2 ed., 2 voll., Paris 1872-1875);

Le Stelle. Saggio di Astronomia Siderale, F.lli Dumolard, Milano 1877;

L’astronomia in Roma nel Pontificato di Pio IX, Tip. della Pace, Roma 1877.

L’Unità delle forze fisiche. Saggio di Filosofia naturale, Tipografia Forense, Roma 1864 (rist. voll. 2, Milano 1874);

Le recenti scoperte astronomiche, Roma 1868;

Lezioni di Fisica Terrestre, E. Loescher, Roma 1879;

Il Clima di Roma, Tip. Belle Arti, Roma 1865;

Il quadro fisico del Sistema Solare secondo le piú recenti osservazioni, Roma 1859;

Misura della base trigonometrica eseguita sulla Via Appia per ordine del Governo Pontificio nel 1854-1855, Tip. Rev. Com. Apost., Roma 1858;

Osservatorio astronomico del Collegio Romano, in “Le scienze e le arti sotto il Pontificato di Pio IX”, Tip. delle Belle Arti, Roma 1860.

Sui recenti progressi della Meteorologia, Roma 1861.

 

 

Fonti archivistiche

APUG = Archivio della Pontificia Università Gregoriana, Fondo Secchi [catalogazione provvisoria];

SV, FS-Mon = Specola Vaticana, Fondo Secchi, Ex Moncalieri.

 

 

Altre fonti

ABETTI G., Secchi, (Pietro) Angelo, in DSB, XII, 1980, 266-270;

AEBISCHER, T., La torre del primo meridiano d’Italia, in “Semestrale di Studi e Ricerche di Geografia”, 2006 (2), 145-152;

BRICARELLI C., Della vita e delle opere del P. A. Secchi, Memorie della Pontificia Accademia dei Nuovi Lincei 4, 1988, 41-105;

CARRARA B., Il Padre Angelo Secchi, Tipografia del Seminario, Padova 1903;

CHINNICI I. V., voce Secchi, Angelo (1818-1878), in “Dizionario Interdisciplinare di Scienza e Fede, Cultura scientifica, Filosofia e Teologia”, a cura di G. Tanzella-Nitti e A. Strumia, II, Urbaniana University Press, Città del Vaticano, 2002, 2089-2098;

DENZA FR., Il Padre Angelo Secchi, Torino, 1878;

FERRARI G. S. - MARCHETTI F., P. Angelo Secchi, Roma, 1878;

FINZI R., P. Angelo Secchi 1818-1878, Linotipia Emiliana, Reggio Emilia 1978;

FRACASTORO M. G., Angelo Secchi pioniere dell’astrofisica, in “Scienza e fede. I protagonisti”, De Agostini, Novara 1989, 158-164;

GIANFRANCESCHI G., Angelo Secchi, in “L’Università Gregoriana del Collegio Romano nel primo secolo dalla restituzione”, Tipografia Cuggiani, Roma 1924, 184-186;

LUCATELLO E., Preti scienziati, Vita e Pensiero, Milano 1849.

MAFFEO S., La Specola Vaticana. Nove Papi, una missione, LEV, Città del Vaticano 2001;

MAFFI P., Il p. Angelo Secchi, Vita e Pensiero, Milano 1918;

MILLOSEVICH E., Commemorazione del P. Angelo Secchi, Tipografia della R. Accademia dei Lincei, Roma 1903;

MOIGNO FR., Le révérend Père Secchi, sa vie, Gauthier-Villars et Librairie de Monde, Paris 1879;

Nomina e rinunzia del P. Angelo Secchi a professore di astrofisica nell’Università di Roma, a cura di G. Castellani, in “Civiltà Cattolica”, anno 95, I, 9-47, 170-179;

PALADINI L., Petizione ai Molto Reverendi Padri del Concilio per la soppressione dell’Osservatorio Romano, Tip. del Giornale “Il Conte Cavour”, Torino 1869;

SPELTI I., Padre Angelo Secchi, in “Coelum” 47 (1978), 109-118.

 

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