Vescovo emerito di Cosenza e canonico del Capitolo Vaticano, mons. Selis fu un uomo di non comune nobiltà d'animo.

Da giovane lasciò gli studi giuridici per seguire la vocazione sacerdotale.

Completò i suoi studi a Friburgo e incontrò numerose persone che segnarono la sua vita e la sua spiritualità, come p. Manzella, Mons. Mazzotti, arcivescovo di Sassari morto in fama di santità e di cui fu segretario per diversi anni, Giovanni XXIII, Paolo VI, p. Agostino Gemelli e molti altri.

Partecipò al Concilio Vaticano II. Fu un uomo evangelico dalle vedute ampie e coraggiose che lo resero capace di svolgere con zelo e fedeltà il suo ministero, senza mai risparmiarsi.

Nei difficili anni della contestazione Paolo VI lo volle all'Università Cattolica di Milano dove svolse un prezioso servizio umano e spirituale.

Pur nelle sofferenze che l'età comportava non perse mai l'occasione per fare della sua vita e della sua parola un dono per gli altri: una parola arricchita da una profonda cultura ed esperienza, da un cuore ricco di umanità e da un senso dell'umorismo semplice e gradevole.

Seppe unire ad una profonda dignità un grande senso dell'umiltà. Da vero terziario francescano qual era, visse nella modestia e nel decoro il suo ministero episcopale, sempre vicino al suo clero e al popolo, meritandosi la stima e l'affetto di tutti.

 

 

 

 

 

 

Omelia di Sua Eminenza il Cardinal Virgilio Noè

in occasione delle esequie

Basilica di S. Pietro - 16 dicembre 1999

 

 

Ci ritroviamo intorno alla venerata salma dell'arcivescovo Enea Selis a raccomandare al Signore colui che ha avuto un posto nella vita di ognuno come conterraneo, amico, collega, confratello, vescovo, maestro. Lo ricordiamo, secondo il monito della epistola agli Ebrei "considerando attentamente l'esito del suo tenore di vita, e imitandone la fede!"

La fede gli fu guida in tutti i momenti della sua vita. Studente appartenente alla FUCI, si laureò in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore e ha proseguito gli studi teologici nell'università cattolica di Friburgo, in Svizzera. Fu ordinato sacerdote nella diocesi di Sassari nel settembre 1938. Fu nominato assistente della FUCI, e segretario dell'arcivescovo mons. Arcangelo Mazzotti, "impareggiabile pastore della diocesi turritana" (Sassari).

Quando don Enea fu nominato segretario di mons. Mazzotti, iniziò il suo servizio equipaggiato di saggi e paterni consigli di Padre Gemelli. Questi, che conosceva don Enea da quando era studente, gli diede quei consigli, che dovevano premunire il giovane segretario a superare le difficoltà di un carattere del suo superiore: austero, sbrigativo, impaziente, e aiutare quel giovane segretario a scoprire nel superiore il lato sensibile, dolce e comprensivo.

Don Selis iniziava il contatto con le grandi personalità di quel momento, che avrebbero lasciato in lui traccia profonda: p. Manzella, l'apostolo della Sardegna, p. Gemelli, Giovanni Battista Montini, Igino Righetti, Armida Barelli, Maria Sticco (piú tardi: Ezio Franceschini, Giuseppe Lazzati). (Dell'amore che don Selis aveva per la Chiesa turritana del '900 sono cosparse le pagine che egli scrisse all'inizio degli anni '90).  

 

 Mons. Selis con Giuseppe Lazzati e P. Agostino Gemelli

 Monsignor Enea Selis con Giuseppe Lazzati e padre Agostino Gemelli

 

 

 

Nominato vescovo ausiliare nella diocesi di Iglesias, ne fu amministratore apostolico dal 1965. Dal 1968 al 1971, fu assistente ecclesiastico generale dell'Università Cattolica del S. Cuore. La nomina era stata iniziativa personale di Paolo VI, frutto della conoscenza fra i due, dai tempi della FUCI e della loro grande amicizia. Mons. Selis, a distanza di anni, ricordava una udienza di Paolo VI nel corso dell'anno '68, l'anno della contestazione: il Papa voleva essere informato personalmente da mons. Selis del com'erano andate le cose a Milano, alla Cattolica. E diceva la sua meraviglia, perché tra i contestatori c'erano alcuni che appartenevano "alla nostra FUCI".

Dal 1971 al 1980 fu arcivescovo di Cosenza, cui si era aggiunta nel 1979 Bisignano. Quale non fu l'amore per questa Chiesa locale! Mons. Selis si illuminava, quando ne poteva parlare! Ricordava gli anni in cui lui era arcivescovo: moltissimi erano i sacerdoti e molte le suore, e anche la vita cristiana era molto intensa. Aveva bei ricordi del suo ministero: aveva fatto nominare tre vescovi in Calabria, che andavano ad aggiungersi ai cinque da lui proposti per la Sardegna.

Voleva bene alla sua Calabria: e la teneva alta nella sua stima personale, cosí come voleva che i vescovi della Calabria elevassero la stima del clero calabrese. Riteneva cosa non buona che fra i vescovi della Calabria non ci fosse nessun calabrese. La nomina di presbiteri calabresi avrebbe dimostrato la stima che i vescovi avevano dei loro sacerdoti e sarebbe stato un incoraggiamento per tutti. (Questa era la "mens" che Paolo VI aveva nei riguardi dell'episcopato delle regioni del meridione).

Quanto ai preti, mons. Selis lamentava la diminuzione delle vocazioni. Ai preti che lui ordinava presbiteri dava come impegno, nato nel giorno stesso della loro ordinazione sacerdotale: lavorare e pregare per avere un altro sacerdote. Quando lo si sentiva parlare di sacerdozio, si poteva comprendere quanto fosse alta in mons. Selis l'idea della vocazione sacerdotale.

 

 Mons. Selis amministra il sacramento della Confermazione

Monsignor Selis amministra il sacramento della Confermazione a un gruppo di giovani

 

 

 

Entrato nel Capitolo Vaticano, ne fu membro degnissimo: dal modo con cui era presente alle Liturgie, se ne scopriva la partecipazione interiore. Amava la Liturgia e il modo con cui la si celebrava, e riportava volentieri il parere di laici che gli riferivano quanto fossero edificati per il canto, per le cerimonie, per la tenuta dell'ambiente. Ma piú significativo è stato il suo apporto di preghiera. Pregava per il Capitolo: ogni mese diceva quattro messe: l'intenzione era "pro devotis amicis: quatenus Deo unanimes servientes, alii aliorum onera portare studerent".

Riascolto come parlava di morte! Piú d'una volta, il suo discorso si sviluppava su tale argomento. Con lucidità diceva: "Sono ancora vivo: ogni sera mi addormento con una speranza: quella di morire. Al mattino mi sveglio con una delusione, quella di non essere morto. Dal giorno in cui ho lasciato la diocesi di Cosenza, ho domandato sempre al Signore di morire". "La grazia non la ottiene, perché i medici lavorano continuamente contro": commentava con mesto sorriso.

Difficile disegnare il ritratto di un vescovo. Mons. Selis fu uomo spiritualmente fine; umanamente delicato; pastoralmente efficace nell'attuare il codice delle opere di misericordia corporale e spirituale (la carità di sua cultura, a disposizione degli altri). Per lui si avverava l'affermazione di Daniele: "I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia, risplenderanno come la stella, per sempre". Mons. Selis fu uomo ecclesialmente disposto a essere impiegato come pietra viva nella costruzione del Corpo di Cristo: "a lode della sua gloria". A Dio il ringraziamento per tutti i doni dati a mons. Selis.

A mons. Selis, vescovo, maestro e testimone, il nostro ringraziamento, per avere messo largamente tali doni a disposizione dei fratelli. Per mons. Selis la preghiera: "Te Christus in pace".

 

 

 

 

Cfr. Don Enea uomo di Dio, a cura di Mario Merenda, Tip. Grafica Cosentina, Cosenza 2000, 11-14.

 

 

 

 

 

 

 

La testimonianza di un laico - Prof. Pietro Borzomati

 

«Padre Manzella visto da vicino» - Di Mons. Enea Selis

 

Una testimonianza su Paolo VI - Dagli scritti di Mons. Enea Selis

 

L'amore per la liturgia e per la preghiera - Dagli scritti di Mons. Selis