L'argomento è uno di quelli che forse farà trasalire qualche pacifista, eppure è tutt'altro che irreale. "Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato dallo Spirito" (Gv 3,8). Proprio così, la Sapienza "può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova e attraverso le età entrando nelle anime sante, forma amici di Dio e profeti" (Sap 7,27). Poco importa che queste anime abbiano le stellette o no, siano pacifiche o combattive; niente ferma l'azione di Dio o - come amava dire Francesco di Assisi - la sua "santa operazione".

Lo dimostra il fatto che di "santi militari" il calendario liturgico ne è pieno. Come si fa a non ricordare la famosa Legione tebana, con il suo comandante san Maurizio (preso dagli alpini come patrono)? Cosa dovremmo pensare di un Ignazio di Loyola che dopo una vita dedita all'arte militare e alla guerra si dona totalmente a Dio, fondando uno dei più grandi Ordini della Chiesa? Non è un caso che si chiami Compagnia di Gesù! Lo stesso Francesco di Assisi non è da meno.

Certamente non era un militare nel senso tecnico-giuridico che noi oggi diamo al termine, ma fu comunque un uomo d'armi. Qual era, infatti, il suo sogno giovanile? Diventare cavaliere, coprirsi di gloria con gesta eroiche, essere onorato da tutti! E un giorno, prigioniero in quel di Perugia, arriverà a dirlo apertamente: "Secondo voi, che cosa diventerò io nella vita? Sappiate che sarò adorato in tutto il mondo" (FF 1398; FF 584-585).

Non era un uomo di poche pretese il nostro aspirante cavaliere. E invece andò così, proprio come aveva detto. Solo che lo Spirito di Dio introdusse le sue varianti in corso d'opera. Si dice così in ingegneria: varianti in corso d'opera. Cos'è una variante? È semplice, si parla di variante in corso d'opera quando uno ha già il progetto di un edificio e lo sta costruendo e decide di fare qualche modifica su un particolare architettonico di rilievo.

Bisogna dire però che il discorso della variante vale per noi che vediamo le cose con occhi umani. Il buon Dio il progetto, quello vero, quello definitivo, lo conosce da sempre, solo che ce lo rivela a piccoli passi e ha le sue ragioni. Se ce lo rivelasse noi rovineremmo tutto. Cosa avrebbe fatto un Don Angelo Roncalli, giovane sacerdote, se avesse avuto la certezza di diventare Papa?

Inutile dirlo, non avremmo certamente avuto il mite, umile e buon Papa Giovanni ma una persona di ben altra indole. Solo lo Spirito conosce i tempi e i modi per costruire in noi la sua opera d'arte. Dio non ama le nature morte. Quando vuole realizzare un'opera d'arte, non usa la pietra, come fanno gli scultori umani, ma la terra. Una terra in cui soffia il suo alito di vita trasformandola in essere vivente (cfr. Gen 2,7).

Così Dio inventa l'uomo e ogni volta fa un essere diverso, completamente nuovo. Ogni volta fa un'opera d'arte diversa che da forme inizialmente grezze giunge - se lo vuole e si lascia guidare - al vertice della perfezione. Questa è la santità. La perfezione della santità non è quella della matematica o della geometria. Quelle sono le perfezioni dei pagani o dei materialisti che non vedono altro che numeri e forme. No, la perfezione cristiana è la perfezione dell'umanità, la perfezione della vita, non delle nature morte.

Tornando al discorso iniziale, quale base può offrire per questi capolavori d'arte la vita militare? Anche quella militare è un'arte. Qual è l'arte militare? Quella della guerra? No, la guerra è solo un aspetto - e neppure il più importante - della vita militare. Quello del militare è anzitutto un modo di essere, un modo di intendere la vita che la cosiddetta "società civile" ha spesso dimenticato. È una vita all'insegna dell'ordine, della gerarchia dei valori, dell'obbedienza, della fedeltà, della dedizione, del dovere, della rinuncia accettata per amore.

Una vita all'insegna degli ideali, della lealtà, del senso dell'onore. Una vita che implica la coscienza costante della propria dignità personale e funzionale, una vita che non consente, intrinsecamente, alcun "fuori servizio". Non è per niente quindi che lo stesso Santo Padre, durante il Sinodo dell'Ordinariato Militare, ha qualificato questa vita come "luogo privilegiato per raggiungere le vette della santità". Non si può certo dire che lo Spirito non abbia una buona dose di furbizia considerando che va a cercare i suoi elementi migliori in mezzo a persone già addestrate dalla vita, inclusa quella militare.

Certamente non si può negare che anche la vita militare abbia le sue ombre. Ma quale realtà non ha i suoi lati oscuri? L'esistenza della realtà militare, nonostante gli aspetti "bellici", non è un male in sé, è una necessaria conseguenza, spesso inevitabile, della malizia umana.

L'istituzione militare spesso è solo l'ultimo anello di una catena che prende l'avvio nel cosiddetto "mondo civile". Le guerre vengono partorite nel cuore dei popoli e nelle menti dei tiranni e solo alla fine, esaurite le lotte ideologiche, economiche e politiche, sfociano nell'azione armata istituzionalmente demandata al militare.

È più facile criminalizzare il militare anziché cercare le cause prime delle tragedie. Non bisogna dimenticare che il militare è certamente autorizzato ad usare la forza ma è anche obbligato a seguire delle precise regole etiche e giuridiche.

Naturalmente ciò è vero quando ci riferiamo alle Forze Armate di paesi democratici che offrono delle garanzie costituzionali sul loro operato e sulla loro politica nazionale e internazionale.

Là dove queste garanzie sono assenti, non solo le Forze Armate, ma ogni altra istituzione darà ben poco affidamento.

Anche per questo è importante che la vita militare, in una sana democrazia, non diventi mai una scelta di casta ma si integri sempre più nel tessuto sociale e culturale del Paese in una continua osmosi di idee e di valori.

 

 

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