Centro situato in provincia di Olbia-Tempio (83 km a NE dalla città omonima), a 566 m s.l.m. Comune di 209,62 km2 con circa 13.900 abitanti (1996). Il capoluogo storico-culturale dell'alta Gallura sorge ai piedi del monte Limbara, il sistema montuoso piú alto della provincia, a 40 km dalla Costa Smeralda e a circa 35 km dall'aeroporto di Olbia.

Tempio è cinta dai monti di Aggius, dal monte Limpas che sovrasta la vallata della Fumosa, dalle colline di Curraggia, di Santa Chiara e San Giorgio, che racchiudono da tre lati le famose Fonti di Rinaggiu, da Monti di Deu, ricco di testimonianze nuragiche e da Pulchiana, che chiude il cerchio dominando l'altopiano.

La montagna piú grande di Tempio è il Limbara il quale, elevandosi nel lato di sud-est, la sovrasta da un'altezza di 1.362 m. (Punta Sa Berritta). La seconda cima, chiamata Balistreri raggiunge i 1.359 m. Il paesaggio del Limbara è piuttosto disomogeneo poiché varia di molto con l'altitudine, l'acclività e la natura dei suoli. I diversi paesaggi comprendono la macchia alta e impenetrabile che copre il versante nord, le zone steppose superiori, le cime con le loro rocce grigio-violette e il rimboschimento delle zone pedemontane. All'interno di questo insieme di rilievi sono presenti altopiani disposti a quote diverse, come quello di Vallicciola (1053 m.).

L'ossatura del massiccio è costituita da graniti rosati generalmente a grana media. Le cime piú aspre e dirupate sono formate invece da graniti grigio chiari o biancastri. La datazione di queste rocce ha fornito un'età di circa 289 milioni di anni. Gli agenti atmosferici vi hanno inciso profondamente creando dei paesaggi suggestivi dalle forme curiose e dando luogo alla formazione di strutture sovrapposte in equilibrio precario. Un'altra delle caratteristiche del Limbara è la presenza di numerose sorgenti alimentate da una circolazione idrica profonda su rocce fratturate o su spesse coltri di granito le cui acque sono rinomate per la loro leggerezza, non di rado oligominerali.

Numerosi torrenti scendono dal Limbara alimentando il Liscia e il Coghinas. Anche dentro lo spazio urbano e nei dintorni di Tempio, ci sono numerose fonti. La piú nota è quella di Rinaggiu, nel rione omonimo a sud ovest della città. Frequentata sin dai tempi piú antichi, la ricorda lo stesso abate Angius nel Dizionario del Casalis (1840), esaltandola come la migliore fra tutte. Le prime analisi chimiche, risalenti al 1936, la classificarono come acqua oligominerale fredda (12º), con un alto tenore di silice, per la sua origine granitica e con proprietà analoghe all'acqua di Fiuggi.

Sul Limbara ci sono diversi tipi di fauna, rappresentative dei vari rilievi sardi. L'area presenta vari uccelli rapaci tra cui l'Aquila reale, il Gheppio, la Poiana, il Falco Pellegrino, lo Sparviero e in certi luoghi il Grillaio, simile al Gheppio. Nelle aree dove il bosco è piú fitto vive l'Astore sardo. Sono presenti anche diverse specie di rettili e anfibi tipici della Sardegna, tra questi la Biscia dal Collare, come pure la Testuggine comune d'acqua e la rara Testuggine marginata. Tra i mammiferi vi sono numerose popolazioni di cinghiali, gatti selvatici, martore e volpi. Sono stati introdotti di recente mufloni, daini e cervi sardi.

Nel Limbara sono state individuate ventidue aree di rilevante interesse naturalistico che riguardano le sugherete della fascia basale del Limbara, l'arboreto delle specie forestali introdotte nel Limbara, del pino marittimo di Carracanu, del pioppo tremolo di monte Longheddu, i boschi di leccio, la macchia e la vegetazione di Monte Acuto, i boschi misti della fascia basale del Limbara, la vegetazione riparia del Riu Mannu e del corso superiore del Coghinas.

Tempio è immersa nel verde ed è una sua caratteristica l'essere circondata da boschi di sughere, lecci e castagni tra i piú belli della Sardegna. Alcune altre essenze mediterranee presenti sono l'olivastro, il corbezzolo, il viburno, il lentisco, il mirto, la ginestra, l'erica, l'elicriso e il timo. Anche dentro la città ci sono molti spazi verdi: il Parco Lissia, la Fonte Nuova e il Parco delle Rimembranze con i loro antichi e bellissimi lecci e la pineta artificiale di S. Lorenzo, piantata negli anni Trenta. Subito attorno all'abitato si estendono i vigneti che producono vini di rinomata qualità come il Vermentino di Gallura e il Moscato di Tempio.

 

 

Il clima

Tempio ha un'aria salubre e un clima mediterraneo ventilato e fresco, piovoso in autunno-inverno, caldo e asciutto d'estate.

 

 

Note storiche

La località fu abitata fin dai tempi piú antichi, come mostrano i numerosi nuraghi e i ritrovamenti di epoca romana; nel Medioevo fu capoluogo del giudicato di Gallura e fu soggetta in seguito ai pisani, agli Aragonesi e agli spagnoli; passata ai Savoia (1720), si ingrandí e divenne sede di diocesi (1839). Conserva la Cattedrale quattrocentesca, ristrutturata nell'Ottocento; sono tipiche le sue strade lastricate in granito.

Il nome di Tempio compare per la prima volta in un documento del 1173, che contiene un accordo stipulato tra il vescovo di Civita e la città di Pisa. Non si è in possesso di altri documenti diretti sino al 1300, quando si apprende che "Villa Templi" è un centro di ridotte dimensioni, che fornisce rendite esigue sia ai feudatari che alla Chiesa.

Alla fine del '400, il piccolo centro appartiene ai Carroz, la piú importante famiglia feudale dell'isola. La fama dei Carroz e l'immigrazione dalle coste divenute pericolose, determinano un costante incremento demografico ed economico del centro. Nel 1506 viene proclamata l'unione delle diocesi di Ampurias e Civita e, alla fine del secolo, il vescovo risiederà a Tempio che diviene il centro piú importante della Gallura.

Durante il '600, la sua importanza aumenta rispetto agli altri centri della Gallura e dell'intera regione, diviene cosí sede di un importante mercato per la commercializzazione del bestiame e allo stesso tempo si sottrae ai controlli dello stato e dei feudatari. Si concentrano cosí un gran numero di possidenti, di origine iberica, che monopolizzano la vita economica e sociale del territorio insieme ad altre famiglie provenienti da Sassari e dalla Corsica. La popolazione cresce sempre piú, anche perché la città non viene colpita dall'epidemia di peste che decima la popolazione di altri centri della Sardegna. Tempio, sul finire del secolo diventa cosí una cittadina ricca e popolosa, seconda per importanza solo alle piú grandi città sarde. Elevatissimo il numero di nobili (il 20% dell'aristocrazia rurale sarda), come è elevato il numero di conventi presenti nella cittadina: nel 1543, era stato fondato quello francescano; nel 1665, quello degli Scolopi, giunti nella città per il crescere della domanda di istruzione.

Nel '700 aumenta il numero di persone che vivono nelle campagne. Tempio si trova, infatti al centro di un vastissimo territorio dove vengono costruite abitazioni rurali stabili (stazzi) e vengono riattivate antiche chiesette campestri che divengono ben presto centri di aggregazione e intorno ad esse si formano veri e propri villaggi.

Verso la metà dell'Ottocento, sono numerosi a Tempio gli artigiani e i professionisti. Nel 1836 il centro ottiene da Carlo Alberto il titolo di città e diviene sede di prefettura e di diversi uffici pubblici. Alla fine del secolo diviene importante, per l'economia del centro, lo sfruttamento del sughero. Sino al primo dopoguerra Tempio, con il suo vastissimo territorio comunale abitato dai pastori degli stazzi, costituisce un'eccezione nel panorama sardo fatto di vasti spazi disabitati.

Nel secondo dopoguerra si evidenziano alcuni sintomi di crisi aggravati dal progressivo e inarrestabile ritorno della popolazione verso le coste. La posizione geografica, che era stata nel passato una delle cause del suo sviluppo, finisce per divenire uno dei fattori della crisi.

 

 

Note culturali

Fra gli uomini insigni al quale Tempio diede i natali si annovera il sacerdote Giovanni Maria Dettori (1773-1836), che compose un'opera in cinque volumi intitolata Theologiae moralis institutiones. Il Dettori insegnò teologia prima all'Università di Cagliari poi a Torino, dove, dopo quindici anni, fu destituito dall'incarico con l'accusa di deviazioni dottrinali. Il Dettori fu legato da profonda amicizia al suo ex allievo Vincenzo Gioberti, pensatore liberale del Risorgimento italiano, che ebbe sempre per lui grande stima.

Nel campo musicale si annoverano:

- Bernardo De Muro, grande tenore (1881 - Roma 1955). Esordí a Roma nel 1910 in Cavalleria rusticana e si impose nel 1912 alla Scala con l'interpretazione di Folco in Isabeau di Mascagni, legando il suo nome a questo personaggio.

- Gavino Gabriel compositore ed etnomusicologo (1881 - Roma 1978) fu uno dei primi studiosi ed estimatori della musica popolare di tutte le regioni italiane e, in particolare, di quella gallurese. Dei canti della Gallura egli soleva dire che sono vari, profondi, sonori e armoniosi come il suo paesaggio. Fu lui a realizzare le prime registrazioni dal vivo, a cercare di fissarne i moduli sul pentagramma, a parlare di melismi, a classificare i vari tipi di canto corale e monodico. Pubblicò Canti di Sardegna (1923) e Musica a centimetri.

In campo pittorico si annovera Francesco Menzio (1899 - Torino 1979). Formatosi all'Accademia Albertina di Torino, nel 1926 partecipò, a Milano, alla mostra del "Novecento" e alla XV Biennale di Venezia; nel 1929 fu tra i fondatori del gruppo dei "Sei pittori di Torino". L'iniziale influenza di Casorati si attenuò dopo il suo viaggio a Parigi (1928) che lo rese sensibile alla luce degli impressionisti e al colorismo dei fauves. Di carattere intimista, la sua pittura, ora di brillante e intenso cromatismo, ora di tenue e delicata orditura totale, traduce le realtà delle cose e delle immagini (Natura morta con ciliegie, 1931, Torino, Galleria Civica d'Arte Moderna; Primavera, 1940, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna) in una visione di meditato equilibrio tra riferimenti puntuali e fluidi riscontri della memoria.

 

 

 

 

 

 

 

Cartina geografica - Sardegna settentrionale