Nata a Skopje (Macedonia) nel 1910. Fondò la Congregazione delle missionarie della Carità. Agnes Gonxha Bojaxhiu - questo il nome da secolare - entrò nell'ordine delle suore di Nostra Signora di Loreto in Irlanda all'età di 18 anni. Studiò a Dublino e a Darjeeling prima di prendere i voti nel 1937.
Era direttrice di una scuola cattolica a Calcutta quando, nel 1948, turbata dalla presenza di malati e moribondi nelle strade della città, chiese il permesso di lasciare il convento per avviare una missione tra i malati.
L'autorizzazione arrivò nel 1948 da Pio XII. Madre Teresa poté abbandonare le Suore di Nostra Signora di Loreto, rimanendo religiosa sotto l'obbedienza dell'arcivescovo di Calcutta. Smesso l'abito nero, indossa il sari delle povere donne indiane e dopo un corso intensivo come infermiera si dedica completamente ai poveri. Nel corso dell'anno ottiene il permesso di aprire la sua prima scuola nei sobborghi di Calcutta.
Nel 1950 l'Arcidiocesi di Calcutta riconobbe madre Teresa e le sue consorelle come missionarie della Carità; la Congregazione ebbe in seguito l'approvazione pontificia. Oltre ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, ai membri della Congregazione ne è richiesto un quarto che li impegna darsi per tutta la vita ed in modo esclusivo, ai poveri più poveri, senza accettare mai alcun compenso per il loro lavoro.
Nel 1952 madre Teresa aprì a Calcutta la Nirmal Hriday (Cuore Puro), "Casa del moribondo abbandonato", allargando in seguito la sua opera ai cinque continenti. Nel 1979 fu insignita del premio Nobel per la pace.
Madre Teresa muore nella città di Calcutta venerdì 5 settembre 1997, all'età di 87 anni. Le sue esequie furono un trionfo di popolo e una testimonianza di quanto l'India e il mondo intero abbiano amato la sua persona e la sua opera.
Il 19 ottobre 2003, a soli sei anni dalla morte, il Santo Padre Giovanni Paolo II l'ha elevata agli onori degli altari iscrivendola nell'albo dei beati.
Vivi la vita |
La vita è un'opportunità, coglila. La vita è bellezza, ammirala. La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà. La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere, compilo. La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura. La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, godine. La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila. La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo. La vita è una lotta, combattila. La vita è un'avventura, corrila. La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila. |
Mandami qualcuno da amare |
Signore, quando ho fame, dammi qualcuno che ha bisogno di cibo; quando ho un dispiacere, offrimi qualcuno da consolare; quando la mia croce diventa pesante, fammi condividere la croce di un altro; quando non ho tempo, dammi qualcuno che io possa aiutare per qualche momento; quando sono umiliato, fa che io abbia qualcuno da lodare; quando sono scoraggiato, mandami qualcuno da incoraggiare; quando ho bisogno della comprensione degli altri, dammi qualcuno che ha bisogno della mia; quando ho bisogno che ci si occupi di me, mandami qualcuno di cui occuparmi; quando penso solo a me stesso, attira la mia attenzione su un'altra persona. Rendici degni, Signore, di servire i nostri fratelli che in tutto il mondo vivono e muoiono poveri ed affamati. Dà loro oggi, usando le nostre mani, il loro pane quotidiano, e dà loro, per mezzo del nostro amore comprensivo, pace e gioia. |
Il meglio di te |
L'uomo è irragionevole, illogico, egocentrico: non importa, amalo. Se fai il bene, diranno che lo fai per secondi fini egoistici: non importa, fa’ il bene. Se realizzi i tuoi obiettivi, incontrerai chi ti ostacola: non importa, realizzali. Il bene che fai forse domani verrà dimenticato: non importa, fa' il bene. L'onestà e la sincerità ti rendono vulnerabile: non importa, sii onesto e sincero. Quello che hai costruito può essere distrutto: non importa, costruisci. La gente che hai aiutato, forse non te ne sarà grata: non importa, aiutala. Da' al mondo il meglio di te, e forse sarai preso a pedate: non importa, da’ il meglio di te. |
Anonimo - Suo Gân (1800) - Testo di Robert Bryan (1858–1920)
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