C’è una ragione per cui nell’ebraismo moderno, nonostante condivida con il cristianesimo le radici dell’antico Israele, v’è un’ostile e diffusa negazione della persona di Cristo e del Vangelo. Una delle principali pietre di scandalo (cfr. Rm 9,33; 1Pt 2,8) del suo messaggio è costituita da quella perdita di centralità etnica, compendiata dal concetto di “popolo eletto”, incomprensibile e destabilizzante, sia sotto l’aspetto psicologico, sia sotto l’aspetto sociale e politico.

Fin dall’infanzia all’ebreo viene inculcato il concetto di distinzione, un senso di preminenza, particolarmente sentito negli ambienti dell’ortodossia, che risiede nella convinzione di essere ancora depositari di un rapporto esclusivo con Dio, compendiato nel concetto di alleanza. Una distinzione fondata essenzialmente sulla razza, sull’appartenenza al “popolo eletto”. È noto che nell’ebraismo non esiste il fenomeno missionario: o si è ebrei dalla nascita oppure semplicemente non lo si è. Questo non implica che un non ebreo non possa in teoria convertirsi all’ebraismo, tuttavia è un evento raro e nient’affatto indiscusso.

Rinunciare a queste convinzioni non è cosa semplice, né priva di incognite. E questo il motivo per cui il messaggio di Cristo, pur ebreo tra ebrei, non viene accettato. Egli non parla piú solo al “popolo eletto” in senso stretto, ossia quello etnico-razziale, ma ad un nuovo popolo, un nuovo Israele senza piú etnia, di cui fanno parte tutti coloro che cercano e adorano Dio in spirito e verità (Gv 4,23) e riconoscono la venuta di Cristo nella carne (cfr. 1Gv 4,2-3).

Rinunciare a quel compiaciuto senso di appartenenza ad un “popolo eletto” con il coraggio stesso dell’apostolo Paolo (cfr. Fil 3,8) e accettare in Cristo il Messia tanto atteso significa uscire dalla segregazione ed entrare nell’immensa comunità umana che ha scoperto un Dio che non è solo quello del roveto ardente e delle tavole della legge ma soprattutto quello dell’amore e della misericordia infinita.

Ancora oggi gli ebrei attendono un salvatore; altri lo identificano nello stesso popolo ebraico e continuano a rinnegare Cristo, quel Figlio di Davide che è stato ed è il segno piú tangibile del dono e della missione affidata alla loro stirpe: non il dominio sugli altri popoli ma il dono del Salvatore all’umanità. Se il passo di Mt 23,38-39 esprime il fallimento storico del giudaismo non per questo mancano uomini che hanno il coraggio della verità e che insieme a Cristo riscoprono anche il senso di una comunione umana che non ha piú limiti né vincoli. Uno di questi uomini coraggiosi fu Eugenio Zolli, rabbino capo della comunità ebraica di Roma che in occasione del battesimo volle cambiare nome in onore di papa Pio XII.

 

 

 

 

 

 

LA CONVERSIONE DEL RABBINO CAPO

di Arthur Klyber

 

 

«La Chiesa Cattolica è stata riconosciuta dall’intero mondo cristiano come la vera Chiesa di Dio per 15 secoli consecutivi. Nessuno può dire alt alla fine di questi 1500 anni e dire che la Chiesa Cattolica non è la Chiesa di Cristo senza mettersi seriamente in imbarazzo da solo. Io posso accettare solo quella Chiesa che fu predicata a tutte le creature dai miei stessi antenati, i 12 Apostoli che, come me, provenivano dalla Sinagoga»

 

 

 

Il 17 febbraio 1945 Israel Zolli, rabbino capo di Roma, e sua moglie sono stati battezzati nella basilica di S. Maria degli Angeli da Mons. Luigi Traglia. Zolli è stato rabbino capo di Trieste per 25 anni prima di venire a Roma. I suoi studi approfonditi della Scrittura e della letteratura semitica possono essere ammirati nei numerosi libri da lui pubblicati. Vari studiosi cattolici hanno pubblicamente riconosciuto questi studi anni prima della sua conversione, invitandolo a collaborare all’opera della Pontificia Commissione Biblica e alla compilazione della Enciclopedia Cattolica Italiana. L’ex rabbino ha ora 65 anni portati molto bene.

È nato in Polonia. Sua madre era un’ebrea tedesca: dalla parte della sua famiglia c’erano ben 130 anni di tradizione rabbinica. Non meraviglia quindi trovare sui giornali commenti insolenti sulla sua vicenda. È stato irrispettoso e offensivo per milioni di persone definire la sua conversione semplicemente “un cambio di religione” considerato che è stato il frutto di almeno 13 anni di seria riflessione e di approfonditi studi.

Nel dispaccio della Associated Press di George Brian si trovano inoltre dei riferimenti “alle voci e alle luci” che avrebbero influenzato il rabbino. Bisogna dire che se anche Zolli ha fatto uso di queste espressioni, esse non significano quello che il lettore casuale delle notizie è portato a pensare, vale a dire, che il convertito sia un sognatore o un debole di mente e che questa conversione vada quindi liquidata con una pietosa scrollata di testa. Se Zolli ha usato tale frase, lo ha fatto riferendosi a intime esperienze spirituali. Come rabbino capo di Roma si è offerto in ostaggio alle forze naziste che a quel tempo occupavano la città in cambio della libertà di alcune centinaia di ebrei. Si può definire questo come il comportamento di un sognatore? Non era piuttosto l’atto di un pastore dotato di senso pratico e di spirito di sacrificio?

Gli ebrei, e particolarmente i rabbini del gruppo ortodosso, non diventano cristiani a cuor leggero né senza un potente intervento di Dio. L’esperienza dimostra che chi intende convertirsi dall’ebraismo quasi sempre va incontro a gravi boicottaggi da parte della sua famiglia, degli amici e degli altri membri della sinagoga. Se è ortodosso, è probabile che perfino i suoi genitori si rivoltino contro di lui buttandolo fuori di casa e cancellando il suo nome dal loro testamento. Se il convertito è un membro di qualche ramo meno rigoroso dell’ebraismo la punizione per la sua conversione sarà ugualmente piuttosto dura.

Israel Zolli e sua moglie hanno dovuto affrontare la maggior parte di questi mali. In risposta all’insinuazione che si sarebbe fatto cattolico per interesse, il coraggioso rabbino ha detto: “Nessun motivo egoistico mi ha spinto. Quando io e mia moglie abbiamo abbracciato la Chiesa abbiamo perso tutto quello che avevamo al mondo. Ora dovremo cercarci un lavoro e Dio ci aiuterà a trovarne uno”.

Possiamo dire, quindi, che solo se ha la ferrea convinzione di compiere ciò che Dio desidera da lui e solo grazie alla sua potenza, un ebreo è disposto a portare una simile croce come prezzo della sua conversione e a compiere una cosí grave rottura con il suo passato. Questo è evidente nel caso di Zolli, se consideriamo quanto ha detto in difesa della sua decisione.

Quando al buon rabbino è stato chiesto perché avesse abbandonato la Sinagoga per la Chiesa, egli ha dato una risposta con la quale ha mostrato di avere una profonda comprensione della sua posizione presente: “Ma io non l’ho abbandonata. Il Cristianesimo è il completamento della Sinagoga. Poiché la Sinagoga era la promessa e il Cristianesimo è il completamento di tale promessa. La Sinagoga era rivolta al Cristianesimo: il Cristianesimo presuppone la Sinagoga. Come vedi, uno non può esistere senza l’altro. Ciò a cui mi sono convertito è il Cristianesimo vivente”.

“Quindi lei crede che il Messia sia venuto?” domandò l’intervistatore. “Si,certamente,” replicò Zolli. “Lo credo da molti anni, ed ora sono cosí fermamente convinto della verità di ciò che posso affrontare il mondo intero e difendere la mia fede con la certezza e la solidità delle montagne”.

“Ma perché non ha abbracciato una delle denominazioni protestanti che sono parimenti cristiane”?

“Perché protestare non significa testimoniare. Non ho intenzione di mettere in imbarazzo qualcuno domandando: “Perché aspettare 1500 anni per protestare? La Chiesa Cattolica è stata riconosciuta dall’intero mondo cristiano come la vera Chiesa di Dio per 15 secoli consecutivi. Nessuno può dire alt alla fine di questi 1500 anni e dire che la Chiesa Cattolica non è la Chiesa di Cristo senza mettersi seriamente in imbarazzo da solo. Io posso accettare solo quella Chiesa che fu predicata a tutte le creature dai miei stessi antenati, i 12 Apostoli che, come me, provenivano dalla Sinagoga.

“Sono convinto che dopo questa guerra, gli unici mezzi per fronteggiare le forze di distruzione e per assicurare la ricostruzione dell’Europa saranno l’accettazione del Cattolicesimo, cioè, l’idea di Dio e della fraternità degli uomini attraverso Cristo, e non una fraternità basata sulla razza e i super-uomo, poiché “non c’è né giudeo né greco; né schiavo né libero; poiché voi tutti siete uno in Cristo Gesú”.

“Ero cattolico nel cuore prima che scoppiasse la guerra; nel 1942 ho promesso a Dio che sarei diventato cristiano se fossi sopravvissuto al conflitto. Nessuno al mondo ha mai cercato di convertirmi. La mia conversione è stata una lenta evoluzione, completamente interiore. Anni fa, a mia stessa insaputa, diedi una forma ed un carattere cosí intimamente cristiani ai miei scritti che un arcivescovo di Roma disse del mio libro “Il Nazareno”: “Chiunque è suscettibile di errore, ma per quanto possa vedere, come vescovo, potrei tranquillamente apporre il mio nome su questo libro”. Ho cominciato a capire che per molti anni sono stato un cristiano senza saperlo. Se avessi notato questo fatto 30 anni fa, quello che è successo ora sarebbe successo allora”.

Come era prevedibile, l’annuncio della conversione causò grande scalpore nei circoli religiosi ebraici. In una notte, quello che era stato un saggio e venerato rabbino che aveva offerto la sua vita per le “pecore”, diventò per alcuni uno stolto, e per la maggioranza un eretico e un traditore. La Sinagoga di Roma proclamò un digiuno di diversi giorni in espiazione della defezione di Zolli, e lo pianse come morto, mentre al tempo stesso lo denunciarono come meschumad (apostata) scomunicandolo. Non è chiaro se il documento della scomunica riguardante Zolli fosse stato letto o meno nella sinagoga; ma se anche non fosse stato letto, non possono esserci dubbi sui sentimenti che albergavano nei cuori degli ebrei di Roma verso uno che ritenevano essere un traditore di Dio e del popolo ebreo.

Questa condanna fu lanciata contro il filosofo Baruch Spinoza ad Amsterdam nel 1656 a causa delle sue opinioni eretiche su Dio: “Con il giudizio degli angeli e la sentenza dei santi, noi condanniamo, esecriamo, malediciamo ed espelliamo Baruch Spinoza, con il consenso dell’intera Sacra Comunità... pronunciando contro di lui la maledizione scritta nel Libro della Legge. Sia maledetto di giorno e maledetto di notte; maledetto quando si corica e maledetto quando si alza; maledetto nel suo andare e maledetto nel suo venire. Possa il Signore non riconoscerlo mai piú; e possano la collera e il dispiacere del Signore ardere da ora in poi contro quest’uomo; e colmarlo con tutte le maledizioni scritte nel Libro della Legge e cancellare il suo nome da sotto il cielo. Possa il Signore estirparlo per sempre dalle tribú di Israele. Con il presente atto, quindi, tutti sono ammoniti dall’intrattenere conversazione con lui sia a parole che per iscritto. A nessuno è permesso di prestargli un qualunque servizio; nessuno può vivere sotto lo stesso tetto con lui; nessuno può avvicinarsi a meno di 4 cubiti di distanza da lui; e nessuno può leggere alcun documento dettato da lui o scritto di suo pugno”.

Per il cristiano non informato, questo può apparire eccessivamente severo, ma gli ebrei credevano sinceramente che Spinoza se lo meritasse. Sebbene a molti possa sembrare fanatismo condannare un uomo come Zolli, noi dobbiamo tuttavia essere prudenti nel condannare frettolosamente gli ebrei per questo. Anche la Chiesa cattolica scomunica gli eretici con pene severe. Il rabbino Zolli, come altri che sono divenuti cristiani, è stato condannato dagli anziani perché a loro giudizio ha violato il Nome di Dio credendo che l’uomo Gesú fosse Dio. Partendo da questo punto di vista, dobbiamo riconoscere che gli ebrei romani hanno agito onestamente nel caso del rabbino convertito. I cristiani dovrebbero assolutamente trattenere la tentazione di rimproverare gli ebrei per il trattamento riservato a Zolli e ad altri convertiti e dovrebbero invece avere compassione e pregare per loro come stanno facendo l’ex rabbino e sua moglie.

Tutta la differenza fra la fede ebraica e la fede cattolica dipende da un’unica questione: “Questo Gesú che il mondo intero venera come Dio è veramente il Messia la cui venuta fu predetta dai Profeti dell’Antico Testamento”?

Qualunque cattolico che si ostini a negare che Gesú è il Figlio di Dio sarebbe scomunicato dalla Chiesa rischiando il castigo eterno dell’inferno, a meno che non si penta. Allo stesso modo, un ebreo che professi che Gesú è il Messia verrebbe espulso dalla Sinagoga come è successo a Zolli. Gli ebrei ortodossi di oggi credono completamente e fermamente alla loro antica dottrina cosí come i cattolici tengono agli insegnamenti della Chiesa.

È necessario sottolineare, per amor di pace, che sebbene gli ebrei ripudino gli ebrei convertiti al cristianesimo, essi insegnano senza mezzi termini che i gentili [= gli infedeli] che credono nell’unico Dio del cielo e della terra, e che fanno la sua volontà, possono guadagnare la vita eterna, persino se la loro comprensione dell’unico Dio è in qualche modo viziata dalle loro nozioni riguardo a Gesú e alla sua missione.

La figlia di Zolli, non convertita, ha affermato in difesa di suo padre: “Non ho avuto l’impressione che la conversione di mio padre fosse un tradimento degli ebrei. Il fatto che abbia potuto spendere 40 anni studiando l’ebraismo dimostra la profonda connessione fra le due religioni”. Zolli stesso disse tristemente: “Io continuo a mantenere inalterato tutto il mio amore per il popolo di Israele; e nella mia pena per il destino che si è abbattuto su di loro, non smetterò mai di amare gli ebrei. Non ho abbandonato gli ebrei diventando cattolico”.

“Una volta ebreo, lo sei per sempre”, è un detto troppo spesso citato da ebrei in buona fede come una sorta di prova che un ebreo non potrà mai nel suo intimo piú profondo diventare un cristiano. Quando a Israel Zolli fu domandato se si considerava ancora un ebreo, rispose con la stessa espressione, spiegandone il significato piú profondo. “Pietro, Giacomo, Giovanni, Matteo, Paolo e centinaia di ebrei come loro hanno forse cessato di essere ebrei quando hanno seguito il Messia divenendo cristiani? Assolutamente no”.

Un ebreo che accetta oggi un Messia rimane tanto ebreo quanto lo rimarrebbe se e quando gli capitasse di accogliere la venuta di un Messia in un futuro piú o meno lontano. In altre parole, un ebreo che accetta Gesú come sua Messia accetta un ebreo, e lui stesso rimane un ebreo. Questo può sembrare strano e persino eterodosso ai cattolici che hanno solo una conoscenza superficiale della storia profetica ebraica e dell’insegnamento cattolico a riguardo. Un ebreo convertito prende come suo Messia l’ebreo Gesú che discende dal re Davide senza interruzioni: si può essere piú ebrei di cosí?

Un convertito accetta un Messia ebreo che ha dato prova che la sua missione era da Dio compiendo quelle cose che i profeti avevano preannunciato; soprattutto i numerosi e incontestabili miracoli e la sua resurrezione dalla morte. I suoi miracoli sono continuati e si sono moltiplicati nella sua Chiesa fino al momento presente. C’è qualche Messia che abbia fatto le stesse cose? Potrebbe qualche ebreo fare qualcosa di piú grande per mettere il sigillo di Dio sui suoi insegnamenti?

Quando un devoto ebreo diventa discepolo di Gesú non cambia né la sua nazionalità, che è ebraica, né la sua religione che è l’ebraismo. Cosa fa dunque? Semplicemente porta la sua religione al completamento, come ha sottolineato Zolli: egli coglie il frutto maturo dall’albero piantato da Dio.

Questo è il motivo per cui l’ex rabbino ha potuto dire che non aveva abbandonato la Sinagoga per la Chiesa, e che una non poteva esistere senza l’altra. Questo è anche il motivo per cui ripeteva correttamente:”Una volta ebreo, lo sei per sempre”.

“Un uomo non è convertito nel momento in cui sceglie, bensí nell’ora in cui riceve la chiamata di Dio. E quando si sente tale chiamata, chi la riceve ha solo una cosa da fare: obbedire” (tratto da Before the dawn di Eugenio Zolli).

 

 

 

 

 

 

Nota biografica

L’Autore, padre Arthur Klyber nasce nel 1900 nel Lower East Side di Manhattan da genitori ebrei ortodossi. A soli 17 anni si arruolò nella Marina Militare, dove combatté la I Guerra Mondiale. Nel 1920 ricevette il battesimo entrando poi nella Congregazione Redentorista dove venne ordinato sacerdote nel 1932.

Dopo 65 anni di apostolato si ritirò dal ministero attivo all’età di 96 anni, presso la Redemptorist Nursing Home a Liguori, nel Missouri. L’articolo tradotto sopra riportato, fu scritto all’epoca del battesimo di Israel Zolli, poi Eugenio Zolli, ed è stato tratto da un’antologia di scritti di P. Klyber edita presso Matthew J. McDonald