Non sarebbe il caso di risolvere la crisi delle vocazioni concedendo il matrimonio ai preti? Il Concilio ha aperto la Chiesa alle necessità del mondo moderno ma sicuramente poteva essere più utile. Come si può chiedere ad una persona di rinunciare ad avere una donna per sempre?

 

 

 

 

Di fronte ai problemi, specie se sono particolarmente preoccupanti, è facile cedere alla tentazione di affidarsi a soluzioni facili e comode. La crisi delle vocazioni non si risolve concedendo il matrimonio ai preti. Le comunità ecclesiali protestanti e ortodosse - a dispetto del clero sposato - non sono immuni da questa crisi e dagli altri pericoli del secolarismo. Dubito grandemente poi che ridurre gli impegni che la vocazione comporta darebbe alla Chiesa un clero migliore. Una risposta più approfondita a questa domanda la si può trovare anche qui.

Quanto al Concilio Vaticano II è stata una fonte straordinaria di grazia per la Chiesa e per l'umanità. Il Concilio è la più grande catechesi dei tempi moderni; la base fondamentale per portare all'uomo d'oggi tutta la purezza e la freschezza del Vangelo. Il Concilio è quindi un punto fermo nella nostra storia e nella nostra fede. Purtroppo in passato è stato letto in molti ambienti con grande immaturità, con poca fede e anche con scarsa competenza teologica e giuridica. È ora di leggere e di realizzare il Concilio con quella maturità che è richiesta a uomini di fede e di carità, cioè come si conviene a figli di Dio che vivono nella libertà del Vangelo (1Pt 2,16).

Quanto alla questione del celibato bisogna dire una buona volta e con molta chiarezza che questa obiezione è sintomatica di una concezione infantile e riduttiva della sessualità e dell'amore. Il matrimonio è solo una delle strade attraverso le quali possiamo realizzare la nostra vocazione alla paternità e all'amore. La castità per il regno dei cieli per esempio è la via sempre nuova che Cristo ci ha indicato nel suo Vangelo. È una strada che non a tutti è dato di comprendere ma questo non significa che debba essere trascurata o peggio abbandonata.

La donna non è un oggetto da possedere per risolvere i propri problemi affettivi e sessuali e non è nemmeno "la risposta" alla nostra vocazione all'amore. La donna non è né la bellezza, né l'amore, né la risposta ai problemi fondamentali della vita. La risposta a tutte le nostre aspettative e ai nostri problemi ultimi la troviamo solo in Dio. Tutti noi, tutte le creature, trasmettono un raggio di quella che è la bontà e la bellezza del Creatore e nulla più. L'uomo che si consacra a Dio rinuncia ad un raggio per poter attingere direttamente al bene assoluto che è la fonte di tutti i beni. Noi tutti, anche i laici, anche gli sposati, dobbiamo attingere sempre a questa vera e unica fonte della bellezza e dell'amore per distribuire a piene mani i suoi doni agli uomini e alle donne del nostro tempo:

«Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno». Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui (Gv 7,37-39).