Uno degli Osservatori astronomici piú antichi del mondo. La sua origine risale alla seconda metà del secolo XVI, quando Papa Gregorio XIII fece erigere in Vaticano nel 1578 la Torre dei Venti e vi invitò i Gesuiti, astronomi e matematici del Collegio Romano, a preparare la riforma del calendario promulgata poi nel 1582. Da allora, con sostanziale continuità, la Santa Sede non ha cessato di manifestare interesse e di dare il proprio appoggio alla ricerca astronomica.

 

 

 

 

 

Gli inizi

La Specola Vaticana, se si tiene conto delle sue lontane origini storiche, può essere considerato uno degli Osservatori astronomici piú antichi del mondo ancora in funzione. La sua origine risale alla seconda metà del secolo XVI, quando papa Gregorio XIII (1575-1585) dispose che gli astronomi del Collegio Romano preparassero la riforma del calendario giuliano, promulgata dopo complesse vicende nel 1582. Lo stesso Gregorio XIII, nel 1576, fece erigere in Vaticano una torre alta 73 metri, tuttora esistente e nota come Torre dei Venti. L’opera, realizzata dall’architetto Mascherino, contiene in una sala la famosa linea meridiana costruita da padre Ignazio Danti (1537-1586). Nella parete meridionale si trova un foro attraverso il quale un raggio di sole raggiunge il pavimento. Esso è attraversato, in direzione nord-sud, da una lunga linea marmorea recante un disco al centro. Su di essa è riportata la linea del meridiano, con i segni dello zodiaco incisi nei punti che vengono colpiti da un raggio di luce al mezzodí, quando il sole entra nella costellazione corrispondente. In uno di essi vengono a coincidere i segni equinoziali degli inizi della primavera e dell’autunno. Fu proprio grazie a questo strumento che papa Gregorio XIII si avvide della necessità di realizzare la suddetta riforma già troppo a lungo differita. Verso la fine del secolo XVIII nella torre vennero installati i primi strumenti astronomici, progetto criticato tuttavia da padre Giuseppe Calandrelli (1749-1827), astronomo e insegnante di matematica al Collegio Romano dopo la soppressione della Compagnia di Gesú. Una critica fondata, poiché egli stimava che la Specola fosse allora troppo lontana dal centro della città.

 

 Papa Gregorio XIII

Papa Gregorio XIII, riformatore del calendario
Musei Vaticani

 

 

 

Il Collegio Romano, antica e gloriosa istituzione, sin dai giorni della fondazione fu un luogo privilegiato per gli studi nel campo della matematica, della fisica e dell’astronomia. Uno dei suoi esponenti piú famosi, il padre Cristoforo Clavius (1538-1612) vi scrisse tre volumi in difesa della riforma del calendario gregoriano. Egli si adoperò per confermare le allora controverse scoperte di Galilei e per convincere le autorità ecclesiastiche della loro sostanziale esattezza. Sempre il Collegio Romano vide padre Ruggero Boscovich (1711-1787) eseguire per la prima volta in Italia una misura geodetica di elevata precisione, mai compiuta prima. Oltre a questo, Boscovich portò a compimento la fondazione dell’Osservatorio Brera a Milano, opera iniziata dal padre Lagrange. Dopo l’infelice soppressione della Compagnia, disposta dal papa Clemente XIV nel 1773, il Collegio Romano venne affidato al clero secolare. Già l’anno successivo tuttavia, precisamente il 14 luglio 1774, Clemente XIV ordinò la fondazione dell’Osservatorio Pontificio del Collegio Romano. Fu papa Pio VII a seguirne personalmente l’attività, tanto che, l’11 febbraio 1804, il Papa vi si recò per ammirare una grande macchia solare. Compiaciuto dal lavoro svolto dagli astronomi pontifici egli promise una dotazione piú adeguata, sicché, quando nello stesso anno andò a Parigi per incoronare Napoleone, approfittò dell’occasione per acquistare un cannocchiale acromatico e un orologio a pendolo di Ponce. Benché l’Osservatorio assicurasse una grande mole di lavoro scientifico, quali osservazioni sul sole, sui pianeti, sulle comete e, inoltre misure geodetiche a Roma e nei dintorni, ciò non poté far dimenticare il fatto che le attrezzature di cui era dotato non erano all’altezza delle esigenze scientifiche dell’epoca.

 

 Osservatorio del Collegio Romano

L'Osservatorio del Collegio Romano in una stampa dell'epoca

 

 

 

Nel 1825 il Padre Fortis, Preposito Generale della già ricostituita Compagnia di Gesú, donò all’Osservatorio un avanzato cannocchiale con montatura azimutale. Altri ancora, come, nel 1842, il Preposito Generale Roothaan, donarono un circolo meridiano di Ertel. È con il rifrattore di Padre Fortis che fu riscoperta la cometa di Halley nel suo ritorno del 1835, grazie ai calcoli della sua orbita, disponibili dalle apparizioni precedenti, eseguiti dal padre De Vico. Nel 1850 padre Angelo Secchi (1818-1878) venne nominato direttore dell’Osservatorio del Collegio Romano. Egli riprese l’idea di padre Boscovich, di trasferirlo sopra la chiesa di s. Ignazio in Roma. Non essendovi mai stata realizzata la cupola, originariamente prevista di 80 metri di altezza e 17 metri di larghezza, al suo posto venne collocato il nuovo osservatorio. Grazie all’opera instancabile del padre Angelo Secchi e alla sollecitudine di papa Pio IX (1846-1878), esso fu edificato in un solo anno.

 

 

Padre Angelo Secchi

Padre Angelo Secchi, che divenne presto noto per la sua cultura scientifica e per le sue doti, era anzitutto un fisico. Fu per volere dei suoi superiori che si dedicò anche all’astronomia nella quale si sarebbe poi rivelato eminente, in particolare grazie gli studi nel campo dell’astrofisica, una disciplina pressoché sconosciuta in un’epoca in cui l’astronomia era ancora e soprattutto limitata all’astrometria. Accanto agli studi molto avanzati sul sole, sulle stelle e sull’unità delle forze fisiche, egli pubblicò in numerose riviste scientifiche circa 730 articoli. Padre Secchi si dedicò assiduamente allo studio del sole e ai molteplici problemi suscitati dai fenomeni che lo caratterizzavano. Egli osservò e annotò quotidianamente il numero, il movimento e l’aspetto delle macchie, riportandone numerosi disegni eseguiti a mano, con singolare cura: l’era della fotografia era infatti di là da venire. L’intuizione forse piú geniale di padre Secchi tuttavia fu l’applicazione della tecnica spettroscopica - allora relativamente recente - allo studio delle stelle, ciò che fece con grande successo. Sull’esempio di Joseph Fraunhofer (1787-1827) e dell’astronomo Lorenzo Respighi (1824-1889) egli fu il primo ad adoperare un prisma collocato davanti alla lente del telescopio rifrattore dell’Osservatorio. fu cosí che ebbe modo di esaminare oltre 4000 stelle giungendo ad una scoperta la cui portata si sarebbe rivelata appieno solo negli anni a venire. Nonostante le differenze osservate negli spettri delle singole stelle, egli trovò molte affinità, in base alle quali poté raggruppare le stelle in quattro classi, tecnica che si rivelò uno strumento eccezionale per le ricerche sull’origine e la struttura dei sistemi stellari.

 

 Padre Angelo Secchi

Padre Angelo Secchi, S.J.

 

 

 

Nuovi sviluppi

Nel 1879, purtroppo, a seguito dell’incameramento dell’Osservatorio del Collegio Romano da parte del nuovo Stato Italiano la Santa Sede fu privata arbitrariamente della sua principale istituzione scientifica. Il Governo unitario tuttavia, viste le notevoli pressioni della comunità scientifica internazionale, lasciò padre Secchi alla direzione dell’Osservatorio, accettando le condizioni da lui poste d’intesa con i suoi superiori. Il Governo gli offrí anche la cattedra universitaria di Astronomia all’Università La Sapienza, cattedra che padre Secchi accettò ma alla quale fu poi costretto a rinunciare, per motivi esclusivamente politici, legati alla libertà d’insegnamento. In quell’anno egli pubblicò la prima edizione del trattato Le Soleil (1870), forse il piú importante testo di astronomia solare dell’Ottocento. La collaborazione scientifica di padre Secchi con le istituzioni italiane fu criticata fortemente da alcuni ambienti ecclesiastici che la consideravano come una forma di connivenza con l’usurpatore. Dal lato opposto, per gli anticlericali, benché egli fosse uno scienziato di chiara fama, restava pur sempre un uomo di Chiesa e quindi, per assurdo pregiudizio, un nemico - per definizione - del progresso e della scienza.

I rapporti problematici tra lo Stato italiano e la Chiesa Cattolica condizionarono non poco l’attività scientifica di padre Secchi, costringendolo a svolgere le sue ricerche in un clima di incertezza e di ristrettezze economiche, tanto da obbligarlo talvolta a rinunciare alla possibilità di portare il suo contributo scientifico anche in quelle tematiche che piú gli stavano a cuore. Il 22 dicembre 1870 si verificò un’eclisse totale di sole visibile dalla Sicilia. Il Governo italiano non poté fare a meno di invitare padre Secchi a prendere parte, in qualità di membro onorario, alla spedizione governativa istituita per l’osservazione del fenomeno. In quell’occasione egli ebbe modo di istruire Pietro Tacchini (1838-1905), astronomo all’Osservatorio di Palermo, sulle tecniche di osservazione delle protuberanze solari mediante lo spettroscopio. Nacque cosí una collaborazione scientifica duratura, finalizzata allo studio delle protuberanze e della loro correlazione con le macchie e le facole solari, che portò, nell’ottobre del 1871, alla nascita della Società degli Spettroscopisti Italiani, prima società scientifica dedicata specificamente all’astrofisica, da cui nascerà poi l’attuale Società Astronomica Italiana. L’opera di mediazione del Tacchini con il Governo diverrà preziosissima negli anni successivi anche per sostenere la difficile posizione di padre Secchi e consentirgli di svolgere con maggior frutto la sua opera.

Nel 1872 la partecipazione, come delegato pontificio alla Conferenza internazionale per la definizione del “metro campione” a Parigi, provocò un incidente diplomatico con la delegazione italiana, che presentò una protesta ufficiale. Protesta a carattere esclusivamente politico che venne contestata dalla comunità scientifica internazionale vista la fama indiscussa di padre Secchi. La situazione precipitò nel 1873, con la confisca dei beni ecclesiastici - atto di ingiustificabile tirannia - e il conseguente passaggio del Collegio Romano alle dipendenze del Governo italiano. Padre Secchi tentò con ogni mezzo legale di difendere l’Osservatorio chiedendo che fosse riconosciuto come Osservatorio Pontificio e perciò tutelato dalla cosiddetta “legge sulle Guarentigie”. In un primo momento egli ottenne che i locali dell’Osservatorio fossero separati dal resto dell’edificio, mantenendo l’accesso per sé e i suoi collaboratori. Nel 1874 tuttavia, nonostante la ricerca di soluzioni diplomatiche adeguate, nonostante l’opera di Tacchini, padre Secchi non ottenne il permesso dell’allora Segretario di Stato, il cardinal Giacomo Antonelli, di prendere parte alla spedizione italiana in India per l’osservazione del transito del pianeta Venere sul disco solare. Una divergenza di vedute con alcuni membri della spedizione sul metodo osservativo gli forní l’opportunità per ritirarsi onorevolmente.

Nel 1875 padre Secchi partecipò al Congresso degli Scienziati Italiani a Palermo e fu invitato a far parte della Commissione governativa istituita per pianificare il servizio meteorologico nazionale. Questa propose al Governo l’istituzione di un Ufficio Centrale e di un Consiglio Direttivo per la Meteorologia; Consiglio che fu istituito nel novembre del 1876 e che nel marzo 1877 vide padre Secchi eletto in qualità di Presidente. Nel 1875 egli pubblicò il primo volume della seconda edizione de Le Soleil, a cui nel 1877 si aggiunsero il secondo volume e il trattato su Le stelle. Saggio di Astronomia Siderale. Nell’agosto del 1877 padre Secchi si preparava alla pubblicazione delle Lezioni di Fisica Terrestre, uscito postumo nel 1879, quando si manifestarono i primi sintomi di un cancro allo stomaco che nel giro di pochi mesi peggiorò sempre piú. Sentendo aggravarsi il suo stato di salute alla fine del mese di dicembre fece ritorno al Collegio Romano. Sopportò con dignità gli ultimi mesi di malattia, spegnendosi serenamente il 26 febbraio 1878, all’età di 59 anni.

Fu il padre Francesco Denza (1834-1894), direttore dell’Osservatorio meteorologico del Collegio dei Barnabiti a Moncalieri, a cogliere l’occasione propizia per richiamare l’attenzione di papa Leone XIII (1878-1903) sulla necessità di ricostituire l’Osservatorio Pontificio. In occasione del giubileo sacerdotale del Papa, che ricorreva il 1° gennaio 1888, padre Denza chiese alle migliori menti del clero italiano di offrire al Pontefice il frutto delle loro fatiche intellettuali, soprattutto nello studio della meteorologia e della geologia, con un’elaborata esposizione di strumenti scientifici. L’evento avrebbe dimostrato che il clero italiano era tutt’altro che oscurantista e retrogrado come, in molti ambienti, si voleva allora far credere. La collezione degli strumenti cosí inviati costituí uno dei reparti piú interessanti della mostra e incontrò il grande favore del Papa, ben noto per avere a cuore il progresso della scienza. Al termine dell’evento il Papa, per evitare che gli strumenti andassero persi e dietro suggerimento di padre Denza, dispose di collocare gli strumenti nella Torre dei Venti di Gregorio XIII, da tempo in disuso, auspicando che fossero utilizzati per la ricerca scientifica. Il Pontefice nominò cosí lo stesso padre Denza direttore del ricostituito istituto di ricerca. Sopra la torre venne presto installata una cupola girevole di 3,5 metri di diametro, con un’apertura di 58 cm., la prima delle quattro che, dopo qualche anno, sarebbero sorte in Vaticano. Sotto di essa fu collocato un telescopio equatoriale di Merz. Vennero acquistati anche nuovi strumenti meteorologici. Finalmente il nuovo Osservatorio, sorto nel 1888, poté riprendere a funzionare. Ma padre Denza ebbe anche un altro grande merito: fece sí che la nuova specola si aggregasse ai lavori astrografici della Carte du Ciel. Quest’impresa rappresentò, nella storia dell’astronomia, il primo grande esempio di collaborazione internazionale con un programma definito e concordato in precedenza; al progetto infatti aderirono diciotto Osservatori sparsi in vari Paesi, di tutti i continenti. Per la Santa Sede, la partecipazione a questa impresa fu, senza dubbio, il mezzo piú adatto per dare alla Specola, fin dall’inizio, quel prestigio in campo internazionale, necessario a metterla in condizione di assolvere al compito che il Papa le avrebbe assegnato, ossia di favorire al massimo il dialogo fra la Chiesa e il mondo della scienza.

Nel 1887, al Congresso internazionale di astrofotografia di Parigi, si decise di realizzare una carta fotografica dell’intero cielo. Fu pertanto stabilita, per tutti i partecipanti, una strumentazione uniforme, di adeguata qualità, con formati standard per le lastre fotografiche, nonché tempi di esposizione vincolanti. L’opera, da cui sarebbero scaturiti 150 volumi, si proponeva di fornire le coordinate di alcuni milioni di stelle. Vennero previste 22.000 carte comprendenti le stelle fino alla 20a magnitudine. All’epoca le conoscenze circa l’uso appropriato della fotografia erano ancora poche e la carta fotografica del cielo fu portata a termine soltanto nel 1970. Intorno al 1925 tuttavia erano già state accumulate preziose esperienze che poterono esser messe a frutto in successivi programmi.

 

 Logo della Specola Vaticana

Logo della Specola Vaticana

 

 

 

La Specola Vaticana

Il 14 marzo del 1891 papa Leone XIII, con il Motu Proprio Ut Mysticam, sancí solennemente la fondazione di quella che ufficialmente verrà chiamata d’ora innanzi Specola Vaticana. Dopo la morte di padre Denza, nel 1894, la Specola passò alle dipendenze del vicedirettore padre Lais, fino al 1898, anno in cui fu nominato padre Angelo Rodríguez, agostiniano. Grazie a papa Pio X la Specola fu completamente riorganizzata. Nel 1904 ebbe un nuovo presidente nell’arcivescovo di Pisa, monsignor Pietro Maffi, futuro cardinale, noto per la sua competenza nelle scienze astronomiche. Nel 1906 fu nuovamente chiamato a dirigerla un gesuita, il padre Johann Georg Hagen, già direttore dell’Osservatorio del Georgetown College a Washington, che godeva di grande fama per le ricerche svolte nel campo delle stelle variabili. Padre Hagen dedicò la maggior parte delle sue energie proprio a queste ricerche. Fin dal suo arrivo negli Stati Uniti aveva iniziato ad osservare e registrare su carta le curve di luce di molte variabili. Dopo lunghe e fruttuose indagini egli pubblicò, insieme al padre Stein, suo assistente a Roma dal 1906 al 1910, una grande opera che in 579 carte riportava i dati di 484 stelle variabili, praticamente tutto ciò che a quel tempo si sapeva su queste stelle e sulle relative tecniche di osservazione.

 

 

La Specola Vaticana a Castel Gandolfo

Nel corso del tempo, soprattutto dagli inizi degli anni ‘30, l’avvento dell’illuminazione urbana aveva reso il cielo di Roma del tutto inadatto all’osservazione astronomica, soprattutto per gli oggetti piú deboli. Papa Pio XI dispose dunque che la Specola venisse trasferita nella residenza estiva di Castel Gandolfo, sui Colli Albani, circa 25 km. a Sud di Roma. La direzione dell’Osservatorio venne cosí collocata nel Palazzo Pontificio, nei pressi del quale l’imperatore Domiziano (81-96 d.C.) aveva costruito la sua grandiosa villa. In questo ambiente, intorno al 1935, venne dunque rifondato e affidato ai padri gesuiti un nuovo e moderno Osservatorio dotato di tre nuovi telescopi e di un laboratorio astrofisico in grado di svolgere raffinate analisi spettrochimiche. Il progetto fu elaborato dalla famosa ditta Carl Zeiss di Jena (Germania). La Specola venne dotata degli strumenti fra i piú potenti dell’epoca, se non per dimensione, per qualità e utilità pratica. Sotto la cupola maggiore, costruita in legno e con un diametro di 8,5 metri, fu installato il nuovo telescopio rifrattore visuale. La Zeiss costruí un telescopio completamente nuovo, posto su montatura equatoriale, con un obiettivo di 40 cm. di diametro e 6 metri di lunghezza focale, unitamente a una serie di oculari e vari altri accessori. I lavori iniziarono nel 1932 e nel 1935 furono in gran parte completati. Accanto all’Osservatorio fu costruito un laboratorio di spettrochimica per l’analisi delle meteoriti. Il laboratorio, rimasto attivo fino al 1976, divenne noto fra gli specialisti grazie alla realizzazione di otto atlanti di spettri atomici e molecolari, oltre che per mezzo della pubblicazione della rivista Spectrochimica Acta.

Ultimati i lavori di costruzione la maggior parte degli strumenti vennero collocati e messi in opera. Papa Pio XI, al secolo Achille Ratti (1857-1939), inaugurò solennemente la nuova Specola il 29 settembre 1935. Nel suo discorso magnificò l’astronomia quale scienza che piú di ogni altra richiama alla religione. Preso lo spunto dalle parole dei tre Magi: “Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti per adorarlo” (Mt 2,2) egli consegnò alla nuova Specola il suo compito primario: Deum Creatorem, venite adoremus! - Venite, adoriamo Dio Creatore! Motto inciso sulla lapide posta nel lato meridionale della cupola fotografica. Con la rifondazione della Specola il Pontefice stabilí anche che la sua gestione fosse affidata alla Compagnia di Gesú, sicché da allora è compito del Preposito Generale della Compagnia proporre al Papa la nomina del direttore della Specola, oltre che mettere a disposizione della stessa un congruo numero di scienziati appartenenti al medesimo Ordine.

 

 Specola Vaticana

Specola Vaticana - Castel Gandolfo (RM) - Cupola dell'equatoriale

 

 

 

Gli ultimi eventi bellici

Il tragico ingresso in guerra dell’Italia nel 1940 non fermò il lavoro della Specola fino a quando, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, la zona dei Castelli Romani non venne coinvolta nelle operazioni belliche determinate dallo sbarco degli alleati ad Anzio, avvenuto il 22 gennaio 1944. In seguito, le popolazioni di Albano e Castel Gandolfo, furono costrette ad abbandonare il territorio e si rifugiarono in gran parte nelle Ville e nel Palazzo Pontificio, confidando nel fatto che i belligeranti ne avrebbero rispettato lo status extraterritoriale, appositamente segnalato anche all’osservazione aerea. La situazione purtroppo fin dall’inizio divenne preoccupante. In uno dei bombardamenti che colpirono i giardini di Villa Barberini, una bomba cadde vicino all’edificio dell’astrografo Carte du Ciel, tanto che le schegge perforarono la cupola e l’onda d’urto produsse lo spostamento della parte superiore del supporto settentrionale dello strumento. Si rese necessario dunque sospendere i lavori di ricerca e mettere in salvo, per quanto possibile, gli strumenti piú preziosi. La triste situazione si protrasse fino ai primi di giugno del 1944 quando, con l’arrivo delle truppe alleate, il fronte si spostò a Nord di Roma. Solo allora gli sfollati tornarono alle loro case e anche la piccola comunità dei gesuiti, il 21 dello stesso mese, poté rientrare alla Specola.

 

 

Nuove attività

Dal 1954 al 1957, fu chiamato da Sydney, a dirigere la Specola, padre Daniel O’Connell. Egli svolse in collaborazione con il fratel Karl Treusch un’interessante ricerca sul fenomeno del cosiddetto “raggio verde”, fenomeno visibile nell’ultimo spicchio di sole al tramonto, o nel primo al sorgere, in condizioni di atmosfera particolarmente limpida e stabile. Padre O’Connell si propose di pubblicare le fotografie a colori del fenomeno, occasione che gli fu offerta dal fatto che, dopo aver tentato invano per diversi anni e nei posti piú vari di osservare il fenomeno, gli riuscí di vederlo per la prima volta, molto chiaramente, sul Mediterraneo, proprio dalla finestra dell’ufficio a Castel Gandolfo. I risultati della ricerca furono raccolti in un volume di circa 200 pagine dal titolo The Green Flash and other Low Sun Phenomena (1958).

Nel 1957, con l’installazione di un telescopio a grande campo di tipo Schmidt e grazie all’aggiunta di un efficiente centro di calcolo, la Specola estese la ricerca a nuovi campi come lo sviluppo di tecniche inedite per la classificazione delle stelle in base ai loro spettri, ricerca che si riconduceva agli studi di cui il padre Secchi fu un antesignano. Fra gli altri settori di indagine si possono annoverare lo studio delle caratteristiche spettrali e di metallicità in stelle simili al sole nella regione del vicino ultravioletto; lo studio della materia interstellare, con misure dell’assorbimento e della polarizzazione della luce che le attraversa; l’analisi della distribuzione delle stelle dei diversi tipi spettrali alle latitudini intermedie della Galassia; l’indagine sulle stelle con righe di emissione in H-alpha; le ricerche spettroscopiche sulle stelle variabili, sugli ammassi stellari e sulle nane rosse; lo studio dei moti propri, delle posizioni e la fotometria delle stelle negli ammassi aperti; l’esame delle stelle al carbonio e delle giganti rosse; l’analisi sulla metallicità nelle stelle piú lontane della Galassia; lo studio delle atmosfere stellari tramite la misura della polarizzazione della luce; l’indagine sulle nubi oscure della galassia e tante altre ancora. Ricerche come queste offrirono alla Specola l’opportunità di avviare numerose attività in collaborazione con altri istituti di ricerca e con singoli astronomi sparsi in tutto il mondo.

 

 Vatican Advanced Technology Telescope

Vatican Advanced Technology Telescope - Mount Graham International Observatory, Arizona (USA)

 

 

 

Oltre Atlantico

Con l’espansione sempre crescente dei centri urbani, all’inizio degli anni ‘70 del Novecento, si ripresentò lo stesso problema che circa 40 anni prima aveva costretto la Santa Sede a trasferire la Specola dal Vaticano a Castel Gandolfo. Si pensò cosí all’opportunità di trasferire l’osservatorio in un posto piú adatto. Nel 1971 il padre Patrick Treanor, allora direttore della Specola, iniziò una complessa ricerca atta ad individuare i luoghi piú adatti per una nuova sede. Furono fatte varie ricerche in diverse località dell’Italia che portarono alla pubblicazione di una carta fotometrica dell’illuminazione artificiale di tutto il territorio nazionale. Le possibilità prese in esame contemplavano il trasporto del telescopio Schmidt in Sardegna, proposta poi esclusa nonostante l’Isola garantisse le migliori condizioni osservative; non tali tuttavia da giustificare le spese di un simile trasferimento. Altre opzioni esaminate furono quelle delle isole Canarie, dove era in costruzione un osservatorio internazionale, oppure l’inserimento della Specola nell’ESO (European Southern Observatory), con una stazione osservativa a La Silla, sulle Ande cilene, dove già operavano gli astronomi vaticani. Altra possibilità presa in esame fu quella di stabilire una sede a Tucson, Arizona (USA), utilizzando i telescopi ivi collocati e collaborando con altri istituti di ricerca, fra i maggiori al mondo.

La scelta fatta fu quella di stabilire un rapporto di stretta collaborazione tra la Specola e lo Steward Observatory dell’Università dell’Arizona a Tucson, senza trasferire alcuno strumento. Finalmente nel 1981, per la prima volta nella sua storia, la Specola fondò un secondo centro di ricerca, il Vatican Observatory Research Group (VORG), proprio a Tucson in Arizona, uno dei piú grandi centri di astronomia al mondo. La decisione presa consentí agli astronomi della Specola l’accesso a tutti gli strumenti situati nel centro in un contesto universitario aperto ad ogni forma di cooperazione.

Oltre a questo, dal 1993 la Specola ha portato a termine, congiuntamente con lo Steward Observatory, la costruzione del Vatican Advanced Technology Telescope (VATT), collocandolo sul Mount Graham in Arizona, uno fra i migliori siti osservativi del continente nordamericano. Il VATT è il primo telescopio ottico-infrarosso facente parte del complesso Internazionale di Mount Graham. Lo specchio primario del VATT, del diametro di circa 2 metri, è stato il primo ad essere costruito con la nuova tecnologia del forno rotante in cui lo Steward Observatory è all’avanguardia. Essa riduce enormemente i tempi di costruzione poiché il vetro, fuso a 1200 °C in un contenitore rotante, a causa dall’azione combinata della gravità e della forza centrifuga, si distribuisce uniformemente in modo da dare alla sua superficie libera una forma parabolica. Il primo specchio di prova, del diametro di 1,83 metri, fu costruito nel 1985 per sperimentare la nuova tecnica. Esso richiese quattro ore per fondersi e quattro per raffreddarsi in rotazione. Esso fu offerto dall’Università dell’Arizona alla Specola, affinché potesse realizzare in proprio un nuovo telescopio.

Attualmente a Castel Gandolfo, oltre ai membri della Specola non impegnati in attività osservative e agli scienziati ospiti, in qualità di collaboratori esterni, hanno sede la Direzione, l’Amministrazione e il centro di calcolo. Periodicamente tutti i membri si riuniscono sia per discutere dei programmi di lavoro, sia per partecipare a varie iniziative, come convegni e scuole di astronomia. Fra le altre attività del moderno Osservatorio Vaticano si annoverano anche le ricerche su un’importante collezione di meteoriti di proprietà della stessa Specola.

Un cenno a parte merita la biblioteca. Essa è specializzata principalmente in astronomia, astrofisica, cosmologia e storia dell’astronomia. Vi si conservano inoltre le pubblicazioni annuali provenienti dai maggiori osservatori astronomici del mondo, le pubblicazioni di riviste scientifico-matematiche e - avendo avuto la Specola un laboratorio spettrografico - vi si conservano anche opere inerenti questa disciplina. La biblioteca, ricca di circa 22.000 volumi, possiede anche una preziosa collezione di libri antichi e rari tra i quali le opere di Copernico, di Galilei, di Newton, di Keplero, di Brahe, di padre Clavius e di padre Secchi. Nella sala lettura della Specola si conservano riviste scientifiche quali: The Astrophysical Journal, The Astronomical Journal, Astronomy and Astrophysics, Monthly Notices of the Royal Society of Astronomy, Classical and Quantum gravity, Nature, Science, L’Astronomie, Le stelle, Sterne und Weltrum, L’Astronomia, Coelum, Scientific American, Physics today, ed altre pubblicazioni ancora. Negli anni, grazie al contributo dei vari bibliotecari, la catalogazione dei testi è stata informatizzata. La Biblioteca è aperta alla consultazione di altri studiosi e accademici.

 

 

Sviluppi recenti

Nel 1987 la Specola Vaticana, in collaborazione con il Center for Theology and Natural Sciences con sede a Berkeley, California (USA), ha dato inizio ad una serie di seminari di studio in campo interdisciplinare relativi a scienza, filosofia e teologia. La Specola ha pubblicato anche diverse ricerche sul “caso Galileo”, pubblicate sulla collana Studi Galileiani. A Castel Gandolfo, nel 1986, è stata organizzata per la prima volta una scuola estiva di astronomia rivolta a studenti provenienti da varie parti del mondo, nella quale eminenti studiosi hanno svolto programmi su argomenti di particolare rilievo scientifico. L’iniziativa prosegue con una cadenza biennale ed è volta a favorire in particolare gli studenti provenienti dai paesi del terzo mondo.

Nella storia recente è ben noto l’interesse che Giovanni Paolo II dimostrò per la scienza. Grazie all’incoraggiamento e al generoso appoggio del Papa la Specola ha potuto assolvere a nuove iniziative, unitamente alla realizzazione del telescopio vaticano a Tucson. Fra le tappe importanti del magistero del grande pontefice si annoverano, nel 1986, l’udienza concessa, per iniziativa della Specola Vaticana, alla conferenza della Inter Agency Consultative Group sui risultati del coordinamento di quattro diverse missioni spaziali verso la cometa di Halley; nel 1987 a Phoenix, Arizona, l’incontro con la delegazione del gruppo di lavoro che presentò il progetto del nuovo telescopio vaticano; sempre nel 1987 la conferenza interdisciplinare a commemorazione del III centenario dell’opera di Isaac Newton, Philosophiae Naturalis Principia Matematica (1687), che il Papa volle fosse organizzata dalla Specola. Nella medesima occasione il Santo Padre inviò all’allora direttore, padre George Coyne, uno storico messaggio sui rapporti tra scienza e fede, da pubblicarsi come introduzione al volume degli atti della conferenza stessa.

 

 Targa commemorativa VATT

 

 

Cosí, nei suoi due centri, Castel Gandolfo e Tucson, la Specola Vaticana porta avanti la sua storia plurisecolare, una storia che la vede sempre piú impegnata in vari tipi di ricerche e di collaborazioni internazionali. Presso il telescopio della nuova sede americana una targa, in un latino sobrio ma elegante, ne ricorda l’inaugurazione:

 

«Questa nuova torre per studiare le stelle,

dotata di un grande nuovo specchio,

capace di captare le minime e piú lontane tracce di luce,

regnando Giovanni Paolo II l’anno XV,

è stata eretta in luogo molto adatto e serenissimo.

Tu che di giorno e di notte scruti i cieli piú lontani,

servitene felicemente con l’aiuto di Dio».

 

 

 

 

 

 

 

Fonti

 

BALDINI U., Calandrelli, Giuseppe, in “Dizionario Biografico degli Italiani”, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, XVI, Roma 1973, 440-442;

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TREANOR P., La Specola, strumento di dialogo, in “L’Osservatore Romano”, 17-12-1965.

 

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 Fantini - Astronomia in Vaticano

Opera del Fantini custodita presso la Specola Vaticana

Da sinistra, Papa Gregorio XIII, padre Angelo Secchi, papa Leone XIII e papa Pio XI,
alcuni fra i maggiori protagonisti nella storia dell'astronomia in Vaticano

 

 

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